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Crash-Ballard ammonisce: "Irresponsabili!"


di Davide Siccardi


Immaginiamo la "psicologia sintetica" ballardiana (1) come la descrizione a "tronco d'albero" della natura umana.

I tronchi d'albero, se tagliati in sezione, mostrano anelli concentrici che ne definiscono l'età.

Si può immaginare l'uomo come definito da una lunga serie di anelli concentrici.

Gli anelli, in questo caso, non definiscono l'età dell'uomo bensì rivelano i condizionamenti che formano il carattere delle persone: condizionamenti di tipo sociale, storico, culturale eccetera.

Centrali, "originali", sono gli anelli che rappresentano gli istinti arcaici, primari, dell'uomo.

Ora, in Crash, Ballard descrive personaggi apatici in ambienti asettici; personaggi la cui vita viene stravolta da un evento improvviso e traumatico.

L'evento traumatico in questione è un incidente automobilistico.

L'incidente porta a galla "ll primo anello", in forma di forti reazioni emotive all'evento violento ed inatteso: in contesti e con dinamiche non certo "primitive", il personaggio di Ballard deve fare i conti con manifestazioni del primo anello. fino ad allora ignorate, se non sconosciute.

Le emozioni e gli istinti, fino a quel momento nascosti o semplicemente ignoti, travolgono il protagonista della vicenda, facendolo passare dallo spavento all'euforia, attraverso il trauma ed il dolore.

Improvvisi e di difficile interpretazione, i messaggi emotivi vengono stravolti nel senso dal (manipolato: l'incidente, come gli eventi raccontati nel prosieguo della narrazione, sono il frutto di una premeditata strategia di corruzione) personaggio ballardiano.

Impreparato di fronte alle rivelate emozioni, è indotto dalle preordinate circostanze a credere che l'incidente, il danno (e mai titolo onomatopeico fu più indovinato), sia la fonte del suo piacere.

È difficile non riconoscere, in questo meccanismo narrativo, una critica sull'origine delle moderne devianze sociali: confusione dovuta all'ignoranza, che porta a confondere il danno con il piacere.

Il personaggio del romanzo di Ballard, mal istruito e mai messo a conoscenza del (ed a confronto col) "primo anello" (2), tenta, nella simulazione e nella ripetizione di incidenti stradali, di rivivere l'intensa emozione provata nei primi capitoli del libro.

Dato, però, che la reale origine del piacere non è da ricercarsi nell'incidente ma, semmai, nell'"istintiva" (oltre che lucida) consapevolezza d'essere un sopravvissuto, l'emozione ad origine della devianza diviene sempre più difficile da riprodurre.

Ogni nuovo incidente assuefà un po' di più la mente del protagonista al pericolo dell'incidente, rendendo sempre più difficile da riprodurre l'inebriante sensazione di rinascita e di sopravvivenza.

Contribuendo ad alimentare la loro confusione, nella ricerca di nuovo piacere, i personaggi di Crash rendono le loro performance automobilistiche sempre più estreme e pericolose, arricchendole di dettagli "esotici" (come nel caso della riproduzione minuziosa degli incidenti di personaggi noti delle spettacolo) alla maniera e con lo spirito con cui due amanti stanchi possono tentare di arricchire la loro vita sessuale.

L'arcaico, l'istintivo per eccellenza (la vita, per molti sensi) viene confuso e frammisto con il moderno e l'innaturale (per altro, pure "morto", sterile ed inanimato: non sesso ma pornografia, dunque).

Il caldo dei corpi degli uomini con il freddo delle lamiere e della plastica degli interni.

Il romanzo assume una forma monotona, ripetitiva, fastidiosa, che rispecchia i folli e devianti automatismi praticati dai personaggi del romanzo.

Si sviluppa una malata "filosofia dell'incidente", un nuovo "anello" fondato sull'errore: un anello che si può immaginare "spostato", non allineato con gli altri.

Appunto, una devianza.

