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La storia di IntercoM


di Domenico Gallo


"I mezzi elettrici di comunicazione sono il terreno in cui questa modalità pratica e sovversiva della scrittura si rende possibile (...) criminalizzare la scrittura, la trasformazione linguistica e culturale è il modo rozzo in cui il potere avverte l'iscrizione del testo nel processo storico e tenta di distruggere la capacità del linguaggio di farsi vita, trasformazione, movimento" (da Alice scrive per l'autonomia, 1977).


"Intercom" è una strana fanzine, nata nell'ottobre del 1979 ha ininterrottamente proseguito le pubblicazioni fino al 1999, arrivando al numero 149. Per oltre dieci anni è stata regolarmente distribuita con periodicità mensile. Si tratta di decine di migliaia di pagine dedicate alla fantascienza e uno stuolo di collaboratori numeroso e di eccezionale preparazione.

Ora prosegue le pubblicazioni sul web all'indirizzo www.intecom.publinet.it (ora disattivo; l’attuale è http://www.intercom-sf.com/index.php) e presenta un archivio dedicato alla critica della fantascienza che è, probabilmente, il più vasto in lingua italiana. Tra le altre iniziative, "Intercom" ha messo a disposizione i testi della rivista di critica "La città e le stelle" e, attraverso un gemellaggio con la più importante iniziativa del mondo dedicata alla critica della fantascienza, "Science-Fiction Studies", cura monografie su autori e temi della narrativa e del cinema di fantascienza.

A mio parere, la particolarità di "Intercom" risiede nell'essere stata capace di mantenere all'interno dello stesso logo impostazioni molto diverse tra loro. La fanzine nasce a Palermo come notiziario sulla fantascienza ed è diretta da Pippo Marcianò. Pippo era stato il curatore assieme a Gian Filippo Pizzo di una delle più interessanti fanzine degli anni '70, "Astralia". "Intercom" si caratterizza da subito come notiziario mensile in cui riescono a trovare voce le più feroci polemiche, dove vengono smascherate le ingenue megalomanie e il narcisismo che tanto erano diffusi tra gli appassionati di fantascienza, tra gli aspiranti scrittori, tra i sedicenti critici. Ma a fianco dell'attacco goliardico e maleducato che caratterizzò quei primi anni, prendono forza altre manifestazioni sicuramente innovative e che presentano interesse anche oggi.

Per la prima volta l'appassionato di fantascienza manifesta, all'interno del fandom, un luogo virtuale deputato alla celebrazione della fantascienza, esperienze e tensioni che sono esterne alla sua passione cinematografica. In maniera sempre più cosciente alcuni appassionati iniziano a mettere in comunicazione la propria passione per la fantascienza con la cultura, con la politica, con la loro vita di tutti i giorni. Grazie a Claudio Asciuti, Bruno Baccelli, Daniele Brolli, Domenico Cammarota, Domenico D'Amico, Bruno Valle inizia un processo di demistificazione della fantascienza i cui risultati ora sono più chiaramente visibili.

Non so quanti di noi avessero letto all'epoca la citazione che apre questo scritto, e che è tratta dal bel libro di Claudia Salaris intitolato Il movimento del Settantasette: linguaggi e scritture dell'ala creativa, ma "Intercom" e altre fanzine si ritrovarono fortemente influenzate dalle idee dell'epoca provenienti dall'esterno della fantascienza. Non a caso i luoghi dove queste fanzine vengono stampate sono sedi di partiti, sindacati, gruppi extra-parlamentari e parrocchie, ovvero luoghi in cui venivano realizzate altre fanzine legate alla politica o alla vita nei quartieri. Iniziative che condividono con queste la prospettiva di diffusione ridotta, ma, contemporaneamente, di approfondimento dei contenuti e, soprattutto, di libertà di stampa garantita dall'autogestione dei poveri mezzi di produzione. Tutte queste riviste, di fantascienza e non, essendo slegate da ogni logica di mercato, si presentano come spazi di libertà spesso autoreferenziali ma in alcuni casi decisamente innovativi.

