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Vittorio Curtoni


di Andrea Jarok


Vittorio Curtoni è nato a San Pietro Cerro, paesino in provincia di Piacenza, il 28 luglio 1949. Inizia a leggere fantascienza a nove anni, a quattordici ha già letto Sartre, a diciassette si vede pubblicare il suo primo racconto, a vent'anni diventa curatore di una delle più importanti collane di fantascienza e a poco più di trenta si ritira dal mondo della fantascienza italiana, essendo riuscito, nell'arco di poco più di un decennio, a diventarne una delle figure più discusse e importanti.

Curtoni fa il suo ingresso nel mondo della fantascienza nel 1965 durante il Festival del film di fantascienza di Trieste, dove viene in contatto con alcuni tra i principali nomi della fantascienza italiana, come Sandrelli, Naviglio, Fossati e Cozzi. Inizia così un periodo legato al fandom, periodo molto breve, in quanto Curtoni approderà ben presto alle riviste ufficiali. L'anno successive esce il suo primo racconto, Danzate, morituri! ("Oltre il Cielo" 145), mentre nel 1967 si classifica tra i finalisti del premio Nova Sf* con il racconto L’uomo, l'ombrello e altre cose, pubblicato poi solo tre anni più tardi ("Nova Sf*" a. IV n. 10). Durante lo stesso anno conosce Gianni Montanari, piacentino e appassionato di fantascienza come lui. Verso la fine del 1969 i due si presentano alla redazione della CELT (Casa Editrice La Tribuna), in risposta a un annuncio per nuovi collaboratori per le collane di fantascienza. In breve, sorprendentemente, Curtoni e Montanari diventano i nuovi redattori di quella che sarà, anche grazie a loro, una delle più importanti collane di fantascienza in Italia, ovvero "Galassia".


Gli anni della CELT (1970-1975)

"Galassia" era stata in precedenza curata prima da Roberta Rambelli, che vi infuse tutto il suo amore per la fantascienza di stampo sociologico, e poi da Ugo Malaguti, che diresse la collana fino al 1969, riproponendo una fantascienza più tradizionale e avventurosa. Con la nuova gestione arrivò quello scossone che in altri paesi era già avvenuto qualche anno prima: la new wave. Curtoni e Montanari diventarono responsabili della collana, dei veri factotum, che spesso sceglievano, recuperavano, traducevano, rivedevano e correggevano da soli i singoli testi. Grazie a loro arrivarono in Italia autori fino a quel momento ignorati quali Zelazny, Delany, Moorcock, Disch e Vonnegut. La nuova gestione fu apprezzata dai lettori, e le vendite di "Galassia" salirono vertiginosamente, giusto riconoscimento per il lavoro dei due nuovi redattori. Altro elemento importante fu la pubblicazione su "Galassia" di autori italiani, che non fossero la Rambelli o Malaguti. Dal 1970 al 1979 vennero pubblicate quattro antologie e dieci romanzi di autori italiani, ponendo così le basi per un discorso critico sulla fantascienza nostrana.

Tale progetto aveva un punto fermo nelle antologie collettive, di cui, nella intenzione dei due curatori, ne sarebbero uscite una ogni anno. Purtroppo un episodio spiacevole interruppe tale progetto: nel 1972 uscì Fanta-Italia. Sedici mappe del nostro futuro ("Galassia" 165): l'argomento dell'antologia era la fantapolitica e tra de Turris (anch'egli curatore dell'antologia), di chiare tendenze di destra, e la coppia Curtoni e Montanari, professanti marxismo, furono presto scintille. La personalità vulcanica di Curtoni si rivelò subito, a preludio di quanto avvenne più tardi con la rivista "Robot".

Sebbene l'antologia uscì regolarmente, il progetto s'interruppe e "Galassia" non vide più sulle sue pagine un'antologia collettiva italiana.

