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La storia della stella com'era


di Danilo Santoni


Natale

La pecorina di gesso,

sulla collina in cartone,

chiede umilmente permesso

ai Magi in adorazione [...]


Guido Gozzano


Accanto al trasportatore iniziano ad apparire le lucciole e corro vicino alla chiusura perché sta per tornare il nonno: non vedo l'ora che arrivi, devo fargli sentire la poesia e devo fargli vedere una cosa bellissima che ho scoperto proprio oggi, mentre stava all'osservatorio al lavoro.

Mentre aspetto ripasso, dentro di me, la poesia. È tanto lunga ma l'ho studiata con tanta cura. Al nonno piace tanto e m'e l'ha detto lui di portarla al saggio che stiamo preparando per Natale.

Durante il collegamento, oggi, la maestra mi ha detto che era una bella poesia e non poteva dire altro, l'aveva scelta il nonno. Mi ha detto anche che possiamo dirla in tre, uno fa il narratore e gli altri due Giuseppe e Maria. Ma la poesia è mia! Non voglio dividerla con nessuno. Devo sentire il nonno.

Dunque... Consolati Maria del tuo pellegrinare siam giunti ecco Betlemme ornata di trofei. Presso quell'osteria potremo riposare che troppo stanco sono e troppo stanca sei. Il campanile scocca lentamente le sei. Il nonno mi dirà di certo che devo dirla col tono e non a cantilena, ma a me piace tanto così, suona così bene e poi... si ricorda meglio!

Lui vorrebbe che la dicessi così:

- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?

Un po' di posto per me e per Giuseppe?

- Signori, ce ne duole: è notte di... di che cosa? ah, si,... di prodigio; son troppi i forestieri; le stanze ho piene zecche (chissà perché, forse c'erano tanti cani?)

Il campanile scocca lentamente le sette.

Le lucciole ormai sono diventate grandi grandi e fra un attimo avranno formato il nonno. Già si sente l'odore strano del trasporto. Quante cose devo dire al nonno. La signorina Barth, la maestra, ci ha fatto vedere le immagini di un pianeta lontano, ma non ho capito di cosa parlava, c'erano dei disturbi in casa e le immagini si creavano male, rimanevano le lucciole anche con l'immagine formata. Il problema veniva soprattutto dalla maestra, Giulia veniva bene e abbiamo giocato quasi sempre e lei, la maestra, non se ne è accorta, non voleva dircelo, forse, ma il suo collegamento non funzionava. È stata una pacchia. Giulia mi ha detto che si vuole fidanzare con Richard e voleva che glielo dicessi io, a Richard, ma mi vergogno.

Comunque non ho capito che cosa diceva la maestra. Me ne parlerà di sicuro il nonno. Lui sa tante cose e dall'osservatorio vede tutto.

Dove era rimasta? ah, sì, Oste del Moro avete un rifugio per noi? Mia moglie più non regge ed io son così rotto! Tutto l'albergo ho pieno soppalchi e ballatoi tentate al Cervo Bianco quell'osterie più sotto. Il campanile scocca lentamente le otto.

Io non ci sono mai stata sull'osservatorio e avevo chiesto al nonno se mi ci portava per Natale, ma lui dice che potrebbe essere pericoloso per il trasporto, per le lucciole, quando da persona diventi lucciola e poi torna persona su nel cielo, nella stanza dove guarda. Non capisco perché, se lo fa lui posso farlo anch'io e poi sono più piccola e ci vogliono meno lucciole. O voi del cervo Bianco un sottoscala almeno avete per dormire? Non ci mandate altrove! S'attende la com'era. Tutto l'albergo ho pieno d'astro... che parola era? questo pezzo non me lo ricordo mai, ci sono tanti paroloni ...

Lo scatto, eccolo!

"Nonno!!!" e gli corro incontro.

"La mia piccola Monica... " Lo abbraccio, sa del sapore del trasporto. Ogni volta che torna ha quell'odore strano. Fra poco si laverà, ma anche se non lo sa, non va mai via del tutto. Il nonno odora di strano. A Giulia dico sempre che odora di lavoro.

"Cosa ha fatto la mia piccina tutto il giorno?"

"Tante cose, nonno, devo farti vedere tante cose."

"E la poesia?"

