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La sidone nello specchio (2ª parte)


Non ritornò per molti turni. Quando lo fece fu per dire a Jewell che andava a Solfatara. Disse a Perla che le avrebbe portato un regalo e mi sussurro: "Che vuoi per Natale, Ruby. Ti sei guadagnato un regalo."

Mentre era via Jack era arrivato un altro drenaggio, quasi sopra al primo e Jewell mise al sicuro il liquore. Gli uomini non volevano musica. Volevano parlare della possibilità di mettere su un doppio o un triplo drenaggio. Fui grato per tutto questo. Non ero sicuro di poter suonare con le mani legate.

Jewell mi disse di andare incontro a Taber agli ormeggi ma poi cambiò idea. "Sono preoccupata per quei pazzi ubriaconi alia sidone di Jjck. Doppiare il drenaggio. Potrebbe far esplodere l'intera stella. È mjglio che stai qui ad aiutarj me."

Taber venne prima del turno. "Ti porterò il tuo regalo stanotte, Perla," disse. "So che ti piacerà. Ruby m'ha aiutato a sceglierlo." Guardai all'improvviso scatto delle mani di Perla, ma le mie non si mossero neppure.

Taber attese quasi fino alla fine del turno, passandone quasi la metà nella stanza delle carte con Carnie appoggiata pesantemente sulle spalle. Lei aveva avuto già il suo regalo.

Gli occhi erano luminosi per la dose di droga, e una volta inciampò contro di lui e quasi cadde.

"Portami un sigaro, Ruby," mi strillò. "E guarda nella tasca interna della giacca. Ho riportato un regalo per tutti."

Perla se ne stava tutta sola al centro della stanza della musica, le mani di fronte a lei. Non la guardai. Andai dritto di sopra nella mia stanza, presi ciò che mi serviva e poi tornai giù nell'anticamera dove la giacca da drenatore di Taber stava appesa e presi il regalo dalla tasca. C'era anche il suo accendino.

Il regalo era un pacco piatto avvolto in carta rossa e verde e portai quello e il sigaro a Taber. Era venuto nella stanza da musica e sedeva nella poltrona di Perla. Carnie gli sedeva sulle gambe con le braccia intorno al collo.

"Non hai portato l'accendino, Ruby," disse Taber.

M'aspettai che mi dicesse di andare a prenderlo. "Non fa niente, disse. "Sai che giorno è questo? "

"Lo so io," disse Carnie sorniona e Taber sollevò le mani per prendere le sue che stavano abbandonate sulle spalle.

"È il giorno di Natalj," disse lui pronunciando con l'accento di Solfatara. Tolse le sue mani da quelle di Carnie cosicché da potersi appoggiare indietro e soffiare sul sigaro e Carnie si prese la mano rossa e ammaccata nell'altra e se la tenne al petto, gli occhi luminosi per la droga, pieni di dolore. "Mi sono detto che dovremo avere qualche canzone di Natalj. Conosci qualche canzone di Natalj, Ruby?"

"No," dissi.

"Non pensavo che l'avresti conosciute," disse Taber.

"Così ti ho portato un regalo." Agitò il sigaro verso di me. "Avanti, aprilo."

Tirai via la carta rossa e verde e tirai fuori gli spartiti.

C'erano una dozzina di canzoni di Natale. Le conoscevo tutte.

"Perla, canti una canzone di Natalj per me, ti va?" disse Taber.

"Non ne conosco nessuna," disse. Non si era mossa da dove si trovava

Certo che le conosci. Le cantavano durante tutte le feste di Natalj nelle case di piacere di Solfatara. Dai, Ruby suona per te."

Mi sedetti al piano e Perla venne vicino a me, con le mani all'estremità della tastiera. Poggiai gli spartiti sul leggio e sistemai le mani sulla tastiera.

"Lo sa" disse in modo così tenue che nessuno degli uomini poteva sentirla. "Glielo hai detto tu."