Le scelte editoriali riflettevano chiaramente i gusti dei due curatori, e in particolare di Curtoni, la cui fantascienza è, senz'ombra di dubbio, figlia della new wave inglese, della nuova scoperta dello spazio interno. In questi anni Curtoni scrive alcuni dei racconti che diverranno presto dei veri e propri classici. Nel 1969 era uscito sulla rivista "Oltre il Cielo" Due donne in riva al lago, ispirato da una ipotesi di racconto proposta da Ballard in un suo celebre articolo, Which way to inner space? Il debito con gli autori della new wave è dichiarato anche nella scelta dei titoli, come dimostrano i due racconti, scherzosi tributi a due maestri d'Oltreoceano, Delany ed Ellison, La vita considerata come un'interferenza fra nascita e morte (1972) e Non ho bocca e voglio bere (in collaborazione con Giuseppe Lippi, 1978).

I primi racconti risentono fortemente delle tematiche ballardiane, in particolare il rapporto tra immaginario individuale e coscienza collettiva e la progressiva perdita della memoria storica. Queste tematiche trovano il loro pieno sviluppo nei racconti Ipotesi su un inconscio lunare ("Galassia" 121, 1970) e L’esplosione del Minotauro ("Galassia" 137, 1971). Nel primo racconto (successivamente ribattezzato La luce) due astronauti approdano su un pianeta desolato, illuminato da tre soli, diventando forse testimoni di uno stato della civiltà ormai dimenticato; L'esplosione del Minotauro rivisita il mito della conquista spaziale attraverso gli occhi di un protagonista ormai abbandonato alla fluttuazione di una psiche che tenta disperatamente di ridefinire le coordinate di ciò che è reale ("L'ordinata è il tempo, l'ascissa il Minotauro"); la conquista spaziale, simbolo dello spazio esterno, della libertà, si tramuta in una prigione, in uno spazio chiuso, una caduta libera verso la mote. In questi racconti entra prepotentemente Jung e la psicanalisi, con una forza e sincerità mai viste prima. Sessualità e pulsioni di morte vengono introdotte in un universo sempre più chiuso verso l'interno. La fantascienza di Curtoni si propone già da questi primi racconti come descrizione del presente, e non più del futuro, concezione cui era rimasta ancorata la fantascienza italiana, e non solo, dell'epoca. Conferma di questa nuova prospettiva si avrà con la sua prima antologia personale, La sindrome lunare e altre storie.

Il 15 settembre 1972 esce Dove stiamo volando ("Galassia" 174), suo primo e, a tutt'oggi, unico romanzo. Protagonista è una società postatomica, in cui organizzazioni sociali, rapporti di classe e talvolta anche rapporti umani, sono stati subordinati alle mutazioni genetiche dovute alle radiazioni. La speranza è bandita, in un mondo a tratti evocante quello delle Cronache del dopobomba di Dick. Il romanzo, pur di ottima fattura, non riesce a reggere il confronto con i racconti, nei quali Curtoni trova il veicolo espressivo a lui più congeniale. Nel 1973, laureatosi alla facoltà di Lettere e filosofia dell'Università degli studi di Milano, parte per il servizio militare, e al ritorno i tempi sono ormai maturi per un nuovo progetto.


Arriva "Robot"! (1976-1978)

Con il 1975 termina la collaborazione con "Galassia", mentre comincia a concretizzarsi il sogno di una rivista propria. È il 1975 quando Giovanni Armenia, titolare dell'omonima casa editrice, propone al ventiseienne Curtoni la realizzazione di una nuova rivista di fantascienza. Nasce così "Robot", il cui primo numero esce nell'aprile del 1976.

