Recensione di Marcello Bonati a "Cocaine nights"
Cocaine nights (Cocaine Nights, '96), di James G. Ballard, traduzione di Antonio Caronia, "Romanzi e racconti" n. 86, ed. Baldini & Castoldi, '97, 317 pagine - 30. 000 £
Quest'ultimo romanzo di Ballard mi è risultato un po' deludente; è, decisamente, una delle sue opere minori, fra le quali includerei anche "Il giorno della creazione" (The Day of Creation, '87).
Un giallo senza la struttura del giallo, lo direi, in sintesi; un uomo va in Spagna alla notizia che il proprio fratello è in galera accusato di aver provocato la morte di cinque persone in un incendio, e il romanzo è la narrazione di ciò che gli capita colà; si infiltra nell'organizzazione criminale che vi spadroneggia, e che, egli crede, nasconde il vero assassino.
Ma, appunto, non è un giallo, e la narrazione procede con pochi agganci all'accadimento scatenante, mentre vi si affastellano innumerevoli motivi della poetica ballardiana; innanzitutto quella sindrome da spiaggia presente, più che altrove, nell'antologia "Il gigante annegato" (The Terminal Beach, '64): "… una specie di malattia cronica: stress da spiaggia" (pag. 199), e, poi, il luogo della mente "piscina": "La sassola manovrata dall'autista spaziava sulla superficie della piscina, con il cucchiaione pieno di rottami, reliquie di un regno sommerso recuperate dal profondo: bottiglie di vino, cappelli di paglia, una fusciacca, sandali di cuoio, splendevano al sole mentre l'acqua ruscellava via." (pag. 113).
Vi sono, poi, numerose frasi che non possono che ricordare la poetica di "Deserto d'acqua" (The Drowned World): "Stanno ascoltando il sole... Aspettano un nuovo genere di luce." (pag. 207); "Gli innaffiatoi oscillavano in mezzo ai prati evocando arcobaleni nell'aria iperilluminata, divinità locali che eseguivano la loro danza al sole." (pag. 228); "Zone addormentate della tua mente, che per anni non avevi frequentato, tornano ad essere importanti." (pag. 236), e una che mi ha ricordato, invece, "Foresta di cristallo" (The Crystal World, '66): "... una zona pienamente accessibile solo a un neuroscienziato... Le facciate bianche delle ville e dei condomini erano come blocchi di tempo che si fossero cristallizzati a fianco della strada." (pag. 74).
Gran parte della narrazione è incentrata sul tentativo di risvegliare gli animi degli abitanti di un complesso residenziale di quella località, che si erano ridotti ad uno stato larvale: "Non c'era espressione nei loro occhi, come se le vaghe ombre sulla tela che ricopriva le pareti avessero da tempo, e con successo, sostituito i loro pensieri... Sono come una razza aliena di un pianeta oscuro, che non riesce a sopportare la nostra luce. " (pag. 209), che è, forse, la cosa veramente centrale di esso: "... un negozio non affittato, un antro di cemento che sembrava un segmento spaziotemporale abbandonato..." (idem).
La droga, la pornografia, sono gli elementi costanti che si ritrovano lungo tutta la narrazione; ma, oltre alla pornografia, di cui viene descritto, nei dettagli, un video in cui una delle protagoniste viene ripresa mentre subisce un vero e proprio stupro, vi è anche una lunga scena di buon erotismo, molto ben scritta.
Ma, ripeto, non siamo certo ai livelli dei romanzi della quadrilogia degli elementi, né a quelli, totalmente differenti, ma ugualmente buoni, di "La mostra delle atrocità" e "Crash".
La cosa che vi ho maggiormente apprezzato è la pacatezza del narrare, che ingenera un buon feeling di rilassamento, forse proprio in contrapposizione allo stato mentale che ingenera la cocaina.
Altri contributi critici:
trafiletto di Mario Fortunato, "L'espresso" del 4/9/’97;
recensione di Roberto Nistri, "Il paradiso degli orchi" n. 18, '97, pag. 65;
"Ricambi umani per ricchi", di Sandro Modeo, "Corriere della sera" del 6/7/’97
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