"No, è una coincidenza forse è proprio Natale su Solfatara. Nessuno tiene il conto dell'anno su Paylay. Forse è Natale."

"Se glielo hai detto tu, se sa come è successo, non sono più al sicuro. Potrà afferrarmi. Potrà farmi del male." Fece un passo barcollante via dal piano come stesse per scappare.

Le afferrai il polso.

"Non gliel'ho detto," dissi. "Non gli permetterei mai di farti del male. Ma se non canti la canzone capirà che c'è qualcosa di sbagliato. Ti suonerò tutta la prima canzone." Lasciai andare il suo polso e la sua mane cadde senza vita fermandosi all'estremità della tastiera.

Suonai tutta la canzone e mi fermai. La versione che conoscevo non aveva un'introduzione, così distesi le dita della mano destra per un'ottava e mezza delle note d'apertura e le toccai la mano con la sinistra.

Si scosse. Non scosto la mane e neppure fece qualche movimento che gli uomini, riuniti attorno a noi, potessero scorgere. Ma un tremore le attraversò la mano. Attesi un attimo e poi la toccai di nuovo, con tutte le dita, con forza e iniziai la canzone. Cantò tutta la canzone e le mie mani che non erano state capaci di produrre una nota di avvertimento, erano sicure e leggere sulla tastiera. Quando fu terminata gli uomini ne chiesero un'altra e io la misi sul leggio e poi sedetti mentre lei rimaneva in silenzio e immobile, risoluta in attesa di ciò che sarebbe venuto.

Taber guardò su in modo curioso, quasi casuale e Jewell aggrottò le ciglia e si voltò a metà verso la porta. Scorh entrò con violenza dalla fragile porta interna e si fermò cercando di riprendere fiato. Aveva ancora la lanterna legata alla fronte e quando si piegò per cercare di respirare attraverso i singhiozzi di dolore, la striscia dove i capelli erano stati bruciati era rossa come il viso e iniziava a formare una vescica.

"Una delle sidoni è esplosa, vero?" disse Jewell e la sua cicatrice si stagliò nera come una crepa attraverso la guancia.

"Quale?"

Scorch non poteva parlare ancora. Annuì con tutto il corpo, si piegò ancora due volte e cercò di raddrizzarsi. "È Jjak," disse. "Ha cercato di drenare triplo ed è saltato tutto quanto."

"Oh, dio mio." Disse Sapphire e corse in cucina.

"Quanto è grave?"

"Jjck è morto e ci sono due bruciati di brutto… Paulsen e il drenatore che è arrivato con Taber l'altro turno. Non so come si chiama. Erano proprio sopra quando è saltata, ci mettevano sopra il comprjssore."

I drenatori erano stati in movimento per tutto il tempo che aveva parlato, infilandosi le giacche e cercando le scarpe.

Taber tirò via Carnie dalle sue gambe e si alzò. Sapphire tornò dalla cucina vestita con i pantaloni e con la cassetta di pronto soccorso. Garnet mise il suo scialle sulle spalle di Scorch e lo aiutò a sedersi nella poltrona di Perla.

Taber disse con calma: "Ci sono altre sidoni là vicino?"

Sembrava disinteressato, quasi divertito, con Carnie appoggiata debolmente a lui, ma la mano sinistra era serrata col pollice che si muoveva su e giù come se stesse azionando l'accendino.

"La mia," disse Scorch, "Non è stata prjsa, ma il compressore ha preso fuoco e i vestiti di Jjck stanno ancora bruciando." Guardò verso Jewell per scusarsi. "Non avevo niente con cui spegnere il fuoco. Ho trascinato gli altri duj sulla piattaforma del mio comprjssore così non si sarebbero arrostiti."

Perla ed io non ci eravamo mossi dal pianoforte. Guardai Taber nello specchio, aspettando che dicesse: "Starò qui, Jewell. Mi prenderò cura delle cose qui," ma non lo disse. Si staccò da Carnie. "Vado a prendere le barelle nella casa da gioco e ci rivediamo qui."

