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Manifesto (virtuale) per una fantascienza moderna


di Giuseppe Iannozzi


Sarò molto breve, in quanto molte idee di questo (virtuale) manifesto per una fantascienza moderna le ho già ampiamente trattate nei capitoli precedenti di questo mio breve saggio "Figli di nessuno: la crisi della Sf!", quindi mi limiterò a evidenziare i punti precipui perché la Fantascienza italiana, europea, d'oltreoceano, possa essere un genere letterario vivo con una sua propria reale/fantastica identità. Le opinioni che ho espresso, e che esprimerò qui di seguito a completamento, sono completamente mie, quindi se c'è qualcuno da accusare, accusate il sottoscritto.

Prima di scrivere le battute conclusive di questo saggio, voglio ringraziare quanti mi hanno aiutato, consigliato, offerto punti di riflessione, consigliato letture (libri e saggi): fare un elenco di tutte le persone che mi hanno saggiamente consigliato e aiutato nel reperimento del materiale per questo saggio è quasi impossibile, quindi a tutti rivolgo un particolare amichevole ringraziamento. Tuttavia un particolare ringraziamento lo devo esprimere nei confronti di Alessandro Vietti, Vittorio Catani e Vittorio Curtoni che mi hanno aiutato non poco in questo mio lavoro nulla affatto facile: se questo saggio contiene degli errori (e sicuramente ne contiene), questi, purtroppo, sono esclusiva opera mia.

In definitiva, in linea generale, la Fantascienza dove ha peccato e come potrebbe rimediare ai suoi errori:

• la Fantascienza si è concessa con troppa facilità all'AvantPop e l'AvantPop la sta divorando: Fantascienza e AvantPop devono rimanere due cose distinte; è giusto che ogni tanto i due generi si incontrino (e si scontrino), ma il matrimonio dei due generi deve essere momentaneo e non permanente;

• la Fantascienza deve rinnovare il suo vocabolario, deve saper proporre al suo pubblico uno stile letterario poetico, umano, popolarmente colto;

• gli editori dovrebbero rischiare di più investendo maggiori energie nelle idee delle nuove leve di scrittori di Fantascienza;

• la Fantascienza ha l'obbligo di dimenticare il cyberpunk americano e rivolgere la sua attenzione all'investigazione dell'animo umano, deve quindi dimenticare la tecnologia e la scienza perché queste sono già futuro nel tempo presente;

• la Fantascienza, sull'esempio di Ursula Le Guin, deve maggiormente trattare problemi politici, sociali, religiosi, filosofici;

• la Fantascienza deve darsi una propria indiscutibile identità e non tentare di copiare i costrutti narrativi americani;

• la Fantascienza deve guardare alla scienza sotto un profilo umanistico/etico/morale ed evitare di descrivere improbabili supermen del futuro perché il futuribile è già futuro nel nostro tempo presente; se si vuole raccontare di supermen, ebbene sia, ma che questi supermen siano credibili sotto il profilo scientifico guardando alle attuali conoscenze scientifiche; se si intendono descrivere supermen di pura fantasia, non ci si dimentichi di investirli di poesia;

• la Fantascienza deve evitare la cultura fantascientifica televisiva o rischierà di essere inquadrata (e di diventare) un X-file;

• le traduzioni dei romanzi dovrebbero essere assai più accurate, perché spesse volte sul mercato appaiono romanzi stravolti nello stile e nel contenuto da traduzioni abborracciate;

• ma soprattutto la Fantascienza deve osare di più, proporsi al pubblico come genere letterario medio/alto e non di semplice consumo o di moda, perché oggi il popolo dei lettori non è ingenuo e chi legge ama leggere storie scritte con stile.

In linea di massima direi che questo è proprio tutto... tutto quanto per il momento è possibile fare secondo le mie modeste conoscenze in materia. Di tutto cuore mi auguro che prossimamente questi punti possano essere maggiormente approfonditi, discussi, emendati e ampliati.


Conclusione: gli scrittori di fantascienza non sono "figli di nessuno"... e possiamo dimostrarlo con i fatti.






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