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Recensione di Marcello Bonati a "I racconti inediti"


Philip K. Dick, I RACCONTI INEDITI, Economica tascabile nn. 30-31, ed. Fanucci; 1995 (trad. Maurizio Nati – 1° vol. 248 pagine, L 12.000; 2° vol. 252 pagine, L 12.000)


Di Dick era stato tradotto molto nel nostro paese, ma molti racconti dei primi anni della sua produzione erano ancora inediti. Queste due antologie della Fanucci, assieme ai quattro volumi de "Le presenze invisibili" della Mondadori. Vengono così a colmare un vuoto, ma non in maniera completa. Rimangono infatti una quindicina di racconti del periodo '52-'56 che forse appariranno sul 3° e 4° volume della Mondadori, finora arrivati al'54.

Per quanto riguarda i romanzi, la recente traduzione di Nick and the Glimmung presso la Mondadori. e di "Confessions of a crap artist" presso Fanucci ha fatto arrivare ad appena tre il numero di quelli non ancora tradotti: "Humply Dumpty in Oakland", mainstream del '60, "The Broken Bubbles", anche questo mainstream, della metà degli anni '50, pubblicato negli States solamente negli anni '80, e "Mary and the Giants" del '54 o del '55, pubblicato solamente nell’’87. Alcuni racconti sono stati tradotti sia qui che nelle antologie della Mondadori, ed è un peccato visto che ne sono stati lasciati fuori altri. Nel primo volume troviamo: "I marziani arrivano a frotte" (Martians Come in Clouds, ‘4) - in cui si racconta di un ragazzo che entra in contatto con alieni intenzionati ad invadere la Terra; molto bello il brano in cui si descrive tale contatto. "La cripta di cristallo" (The Crystal Crypt, '54) - una specie di giallo fantascientifico in cui dei Prefetti marziani indagano sulla scomparsa di una loro città: il novum specifico è abbastanza originale e si inserisce in un contesto di rivalità commerciali fra la Terra e Marte. "James P. Crow" (James P. Crow, '54) - forse uno dei primi racconti in cui Dick affronta uno dei temi che saranno poi centrali nella sua poetica: il rapporto uomo-naturale uomo-artificiale. Qui, evidentemente, ancora allo stadio larvale, la trama è davvero grezza, quasi infantile (è ambientato in un mondo dopo: "... che la Guerra Totale devastasse la società umana distruggendo tutte le sue tradizioni…" (pag. 75) e nel quale i robot di cui "... nel corso della guerra gli umani... hanno perduto il controllo... " (pag. 82) sono i padroni incontrastati), ma già si ha un primo abbozzo, anche se certo non avvalorato dalle profonde elucubrazioni filosofiche che contraddistingueranno le sue opere più mature sull'argomento: ·Uomini e robot sono del tutto diversi. Noi umani sappiamo cantare, recitare, scrivere tragedie, racconti, opere, sappiamo dipingere, progettare apparecchi, serre, palazzi, cucinare pranzi deliziosi, scarabocchiare delle poesie sui menù... e i robot non sanno farlo. Ma i robot sanno costruire grandi città e macchine che funzionano perfettamente, possono lavorare per giorni senza riposare, pensare senza interruzioni emotive, gestire dati complessi senza ritardi." (pag.71). "Non avrai altro Dio", '54 - altro racconto in cui si tratta per la prima volta di uno degli elementi fondamentali di quella che sarà la poetica dickiana; qui è l'intersecarsi e il confondersi delle coordinate spazio-temporali a creare una realtà oggettiva del racconto discrepata, sfaldata, la cui realtà ontologica è su di un baratro. Qui si ipotizza che il Dio che apparve agli ebrei non fosse altro che l'immagine distorta di un uomo di un futuro in cui si sia inventata una macchina per spostarsi istantaneamente da un luogo ad un altro, a causa di un difetto ad una di esse, e che la Bibbia sia il risultato del suo carteggio con essi: "Stavano pensando una nuova religione tutta per lui. Non c'erano dubbi... avevano sviluppato un rituale vero e proprio; processioni, fiaccole e quelli che sembravano essere dei canti o degli inni. C'erano dei sacerdoti con lunghe tuniche, e le solite offerte profumate." (pag. 104). "Mutazione imperfetta", ’54 – qui il tema dickiano affrontato è quello della paranoia verso il Potere, esplicitato nella tipica lotta partigiana contro l'oppressore, una razza di mutanti. "Il melo sulla collina", '54 - racconto horror del tipo vegetale in cui elementi del mondo, appunto, vegetale, si inseriscono in un contesto narrativo in maniera disturbante, perturbante. "Un pezzo da museo", '54 - forse per la prima volta Dick affronta uno dei temi che saranno poi centrali nella sua poetica; quello della realtà fittizia, vissuta come non reale, in cui, mi sembra ci sia un po' ancora del concetto platonico del mondo come proiezione di un mondo altro, quello si, reale: "... la realtà all'interno della quale questa è solo una specie di mondo ombra." (pag. 159). Qui è un mondo del passato ricostruito dagli storici del XXII° secolo, in cui il protagonista. vive gran parte della narrazione, che poi tipicamente in Dick si rivelerà essere davvero falso, nella migliore realizzazione dei sogni dei paranoici.