"Vado a prenderti la giacca," feci io, ma era già partito.

I drenatori si riversarono fuori della porta e Sapphire con loro. Garnet corse di sopra. Jewell andò nell'anticamera.

"Fammi venire con te," dissi.

"Voglio che rimani qui a prjnderti cura di Perla," disse.

Non riusciva a infilare il piede fasciato nelle scarpe. Si piegò a sciogliere le fasce.

"Può rimanere Carnet. Hai bisogno d'aiuto per riportare gli uomini."

Lasciò cadere le bende sul pavimento e lasciò il piede nella scarpa facendo una smorfia. "Non conosci la strada. Puoi pjrderti e cadere in una sidone, Starai più al sicuro qui."

Provò l'altra scarpa, si alzò per assicurarsi il piede fasciato e tornò a sedersi per fissare i lacci.

"Non sono al sicuro da nessuna parte," dissi. "Per favore non lasciarmi qui. Ho paura di quello che può accadere."

"Anche se esplodessero tutte le sidoni, il fuoco non può arrivarj così lontano."

"Non è di quelle sidoni che ho paura," dissi con rabbia. "Hai già lasciato una volta una sidone libera in questa casa e guarda che è successo."

Si sollevò e mi guardò, la cicatrice nera e bollente come lava sul viso rosso. "Una sidone è un animale," disse, "Non può controllarsi." Stette su con cautela, provando i piedi senza bende. "Taber verrà con mj."

Non era così cieca come avevo temuto, ma ancora non capiva.

"Non capisci?" dissi dolcemente. "Anche se verrà con te sarà ancora qui."

"Sei pronta, Jewell?" disse Taber. Aveva una lanterna assicurata alla fronte e portava un grosso involto incartato di rosso e verde.

"Djvo andarj a prendjre un'altra lantjrna di sopra," disse Jewell. "Non sono rimastj che lanternj di città." E salì di sopra.

Taber mi allungò il pacco. "Dovrai dare a Perla il regalo di Natalj al posto mio, Ruby,"

"Non lo farò."

"Come fai a saperlo?" chiese.

Non gli risposi.

"Eri così ansioso di andarmi a prendere la giacca quando sono partito. Perché non vai a prendermela ora? O pensi di non fare neppure questo?"

Tolsi la giacca dal gancio aspettando che Jewell tornasse di sotto,

"Possiamo andarj," disse Jewell, quasi senza zoppicare mentre scendeva le scale., Gli porsi la giacca in attesa che palpasse l'accendino nella tasca per essere sicuro che ci fosse, Jewell gli porse un'altra lanterna e un involto di bende.

"Possiamo andare," disse di nuovo. Aprì la porta esterna e scese le scale di legno verso il calore.

"Prenditi cura di Perla, Ruby," disse Taber e chiuse la porta.

Tornai nella stanza da musica. Perla non s'era mossa, Garnet e Carnie cercavano di aiutare Scorch ad alzarsi dalla poltrona per fargli fare le scale, anche se Carnie si reggeva a malapena. Tolsi il peso da Garnet e lo sollevai.

"Siediti, Carnie," dissi e lei crollo nella poltrona, le gambe allargate e la bocca spalancata, addormentata di colpo.

Portai Scorch di sopra nella stanza di Garnet e rimasi là a tenerlo smorzando il peso contro la porta mentre Gamet passò un telo per ustionati sul letto per appoggiarcelo sopra.

Era svenuto sulla poltrona, ma mentre lo sistemavo sul telo rinvenne. Il suo viso rosso cominciava a gonfiarsi così aveva dei problemi a parlare, "Djvo spegnare il fuoco," disse.