Curtoni, che nel frattempo si è sposato, inaugura con "Robot'" una nuova stagione per la fantascienza in Italia. L'effetto può essere in parte paragonabile allo scossone che si ebbe negli Stati Uniti con l'antologia Dangerous Visions, a cura di Harlan Ellison. I punti di contatto tra i due non sono pochi: entrambi essenzialmente scrittori di racconti, personalità forti, esploratori dello spazio interiore, punti di riferimento per le nuove generazioni di scrittori, e, infine, grandi scrittori. Per Curtoni la fantascienza è uno strumento cognitivo, non una semplice letteratura di genere. Con "Robot" per la prima volta in Italia (con alcune debite eccezioni quali "Gamma", "Futuro" e "Nova Sf*") viene aperto un discorso critico serio sulla fantascienza, anche italiana. Infatti tra le prerogative di "Robot" ci fu la pubblicazione di almeno un autore italiano per numero. Curtoni si seppe circondare dai migliori collaboratori sulla piazza, da Giuseppe Lippi a Giovanni Mongini, da Remo Guerrini a Giuseppe Caimmi e Piergiorgio Nicolazzini.

Dal numero 6 la rivista si arricchisce delle splendide illustrazioni di Giuseppe Festino. "Robot" si occupa di fantascienza a 360 gradi, dalla letteratura al cinema, al fumetto, con racconti di ottima qualità scelti da Curtoni stesso, saggi, recensioni, novità in Italia e all'estero, informazioni sugli autori (completate da un ottimo supporto iconografico) e un'ampia sezione dedicata alla comunicazione col pubblico. A questo aspetto comunicativo venne data molta importanza, tanto che col tempo nacquero rubriche quali Polemiche e Opinioni, oltre alla più tradizionale rubrica della posta (che però presto divenne quasi un campo di battaglia). Punto di forza furono gli editoriali di Curtoni, in cui il lettore veniva costantemente invitato a una riflessione critica dalla personalità esuberante e vulcanica del redattore. "Perché, fondamentalmente, io sono un rompicoglioni" dice nella presentazione di un suo racconto, e infatti le acque si smuovono e il mondo della fantascienza si muove attorno alla rivista, si accapiglia, anche troppo forse. Le polemiche diventano presto litigate e prese di posizioni radicali, ma fortunatamente le vendite sembrano non risentirne, almeno inizialmente.

Intanto nel 1977 viene pubblicato presso l'editrice Nord Le frontiere dell'ignoto, ampliamento della tesi di laurea La fantascienza italiana dal 1952 a oggi, con cui Curtoni si laureò nel 1973. Il saggio fu il primo serio tentativo, dai tempi di La fantascienza di Lino Aldani, di tracciare le linee di una scuola di fantascienza italiana. Si parte dalle origini della letteratura fantastica, per poi analizzare le figure principali della fantascienza quali Aldani, Sandrelli e Malaguti. Il panorama italiano viene esaminato nella sua quasi totalità, con acume e puntualità straordinarie.

Viene compiuta un'analisi stilistica dei testi, oltre che dei contenuti; l'inquadramento nella realtà sociale e politica italiana è il punto di partenza per la comprensione delle singole opere. Viene pertanto evitato l'errore di gran parte della critica nostrana, ovvero spiegare la fantascienza italiana attraverso la fantascienza anglosassone. Le frontiere dell'ignoto rimane tutt'ora l'unico punto di riferimento per una storia della fantascienza in Italia.