A questo proposito non si può non ricordare "L'uomo dei giochi a premio" (Time Out of Joint, '59), in cui si affronta il tema in maniera più organica. "Souvenir" (Souvenir, '54) - racconto di tipo sociologico, in cui si vuole esprimere il dubbio sull'eticità del ricorrere alla violenza per preservare una condizione positiva di stabilita. Vi si narra, infatti di una Civiltà Galattica futura in cui la guerra è stata debellata facendo ricorso al livellamento delle varie culture, e della distruzione di un pianeta ribelle, che non voleva uniformarsi. 'Progenie" (Progeny, '54) - racconto incentrato sull'educazione, dove si ipotizza un mondo futuro in cui i ragazzi particolarmente dotati vengano istruiti dai robot in quanto: "… i robot non si arrabbiavano, non tormentavano i bambini, non facevano moine, non li picchiavano, né li sgridavano, e non impartivano loro ordini conflittuali. Non litigavano fra loro e non si servivano dei bambini per i loro scopi. E con solo robot intorno, non poteva nascere alcun complesso di Edipo. Nessun complesso, anzi. Era stato scoperto molto tempo prima che le nevrosi potevano risalire all'educazione ricevuta nell'infanzia. Al modo in cui i genitori avevano educato il figlio. Alle inibizioni che aveva subito, agli atteggiamenti, agli insegnamenti, alle punizioni, alle ricompense. Nevrosi, complessi, comportamenti devianti, tutti derivavano dalla relazione di sudditanza fra il bambino e il genitore. Eliminando il genitore come fattore di... i genitori non avrebbero mai potuto avere un rapporto oggettivo con i propri figli. Avrebbero sempre scaricato su di loro le proprie proiezioni emotive e deviate. Era inevitabile, che la visuale di un genitore fosse distorta. Nessun genitore poteva essere l'educatore giusto per suo figlio." (pag. 199).

In appendice al volume vi sono due Outlines, due canovacci per altrettanti romanzi che per una ragione o per l'altra Dick non scrisse mai.

