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I pianeti di Syd Barrett


di Alberto Henriet


0. Syd Barrett

Seduto su una poltrona di pelle nera, la sua preferita del salone, al centro di un tappeto color lilla, consumato e scolorito per i troppi lavaggi, Syd Barrett stava leggendo un volumetto semi-clandestino sull'acido lisergico. Il chimico elvetico Albert Hofmann era senz'altro da annoverare tra gli Eroi del XX secolo, riflettè Syd, mentre osservava il guscio cremisi e chitinoso del sole incombere all'orizzonte verso un tramonto carico, pulsante come sangue appena sgorgato da una gola recisa. Hofmann sintetizzo l'acido lisergico nei laboratori farmaceutici della Sandoz nel 1938, e ne sperimentò gli effetti nel 1943. Syd aveva appena visto al cinema, nel 1967, Toby Dammit di Federico Fellini, ed era rimasto affascinato dal personaggio interpretato nel film da Terence Stamp: l'attore inglese Toby Dammit che faceva uso di psichedelici. Anche Syd faceva parte dell'artistica Compagnia dell'Acido. Sul tavolinetto accanto alla poltrona, era pronto quanto serviva per un robusto viaggio lisergico oltre i confini del reale. Prima di iniziare il trip, però, Syd si alzò dalla poltrona, e si mosse verso lo stereo. Sistemò l'LP sul piatto, e torno a sedersi. Prese l'acido, più di un dosaggio medio rilevante, mentre la musica cominciava ad invadere lo spazio aereo del salone, e quello psicologico-interiore del musicista rock. Si trattava di Gustav Hoist, il suo celebre "The Planets". Nell'immaginazione di Barrett, ben presto la musica di Hoist si fuse con quella di Interstellar Overdrive del suo gruppo: i Pink Floyd.

1. Marte, signore della guerra

Alzò lo sguardo verso il guscio insanguinato del sole, e là sprofondo per emergere nelle strade di Belfast.

La bottiglia Molotov in mano, pronta per essere lanciata contro l'odiato nemico di sempre; l'ebbrezza barbarica dello scontro fisico senza mediazioni. Il suo nome era Syd Wright.

Aveva ventotto anni. Belfast. Il pub della Quercia Nera: un posto frequentato da fighetti cattolici. Syd era un estremista protestante. Lo chiamavano "il Macellaio". Sogghignava mentre ripensava alla nomea scomoda che s'era fatto. Gli stessi protestanti lo detestavano e avrebbero voluto scaricarlo. Era troppo estremista per i partiti unionisti dell'Ulster che volevano dialogare con i cattolici per una risoluzione pacifica della scottante questione dell'Irlanda del Nord. Scagliò l'ordigno con impeto ed eleganza in mezzo alla mischia di stronzetti cattolici che si era radunata davanti all'entrata del pub. E che andassero rapidamente all'inferno quei bastardi!

La bomba eseguì alla perfezione: colpì in pieno un cattolico e gli fece schizzare via la testa, seminando sangue appiccicoso e scarlatto dappertutto, che si miscelò bizzarramente al fumo nero che si levò presto dal locale in fiamme. Nessuna mediazione con quelli! Syd Wright era il leader di un gruppo unionista paramilitare. Dalla sua gola, uscì un grido barbarico feroce e primordiale -britannico- che si. confuse con la musica arrossata di sangue della battaglia.

Raccolse la testa del cattolico decapitato e la esibì come un macabro trofeo, grondante sangue. In quel mentre, venne freddato da una raffica di Kalashnikov. Cadde in una pozza vermiglia, senza morire, però. Syd aprì gli occhi, e colse nella sfera di rame del sole al tramonto l'icona cremisi del drago ...