Nel gennaio del 1978 esce La sindrome lunare e altre storie ("Robot speciale" 6), antologia personale di Vittorio Curtoni. L'antologia presenta sette racconti inediti, con l'eccezione di La luce, ed evidenzia un fattore ben chiaro: Curtoni sa scrivere, e bene, ed è assente in lui uno di quei tratti purtroppo caratteristici di molta produzione italiana, ovvero il provincialismo: una delle caratteristiche della fantascienza in Italia dell'epoca è il "ritardo". Ovvero, mentre Oltreoceano nel 1959 Dick scriveva Time out of joint, in Italia si cominciavano a pubblicare i "classici" del genere (Foundation di Asimov fu pubblicato per la prima volta solo nel 1963), e così nel 1968, mentre Moorcock e Zelazny scrivevano i loro capolavori, il pubblico italiano cominciava ad abituarsi alla fantascienza sociologica di Sheckley. La sensibilità italiana era rimasta molto indietro (sebbene molti autori, tra cui Dick, vennero tradotti in Italia molto presto), e uno dei non pochi meriti di "Robot" fu anche quello di colmare in parte questa distanza. Curtoni scrittore mostra maturità e capacità, unite a una sensibilità al passo coi tempi. Quello che più emerge è la vitalità che permea i suoi racconti, in quanto frutto di sensazioni vissute e non mutuate da altre realtà. L'antologia comprende La sindrome lunare, in cui un gruppo di persone, sopravvissute a una calamità di proporzioni mondiali, vive in un mondo di percezioni distorte nel disperato tentativo di salvare una memoria collettiva ormai perduta; La notte delle dolci seduzioni, dove ossessioni erotiche e di morte s'intrecciano mirabilmente; Vento dal mare e Buona notte, dolce notte, che richiamano alla mente i racconti della paura alla Bradbury; L'infanzia del mostro, una dolce e allo stesso tempo inquietante ripresa del tema dei freaks; Volo simulato forse il racconto più lungo della sua produzione, con protagonista un superuomo telepate e i suoi complessi piani; e infine Non ho bocca e voglio bere (scritto a quattro mani con Giuseppe Lippi), divertente inno ai piaceri del corpo e alla libertà di poterli esprimere pienamente. Lo stesso anno esce presso Garzanti l'antologia Universo e dintorni, a cura di Inísero Cremaschi. Curtoni vi appare con uno dei suoi racconti migliori, La volpe stupita, intensa rappresentazione delle più forti emozioni dell'animo umano, l'odio e l'amore. Sempre in collaborazione con Giuseppe Lippi viene pubblicato infine il volume Guida alla fantascienza (Gammalibri, 1978), un manuale agile e semplice, ma non per questo banale, sulla fantascienza letteraria e cinematografica.

Purtroppo il 1978 segna anche l'inizio del calo delle vendite di "Robot"; le polemiche continuano sempre più violente e a risentirne non è solo la rivista, ma anche il suo curatore. Col numero 30 (settembre 1978) Curtoni lascia "Robot" tra l'amareggiato e il disgustato. Comincia a fare il traduttore free-lance e torna alla redazione di Armenia l'anno successivo collaborando alla nuova "Aliens. Rivista di fantascienza". La rivista chiuse dopo meno di un anno, con un Curtoni sempre più polemico e mal visto dal mondo della fantascienza. Inizia così un lungo periodo di isolamento da quel mondo che per Curtoni era stato linfa vitale fino a quel momento.

Si occupa di "Omicron", collana della Siad (gruppo Armenia) apparsa tra 1980 e 1981, ma sotto pseudonimo; tra il settembre 1981 e il luglio del 1982 è invece editor della "Isaac Asimov - Rivista di fantascienza", sempre per il gruppo Armenia.


Gli ultimi anni (dal 1982)

Gli anni '80 si rivelano presto un periodo di profonda crisi, anche creativa, con pochi racconti e di poca importanza; fanno eccezione Verso la terza Terra (Milano, 1983), affascinante analisi di una fobia collettiva e Fronte del tempo (Milano, 1987), dove viene affrontato il tema dei buchi neri. La sua attività principale diventa la traduzione. A partire dagli anni '80 traduce centinaia di romanzi e racconti, scrive diverse introduzioni, prefazioni, postfazioni, e cura per Mondadori Le presenze invisibili, quattro volumi comprendenti l'intera produzione di narrativa breve di Philip K. Dick.

Con gli anni '90, grazie anche all'aiuto dell'amico e psicologo Stefano Mistura, riprende a scrivere, offrendo nuovi racconti di gran qualità come Le consultazioni (Bologna, 1994), una sorta di analisi del proprio subconscio, dalla struttura complessa e affascinante al tempo stesso, e Dal rabbino (Bologna, 1995), descrizione virtuale di un'esperienza reale.