"Acchiapperà lj altrj sidoni. L'avevo djtto a Jjck che jra troppo vicina." Garnet saggiò il telo e mi annuì. Ce lo posai gentilmente e iniziammo il terribile compito di staccargli i vestiti dalla pelle.

"Era quel nuovo drjnatore chj è arrivato con Taber stamattina. Era fatto. E aveva un accendino con sé. Un accendino. Poteva jsplodere tutta la stella."

"Non preoccuparti," dissi. "Andrà tutto a posto." Lo girai da un lato e iniziai a tirare la camicia. Odorava di carne fritta.

Svenne di nuovo prima che gli togliessimo la camicia e questo rese più facile portargli via il resto. Gamet collegò il polso alla soluzione salina e iniziò gli antibiotici. Mi disse di tornare di sotto.

Perla era ancora attaccata al piano. "Scorch migliorerà," dissi ad alta voce per coprire il rumore fatto per prendere il pacco di Taber e le passai oltre per andare in cucina. I diffusori si erano aperti alla massima potenza par il troppo aprirsi della porta, ma dissi comunque: "Garnet vuole che le vada a prendere dell'acqua"

Ero quasi arrivato alla porta della sala delle carte. Poi Carnie si tirò su dalla poltrona bianca e disse assonnata: "Quello è il regalo di Perla, non è vero Ruby?"

Mi fermai sotto i diffusori, fermo sulla sidone.

Si sollevò a sedere, passandosi la lingua sulle labbra.

"Aprilo Ruby. Voglio vedere cos'è."

Le mani di Perla si indurirono a formare due pugni di fronte a lei. "Si," disse guardando dritto verso di me. "Aprilo Ruby."

"No," dissi. Andai verso il piano e poggiai l'involto sullo sgabello.

"Lo aprirò io, allora," disse Carnie, e si sporse dalla sedia. "Sei così meschino, Ruby. Povera Perla, non può aprirj il suo regalo di Natalj, da quando j' diventata cieca." La voce le si stava impastando. Potevo capire a malapena quello che diceva e si dovette afferrare due volte al pacco prima di sollevarlo e ridistendersi nella poltrona di Perla tenendolo stretto al petto. Le droghe stavano prendendo proprio ora il sopravvento. In poco tempo avrebbe perso coscienza. "Per favore," dissi senza emettere un suono, pregando come Perla doveva aver pregato in quella stanza chiusa, a dieci anni, le mani legate e lui che le si avvicinava con un rasoio da droga. "Svelta, svelta."

Carnie non riusciva ad aprire il pacco. Tirava debolmente il fiocco, strattonava la carta senza neppure strapparla e si calmò, chiudendo gli occhi. Iniziò a respirare profondamente, con la bocca aperta, sprofondata nella poltrona bianca con le braccia gettate sopra i braccioli della poltrona.

"Ti porto sopra, Perla," dissi. "Garnet può avere bisogno con Scorch."

"Va bene," disse, ma non si mosse. Rimase con la testa protesa, come se stesse ascoltando qualcosa.

"Oh, che bello!" disse Carnie, la voce chiara e forte. Se ne stava seduta dritta sulla poltrona, le mani sul pacco aperto. "È un vestito, Perla. Non è bello, Ruby?"

"Si," dissi guardando Carnie, di nuovo debole nella poltrona e che russava lentamente. "È pieno di luci, Perla, verdi e rosso e d'oro, come un albero di Natale."

Il pacco scivolò via dalle mani deboli di Carnie e finì sul pavimento. I diffusori scattarono e Carnie si voltò nella poltrona, tirando su i piedi sotto di sé e sistemando la testa contro il bracciolo. Iniziò a russare di nuovo, più forte.

"Ti piacerebbe provarlo, Perla?" E mi voltai a guardarla, ma se n'era già andata.


Mi ci volle quasi un’ora per trovarla perché la lanterna di città che m'ero legato alla fronte era così debole che non potevo vedere bene. Giaceva a faccia in giù accanto agli ancoraggi.

