Recensione a "Il satellite pirata"
di Marcello Bonati
Il satellite pirata (The Maraunder Satellite, '67), di Ted White
Space opera vecchio stile, incentrata sull'incontro con l’alieno, qui rappresentato dal Predatore Oscuro, astronave aliena automatica, senza alieni.
Che crea degli strani effetti sul tessuto spazio-temporale: "... ciò che stavo guardando era esattamente quello che era successo alla capsula russa nel 1963" (pag. 85).
Lo stile è sciatto, e come ogni buona space opera, del tutto asettico.
C'è qualche facile risvolto psicologico: "... è un detto celebre, amico: pensavo che lo conoscessi. Fai agli altri quello che vorresti che facessero a te." (pag. 100); "dobbiamo ricordare da dove veniamo, se vogliamo sapere dove siamo adesso" (pag. 126).
Che sia decisamente datato è indubbio, anche se non ci fossero cose come: "Inviammo i nostri primi uomini sulla Luna nel 1972" (pag. 6); "nel 1978 mettemmo in orbita la grande stazione spaziale" (pag. 7); "ogni anno, il Congresso stanzia miliardi perché il programma spaziale continui." (pag. 14).
Il Tosello, ne "L'autore", dice: "La maggior parte delle sue trame - che devono molto a Heinlein e Van Vogt - ruotano attorno a un unico centro d'interesse, un superuomo affetto da vari tipi di nevrosi." (pag. 128); ed in effetti, è sulla nevrosi paranoica del protagonista che si incentra il filo che lo sorregge.
In appendice troviamo, oltre a "L'autore", un'intervista al grande J. G. Ballard raccolta da Deborah Bergamini a Viareggio nel giugno dell'anno scorso, il racconto "Il prossimo!" (Next, '92), di Terry Bisson e la rubrica "In libreria", sempre del Tosello.
Altri contributi critici: recensione di Fabrizio Frattari, "Alpha Aleph" n. 2, '93, pag. 19
Traduzione di Fabio Feminò - "Urania" n. 1191, ed. Mondadori, ’92 – 143 pagg., 2,58 €; prezzo dei remainders: idem
Originariamente nel sito iMarche
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