"Bè, va bene, ma e tanto difficile... "

"Dopo la ripassiamo insieme. E la maestra che ha detto?"

"Che va bene, che è bellissima..."

Volevo recitarla, ma volevo anche fargli vedere il presepio.

"Sai nonno, ho fatto una scoperta, vieni..."

Lo tiro verso la parete finestra del salone, davanti al presepio...

"Guarda..." e indico il presepio e guardo con lui.

No! mi viene subito da piangere… ci tenevo tanto...

"Ma s'è spostata" dico e non riesco a trattenere le lacrime.

"Che cosa, amore…"

"La stella, la stella grande nel cielo, la stella com'era!"

Il nonno ride; ride sempre quando dico stella com'era.

"Stella cometa, tesoro, si dice stella cometa, non com'era."

"Era proprio sopra la capanna, era bellissima ora s'è spostata nel cielo..."

Il cielo è tutto buio e la stella com'era sta tutta da una parte, stamattina l'avevo guardata più volte e stava sempre sopra la capanna. Avevo voluto tanto che la vedesse il nonno...

Il nonno s'è seduto e mi ha preso in braccio e mi ha fatto mettere su una sua gamba. Non è più tanto allegro, forse anche a lui dispiace della stella com'era. Ma quando fa così ha una storia da raccontare e a me piace tanto sentire le sue storie. Il nonno le racconta molto meglio della signorina Barth.

"Vieni tesoro, devo raccontarti una storia molto difficile. Una storia del cielo."

(come faceva, Ostessa dei Tre Merli pietà d'una sorella! Pensate in quale stato e quanta strada feci! Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella. Son negromatti... e poi non me lo ricordo, anche lì c'era una stella com'era, in tutte le poesie di natale c'è, mi ricordo quella di Giulia... e avrei voluto che anche il mio presepio ne avesse una vera, ma quella sta per uscire dalla parete finestra.)

"Nonno, la mia stella com'era se ne sta andando?"

"No, tesoro, vedrai che domani sarà di nuovo per un po' sopra la capanna, come l'hai vista oggi."

Doveva essere vero, il nonno sa tante cose del cielo perché ci lavora.

"Amore, forse te ne ha parlato anche la maestra, ma vorrei raccontarti la storia di quella stella, di quella che tu chiami com'era..."

"Oggi ne ha parlato la signorina, ma Giulia mi dava fastidio e..."

"Ti danno sempre fastidio eh..."

"Nonno!"

"Bene," il nonno s'è fatto silenzioso e sembra che cerchi le parole. Il nonno sa sempre cosa dire, questa volta mi sembra tanto strano vedere che non sa le parole.

"Tanto tempo fa, ma tanto tanto, al tempo del nonno del nonno di mio nonno, e forse anche prima, la gente non viveva su questo pianeta..."

"È la storia dell'altro pianeta, del... come si chiama... Terra?"

"Si, amore, è la storia della Terra." Mi sistemo meglio sulla sua gamba. Il nonno racconta sempre storie tanto belle, ma anche tanto lunghe.

"Devi sapere, che tanto tanto tempo fa le persone vivevano sulla Terra, un pianeta lontano lontano che ruota attorno ad un altro sole. E il pianeta era un po' come questo dove viviamo noi ... "

"Era proprio uguale?"

"Bè, qualcosa di diverso c'era, i giorni erano un po' più lunghi dei nostri e quindi si andava a dormire più tardi, per te sarebbe andato benissimo, vero? Non ti si fa mai notte!

"E poi il tempo non era come il nostro: devi sapere che in alcuni periodi dell'anno faceva tanto più freddo di qui... il freddo era proprio tanto. La gente si vestiva con cappotti pesanti e stava a casa davanti a un fuoco. E si raccontavano le storie... la sera, al buio, con il fuoco che faceva luce... si raccontavano tante storie... "

"Quali, nonno?"

"Eh, amore, molte sono andate perdute, gli uomini quando sono partiti dalla Terra non hanno potuto portare tutto con sé... alcune però si sanno e qualcuna si racconta ancora, anche se molte cose non si adattano alla nostra vita...

"Le storie di Natale, per esempio, quelle sono rimaste, ti ricordi, ieri te ne ho raccontata una..."