Gli ultimi racconti (in particolare Dal rabbino, La volpe stupita e Ti vedo) denotano uno spostamento sempre più netto verso il mainstream, in cui l'elemento fantascientifico diventa sempre più un pretesto. Nel frattempo riprendono i contatti col mondo della fantascienza, diventa membro della giuria del premio Urania, ritornando "ufficialmente" nella Convention annuale di Courmayeur nel 1994.

Nel 1999 esce presso la Shake Retrofuturo, la seconda antologia personale di Curtoni, ventun anni dopo La sindrome lunare. Dei dodici racconti presentati uno solo è inedito, Ti vedo, scritto net 1997, una particolare e personalissima visione della masturbazione; gli altri racconti ripercorrono la carriera artistica di Curtoni, dal 1970 al 1998, accompagnati dalla godibilissima La mia love story con la fantascienza, una sorta di autobiografia professionale (ma non solo); le pagine di questa love story aprono una finestra su una delle stagioni più importanti per la storia della fantascienza in Italia e su uno dei suoi più importanti protagonisti. Una terza antologia, dal titolo Ciao futuro!, con all'interno diversi nuovi racconti, è in uscita su "Urania" nel febbraio 2001 (n. 1406).


"Tutti noi su questa grande giostra... "* (ovvero quattro chiacchiere con Vittorio Curtoni a cura di Andrea Jarok, 2000)

*Da La notte delle dolci seduzioni, 1978.


Andrea Jarok ("Avatar"): Questi ultimi anni sono stati molto importanti per la tua carriera di scrittore, con due antologie personali in due anni, Retrofuturo, uscito l'anno scorso per la Shake, e Ciao futuro!, di prossima uscita con "Urania". Questa nuova volontà di pubblicare finalmente autori italiani a cosa è dovuta?

Vittorio Curtoni: Penso che il fattore scatenante sia stato il successo di Valerio Evangelisti, che ha dimostrato come anche un autore italiano di fantascienza possa vendere: questo ha dato lo scossone, poi chiaramente c'è anche una maggior attenzione genera le da parte degli editori e, fortunatamente, anche del pubblico,

AJ: Cosa ne pensi del cyberpunk?

VC: Ho letto molto poco del cyberpunk, non ho mai tradotto nulla, e quel poco che ho letto non mi è piaciuto. Ho provato a leggere Neuromante tre, quattro volte, ma non l'ho mai finito. Trovo che pecchi soprattutto per quanto riguarda lo stile e la lingua che trovo, per così dire, "chiodata".

Francamente non mi sento di esprimere un'opinione sul cyberpunk, posso solo dire che non mi piace.

AJ: Cosa intendi esattamente con lingua "chiodata"?

VC: Una lingua aspra, poco gradevole, poco fluida, insomma apoetica; mi vengono in mente autori come Vonnegut, il primo Ballard, Salinger con la bellezza e pulizia del loro linguaggio.

AJ: Dick è stato preso come il "nonno" del cyberpunk; tu, da esperto di Dick, cosa ne pensi?

VC: Non credo che Dick abbia molto a che fare col cyberpunk; forse qualche tematica o certe atmosfere e immagini, per esempio il paesaggio urbane e la sua degradazione possono richiamare certe situazioni del cyberpunk; tuttavia non credo che il rapporto con questa corrente sia così forte.

AJ: Negli anni '60-'70 com'era il mercato delle fanzine?

VC: Tra il 1965 e il 1967 nacquero molte fanzine, ma presto la maggior parte di esse finirono per morire presto; c'era, all'epoca, una sorta di conflitto tra fanzine e riviste. Ora fortunatamente la situazione pare mutata.

AJ: Come hai vissuto i cambiamenti portati dall'avvento di Internet? Intravedi dei pericoli?