2. Nettuno, il mistico

Nel cielo color indaco, il sole al tramonto era basso all'orizzonte. L'icona del drago aleggiò per alcuni istanti sul globo solare, e poi scomparve in un lampo argenteo. Un nero cavallo al galoppo venne avanti sulla Strada Cremisi. Era Syd Nakata, CyberSamurai. Il suo corpo muscoloso era glabro, e la sua testa era calva. Aveva uno sguardo fiero e sprezzante. I suoi occhi erano azzurri come il ghiaccio. Il suo petto era ornato da tatuaggi azzurri ed aurei che riproducevano ideogrammi nipponici. La sua spada era di lucido metallo nero, ed era intarsiata di rune magiche. Nella Realtà Virtuale di Kyoto-X, Syd Nakata era noto come il Signore del Drago, poiché era da quel rettile che lui traeva il suo potere. Indossava la sua Veste-Nome, in velluto e cuoio, decorata con motivi geometrici indaco e scarlatto. Al lobo sinistro, portava un orecchino d'oro a forma di bottone. Le sue labbra, tinte di azzurro, erano tatuate con minuscole rune auree. Il Giappone Virtuale era la sua patria, ma Syd Nakata si sentiva, in realtà, Cittadino del Mondo, quasi un apolide, ed amava viaggiare da un continente all'altro. Era pronto per un nuovo spostamento. Avrebbe visitato la Nuova Zelanda, la Terra dalle Lunghe Nuvole Bianche, secondo la suggestiva definizione dei Maori.

Con il bastone ricurvo del comando, Syd Nakata provvide virtualmente il suo nero cavallo di elitre iridescenti. Seduto sulla sua cavalcatura alata, il CyberSamurai sorvolò l'Oceano Pacifico verso sud, e raggiunse la penisola di Kaikoura nell'isola meridionale della Nuova Zelanda.

Il Maori lo stava aspettando, con il volto tatuato con curve e spirali, così come l'intero petto.

"La Morte ti sta attendendo," disse a Nakata, e indicò il cielo ad Oriente, che si stava coprendo di nuvole.

In esso, apparve il disco pallido del sole, dal cui centro partiva una spirale azzurra fosforescente. Syd si senti precipitare in quel vortice...

3. Urano, il mago

La spirale avvolse Syd Nakata, e gli diede una dolce morte. Il faraone Syd Sneferu era morto. Il suo cadavere era stato mummificato, e deposto nell'Eterna Dimora. Quando il corpo fisico di Syd era spirato, il Ka, la sua entità spirituale, si era separato dalle sue carni e come Corpo Astrale, immagine immateriale, era rimasto nella tomba, accanto alla mummia.

Il Ka, animato dalla magia del Primo Sacerdote di Sneferu, Giagia-em-ankh, poteva vedere, sentire, muoversi, occuparsi delle abituali faccende che gli erano proprie da vivo, ma non era in grado di parlare, se non con la mente.

Il Mago-Lettore, "Colui che porta il libro rituale", aveva animato gli affreschi che il pittore del faraone aveva dipinto sulle pareti del sepolcro, e così Syd Sneferu, recuperate magicamente alcune facoltà vitali, si trovava nella Casa del Ka a vivere una vita astrale, in una corte animata ed affollata, che era allo stesso tempo reale ed immateriale.

Una volta, il faraone Sneferu era assiso annoiato sul trono d'oro, scolpito a forma di scarabeo ed illuminato dai raggi del dio-Sole Ra, che piovevano dall'alto. Si alzo per una breve passeggiata, e raggiunse il lago del palazzo, un ovale d'argento scintillante poco discosto dallo scranno, sulle cui rive viveva l'aurea fenice. Fece approntare una barca perché voleva navigare un poco. Alcuni schiavi nubiani dalla pelle nera e lucente vennero posti ai remi. Sulla barca, fu caricato anche il sarcofago con la mummia di Sneferu, poiché il Ka del Faraone non poteva stare troppo a lungo lontano dal proprio corpo fisico. L'interno della tomba di Syd era contemporaneamente un luogo materiale delimitato in modo preciso ed uno spazio astrale indeterminato. Il faraone, pertanto, navigò per un'intera settimana su quell'amplissimo lago. L'orizzonte si era fatto indistinto, reso ancor più vago da una nebbia sottile.

Il faraone era triste: gli mancavano i fasti della corte, non immaginava che fosse così esteso quel lago, e disperava ormai di fare ritorno al suo trono.

La comparsa misteriosa della nebbia fu accompagnata da una, burrasca improvvisa, e questa fiori in una terrificante onda alta quattro metri che investì in pieno la barca dorata di Syd Sneferu. Gli schiavi nubiani, strappati via insieme ai remi, annegarono subito. Syd, invece, svenne. Quando riprese i sensi, si trovava sulla spiaggia rocciosa di un'isola sconosciuta. Al largo, la sagoma scintillante della barca scomparve nei flutti, mentre il dio-Sole Ra sorgeva in un'alba luminosa.

