Recensione di Marcello Bonati a "L'alternativa"
"L'alternativa" (Philip K. Dick is Dead, Alas, '92), "Uraniargento" n. 3, ed. Mondadori, '95, traduzione di Delio Zinoni, 334 pagine, L. 7.000
Un vero e proprio atto d'amore verso il grande scrittore, scomparso nell"82, questo romanzo di Bishop, interamente costruito da ricordi delle sue opere e della sua vita. La base strutturale è, senz'altro, quella del romanzo che gli valse il premio Hugo, "La svastica sul sole"; infatti, è ambientato in un mondo alternativo nel quale gli States hanno vinto la guerra del Vietnam, e in cui il programma spaziale non ha subito la brusca fermata che ha subito nel nostro. È un'America dai tratti dittatoriali, in cui, se non si è abbastanza americani, si viene sottoposti ad una rieducazione di stato; qui, lo spirito di Dick fa visita ad un suo fan sfegatato, che conserva i suoi romanzi di fantascienza, mai pubblicati. Infatti, in questo mondo alternativo, Dick è un romanziere serio, stimato dalla critica ufficiale, che ha anche scritto romanzi di Sf, ma per la maggior parte, appunto, non pubblicati, tranne "Valis", stroncato dalla critica quale farneticazione di una mente incrinata. Oltre a ciò (quel fan lavora in un negozio d'animali, come Dick da giovane), innumerevoli, come abbiamo detto, i riferimenti alle opere e alla vita del grande scrittore americano, a partire, innanzitutto, dalle presunte persecuzioni della CIA nei suoi riguardi, frutto della sua paranoia, a "Ubik", che si riprende, divertentemente, negli ultimi capitoli. Lo spirito di Dick porta alcuni dei protagonisti a cercare di riportare la Storia nei suoi giusti canali, avendo rivelato loro che esiste una realtà alternativa in cui gli States hanno perso la guerra del Vietnam, e in cui i programmi spaziali... la nostra, proprio come "La cavalletta ci opprime" faceva in "La svastica ... "!! E, nel finale, la Storia viene si cambiata, ma ci si ritrova in un altro mondo alternativo ancora... che è, ancora una volta, il richiamo a quella che è forse stata l'esperienza centrale nella vita del Nostro, quell'esperienza mistico/religiosa del '74, in cui Dick dice di essere entrato in contatto con un'entità spirituale dai connotati divini. A parte ciò, vi si parla, in effetti, del martirio a cui Dick fu sottoposto per tutta la sua vita, a causa, anche, di quel suo cognome così disgraziatamente facile agli scherzi, anche pesanti, degli ignoranti, della patologia conseguente, paranoia, appunto, ma anche, e soprattutto, dell'influenza che il Cristianesimo ebbe, quasi forzosamente nella sua vita; vi è, più volte ripetuto e sottolineato, il riferimento a quella catenina col simbolo cristiano del pesce, che impressionò così tanto Dick quando la vide al collo di una ragazza che era venuta a portargli non ricordo più cosa a casa. Come forse saprete Dick studiò moltissimo le cose della religione, ed ebbe un'amicizia molto particolare con un ecclesiastico molto colto che gli diede corda. Bishop fa anche un divertente, e al contempo riflessivo, gioco di parole fra il suo cognome, che in inglese significa, appunto, vescovo, e l'ossessione di Dick. Veramente molto bello, ha il difetto di poter essere apprezzato unicamente dagli appassionati di Dick; chiunque non lo conoscesse, o lo conoscesse solo superficialmente, non ci capirebbe, credo, nulla.
Altri contributi critici: "Nota introduttiva", di Silvano Barbesti, pag. 5; "Il marziano in cattedra", di Filippo Scozzari, "Isaac Asimov Sf Magazine" n. 14, ed. Phoenix, '95, pag. 160; recensione di Kai S. Paulus, "Tau ceti" n. 2, '96, pag. 33
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