VC: Pericoli? Francamente non vedo grossi pericoli, se non forse i contenuti che si possono trovare (non mi riferisco certo al discorso della pedofilia): essere portatore di contenuti discutibili o l'approssimazione degli stessi, questo potrebbe essere il pericolo più serio. Personalmente mi sono adattato benissimo al mondo della Rete. Lo trovo inoltre un supporto fondamentale per il mio mestiere, cioè il traduttore. Mi è stato utilissimo per la traduzione di Acqua luce e gas, con il cui autore (Matt Ruff, n.d.r.) mi sono messo direttamente in contatto.

AJ: La diffusione di Internet ha portato a diversi problemi, non ultimo quello dei diritti d'autore. Che ne pensi?

VC: L'idea di liberalizzare tutto non mi sembra giusta; un prodotto artistico è il frutto del "genio" dell'autore, deve essere tutelato.

AJ: Però il mercato librario è in crisi, i prezzi sono alti, e sono sempre meno i nuovi lettori.

VC: È vero. Una soluzione potrebbe rivelarsi la diffusione di libri elettronici scaricati dal pc, poiché salta un anello della catena, la distribuzione, che contribuisce in maniera preponderante al prezzo finale dei libri.

Un tempo la distribuzione si prendeva meno del 50%, ora è arrivata al 55% circa.

La situazione è peggiorata invece di migliorare. Sotto questo aspetto Internet potrebbe essere una soluzione.

AJ: Ballard è un autore cui sei molto legato; cosa ne pensi delle sue ultime produzioni?

VC: Gli ultimi romanzi non li ho letti. Io ricordo con grande amore i primi romanzi catastrofici, in particolare Deserto d'acqua (che ho letto 3 volte), e poi tutte le antologie di racconti, dove potevi prendere quello che volevi, e andavi dal molto buono, all'ottimo, al sublime. Le ultime cose che ho provato a leggere, confesso, non le ho finite. Dopo alcuni anni subentra spesso anche una sorta di esaurimento quasi "fisiologico". Capita a tutti.

AJ: Guardando alla fantascienza italiana degli ultimi anni, si tratta in massima parte di fantascienza avventurosa, un po' nostalgica, con poche idee nuove. Qual è la tua opinione in proposito?

VC: Quello che leggo sono ogni anno gli otto romanzi finalisti al premio Urania, e poco più. Per il concorso ne arrivano un'ottantina e io ne leggo solo gli otto migliori; talvolta è difficile trovarne anche solo uno buono. Il problema, a parte una certa banalità nelle trame, è che sono scritti male.

Se si pensa poi al premio Courmayeur, è anche peggio. Grandi innovazioni e novità non ne vedo, se si esclude Valerio (Evangelisti n.d.r.), che non è poi veramente fantascienza.

AJ: C'è qualche romanzo italiano degli ultimi anni che ti è piaciuto particolarmente?

VC: Nell'anno della Signora, di Formenti, e poi La notte dei Pitagorici, di Claudio Asciuti: mi ha colpito perché esprime una personalità forte.

AJ: Bel romanzo, rovinato dal finale, non credi?

VC: Gli era stato detto di rifare il finale, ma c'era troppo poco tempo (la premiazione avviene solo un mese prima).

AJ: Sicuramente un buon romanzo, coinvolgente e bene scritto, che però mi dava L'impressione di puntare troppo su un certo senso nostalgico.

VC: Non credo; trovo invece che sia espressione di una personalità vera, compatta. L'anno precedente Asciuti aveva inviato un romanzo migliore di questo, senza peraltro difettare nel finale. Storia completamente diversa, ma con la stessa sincerità e capacità di coinvolgere il lettore. Quell'anno vinse Ricciardiello, con un romanzo sì interessante ma, a mio avviso, gelido ...

AJ: Hai parlato di sincerità: se c'è uno scrittore sincero e senza pudori, quello è proprio Vittorio Curtoni.

VC: Ti ringrazio. Quando scrivo cerco di trasmettere la mia visione del mondo. Amo scrivere, e credo anche di farlo bene. Vento dal mare è il racconto più bello che io abbia scritto, un racconto di stile, la storia quasi non esiste. Purtroppo vedo che è molto difficile trovare romanzi e racconti che leggendoli, uno possa dire "questo sa scrivere!".