"Si, me la racconti di nuovo, nonno?"

"Certo, più tardi quando andremo a letto, ora vorrei raccontarti la storia della Terra e della tua stella cometa ... "

La voce del nonno era tanto bella e le sue storie venivano benissimo con quella voce.

Mi guardo intorno per la stanza e ci sono tante ombre, animali strani e personaggi sconosciuti, ma non ho paura, anche se chiudo gli occhi sento l'odore del nonno.

"Devi sapere che l'inverno era lungo e faceva tanto freddo e poi cadeva la neve... l'avete vista nelle ricostruzioni della terra, vero?"

"Oh, sì, è tanto bella... l'ho messa anche sul presepio, sai..."

"Eh, sì. Si dice che i bambini della Terra fossero tanto felici con la neve, e che giocavano, anche se era tanto fredda... ci costruivano degli uomini, tutti di neve e poi li vestivano e gli davano un nome... un giorno ti devo raccontare la storia di Frosty, l'uomo di neve che non voleva sciogliersi, perché sai che questi pupazzi, quando veniva il sole si scioglievano e si trasformavano in una pozzanghera... e allora Frosty non si voleva sciogliere e va verso il Polonord, che è il posto più freddo della terra e…"

" ... e vive per sempre felice e contento! vero? tutte le tue storie finiscono così!"

"Si tesoro, vive felice e contento, in mezzo a tanta neve..."

"Ti piace, nonno, la neve che ho messo sul presepio?"

"È buffo, il presepio senza neve non vale niente, ma se uno ci pensa... sai dove è nato Gesù non nevicava mai..."

"Forse ha nevicato per quella volta... come dice la poesia?

"La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?

- Che strano! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!

Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue..."

"Lo dice anche la poesia..."

"Si, lo dice anche la poesia..."

La stella com'era non c'è più vicino al presepio ma è lontana lontana, quasi tocca il bordo della parete finestra, fra poco sarà sparita...

"Nonno, perché la stella sta andando via?"

"Non è che sta andando via, tesoro. È che è molto lontana ed è come se stesse ferma nel cielo mentre il nostro pianeta gira e sembra che sia lei a spostarsi, ma vedrai che dopo aver fatto un giro completo sarà di nuovo là..."

"Speriamo che ci sia anche domani…"

"Ci sarà, non preoccuparti, ci sarà per molto tempo"

Il nonno ha sempre ragione e mi sento più tranquilla. Non ho più voglia di piangere.

"Allora, ti dicevo, un tempo tutti vivevano sulla Terra, ma poi alcuni studiosi del cielo, gente che faceva il mio lavoro, scoprì che il sole di quella Terra stava per esplodere..."

"Esplodere? e come fa... "

"È difficile da spiegare, comunque quell'esplosione avrebbe distrutto tutto e tutti sarebbero morti. Si crearono delle grosse navi spaziali e ci misero dentro le persone e le mandarono nel cielo verso altri pianeti..."

"Ci sono altri pianeti con altra gente?"

"Di sicuro, amore, anche se non siamo riusciti ancora a ritrovarli per poterci parlare... Però non abbiamo perso di vista il sole di quella Terra e quel sole è veramente esploso e si è fatto tanto luminoso..."

Il nonno era triste.

"È quella che tu chiami la stella com'era, è quello lì..."

"Ma la gente è partita tutta..."

"Non lo so..."

"Ma è passato tanto tempo, hanno avuto tanto tempo..."

"No, tesoro, noi siamo arrivati su questa nuova terra ad una velocità grandissima, invece la luce dell'esplosione ha viaggiato ad una velocita grande ma più piccola della nostra e quindi ha impiegato più tempo per arrivare fino a noi. Noi stiamo vedendo qualcosa che è successo tanto tanto tempo fa..."

"Vuoi dire che stiamo vedendo il sole come era un tempo..."

"Si, tesoro, proprio come dici tu, stiamo vedendo la stella com'era!..."

Non è che ho capito bene, ma la mia stella com'era è un'esplosione? E come fa ad essere tanto lontana... a volte le storie del nonno sono strane, ma anche belle...

"Su, è ora di dormire, ora, via... si dorme!"

Ma come... non è ora di dormire, la cena, e la favola... non è ora... non è... non...


