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Riprogettando la mucca


di Bernie Peck


In termini economici la mucca è un sistema per trasformare materia vegetale non utilizzabile direttamente dall'uomo in proteine e grassi di prima classe che invece lo sono. Ma è un sistema singolarmente inefficiente. La sola ragione per allevarla è essenzialmente economica, in quanto le proteine risultanti possono essere vendute a prezzi molto più alti della vegetazione originale. Sia in forma di bistecca che di hamburger che di mezzo litro quotidiano, i prodotti della mucca fanno parte delta cultura popolare e perciò hanno prezzi alti. L'erba è per sedercisi sopra.

L'ingegneria genetica, naturalmente, è stata usata da lungo tempo per tenere alta l'industria casearia, gli ormoni, uno dei suoi primi prodotti, sono stati usati in anni recenti per aumentare il raccolto del latte, ma per millenni è stata usata nelle sue forme più crude: l'allevamento selettivo del fior fiore del branco. Può essere usata in modo molto più diretto, ma occorre un approccio completamente nuovo.

Qualsiasi cosa facciamo alla mucca, l'energia è una richiesta basilare. La mucca, attualmente, ottiene la sua energia dalla fotosintesi usando l'erba come strumento d'accumulo. Questo sistema ha lo svantaggio che gran parte dell'energia d'ingresso è usata per creare più erba laddove noi vorremmo che facesse più mucche. Così andrebbe incorporato il sistema della fotosintesi direttamente nella bestia.

C'è un animaletto, Chlorhydra viridis, che fa proprio questo. Ogni idra nasce con un'alga monocellulare (Zoochlerella) all'interno delle proprie cellule e le alghe si riproducono in sincronia con le cellule dell'idra e producono zucchero per fotosintesi. Installare queste alghe nella mucca risolverà il problema dell'energia.

Sfortunatamente la produzione della proteina necessita di ben altro della semplice energia. Le mucche prendono la loro proteina, già fatta, dall'erba. L'erba a sua volta crea la propria proteina con l'azoto e lo zolfo che assorbe dalla terra e l'anidride carbonica che prende dall'aria. Equipaggiare la mucca con delle radici è, per ovvie ragioni, impraticabile. Batteri che fissano lo zolfo esistono, ma richiedono l'assenza dell'ossigeno. Fortunatamente c'è già un fermentatore anaerobico molto efficiente in ogni mucca. Poiché l'intestino non sarà più usato per digerire potrà essere usato per la fissazione dello zolfo. Poiché l'aria inquinata dei paesi industrializzati contiene enormi quantità di composti dello zolfo sarebbe possibile posizionare le mucche a pascolare lo zolfo dell'aria.

Per fortuna l'aria è ricca anche d'azoto. Perciò dovrebbe essere semplice istallare alghe verde-blu che fissino l’azoto sulla pelle di una mucca. Allo scopo di raggiungere il massimo dell'efficienza, si potrebbero emulare gli strati oceanici di alghe, cosicché mentre le cellule della pelle manterrebbero il colore verde che è molto efficiente, le cellule più profonde potrebbero seguire la successione che si trova in mare: verde, marrone, rosso e poi giallo.

Ora, l'area della superficie di una mucca è abbastanza bassa in confronto all'equivalente quantità di prato.

I nostri miglioramenti dell'efficienza compensano la cosa solo parzialmente. Per aumentare l'area di superficie senza un aumento equivalente della massa occorrono grosse strutture piatte come le foglie.

Possiamo vedere il tipo di struttura che ci occorre nella famiglia chiroptera (pipistrelli).

Sembra impraticabile (anche se non se ne può escludere la possibilità) procedere all'installazione di una seconda cintura pettorale nella mucca, anche se qualcosa di simile risulta da certe infezioni nei rospi. C'è bisogno invece di modificare le strutture esistenti: sarebbe possibile riconfigurare le zampe anteriori come le ali di pipistrello. Ora, mentre questo risolverebbe il problema dell'area, lascerebbe la nostra mucca con grossi problemi di locomozione. C'è comunque una soluzione.

Il sistema digestivo di una mucca produce una grossa quantità di gas. Infatti, se alimentate con piante tipo trifoglio (leguminose) tale pressione gassosa potrebbe essere fatale. Si sa che le mucche possono esplodere, nel vero senso della parola. C'è un procedimento chirurgico per abbassare la pressione eccessiva che a sua volta è pericolosa e quindi non economica. Il gas in uscita, soprattutto metano, può esplodere spontaneamente, appiccando il fuoco alla lettiera di paglia, rischiando così la distruzione di mucca, stalla e veterinario. La ragione per cui le piante leguminose sono così pericolose è perché sono ricche d'azoto. L'eccesso d'azoto è ciò che spinge i batteri dell'intestino della mucca a sovraprodurre il metano. Poiché la nostra mucca contiene batteri che fissano l'azoto anche questo produrrà un eccesso di metano.

Una tale produzione di metano è indesiderata. Porterebbe ad una perdita significativa di quel carbonio che desideriamo usare per le proteine. I batteri sono di nuovo utili in questo caso. Alcuni batteri (Pseudomonas) non producono metano bensì idrogeno come prodotto finale della respirazione anaerobica. Inserire cellule che producono l'idrogeno nell'intestino della mucca potrebbe risolvere, non solo questo problema, ma anche quello delle difficoltà motorie della mucca.