AJ: Quanti racconti italiani arrivavano in redazione ai tempi di "Robot"?

VC: A "Robot" arrivavano circa 200-250 racconti italiani al mese. Non era certo possibile leggerli tutti. Io cercavo di leggere almeno tutte le lettere d'accompagno, per farmi un'idea. Proposi ad Armenia di trovare qualcuno che si occupasse solo di quello, ma era veramente chiedere troppo a un editore. Non ho mai capito perché, ma fantascienza e horror sono i generi che più inducono a diventare autori.

AJ: Il calo delle vendite di "Robot". Come te lo sei spiegato? Dopo qualche tempo forse cominciava a scarseggiare il materiale?

VC: All'epoca questo non era certo un problema, la gran parte del materiale pubblicato su "Robot" era di buona qualità. In quegli anni leggevo moltissimo sulle antologie, poco sulle riviste, al limite antologie di riviste, e il materiale non mancava. Il problema era che in Italia le riviste di fantascienza sono fisiologicamente destinate a morire dopo un certo periodo. Guarda "Gamma", che era un'ottima rivista, ma ha chiuso dopo tre anni. La storia della letteratura italiana ha una tradizione enorme di racconti, a partire da Boccaccio, ma questo la gente non sembra ricordarlo. A un certo momento avviene un calo improvviso, irreversibile, allora diminuisce la tiratura, il lettore non la trova più facilmente, e alla fine la rivista è costretta a chiudere. "Robot" chiuse sulle 7-8 mila copie, cifra che oggi andrebbe più che bene per una rivista da edicola.

AJ: Tra gli ultimi libri tradotti, quale ti è piaciuto di più?

VC: Le due antologie a cura di Dozois, in uscita su "Urania" (1402; 1405 n.d.r.) mi hanno divertito molto. Tra i romanzi Acqua luce e gas, ricchissimo di idee, difficile da tradurre, ma che dà soddisfazione, insomma un romanzo coi coglioni quadri! Ruff sta lavorando da 4-5 anni a un nuovo romanzo che spera di pubblicare l'anno prossimo.

AJ: Cosa ne pensi del premio Italia? Non trovi che certi risultati, e mi riferisco alla categoria miglior collana, per fare un esempio, siano un po' assurdi?

VC: Ultimamente ne ho vinti tre, credo, come vedi ha un'importanza relativa! A parte gli scherzi, nota di positivo che c'è una notevole disponibilità al dialogo. Il problema è che il premio è così piccolo numericamente che, sui duecento iscritti, poi a votare saranno un'ottantina.

Sicuramente c'è molta forza d'inerzia. Trovo allucinante che, nella categoria della rivista, non vinca mai "Nova Sf*", l'unica vera rivista che abbiamo in Italia; pensa che quest'anno non è arrivata neanche in finale.

AJ: Parliamo dei tuoi racconti. Noto un certo cambiamento di prospettiva tra gli ultimi e quelli scritti negli anni '70.

VC: Stenterai a crederci, ma a vent'anni ero una persona molto chiusa, non parlavo; ero un po' sartriano, sai, lessi La nausea a 14 anni, e per anni fui preso nel "vomito" cosmico. Problemi personali da cui sono uscito in parte col matrimonio e in parte con la psicanalisi. Per parecchio tempo non riuscivo a scrivere più nulla, se non qualche cosa su commissione, scrivevo cose professionali, ma racconti miei non riuscivo più a farne. Dopo quattro anni di terapia, risolti i problemi più grossi, ci concentrammo io e Stefano (lo psicologo e amico Stefano Mistura n.d.r.) sul problema della mia creatività. Il racconto che segnò la mia ripresa definitiva, anche a livello creativo, fu Le consultazioni.

AJ: Hai racconti nuovi nel cassetto?

