Recensione di Domenico Minunni a "Timescape"
Gregory Benford, Timescape (1980), Editrice Nord, Milano 1989, pp. 417, L. 15.000
"Molti elementi scientifici di questo romanzo sono reali. Altri sono frutto di ipotesi e quindi possono dimostrarsi erronei. Il mio obiettivo è stato di mettere in evidenza e far comprendere certi aspetti filosofici delle scienze fisiche. Se il lettore ne uscirà con la convinzione che il tempo rappresenta un enigma fondamentale nella fisica moderna, questo libro sarà servito al suo scopo". Così Greg Benford conclude la breve postfazione al termine del suo romanzo, scritto nel 1979 ma "in cui si trovano ben 15 anni di riflessioni ed esperienze". Benford, che ricordiamo è fisico ed insegna all'Università di California, è tra gli autori di sf più interessanti di questi ultimi anni, esponente di punta, assieme ad altri nomi nuovi, della sf hard, quella che una volta si chiamava sf tecnologica.
Timescape è un esempio magistrale di questo filone della narrativa fantascientifica.
Innanzitutto, colpisce la struttura narrativa. Fin dal principio, il lettore viene coinvolto in due diverse storie: una che si svolge nel 1962 e l'altra nel 1998. Le due vicende si intrecciano, scorrendo alternativamente in brevi paragrafi. Personaggio chiave degli eventi del 1962 è un giovane professore di fisica dell'Università di California, Gordon Bernstein, il quale si trova alle prese con delle strane e sconcertanti interferenze durante un esperimento. Nel 1998, sullo sfondo di un mondo sull'orlo di un disastro ecologico globale, il protagonista è invece un fisico dell'Università di Cambridge, John Renfrew, il quale sta disperatamente tentando, tramite nuove conoscenze sui tachioni, di comunicare col passato, per cercare di scongiurare alle origini la catastrofe biologica che sta per mettere fine alla civiltà umana.
Al centro del romanzo vi è dunque questo tentativo di comunicazione col passato che, al pari dei viaggi nel tempo, genera tutta una serie di complicazioni e paradossi logici. Questi ultimi verranno chiariti e, in un certo senso, risolti nel capitolo finale, in cui viene proposta una teoria molto affascinante sulla struttura dell'universo.
Timescape ha il pregio di raccontare la scienza e la ricerca scientifica in maniera molto esplicita e realistica. Gli scienziati stessi che incontriamo nella vicenda non sono figure stereotipate ma personaggi a tutto tondo, con interessi e speranze, virtù e debolezze propri di ogni essere umano. Ammirevole è poi l'abilità dell'Autore nell'esprimere, con chiarezza estrema, ipotesi, problemi e concetti fisici relativi al tempo non proprio elementari, senza per questo allontanarsi dal rigore scientifico.
Un'opera esemplare, quindi, anche se Benford era "convinto che si trattasse di un libro un po' complicato, eccentrico e destinato ad una fascia marginale di pubblico", come dice egli stesso nell'interessante prefazione scritta appositamente per l'edizione italiana. Il libro sarà anche un po' complicato ed eccentrico, ma senza dubbio affascinerà tutti colore che amano la speculazione scientifica e desiderano conoscere cosa si prova "quando si pratica la scienza [...], quella strana sensazione che difficilmente si può trasmettere, che si avverte quando si scopre qualcosa di imprevedibile, di reale e di radicalmente nuovo".
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