Un attimo di passaggio, lo stordimento di un cambio di traiettoria, quasi una vertigine. L'aveva provata la prima volta in aereo, guardando fissa un oggetto che di colpo si poneva in una prospettiva diversa.

Sveglia.

Fuori della finestra il sole sta calando.

Il sole c'è ancora.

Il Natale è vicino, ma anche quest'anno, come l'anno precedente, come l'anno precedente ancora... non farà quel freddo da cartolina.

L'assistente le ha tolto tutti i collegamenti e le sonde.

"È andata benissimo" dice osservando il monitor.

"Meglio così!"

"Può accomodarsi fuori, arriverà subito la professoressa..."

"Bene, arrivederci..."

"Arrivederci." È già intenta alle sue faccende, Monica esce e si siede su una poltroncina.

I risultati si sapranno fra un paio di mesi. Non sa se la manderanno a chiamare o se le scriveranno a casa o se la verranno a trovare... non lo sa ancora. Non conosce nessuno che si sia sottoposto al test per l'adattabilità al Viaggio. Ogni volta che pensa al Viaggio le viene di guardare al sole, ma non c'è nessun segno, passeranno molti anni prima che inizi il processo di esplosione, lei per quel tempo non ci sarà più... in ogni caso.

I cento e più anni che ancora mancano all'esplosione sono al di là della portata della sua vita e se poi il test fosse andato bene si troverebbe presto sulla nave interstellare verso la nuova terra...

Guarda l'orologio, si sta facendo tardi. Se la dottoressa non si sbriga ad arrivare... ha ancora tutti i regali da comprare...

Della prova non ricorda niente, la dottoressa lo aveva detto, era una prova per l'inconscio, per vedere la sua adattabilità al viaggio. Non ricorda niente, ma stranamente nella testa le rimbomba una vecchia poesia che ha studiato alle elementari... erano anni ed anni che non la ricordava...


La professoressa entrò nel laboratorio dalla porta con su scritto VIETATO ENTRARE.

"È andata, mi sembra," disse.

"Sì," rispose l'assistente. "Credo che questa sia una delle migliori, anche se aveva dei problemi nel recupero cerebro-temporale..." "È parso anche a me. Comunque immagazzina i dati assieme al DNA, e li mettiamo nella prossima sonda, dovrebbe essere ormai quasi completa..." la professoressa si interruppe, era entrato il dottor Ludvig.

"Allora come andiamo?"

"Benissimo," rispose la dottoressa andandogli incontro. "Siamo attestati su una media di quattro persone al giorno..."

"È proprio buona, con gli altri tre laboratori riusciamo a fare una sonda al mese."

"Sì!, anche se ora con le feste di Natale..."

"Va bè, erano calcolate. Dobbiamo cercare di immagazzinare il più possibile di scannerizzazioni personali prima che si diffonda la certezza che sia impossibile il viaggio intergalattico fisico e questo falsi i dati degli individui..."

Si fece silenzioso per un attimo. "Abbiamo una grossa responsabilità, creare un database degli individui umani da mandare nello spazio, come eredità e come testimonianza..."

"E nel frattempo si potrebbe sempre scoprire qualcosa per sfuggire alla maledizione del sole."

"Sì, si potrebbe sempre trovare qualcosa... anche se, a dire la verità, non so proprio che cosa… se solo fosse possibile il viaggio effetielle..."

Il dottor Ludvig si diresse verso la porta, "Benissimo per ora vi saluto, domani passerò per fare gli auguri a tutti, ora devo correre, la mia nipotina ha la recita di Natale... sapete, le solite poesie a cantilena... "

"Non me ne parli, quest'anno anche mio marito s'è messo in testa di organizzare una recita di tutti i professori a scuola... ha tirato fuori una poesia vecchissima, sulla notte santa..."

"Non sarà quella con il campanile che scocca le ore..."

"Si, proprio quella..."

"Ma che, si sono messi tutti d'accordo? Anche mia nipote deve recitare quella stramaledettissima poesia…"

Scoppiarono tutti a ridere: "Eh, che vuole, è sempre più difficile essere originali a Natale..."


Risplende d'un astro divino

La notte che già fu si buia.


La poesia citata è La Notte Santa (Melologo popolare), di Guido Gozzano






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