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Recensione di Marcello Bonati a "L'isola di cemento"


James G. Ballard, L'ISOLA DI CEMENTO (The Concrete Island, 74). Ariele n. 11, Anabasi, '93. (trad. M. Bocciola)


Questo romanzo è stato per molti anni uno di quei testi mitici di cui tanto si sentiva parlare, ma che da noi non era disponibile. Questa bella edizione della Anabasi viene così a colmare un vuoto importante nella produzione di un autore importante come Ballard, ma anche, più in generale, all'interno dell'immaginario di noi cultori della Sf. Perché Sf non è, assolutamente. ma in esso vi sono tutti quei topoi che si ritrovano in tutte le opere di Ballard. Come fa notare il Ricciardiello. non si accenna minimamente nella breve biografia nel libro. al fatto che Ballard sia, più che altro, un autore di Sf, quasi come se ciò fosse ancora un qualcosa di infamante; Anabasi non ha mai pubblicato nulla di fantascienza; forse la considerano ancora una letteratura di serie b, cosa che ormai è indubbiamente superata dai fatti.

Tornando a noi, qui si racconta una storia di alienazione, dell'alienazione che l'ipercivilizzazione della nostra società porta con sé, dei possibili spazzi bui che essa crea.

Qui un uomo naufraga in un'isola spartitraffico, per un incidente automobilistico. E comincia un'odissea del tipo a cui Ballard ci ha abituati, interiore, nell'inner space del protagonista che, man mano, si viene a sovrapporre all'esterno; la patina di civiltà va man mano a sfaldandosi, e riemergono valenze ancestrali, anche qui non così marcatamente come nelle altre opere del Nostro che noi meglio conosciamo. Lo stile è scarno, essenziale, anche se non mancano momenti di poeticità, ma di quella poeticità tutta particolare che Ballard sa creare. Ve lo consiglio senz'altro; non sarà Sf, ma è veramente... fantastico!!






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