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Dalla carta al byte: le webzine


di Gianluca Cremoni


Pagine interconnesse di testi-suoni-immagini che arrivano via cavo e si visualizzano sullo schermo, il web-magazine, la "rivista di tela", è poco propensa a distinzioni, soprattutto per quanto riguarda i contenuti. E allora la web-fanzine diventa semplicemente webzine.

Anni fa la fanzine era battuta faticosamente a macchina su fogli presi dal cassetto e fotocopiata dal cartolaio sotto casa, oppure battuta su ciclostili. Oggi, un qualsiasi dilettante della parola e del disegno, può inserire i propri lavori in un codice e renderlo disponibile alla lettura di tutti gli abitanti del mondo forniti di connessione Internet. Questo cambiamento strutturale, se da un lato ha evidentemente rivoluzionato la fruizione e il formato, dall'altro non può non averne modificato anche i contenuti. Andiamo con ordine.

Son passati quasi quarant'anni da quando Sandro Sandrelli scriveva la sua fanzine con la macchina per scrivere copia per copia. Luigi Cozzi prendeva dei vecchi ciclostili e batteva a macchina creando una fanzine piena di contributi di diversi autori ("Futuria Fantasia"). In realtà si trattava di diversi pseudonimi di sé stesso, che servivano per far immaginare un gruppo dietro a quella personalzine. Fino agli anni '80 la situazione non cambierà molto, e si potrà soltanto distinguere la classica fanzine casereccia (ciclostilata o fotocopiata, sempre in b/n, spesso su carta colorata) dalla rivista amatoriale (stampata in tipografia, a volte anche a colori).

Con l'avvento di sua maestà il computer si vedranno le prime timide varianti.

Comincia Luigi Pachì nel 1984 con "Blade Run", che si autodefinisce "videorivista" ma che oggi definiremmo la prima e-zine o fanzine digitale, perché distribuita su musicassetta per ZX Spectrum. La stessa sarà distribuita anche in formato cartaceo, che è poi semplicemente la stampa dal video del computer. Mentre la cassetta, come molti dei nuovi supporti tecnologici, sarà destinata a scomparire per dare spazio a tecnologie più evolute, il computer lascierà la prima traccia nella grafica delle fanzine: nella seconda metà degli anni '80 progressivamente si tradisce la macchina per scrivere tradizionale con quella elettronica e il computer. Così, a fianco alle fanzine dei "tradizionalisti", si cominceranno a vedere da un lato testi meno tremolanti, senza troppe cancellature o parole spezzate alla fine della riga e senza lacune d'inchiostro, grazie alle nuove macchine; dall'altro fanzine scritte con il carattere unico dei primi computer, quello a matrice d'aghi, che, ad anni di distanza, ci appaiono cariche del fascino del modernariato. Questo stato di cose rimarrà tipico di quegli anni e potrà servire agli esegeti fanzinari del futuro (se mai ce ne saranno) per datare fanzine senza data (cosa assolutamente non rara). Le prestazioni dei pc miglioreranno, ci si potrà pure sbizzarrire con la grafica e allora addio macchine per scrivere elettroniche.

Ma le sperimentazioni continueranno. Con gli anni '90 si proverà a pubblicare fanzine in tutti i modi, anche i più improbabili, su floppy disk o, successivamente, su cd-rom (ne esiste una anche oggi in entrambi i formati, "Planet Ghost", rivista dell'orrore, versioni allegate al sito Internet). Ma ci sono state anche le videozine (ricordo, dal 1992, "Cyberpunk" della ShaKe) e addirittura di faxizine (il termine con la "i" tra "x" e "z" l'ho coniato io adesso), come il coraggioso esperimento di Franco Forte con i primi numeri di "Shining".

Ma la vera rivoluzione non si giocherà tanto sul supporto, ma sulla diffusione. Alla fine degli anni '80 nasceranno le BBS, luoghi d'incontro virtuali, dove si potrà pubblicare materiale che rimarrà a disposizione di chi si connette a quella banca dati. La prima fanzine a passare attraverso un cavo telefonico sarà "Delos Cyberzine" nei primi anni '90, le cui prime pubblicazioni su BBS sono ancora reperibili in Internet. Ben presto, nel 1995, "Delos" si trasferirà definitivamente nella Rete mondiale, ovvero Internet. Anche se non si può considerare "Delos" come fanzine vera e propria, dato il suo aspetto (letterario e grafico) decisamente professionale, sarà seguita da una schiera di pubblicazioni (le webzine) che trasferiranno il proprio materiale su Internet. Da principio si affiancherà la webzine alla versione cartacea (che rimane la "vera" pubblicazione) per aumentarne la diffusione e le possibilità di lettura, ma poi ci si accorgerà, progressivamente, che la webzine ha, se non più lettori, un riscontro maggiore e che le comunicazioni via e-mail sono più agevoli che via posta.

