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Recensione di Marcello Bonati a "Sempre la valle"


"Sempre la valle", di Ursula K. Le Guin (Alwayes Coming Home, '86), ed. Mondadori, '86, traduzione di Riccardo Valla


Più che un romanzo, questo della Le Guin, è un'opera composita, in cui, attorno ad un nucleo narrativo esiguo, ruotano un'infinità di particolareggiate descrizioni del luogo in cui essa si svolge.

Il nucleo narrativo, "Pietra che narra", è spezzettato all'interno del rimanente in una percentuale del meno del 10%, poco piò di cento pagine di vera narrazione, e poi... la Valle.

La modalità narrativa utilizzata è quella del visitatore; si immagina che dei visitatori appartenenti al mondo del lettore visitino la Valle, facendo domande e raccogliendo documenti.

In vero "Pietra che narra" non è la sola parte di vera narrativa, essendoci molti altri brevi spezzoni di racconti, fiabe, miti.

Quello che la Le Guin ha voluto fare è la creazione di un luogo immaginario nella sua completezza, lasciando in secondo piano la narrazione vera e propria.

Vi sono poesie, piantine, disegni, e, in appendice "Il dorso del libro", più di cento pagine sugli usi e costumi della Valle.

Parlando di "Pietra che narra", si riesce a capire che la Valle si trova, nel Tempo, in un futuro della nostra Terra dopo un qualche cambiamento radicale: "... il costa di fabbricazione, di manutenzione, di equipaggiamento e di rifornimento di queste macchine (di guerra, n.d.a.) aveva impoverito per sempre le scorte del pianeta e aveva richiesto alla grande maggioranza dell'umanità di vivere in servaggio e in miseria".

Già da qui si evince un messaggio antimilitarista, pacifista, che poi è ampliato. e anche ampiamente ripreso nella restante parte del libro; la Le Guin contrappone due visioni contrastanti sul militarismo, l'una a sostenere l'innata tendenza aggressiva dell'Uomo: "... la nostra malattia è la nostra umanità. Essere umani è essere malati... Poiché nella nostra malattia è la nostra salute, nella guerra la nostra pace." (pag. 388-9); e la sua conseguenza pro-militarista: "Due anni fa hanno ucciso undici persone e rubato otto donne e tutti i cavalli. Vengono ogni inverno a prendere il nostro cibo. Se volete combattere contro di loro, è meglio che abbiate fucili e munizioni. Loro li hanno." (pag. 383).

E l'altra, la sua, decisamente anti-militarista, sostenuta con la poesia di tutta quanta la parte narrativa.

Una sorta di puntino negativo, di ammissione di ciò che la propria meditazione sull'argomento le ha portato a scovare di positivo nel militarismo, proprio in conclusione della parte di narrativa vera e propria.

La Terra in cui si trova la Valle è una Terra ancora abbastanza tecnologizzata, con computers, anche collegati in rete ("... tutte collegate tra loro, come una foresta, o un formicaio, o le stelle." (pag. 160)) e macchinari vari (anche se i treni vengono spinti!!).

Ma la cosa che torse caratterizza maggiormente questa pubblicazione, è il fatto che al libro sia connessa una cassetta, "Musica e poesia dei Kesh", il popolo della Valle, con musiche composte da Todd Barton su parole dell'autrice.

Sono musiche tribali, poesie lette in una lingua inesistente; una sorta di primordiale libro interattivo.

Evidente l'influenza degli studi della madre della Le Guin sugli indiani d'America nell'ispirazione di quest'opera.

Un frammento, "The Visionary: The Life Story of Flicker of the Serpentine", corrispondente a "La visionaria storia di Favilla del Serpentino di Telina-na", una delle "Otto storie vere", a pagina 286, è stato pubblicato anche dalla Capra Press nell'85, assieme ad un racconto di S.R. Sanders.


Altri contributi critici:

"Scavando nel futuro ecco gli indiani Kesh", di Oreste Del Buono, "Corriere della sera" del 10/12/'86

"Alieni e mutanti", in "La scienza della fantascienza", di Renato Giovannoli, "Strumenti", ed. Bompiani, pag. 81

"U.K. Le Guin & A.C. Clarke", di Richard D. Erlich, "Intercom" n. 142/143, pag.38-41






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