Una grossa sacca riempita dell'idrogeno proveniente dall'intestino della mucca stessa produrrebbe una spinta sufficiente per rendere la mucca aviotrasportata. Le ali fotosintetiche provvederanno ad una spinta e a una guida addizionale senza dover richiedere muscolatura ad essa eccessiva. Con sacche per gas disegnate in modo appropriato, le mucche opererebbero al di sopra del livello delle nuvole durante il giorno per una fotosintesi massima. Di notte, la combinazione tra il raffreddamento dell'idrogeno e l'aumento della zavorra del latte porterebbe la mucca in basso per essere munta.

Saranno necessarie delle luci di navigazione, ma anche esse potrebbero essere biologiche. Ci sono molti batteri che producono luce dall'energia chimica in una gamma di colori veramente ampia. Il gene per la proteina che produce la luce è stato già introdotto in altri organismi come mezzo di ricerca. Sistemare la mucca in modo che emetta luce rossa per accostare a sinistra e verde per accostare a destra non dovrebbe essere una cosa molto difficile, anche se mucche mancine potrebbero rivelarsi pericolose per la navigazione e potrebbero essere indotte a volare all'indietro. Istillando le giuste risposte fototattiche nelle mucche ci assicureremmo l'obbedienza alle procedure per evitare collisioni e alle regole di navigazione, senza dover installare radar o sistemi analoghi. Naturalmente potrebbero esserci dei problemi con la nebbia. Una forma modificata dell'ultrasuono del pipistrello potrebbe funzionare, ma le dimensioni molto grandi della mucca comporterebbero frequenze più basse e danneggiamento dei sensori direzionali. Ma questa potrebbe non essere una cosa critica: fornire la mucca di corni e clacson potrebbe essere sufficiente.

Le luci lampeggianti ad alta intensità, molto stimate nel volo odierno, sarebbero molto più difficili da realizzare. Una soluzione possibile potrebbe essere quella di installare elettroplacche, gli organi che producono elettricità nelle anguille e nelle razze elettriche (specie delle Electophorus e Torpedo). La luce potrebbe essere prodotta da tubi allo xeno, con la potenza che proviene da questi organi elettrici.

Comunque questo livello tecnologico è inutile, specialmente se si potesse ottenere un sistema di luci biologiche più semplice.

La nostra mucca ha un surplus d'energia, conseguenza del metabolismo foto-sintetico e dell'idrogeno.

Produce ossigeno per fotosintesi e idrogeno per fermentazione. Ora, il sistema secondo in efficienza tra tutti quelli che si conoscono per la propulsione dei razzi usa idrogeno e ossigeno. Possiamo usare razzi all'idrogeno/ossigeno come combinazione di propulsione ausiliaria e come sistema di illuminazione. Le nostre cellule di alimentazione idrogeno/ossigeno potrebbero provvedere all'energia elettrica.

Meno ovvio è il problema logistico del dover tenere sotto controllo la mandria. Le sacche per il gas sarebbero abbastanza grosse da rendere difficile l'impastoiamento. Le mucche, capaci del volo controllato, potrebbero essere raggruppate se si potesse trovare un cane pastore adatto. Dovrebbe essere capace di volare per lunghe distanze e a grande altezza. Forse un albatros mutate geneticamente potrebbe essere utile.

Una soluzione nuova a questo problema potrebbe venire dall'abbandono totale di mandrie separate. Le mucche potrebbero essere lasciate in una mandria gigante che ruoti attorno alla terra secondo i venti dominanti. Naturalmente una parte sostanziale del tragitto sarebbe sopra l'acqua, così navi fattoria potrebbero essere posizionate in modo tale da poter mungere le mucche man mano che scendono a sera, per poi rilanciarle. La difficoltà nel connotare il possesso di particolari mucche e dei loro prodotti appare insormontabile. Ma questi sono problemi economico-politici, al di là dei nostri compiti, e così si possono tranquillamente ignorare.

Ci sono anche problemi estetici. La carne vicino alla pelle della mucca sarà verde erba a causa della clorofilla. Al di sotto della pelle, il tessuto sfumerà dal marrone al giallo al rosso. Significherebbe la fine della bistecca tradizionale come la conosciamo ora. Ci sarebbe, comunque, uno stimolo maggiore per i cuochi creativi e per le compagnie di commercializzazione degli hamburger.

Infine, se queste tecniche dovessero dimostrarsi fattibili, una volta applicate alla mucca, si potrebbero estendere ad altri animali domestici. Senza dubbio, allo scopo di liberare la terra dalle noie dell'accudienza quotidiana degli animali per indirizzarla agli usi piacevoli (immaginate quanti campi da golf) tutti i nostri animali da allevamento potrebbero essere modificati allo stesso modo: immaginate veri cavalli alati, pecore aeree e... chissà, un giorno anche i porci potrebbero avere le ali.


Titolo originale: "Redesigning the Cow", traduzione di Danilo Santoni






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