Mi tolsi la lanterna e la poggiai sul terreno accanto a lei così da poterla vedere meglio. La coda del vestito stava bruciando. La pestai fina a quando non si frantumò sotto i piedi e mi inginocchiai accanto a lei e la voltai.

"Ruby?" La voce era abbastanza stridula per l'elio nell'aria e molto rauca. Si riconosceva appena. Non si poteva riconoscere neppure la mia. Se le avessi detto che ero Jewell o Carnie o Taber venuto per ucciderla, non avrebbe riconosciuto la differenza. "Ruby?" disse. "C'è Taber?"

"No," dissi. "Solo la sidone."

"Non sei una sidone," face. Le sue labbra erano secche e aride.

"Allora cosa sono?" Spostai più vicino la lanterna di città.

Il suo viso appariva arrossato, rosso quasi quanto quello di Jewell.

"Sei il mio buon amico, il pianista che è venuto ad aiutarmi."

"Non sono venuto ad aiutarti," dissi, e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Sono venuto per finire di ucciderti. Non posso farci niente, Sto copiando Taber."

"No," disse. Ma non era un no di protesta o d'orrore o di sorpresa, era un dato di fatto. "Tu non hai mai copiato Taber."

"Ha ucciso Jack. Ha fatto esplodere la sidone di un povero drenatore par avere un alibi per il suo assassinio. Mi ha lasciato ad ucciderti."

Le mani le pendevano ai fianchi, palme verso il suolo.

Quando gliele sollevai e gliele posi sulla camicia come le aveva sempre tenute, incrociate ai polsi, non si scosse e pensai che forse aveva già perso conoscenza.

"I piedi di Jewell stanno molto meglio," disse, e si leccò le labbra. "Non zoppichi più quasi per niente. e io sapevo che Carnie era drogata già prima che entrasse nella stanza, da come camminavi. Ho sentito che li copiavi tutti, perfino il povero Jack che è morto. Non hai mai copiato Taber. Neppure una volta."

Mi raccolsi intorno a lei e le presi la testa sulle gambe. Le si sciolsero i capelli cadendole intorno al viso mentre la sollevavo, le punte che le si arricciavano in punte incenerite.

Le suole dei piccoli tagli delle scarpe mi entrarono sul retro delle gambe come ferri infuocati. Inghiottì e disse: "Sfondò la porta e andò a chiamare il dottore e poi venne a uccidere l'uomo, ma era in ritardo. Mia madre lo aveva fatto uscire dal di dietro."

"Lo so," dissi. Le mie lacrime le cadevano sul collo e sulla gola. Cercai di asciugargliele, ma erano già evaporate e la pelle si sentiva calda e secca. Le labbra erano screpolate e le muoveva appena mentre parlava.

"Poi tornò e mi tenne tra le sue braccia mentre aspettavamo il dottore. In questo modo. E io chiesi Perché non l'hai ucciso? e lui disse Lo farò e poi gli chiesi di finire di uccidermi, ma lui non lo fece. Non uccise neppure il drenatore, perché le sue mani erano spezzate e distrutte.

"Lo uccise mio zio. È per questo che siamo stati in quarantena. Lui e Kovich lo uccisero," dissi, anche se Kovich era già morto allora. "Lo legarono e gli tolsero gli occhi con un rasoio da droghe." Era per questo che Jewell mi aveva fatto venire a Paylay. Era un dovere verso mio zio perché aveva ucciso il drenatore. E mio zio cosa mi aveva mandata a fare? A copiare chi?

La lampada diventava sempre più fioca e la banda per la fronte di cartasoia si stava bruciacchiando, ma non cercai di spegnerla Stavo in ginocchio con la testa di Perla in grembo sulla terra infuocata, senza muovermi.