Scherzando, David Cronemberg (il regista del film che da Crash è stato tratto) ha risposto all'incirca come segue alle domande dei giornalisti "Quale è il senso profondo di Crash? Allacciarsi le cinture di sicurezza e guidare con prudenza".

Facendo un po' di interpretazione adeguatrice delle sue parole, si può sostenere che il regista ha colto nel segno.

Ironicamente, avrebbe riconosciuto il carattere forte del romanzo nella critica alla devianza, nella condanna del disumanizzante abuso della tecnologia (utilizzo improprio dei mezzi tecnologici come conseguenza della confusione dovuta all'ignoranza).

Rimane da comprendere il motivo della scelta della tecnologia (e dell'immaginato abuso della tecnologia) come strumento di critica sociale.

Probabilmente, l'intento dell'autore, era quello di sottolineare come l'ignoranza e la confusione abbiano effetti particolarmente negativi in un mondo caratterizzato dall'alta diffusione della tecnologia.

Tecnologia di massa, ma pur sempre tecnologia: e, come tale, il suo utilizzo, perché non produca danni consistenti, richiede lucidità e consapevolezza.

In questi termini, si può anche dare giustificazione alla scelta di un'ambientazione grosso modo contemporanea: sottolineare l'attualità delle problematiche esposte nel libro parrebbe, in questo senso, l'intenzione dell'autore.

Ma si possono dare diverse interpretazioni alle scelte di Ballard.

Si può sostenere, ad esempio, che la tecnologia, nelle sue fredde ed impersonali dinamiche, sia da un lato perfetto strumento da utilizzarsi in chiave metaforica e dall'altro complice "concreto" (nel suo abuso e nel suo uso diffuso) del processo che conduce gli uomini dapprima all'apatia ed, in conseguenza, a reazioni disordinate e traumatiche.

Insomma, non è da escludersi a priori, da parte dell'autore, una critica al mondo tecnologizzato (la tecnologia che viene confusa ed in parte sostituita, carnalmente, con l'uomo) dell'autore.

Gli elementi a sostegno di questa tesi, però, non paiono particolarmente definiti.

Senza dubbio la tecnologia, nel romanzo, viene utilizzata in maniera sconvolgente e violenta: è, però, evidente come di un abuso della tecnologia si tratti.

In sostanza rimane aperta ed "in mano ai lettori" l'interpretazione di questo aspetto del romanzo: è la tecnologia, per la sua stessa natura (non natura), ad indurre all'abuso ed alla disumanizzazione le persone (e dunque a pratiche devianti: che un po' paiono cercare di supplire a carenze ed apatie, ed un po' finiscono con il provocarne di nuove e di più marcate) oppure la tecnologia è solo un artificio di gusto fantascientifico (sebbene usato in contesti "realistici") utile ad evidenziare un male dell'uomo comunque presente?

Chi scrive propende per la seconda ipotesi.

Sostanzialmente, ad ogni modo, Crash appare come un romanzo sugli uomini piuttosto che un romanzo sulle "macchine".

Come è stato splendidamente definito in una lista di fantascienza Crash è "Un romanzo non disperato sulla disperazione" che, direi, suona come un forte monito.

"Irresponsabili, ricordatevi cosa siete e quali sono le vostre origini!" oppure "Irresponsabili, questo è quanto voi state ottenendo" a seconda delle diverse interpretazioni del romanzo.

Certamente, però, Crash non è un esempio di complice pornografia, come certi critici cinematografici "in trasferta" lo hanno arditamente interpretato.

È, al contrario, condanna dell'ignoranza, spia delle conseguenze negative che derivano dall'ignoranza, ed accusa nei confronti di chi si fa forte dell'ignoranza altrui per manipolare e distruggere.


Note

1 per una definizione di psicologia sintetica vedere il numero 64 di Delos: articolo "Jim Ballard" di R. Valla

2 Genetico? Oppure anche questo sopravvissuto è un reperto archeologico di primitivi - sopravvivenza in ambienti ostili - condizionamenti sociali? Fossile o "naturale" elemento umano?






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