Jin-Roh, the wolf brigate
di John Shirley
Leggendo la presentazione online di Jin-Roh: The Wolf Brigade mi sono imbattuto nelle definizioni "senza compromessi e "verità" (nel senso di cinema verità) e mi sono immediatamente irritato, dato che quelle sono esattamente le parole per definire questo nuovo film di animazione, e adesso, dovendole usar inevitabilmente, sembra che stia riciclando quella presentazione.
Ma queste sono le migliori etichette disponibili per Jin-Roh.
Questo duro racconto animato di storia alternata, scritta da Mamoru Oshii, regista di Ghost in the Shell, e diretto dall'assistente alla regia di Ghost, Hiroyki Okiura, va a più livelli senza compromessi contro l'onda commerciale.
Sebbene l'ucronia ambientata in un Giappone fascista e militarmente oppressivo ricorda (ancora come scritto nelle note della presentazione, dannazione!) il romanzo di Phil Dick "La svastica sul sole", questa storia è profondamente radicata nel coraggio urbano della vita moderna.
Succede che sia ambientata in una Tokyo alternativa, ma in realtà tratta di tutti quei tentativi oppressivi di creare un ordine sociale, tutto soluzioni militari delle crisi interne, e tutto complessi militar-industriali.
Parla della Corea, parla degli Stati Uniti; parla della Chechnya e del Guatemala; ha anticipato le sommosse dei dimostranti anti-globalizzazione a Seattle ed in Canada.
Il film inizia con delle rivolte, e con una militante di un movimento underground di giovani ragazze - chiamato "Red Riding Hoods - che consegnano bombe ai terroristi. L'antieroe di Jin-Roh, Fuse, fa parte di una "Unità Speciale" d'élite che caccia i terroristi attraverso le fogne di Tokyo, lì Fuse incontra Nanami, un'adolescente con gli occhi ingenui di un bambino che trasporta intenzionalmente una bomba per i rivoluzionari.
Durante questo incontro, Fuse deve affrontarla in quanto è chiamato ad ucciderla dal suo comandante. Esita, malgrado un addestramento che richiede spietatezza, e lei fa detonare la bomba, saltando in aria di fronte a lui.
Traumatizzato, Fuse rischia di cadere in questa crepa nella base etica della sua missione di vita. La sua crisi interiore mette in mostra un dilemma giapponese di base, la tensione tra tradizionale sottomissione alla volontà della società e ciòo che suggerisce la coscienza.
La trama da qui si fa contorta ed involuta - con Fuse innamoratosi di una ragazza misteriosa che è apparentemente la sorella di Nanami, storia d'amore non ricambiato che si mescola con spionaggio ed azione.
Veniamo trascinati in una storia stile Le Carre con rivelazioni, ordini segreti dentro ordini segreti, macchinazioni della misteriosa milizia segreta The Wolf Brigade, ed opposte agenzie segrete in lotta per il predominio. A tradimento segue tradimento, ad inganno segue inganno... con ogni avvenimento che sembra ripresentare ancora la stessa crisi di coscienza in una qualche forma nuova...
L'allusione contenuta in Red Riding Hood (Cappuccetto Rosso) è parte di un tema, fittamente intrecciato alla trama di Jin-Roh, che si serve della macabra versione tedesca originale della storia di Cappuccetto Rosso per svelare la sistematica disumanizzazione ad opera della società dei suoi guerrieri, al fine di mantenere l'ordine ad ogni costo. Noi intuiamo l'esistenza di una brutalità da "lupi" che è all'opera in segreto, dietro la facciata di società apparentemente molto civilizzate, per mantenere la fiabesca illusione di stabilità sociale e sicurezza.
La sceneggiatura - come in Ghost in the Shell – sovrappesantita con spiegazioni, e gli intrecci della trama, se analizzati con attenzione, sembrano servire il messaggio, forse un po' troppo ripetuto, a detrimento della logica interna. Ma poi ciò che appare logico alla mente giapponese burocratizzata e militarizzata, così abilmente fatto qui oggetto di satira, non è necessariamente logico per gli occidentali.
Sebbene ci sia una tendenza regolare ad inserire azioni da brivido e violenza esplicita (questo non è un film per famiglie, gente) l'autore di Jin-Roh non esita a rallentare il ritmo e ad esaminare il tessuto vitale stesso, con esigente, brillante scelta di dettagli.
Bandiere a buon mercato di plastica garriscono nel vento in un luna park abbandonato; il respiro di Fuse si vede nella fredda giornata, ed e catturato dal vento che scorre velocemente tra i suoi capelli; bandoliere di proiettili che schioccano e si inseriscono nella pistola, con raggelante autenticità. Qualcuno si è dato molto da fare per riprodurre nel film i suoni ambientali in modo assolutamente corretto - ed armonizzandoli con dettagli ambientali.
Cinematograficamente, ogni inquadratura è composta magnificamente ma anche classicamente naturalistica e, ancora, veritiera. Il tentativo apparentemente ossimoronico di fare animazioni che in qualche modo sembrino "veritiere", ci fa credere in questi personaggi "disegnati" più di quanto noi non si creda ai personaggi "dal vivo" di un film di Tom Hanks.
Come notato da un amico coreano venuto a guardare il film con me, il realizzatore del film ha mostrato gli occhi orientali come occhi orientali: epicamente belli, esattamente come dovrebbero essere.
Tradizionalmente i personaggi degli anime hanno "occhi rotondi" occidentali, probabilmente per incrementare l'appeal demografico ed in tal modo i profitti della larga distribuzione.
Ma l'ideatore di Jin-Roh ha provocatoriamente scelto per il naturalismo in ogni aspetto. La vita è complessa, le persone si dibattono con idee complesse... così questo è ciò che accade nel film. La vita ha lunghi intervalli nei quali non succede altro che una paura esistenziale per l'incertezza, e tali scene hanno il loro esatto posto in Jin-Roh. I giapponesi hanno occhi giapponesi... e, per dio, i personaggi di Jin-Roh sono così.
Questo film coraggioso e potente è una svolta per gli anime: sebbene Akira e altri film ci si siano avvicinati, questo è il primo anime davvero maturo. Ed è una genuina opera d'arte.
© 2002 John Shirley, titolo originale Jin-Roh: The Wolf Brigade, apparso in Locus Online
traduzione italiana, Davide Siccardi
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