"Sapevo che mi copiavi fin dall'inizio, ma non te l'ho detto perché ha pensato che avresti ucciso Taber per me. Ogni volta che suonavi per me, io sedevo e pensavo a Taber con una sidone che gli squarciava la gola, sperando che avresti copiato l'odio che provavo. Non ha mai visto Taber e neppure una sidone. Mi spiace averti fatto questo, Ruby."

Le tolsi i capelli dalla fronte e dalle guance. La mia mano lasciò un segno fuligginoso, come una cicatrice lungo il fianco del suo viso. "Ucciderò Taber," dissi.

"Mi ricordavi così tanto Kovich quando suonavi. Sembravi proprio come lui. Credevo di starmene a pensare di uccidere Taber, ma non era vero. Non so neppure come è fatta una sidone. Pensavo solo a Kovich e aspettavo che venisse per uccidermi. Respirava leggermente ora e molto veloce, prendendo aria quasi ad ogni parola. "Come sono le sidoni, Ruby?"

Cercai di ricordare a cosa assomigliava Kovich quando venne a trovare mio zio, le mani spezzate che erano infette, il viso rosso dalla febbre che lo avrebbe consumato. "Voglio che tu mi copi," aveva detto a mio zio. ''Voglio che impari da me a suonare il piano prima che muoia. Voglio che uccida un uomo per me. Voglio che gli tagli via gli occhi. Voglio che tu faccia quello che non posso fare io.

Non potevo ricordare come appariva, tranne che era molto alto, alto quasi come mio zio, quanto me. Mi era parso che sembrasse proprio come mio zio, ma di certo era la cosa opposta. "Voglio che tu mi copi," aveva detto a mio zio. "Voglio che tu faccia quello che non posso fare io." Perla gli aveva chiesto di uccidere il drenatore e lui aveva promesso di farlo. Poi Perla gli aveva chiesto di finire di ucciderla e lui aveva promesso di fare anche questo, anche se non avrebbe potuto ucciderla più di quanto avrebbe potuto suonare il piano con le mani rovinate, anche se non sapeva neppure quanta possa copiare bene uno specchio, o come possa farlo ciecamente. Così mio zio aveva ucciso il drenatore ed io avevo finito di uccidere Perla, ma era stato Kovich, Kovich che aveva commesso i delitti.

"Le sidoni sono molto alte e suonano il piano." Dissi.

Non rispose. La cinghia di cartasoia della lanterna prese fuoco. La guardai mentre bruciava.

"Va benissimo che tu non uccida Taber, ma non devi permettere che getti su di te l'accusa di avermi ucciso."

"Ucciderò Taber. Gli ho dato l'accendino vero. Gliel’ho messo nella giacca prima che uscisse per andare alle sidoni."

Cercò di sedersi. "Di loro che mi stavi copiando, che non potevi farci niente," fece lei, come se non mi avesse sentito.

"Lo farò," dissi, guardando nell'oscurità.

Là all'orizzonte, da qualche parte c'è Taber. Sta guardando quaggiù, chiedendosi se l'ho già uccisa. Presto tirerà fuori il sigaro e appoggerà il pollice alla rotella dell'accendino e le sidoni esploderanno una dopo l'altra; una striscia di luci.

Mi chiedo se avrà mai il tempo di accorgersi di essere stato assassinato, di domandarsi chi può averlo ucciso.

Me lo chiedo anch'io, in ginocchio qui, con la testa di Perla appoggiata sulle mie ginocchia Forse ho copiato Perla. O Jewell, o Kovich, o perfino Taber. O tutti quanti assieme. La cosa peggiore non è che ti vengono fatte delle cose. È che non sai chi te le sta facendo. Forse non ho copiato nessuno, e sono io quello che ha ammazzato Taber.

Spero che sia così.

"Dovresti rientrare prima di bruciare," sta dicendo Perla, così piano che riesco a malapena a sentirla.

"Lo farò," rispondo. Ma non posso. Mi hanno legato, mi hanno chiuso dentro ed ora sto solo aspettando che vengano a finire di uccidermi.






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