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Gli eroi e le eroine alati nella science fiction


di Giuliano Giachino


La società dei Cantori e Volatori


E siamo così giunti all'ultimo personaggio, il più bello, il più affascinante, il più autentico e vero: Maris di Amberly, il cui ultimo volo concluderà la nostra serata.

Windheaven, Il pianeta dei venti, è un mondo cosparso di isolette separate tra di loro da un mare tempestoso, sul quale, millenni prima della vicenda narrata, ha fatto naufragio un gruppo di astronauti terrestri: ed i loro discendenti vi hanno sviluppato una società di tipo pseudofeudale, composta da contadini, guaritori e mercanti. Ma le figure attorno alle quali ruota l'intera vicenda sono da una parte i "Cantori", cioè menestrelli che cantano ballate e leggende accompagnandosi con uno strumento che assomiglia ad una chitarra o ad una cetra; e dall'altra, e soprattutto, i "Volatori", cioè coloro che, utilizzando i rottami di metallo leggerissimo delle antiche astronavi ed approfittando dell'atmosfera assai densa, hanno forgiato delle ali artificiali, per mezzo delle quali sono gli unici a poter innalzarsi in volo, a viaggiare da un'isola all'altra ed a tenere i contatti tra le varie colonie.

Le ali, che sono in numero limitato, sono tramandate dal padre al figlio primogenito, e la casta dei Volatori, chiusa ed esclusiva, non ammette estranei al suo interno: sarà proprio Maris di Amberly, una ragazza a cui le ali non sarebbero toccate, a rompere questa tradizione, ad amare la libertà ed il vento sopra ogni cosa, a rubare le ali proibite, a vincere la più difficile delle battaglie ed a divenire la più famosa volatrice di tutti i tempi.

Alla fine del romanzo, Maris è ormai vecchia e malata, e sa di star per morire: ed allora chiama a sé un giovane menestrello e, senza dirgli il suo nome, gli recita i versi di una canzone che narra come morì Maris di Amberly, volando un'ultima volta nel cielo e nel vento.

Ascoltiamo dalle parole degli autori, George Martin e Lisa Tuttle, il poetico brano con cui termina il romanzo, che chiude la vicenda sottolineando simbolicamente il valore "assoluto", "reale", delle parole, della narrazione, del canto, della poesia, anche quando questo canto, questa poesia, narrano di un evento del tutto immaginario.






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