Recensione a "ScienceplusFiction"
di Marco Marinelli
ScienceplusFiction - La fantascienza tra antiche visioni e nuove tecnologie – a cura di Massimiliano Spanu
All'immaginario fantascientifico cinematografico "postmoderno" di marca hollywoodiana non è più lecito chiedere letture o informazioni sui "mondi del futuro", mondi insieme ingenui e seri, dove ancora la Natura nascondeva il suo rapporto affascinante e misterioso con la Notte.
Quello che sto tentando di dire è che se i temi classici della fantascienza non solo cinematografica facevano riferimento al tema del "viaggio" inteso come capacita di uscire dalla noia del previsto, di essere capaci di movimento e di conoscenza, oggi potremmo dire che le cose dallo spazio esterno, "from outer space" o "la trasformazione del deserto in giardino" hanno lasciato il posto ad una ricerca che è innanzitutto ricerca delle "strutture di superficie" e delle "strutture profonde" in grado di contrastare quella profonda crisi d'identità, quella vera e propria crisi del soggetto che è possibile leggere nel mitologema della metamorfosi così come è affrontato ad esempio in "Tron" (1982) di Steven Lisberger o in "The Abyss" (1989) di James Cameron.
Insomma, ci sono tutte le condizioni per dire che il cinema fantastico ha riacquistato una nuova attualità e anche un nuovo immaginario, grazie alla capacità di affrancarsi da un passato che ha ormai poco a che fare con una ontologia che ha in qualche modo metabolizzato il crollo delle ideologie e delle certezze scientifiche.
Ma come è possibile analizzare miti e misteri del cinema fantascientifico contemporaneo senza descrivere con competenza e passione l'evoluzione che hanno subito le forme tipiche della fantascienza americana degli anni ‘50?
A questo non facile compito hanno dato il loro contributo i saggi contenuti all'interno di "ScienceplusFiction" (Lindau), dove è evidente la nostalgia per la fantascienza "rossastra e consunta" delle vecchie pellicole perdute tra cineteche e cineclub, ma anche ad esempio il tentativo di indagare la diversa ontologia della metamorfosi cinematografica contemporanea rispetto a quella degli anni '50.
In questo senso ci sembrano particolarmente riusciti il tentativo di recuperare l'immaginario dello spettatore sul marketing del desiderio e la capacità di descrivere lo spostamento della percezione dello spettacolo cinematografico in direzione metatestuale e sinestesica, testimonianze evidente di un soggetto autoriale debole o comunque ormai piegato alle esigenze delle "regole del gioco".
Ma è il saggio di Franco La Polla dal titolo "Nessun Iddio allarga quei confini: la metamorfosi e il cinema fantascientifico americano contemporaneo" a costituire il vero snodo teorico attorno al quale ruota l'intero volume.
Qui è descritto, ad. esempio, il rapporto che intercorre tra l'odierno grado di sofisticatezza tecnologico e il modello metamorfico così come abbiamo tentato di descriverlo.
Discorso di taglio troppo "alto", dirà qualcuno.
Eppure è solo in questo modo che è possibile comprendere quella soppressione della differenza tra interiorità ed esteriorità alla quale è possibile assistere anche e ovviamente non solo all'interno dell'immaginario cinematografico fantascientifico contemporaneo nel momento in cui il contenuto della vita psichica di ognuno finisce per coincidere con la comune rappresentazione del mondo.
Ed. Lindau Torino, 2001
Pagg. 198. £. 32.000
Originariamente nel sito IMarche
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