Dimesso e ingrassato per tornare nel passato
di Chiara Maffioletti
Per la prima volta nella mia carriera, l'estetica non ha rappresentato un valore», Gianmarco Saurino è fiero del suo ruolo nel film I viaggiatori di Ludovico Di Martino e disponibile su Sky Cinema. Interpreta un ricercatore capace di costruire una macchina del tempo che fa viaggiare un gruppo di ragazzi fino al 1939, nell'Italia del Duce. «Sono dovuto ingrassare 15 chili: non serviva si vedesse la pancia ma il peso doveva essere avvertito nel mio atteggiamento. Avere dei chili in più modifica il tuo modo di muoverti nello spazio, quindi per quanto abbia ancora oggi a che fare con una bella gastrite, ne è valsa la pena».
Per prendere peso nel minor tempo possibile, l'attore ha seguito un regime da 6500 calorie al giorno: «Facevo colazione con quattro toast con almeno due sottilette ciascuno. Tutti i giorni per tre mesi.
Poi tanta pasta, olio, maionese...». Uno sforzo che valeva la pena fare per un ruolo che definisce come «il più bello tra quelli che ho fatto. Recito anche con un accento diverso. E poi è un fantasy, un action».
Vedersi cambiato fisicamente, per uno che convive da anni con complimenti e un seguito appassionato anche del suo aspetto, che effetto fa? «E una cosa che sognavo ma che non pretendevo arrivasse subito: ho molto chiaro come funziona l'industria cinematografica di questo Paese, so che ci sono le etichette. Poi però incontri dei registi illuminati che cercano l'anima degli attori e non solo estetica».
La ricerca sul personaggio lo ha portato anche a vestirsi diversamente. «Dovevo essere trasandato, con vestiti che adesso, che ho perso 13 chili, mi vanno larghissimi. Una volta finito il set e finita anche l'eccitazione, mi, sono detto: Cavoli, e ora? Non mi piace mica tanto essere così. Perdere peso non è stato facilissimo». Il sogno di viaggiare nel tempo non è un inedito: potendo, sceglierebbe di andare nel passato o nel futuro? «Il futuro mi inquieta: penso di trovarmi tra duemila anni in un paesaggio brullo. Meglio il passato... certo, il ventennio fascista è meno affascinante anche se certi rimandi odierni ce lo hanno fatto ricordare».
Nessun pentimento ad aver lasciato una serie popolare come Doc? Il suo personaggio è morto per il Covid. «Sono super sereno con quella scelta: credo che quel personaggio si fosse concluso, nonostante la gente lo volesse ancora. Poi quel tipo di morte andava raccontata. Tornerò con un progetto per la Rai a breve: avevo bisogno di trovare nuove valvole di sfogo, ma ben venga la serialità. Basta ci sia sempre amore in quello che faccio».
Ci saranno anche nel film di Amazon L'estate più calda, che lo vedrà protagonista nei prossimi mesi, in cui torna ad essere bellissimo: un prete bellissimo. «Una sorta di padre. Ralph, ma non posso dire molto. Indossare la tonaca è stata una bella responsabilità, un po' come lo era vestire il camice. Interpreto un uomo innamorato di Dio, avendo avuto anche delle esperienze in famiglia: ho uno zio prete e una zia suora. Ho avuto sempre modo di confrontarmi con la religione, ma con zero bigottismi. Mi piace così».
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