Phantascientia Italiae-prefazione
di Gianluca Cremoni e Andrea Jarok
Questo Avatar speciale, in due volumi, racconta la storia di tutti quei personaggi che hanno contribuito a scrivere una storia della fantascienza in Italia. Si tratta di un lavoro senza precedenti perché non soltanto raccolta biobibliografica, ma anche iconografica, che da finalmente un volto a tutti quei personaggi che molti di noi hanno letto, ma non hanno mai visto. Una galleria di fotografie, una parata di volti che riunisce tutti quei "folli" che hanno creduto in una via italiana alia fantascienza. Critici, autori, registi, illustratori, esperti, editori, perlopiù sconosciuti al grande pubblico, che hanno dedicato una parte della loro vita a questa utopia.
Leggere per immagini, questa è la fantascienza. L'opera rimane mentre i volti scompaiono. L'esigenza di una testimonianza iconografica sembra purtroppo farsi sempre meno pressante. Prima alla statuaria, poi alla ritrattistica, e infine alla fotografia è stato affidato il compito di conservare volti e fattezze di artisti, musicisti e scrittori. Ora, nell'era del multimediale, il rischio è maggiore, perché nella Rete, memoria a breve termine del nostro immaginario, tutto quanto esiste è destinato a essere sostituito. Questa morte è figlia della dispersione, regina della Rete.
Avatar vuole invece unire e fissare, non solo dati o parole, ma anche, anzi, soprattutto immagini. E tanto più ciò è importante nella fantascienza, letteratura dell'immaginario e quindi dell'immagine. Quanti sono cresciuti con essa, quanti l'hanno amata e continuano a farlo, devono tutto questo non solo ad Asimov, Simak o Dick ma anche, in modo ugualmente profondo, a Caesar, Thole, Festino e a tutti gli illustratori del fantastico, artefici, fortunatamente, di una parte indelebile del nostro immaginario ...
La fantascienza italiana sembra aver vissuto continui alti e bassi di pubblico, con l'unica costante del disinteresse della cosiddetta critica mainstream, che usa il termine fantascienza come sinonimo di "cosa assurda e quindi sbagliata". Ma, come la storia c'insegna, i nuovi movimenti letterari e artistici non nascono quasi mai dalle accademie, ma sorgono dal "basso", s'insinuano nei gusti della gente e ne cambiano le prospettive estetiche, fine a quando, per ultima, la critica ufficiale comincia a tesserne timidi plausi. Lasciamo quindi che la "corrente principale" scopra il più lentamente possibile questo mondo letterario (che - sottolineiamo - non è autoreferenziale e quindi non è un genere a parte, ma è soltanto l'aspetto "fantastico" delta letteratura tout-court, mainstream o underground che sia), molto lentamente, si diceva, perché quando finalmente la critica riconoscerà il suo valore, forse sarà la fine.
A differenza dei paesi anglosassoni, in Italia possiamo parlare di letteratura derivata, che non significa, però, d'imitazione. Se mai di imitazione si può parlare ci si deve riferire ai primissimi romanzi degli anni '50. Approdando in Italia, infatti, inconsapevolmente già si è distinta dal modello americano per il nome. America: science fiction - narrazione, non storica, basata sulla scienza. Italia: fantascienza - conoscenza (lat. scientia) attraverso l'evocazione d'immagini (gr. phantasia). Etimologia tanto veritiera quanto falsa, infatti il termine fu coniato da Giorgio Monicelli, in risposta alla "Scienza Fantastica", prima pubblicazione di fantascienza in Italia. La fantascienza si vede, non si legge. E la tradizione italiana è tradizione di fantascienza, non di science fiction.
Infatti, dagli anni '60 (gli anni di "Oltre il Cielo") in poi, la cultura della fantascienza si è via via aggiornata alle novità anglosassoni con la fantascienza sociologica, ecologica, la new wave, fino al cyberpunk e all'avantpop. Aggiornata nella lettura, che non sempre si è tradotta in scrittura. La narrativa fantascientifica scritta in Italia ha sempre mantenuto caratteristiche peculiari europee: il più lasso trascorrere degli avvenimenti, un maggiore afflato lirico, la presenza di elementi storici, personaggi più vicini alla nostra realtà rispetto a quelli senza frontiere del sogno americano.
Al botteghino, come sappiamo, le cose hanno preso una piega un po' diversa: periodi di crisi si sono succeduti a momenti di entusiasmo. A volte effimero (come l'ondata di riviste usa-e-getta intorno agli anni dell'exploit russo di Gagarin), a volte qualitativamente alto (gli anni di "Robot"), altre legate a trend più vasti e complessi (gli anni di Evangelisti). Ma, indifferentemente dalla qualità, questi entusiasmi si sono dissolti come mode passeggere. Le ultime notizie non sono certo incoraggianti: pare che le vendite dei nomi italiani (tranne Evangelisti e pochissimi altri) siano nuovamente in calo.
Sperando ovviamente si tratti di un sussulto momentaneo del mercato, ci prendiamo la libertà di una provocazione. Vorremmo porre questa monografia come lapide della fantascienza italiana inscritta nel graduale decadimento della science-fiction mondiale dinanzi all'incalzare dei nuovi supporti di narrazione digitale, visuale, sonora, interattiva, che coinvolgono di più i sensi (ma non le vere emozioni della mente). Un cippo funerario zeppo di ritrattini accompagnati da epigrafe ed epitaffi, frammenti di ricordanze e aforismi d'autore.
Aspettando la prossima resurrezione, "qui giace la fantascienza italiana".
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