Le cose cambieranno in pochi anni; con la crescente diffusione di Internet molte fanzine si trasferiranno completamente nel ciberspazio senza lasciare traccia cartacea, i notiziari (le newsletter) saranno sostituite da più comodi notiziari periodici via e-mail, e molte nuove webzine vedranno la luce online (soprattutto scritte da giovani e giovanissimi).

Le "riviste di tela" si sono così conquistate il loro posto d'onore e sono diventate il fulcro della pubblicazione. Si parlerà sempre meno di versioni online di riviste cartacee, e sempre più di supporti allegati al sito Internet.

Ma la webzine è qualcosa di diverso da una rivista di carta. Innanzitutto le webzine hanno una diversa diffusione: raggiungono altre persone oltre agli stretti appassionati, e questo grazie ai potenti motori di ricerca, ai webring (collegamenti a catena di fanzine o siti simili tra loro), ai normali link tematici, o anche semplicemente grazie al caso. I lettori, oltre a essere molti di più, saranno anche più vari, con interessi diversi, accomunati soltanto dalla curiosità e, almeno per i primi anni, da un minimo di conoscenza della Rete. Altra caratteristica, un po' triste, è la mortalità dei siti e delle pagine. Così come è semplice aprire un sito, allo stesso modo è semplice dimenticarsene, abbandonarlo e farlo diventare, come si dice in gergo internettiano, un "topo morto", prima che qualche addetto se ne accorga e lo abbatta definitivamente. A volte non succede e può capitare di imbattersi per puro caso in questi "cadaveri" (non sono linkati a niente, sono sfilacciature della Rete).

Altro problema è la volatilità dei numeri, nel senso che a volte è difficile distinguere tra un numero all'altro, in quanto vengono aggiornati di continuo, aggiungendo pezzi nuovi e sostituendoli a quelli più vecchi. Il numero (l'uscita) è ancora abbastanza seguito per questioni tradizionali e per la forza dell'abitudine, ma sta perdendo senso. Infine la struttura, decisamente diversa, può essere sequenziale, ad albero, ad anello o a rete, e può contenere, oltre al testo e alle immagini, suoni e animazioni.

Una volta tracciate le differenze tra la webzine e quella tradizionale su cui tutti siamo d'accordo, potremmo anche azzardare delle considerazioni contenutistiche. La webzine, in quanto volatile, semplice a farsi e mortale, rischia di avere una qualità mediamente inferiore alle sue sorelle di carta. Di contro, dando la possibilità di scrivere a più persone, può svelare cose egregie se non nuovi talenti (non è ancora successo, ma è la notizia che aspetto: scrittore dilettante online pubblica bestseller tradotto in dieci lingue!).

Ma, senza ombra di dubbio, la webzine aumenta lo spettro tipologico del lettore, e, la fantascienza, comunemente considerata un genere chiuso alla stregua dei romanzi rosa (con la differenza che questi almeno vendono), non può che accogliere con entusiasmo (e prudenza), questo nuovo medium.

Nonostante ciò, e in forza delle differenze descritte, la carta non ha perso e non perderà il proprio ruolo. Le fanzine cartacee, sempre in diminuzione, avranno meno lettori, più appassionati ai contenuti, e potranno comunque avvalersi di pubblicità e diffusione via Internet. Forse avranno un carattere più snob, o forse l'odore di carta le renderà più simpatiche ai nostalgici, ma in ogni caso potremmo ammirarle e rileggerle più a lungo rispetto alle sorelle virtuali.

La diminuzione del materiale cartaceo nel mondo del fandom e, ammettiamolo, un certo morboso attaccamento feticistico, sono due delle motivazioni per le quali "Avatär" è rimasta fedele alla carta senza rinunciare a Internet. La conoscenza delle vecchie tecnologie (perché anche carta e penna lo sono) non dovrebbe essere abbandonata e, anzi, sarebbe saggio cercare l'integrazione tra vecchie e nuove tecnologie.






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