Il gatto solare di Ra, grande come un cavallo, si materializzò accanto a Sneferu, e gli sorrise. L'animale aveva corna d'argento, che racchiudevano un disco d'oro, ed era armato, nella zampa anteriore destra, di una scimitarra luccicante. Osservò Syd significativamente, gli volse poi le spalle, e trotterellò via, come se si aspettasse di essere seguito. Sneferu lo seguì senza riflettere. Il gatto lo condusse in una radura, dove Syd trovò la sua mummia che credeva perduta nelle acque del lago, affondata con la barca ed i nubiani. A quel punto, l'animale divino scomparve, improvvisamente.

Il Ka di Syd Sneferu toccò delicatamente le bende del suo corpo fisico mummificato, e si sentì subito meglio.

Si alzò un forte vento freddo, e Syd venne trascinato via, verso le nuvole, che nascondevano un pallido sole nordico ...

4. Mercurio

Nella foresta; di querce di Breizh. Syd era a caccia di cinghiali. Era vestito di pelle nera, ed era armato di una spada d'argento, che era viva ed assetata di sangue. Si toccò con la mano sinistra il pizzo nero, e sorrise. Al polso destro, aveva una bizzarra voglia a forma di drago. Non voleva ricorre alla vista magica per individuare i cinghiali. Per la caccia, non si sarebbe servito della magia. Negli ultimi tempi, si era stabilito nel villaggio di Lokh, ai margini del querceto. Quella mattina, non era uscito col cavallo, e non avrebbe abbattuto più di un cinghiale, in ogni caso.

La voglia a forma di drago, ad un tratto, prese a dolergli, un irritante bruciore che di solito indicava la presenza di un pericolo imminente.

Dovette desistere pertanto dalla sua decisione di non fare uso della magia, e passò quindi alla vista supernaturale. Immediatamente, la foresta si animò di fili colorati che si protendevano verso di lui da molti corpi vivi ed inanimati. Ruotò le mani in modo da rivolgere verso l'esterno i palmi. Tra i sottili nastri colorati, colse un filo d'oro scintillante che spiraleggiava tra le querce, e lo seguì. Giunse infine, dopo un lungo cammino, ai piedi di un tumulo. Il filo d'oro terminava nella catena d'argento, spezzata, di un gigantesco lupo bianco, dagli occhi cremisi.

"Mi chiamo Fenris," disse il lupo, sorridendo, con le fauci spalancate, dalle quali fuoriusciva una lingua purpurea penzolante.

Syd si avvicinò al lupo, e gli monto sulla schiena. Improvvisamente, Fenris camminava tra le stelle, nello spazio nero. Syd era circondato da ombre bronzee del suo corpo astrale. Il lupo emise dalle fauci schiumanti saliva una fiamma scarlatta. Syd osservò una stella che brillava al suo fianco destro: nel cuore di quell'astro, c'era una finestra che dava sul suo soggiorno.

5. Venere: e finalmente giunse la pace

Quella era la Stella di Venere. Vide sé stesso seduto sulla poltrona, perso in un fantasmagorico e musicale viaggio mentale. Sorrise. Era tempo ormai che facesse ritorno a casa.

Il Ka di Syd Barrett si ricongiunse al suo corpo, e lui si destò dal viaggio psichico-lisergico.

Il disco di Hoist era terminato: Syd non ricordava di avete ascoltato Giove e Saturno.

Cinque pianeti su sette: sì, questo lo ricordava. Si alzò dalla poltrona, e si mosse verso la finestra. Ormai si stava facendo notte. Anche l'azzurro cupo del crepuscolo era scomparso.

Syd si sentiva triste. L'effetto del ritorno era insoddisfacente. C'era la nostalgia del viaggio di esplorazione. Potevano esserci comunque ancora dei flash visionari a scoppio ritardato.

Effetti allucinatori post-viaggio. Syd Barrett ci era abituato.

La tristezza passò, e Syd si sentì stanco, quasi debilitato. Torno a sedersi sulla sua affezionata poltrona di cuoio nero. Il tappeto color lilla diventò liquido, sostituito dall'Oceano Pacifico, che lambiva la penisola di Kaikoura. Nel cielo, brillavano le stelle, fuochi d'argento spiraliformi. Syd si godette il crepuscolo. E finalmente giunse la pace.






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