Attorno a "Intercom" nacquero e morirono altre fanzine come i due numeri di "Crash" (che veniva pubblicata a Genova da me, Bruno Valle, Claudio Asciuti, Silvio Migliaccio, Mario Fabiani e altri), "Lucifero" (che veniva pensata da Bruno Baccelli, Daniele Ganapini e Daniele Brolli).

"Crash" rincorreva l'idea di dimostrare due tesi: la prima sosteneva che la fantascienza faceva parte della letteratura e che, pertanto, poteva essere compresa solamente scoprendo i rapporti letterari sottintesi nei testi; la seconda, partendo dall'assunto che la fantascienza è nata e si è sviluppata negli Stati Uniti, cercava di rinvenirne il tracciato ideologico comune. L'esperienza si concluse in fretta, dopo due corposi studi su Alfred Bester e Charles Harness, poi gli sforzi congiunti di me e di Bruno Valle si concentrarono su "Intercom" dal numero 28 al 99.

Contemporaneamente, si parla dei primi anni Ottanta, alcune riviste compirono l'itinerario opposto dal nostro. Dall’area della politica sembrano convergere sulla fantascienza. Si tratta di "Un'Ambigua Utopia" (creata da un nutrito collettivo editoriale dal quale spiccò soprattutto la figura di Antonio Caronia) e "Pianeta Rosso" (un'iniziativa napoletana di spiccata matrice sociologica).

Non deve stupire se tanti appassionati di fantascienza tentavano in quegli anni di intrecciare la passione per il proprio genere prediletto con un linguaggio e con atteggiamento derivanti dalla cultura della sinistra extraparlamentare. Innanzitutto la fine degli anni Settanta vede il dilagare di un'egemonia culturale che invade ogni campo del sapere, fantascienza compresa. Si tratta di un fenomeno poi attenuatosi che non è stato tipico dell'Italia, e che negli USA e in Francia è ancora molto rilevante.

D'altro canto, la fantascienza consente la costruzione di visioni radicali che si prestano efficacemente per descrivere le contraddizioni dei sistemi sociali. Si pensi a Gorge Orwell e ad altri utopisti negativi, ma anche ai romanzi di Ursula Le Guin, come a quelli pubblicati nel periodo d'oro di "Galaxy". Inoltre fissare l'attenzione verso il futuro, sia in positivo che in negativo, è una caratteristica del pensiero socialista e utopista e, in generale, di quelle teorie che si pongono obiettivi di trasformazione sociale. Non si trattava di un'idea tanto pellegrina, anche se fu perseguita in maniera probabilmente inconsulta, tanto è vero che un anno fa la Wesleyan University Press ha pubblicato un eccellente saggio di Carl Freedman intitolato Critical Theory and Science Fiction che struttura esattamente questi aspetti ideologici.

"Intercom" nei primi anni fu amata e odiata proprio per il persistere di questa contraddizione: goliardia tipica del fandom e tetro rigore intellettuale di studenti universitari eccessivamente combattivi. Dopo 27 numeri, Pippo Marcianò si stufa e decide di abbandonare la redazione. Come accadrà molte volte in futuro, qualcuno decide di rilevare il nome e di continuare le pubblicazioni. Così, a partire dal gennaio 1982 fino al marzo del 1988, io e Bruno Valle portiamo la fanzine dal numero 28 al 99. I contenuti di "Intercom" cambiano drasticamente, da notiziario beffardo a mensile dedicato alla critica, recensioni, interviste, dossier sulle fantascienze nazionali. Anche in questa seconda serie le polemiche non mancano, specialmente quelle con i sostenitori del fantastico ideologico che rilevavano in certa letteratura la presenza di elementi mitici provenienti da presunte epoche pre-storiche. Si trattava comunque di polemiche compassate che, nella maggior parte dei casi, non esplodevano e s'isterilivano. Solo gli interventi di Domenico Cammarota e Claudio Asciuti sembravano arrivare in fondo alle contraddizioni di un mercato editoriale professionale tradizionalmente asfittico e conservatore. Ma attorno a "Intercom" si crea sempre di più un ambiente ostile. La fantascienza ufficiale si struttura in sparute ma organizzate lobby che gestiscono premi e convegni assolutamente autoreferenziali e paternalistici, il fandom si ricompatta indifferente alle mutazioni che stanno interessando il genere letterario da loro amato.