Ad introdurli, un articolo di Paul William in cui si spiega perché Dick non li scrisse. Il secondo volume contiene otto racconti dal '54 al '59 più un saggio su Dick di Anthony Wolk, "La foresta assolata: una guida alla narrativa breve di P.K. Dick", una bibliografia di Dick di Maurizio Nati e un saggio inedito di Dick, "Uomo, androide e macchina" (Man, Android and Machine, '78), originariamente apparso in "Explorations of the Marvellous", ed. P. Nicholls. "Paradise alieno" (Strange Eden,'54) - in qui si racconta del contatto di alcuni umani con degli alieni che rivelano una realtà ontologica sovrastante che scardina ogni concezione dell'Uomo. Qui questi alieni svelano di essere padroni di mezzo universo, e di avere più volte visitato la Terra, concedendo briciole del loro immenso sapere, che hanno fatto man mano progredire l'umanità: "Voi ci avete contattato, ci avete dato delle cose. Avete fatto delle cose per noi" … "Si, immagino che abbiamo fatto delle cose per voi. Mentre eravamo di passaggio." (pag. 15). "L'astronave rubata" (Prize Ship, '54) - su di una struttura hard Sf si costruisce un racconto di science fantasy, in cui elementi prettamente fantascientifici si mescolano con altri derivanti dalla tradizione popolare; esplicito il riferimento ai "Viaggi di Gulliver" di Jonathan Swift. "Incursione in superficie" (A Surface Raid, '55) - ambientato in un mondo del dopo-bomba, vi si racconta di una razza di mutanti genetici che vivono nel sottosuolo, per la quale gli umani sopravvissuti non sono che reietti sottosviluppati: "Cose che vivono sottoterra... Simili a uomini ma non uomini... Cose che scavano gallerie, che estraggono metalli... Cose che sono cieche ed hanno grandi mani e grandi piedi e la pelle bianca come la farina." (pag. 78). "Oltre il recinto" - in una Terra del futuro prossimo si scatena una lotta per l'approvazione di un emendamento favorevole ad una esasperata igiene, ai limiti dell'asetticità fra i Puristi e i Naturalisti. È la storia di un indeciso, o, meglio, di un individualista totale che si rifiuta di scegliere tra le due parti anche se per indole propenderebbe per i Naturalisti, ed il figlio minorenne, Purista. "Allucinazioni" - altro racconto in cui per la prima volta Dick affronta uno dei temi che in seguito caratterizzeranno la sua produzione: qui è quello dei telepati, temuti e osteggiati dal Potere. "Zero-o" - in cui si sviluppa una delle più frequenti ossessioni dei paranoici puri; quella di volere distruggere il mondo, in quanto: "... se gli altri se ne accorge (ssero, [n.d.a.]) ... tenter (ebbero, [n.d.a.]) di distrugger (lo, [n.d.a.])" (pag. 130). Qui, addirittura, si ipotizza una razza mutante, gli Zero-o. appunto ("... orecchie mobili e allungate, attraverso le quali il mutante Zero-o percepiva le minime vibrazioni nell'aria anche a grande distanza." (pag. 133), metafora neanche tanto larvata dei nazisti, che progettano, e quasi ci riescono, di distruggere prima la Terra, poi il Sistema Solare, le galassie, l'universo... il tutto, ovviamente, è tenuto su di un tono ironico che risulta abbastanza divertente.

"Meccanismo di richiamo" (Recall Mechanism, '59) - bellissimo racconto in cui si ipotizza un futuro in cui gli psicoanalisti possiedono una macchina che consente loro di far rivivere le esperienze traumatiche che hanno portato ai loro pazienti le loro fobie od ossessioni. Qui il racconto è incentrato sull'analisi d'un precog latente, per il quale l'episodio scatenante la sua fobia non è, come normalmente, nel passato, ma nel futuro, che il suo inconscio riesce vagamente ad avvertire. "Una preda allettante" - un'altra delle più frequenti fantasie dei paranoici, quella di essere osservati, costantemente, da un’entità più o meno ultraterrena. Per concludere, quindi, ora abbiamo a disposizione praticamente tutta la narrativa di Dick, tranne le opere citate in apertura e i saggi "Confession of a Creap Artist", una sorta di romanzo autobiografico riedito nell"82 da Timescape, "Philip K. Dick: In His Own Words", a cura di Gregg Rickman, The Valentina Press, '88, "The Selected Letters of Philip K. Dick", ed. Underwood-Miller, '90, ed altri, in riviste e fanzines varie.






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