Disinteressato al culto della fantascienza, Danilo Santoni inizia a collaborare a "Intercom" e a "The Dark Side" introducendo in Italia il cyberpunk e traducendo alcuni racconti di questi autori che, con qualche anno di ritardo saranno osannati da tutti. Danilo Santoni, che poteva vantare un ottimo background nella letteratura americana, sarà il pazzo che renderà possibile la prosecuzione di "Intercom" dal numero 100 al 149 e che, ancora oggi, è uno dei principali promotori del sito web. Riservato, competente, creativo, Danilo Santoni compirà l'ennesima rivoluzione della fanzine. Introduce racconti italiani e stranieri in una iniziativa che si faceva vanto di non aver mai pubblicato una riga di narrativa, approfondisce la conoscenza del cyberpunk presentando autori statunitensi diversi da William Gibson, conosciuto allora per il solo Neuromante, e, soprattutto, Danilo Santoni è capace di entrare in contatto con nuove iniziative (come la fanzine "Follow my dream") e di rigenerare sia la redazione che il parco dei lettori. Roberto Sturm e Franco Ricciardiello entrano nella redazione, poi Antonio Folli, che aveva collaborato a "Intercom" da tempi lontanissimi, intensifica la sua presenza imponendo una svolta radicale all'immagine della fanzine. A partire dal numero 109 "Intercom" cambia volto, abbandona la sua veste dimessa, da anacronistico ciclostilato agitprop, per assumere definitivamente un aspetto gradevole. Computer, word processor, stampanti laser, fotocopie a basso costo consentono una resa grafica che le vecchie fanzine neppure potevano sognarsi. Ma la novità non è solo grafica, assieme a racconti italiani compaiono racconti stranieri estremamente interessanti. Scrittori professionisti concedono di tradurre gratuitamente i loro racconti, così troviamo Connie Willis, Jim Cowan, Greg Egan, Bob Show, Judith Moffett, James Blaylock, Richard Kadrey, Richard Paul Russo, Paul J. McAuley, Ian Watson, Pat Murphy e altri. A fianco a scrittori che, come Greg Egan, sono tra i più interessanti della fantascienza contemporanea, "Intercom" propone autori italiani cercando di cogliere e stimolarne l'originalità. Nonostante fossimo tutti soddisfatti dell'aspetto e dei contenuti che "Intercom" aveva raggiunto, rimaneva il principale e ineliminabile problema delle fanzine: la scarsa diffusione. Con una redazione ancora più irrobustita, con Emiliano Farinella, Marco Mocchi e Andrea Marti, viene presa la sofferta decisione di abbandonare la forma cartacea e scegliere la più ecologica diffusione in rete. Ora "Intercom" su web procede su due binari: recupero dell'archivio storico della fanzine e pubblicazione di nuovi materiali. All'ombra di iniziative ben organizzate e regolari come il sito Fantascienza.com, "Intercom" prosegue la sua ricerca sulla fantascienza attraverso lo studio della tradizione letteraria e del rapporto con gli altri generi letterari senza dimenticare la grande forza di impatto sociale che ha avuto in passato e che è ancora in grado di esprimere. Un interesse alle potenzialità politiche e immaginative della fantascienza che la rivista ha in comune con una realtà militante come "Carmilla", la rivista sull'immaginario diretta da Valerio Evangelisti.

Quando riprendo in mano i vecchi fascicoli di "Intercom" ciclostilati su quella brutta carta ruvida, ripenso con grande nostalgia a quei pomeriggi rubati allo studio in cui ci riunivamo a ciclostilare, contendendo l'agognata macchina ai volantini che proclamavano lo sciopero piuttosto che al giornalino di quartiere. Ho collaborato dal primo numero e non ho mai abbandonato completamente questa iniziativa, seppure in più di vent'anni l'iniziativa è stata in mano ad altri amici, ma per me, nonostante queste metamorfosi grafiche e d'impostazione, qualcosa d'inalterato è rimasto fino a oggi ad animare questa nuova redazione: la passione e il gusto dell'indipendenza.






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