VC: Uno che sto terminando dedicato a mia moglie, poi due nuovi racconti che appariranno su Ciao Futuro!, due viaggi nell'incubo, tra cui un horror derivato da un vero incubo; mi sono svegliato terrorizzato, e poi mi sono detto... ma questa è roba buona. E così ho cominciato a scrivere il racconto.

AJ: Com'è andato il convegno su Dick a Macerata?

VC: Molto bene, con relazioni di alto livello. Mi ha molto colpito Gabriele Frasca, traduttore di Scrutare nel Buio con una brillante relazione sulla gnosi di Dick.

Ho apprezzato molto anche Umberto Rossi e la sua relazione su I giocatori di Titano, interessante e divertente. Il mio intervento si è limitato a una panoramica bibliografica sui racconti di Dick. Unico limite, la poca affluenza. A parte, i relatori, e qualche appassionato dei dintorni, non c'era nessuno.

AJ: È notizia recente l'impiego delle impronte digitali per identificare gli extracomunitari. Che ne pensi?

VC: Penso che la nostra società, ma è un problema di tutta l'Europa, non sia pronta a quella che io ritengo una mutazione inarrestabile; non è più nella logica globale impedire il cosiddetto melting pot. C'è ancora molta paura, insicurezza, insipienza, e molta poca capacità di pensare al futuro, cercando di arginare un fenomeno che non è arginabile; Internet è una chiara rappresentazione su un altro livello di questa realtà. In America almeno a un minimo di integrazione si sono abituati. Credo sia un grosso problema a livello di psiche collettiva. La gente, in Italia in particolare, nel migliore dei casi è perplessa, siamo in un frangente storico politico in cui mi sembra che un certo blocco di idee sta piuttosto malconcio ...

AJ: In un articolo Ballard afferma che ci vorrebbe più violenza in tv, che siamo arrivati a un punto in cui è necessario scuotere veramente la gente.

VC: Mah, come provocazione intellettuale mi può anche stare bene. Ma non credo che la violenza possa essere in qualche modo una soluzione.



Bibliografia essenziale

Volumi:

Dove stiamo volando, "Galassia" 174 - Casa Editrice La Tribuna, 1972.

Le frontiere dell'ignoto, (saggistica), "S. F. Saggi" 2 - Editrice Nord, 1977.

Guida alla fantascienza, [saggistica, insieme a Giuseppe Lippi] - Gammalibri, 1978.

La sindrome lunare e altri racconti, (antologia) "Robot speciale" 6 - Armenia Editore, 1978.

Retrofuturo, (antologia), "Cyberpunkline" 12 - Shake Edizioni Underground, 1999.

Ciao futuro!, (antologia), "Urania" 1406 - Arnoldo Mondatori Editore, 2001.


Racconti:

Danzate, morituri!, "Oltre il Cielo" 145 - Edizioni "Esse", 1966.

Ventisette pollici, "Il Gazzettino" - Venezia, 1968.

Gli stranieri di Arit, "Il Gazzettino" - Venezia, 1968.

Ultimi pensieri del grande scrittore di Science Fiction, estrapolati per libera associazione di idee, all'appressarsi del fatale oggetto in un piccolo ristorante di periferia - Clypeus Arti 1, 1968.

Questa pistola è innamorata di te, "You" a. I n. 2 - Società Tipografica Editoriale Pubblicazioni Internazionali, Milano, 1969.

Due donne in riva allago, "Oltre il Cielo" 153 - Edizioni "Esse", 1969.

Ritratto del figlio, "Galassia" 113 - Casa Editrice La Tribuna, 1970.

L’uomo, l'ombrello e altre cose, "Nova Sf*", a. IV n. 10 - Libra Editrice, 1970.

Ipotesi su un inconscio lunare, "Galassia" 121 - Casa Editrice La Tribuna, 1970.

L’esplosione del Minotauro, "Galassia" 137 - Casa Editrice La Tribuna, 1971.

La vita considerata come un’interferenza fra nascita e morte, "Galassia" 165 - Casa Editrice La Tribuna, 1972.

Un pianeta così, "Perry Rhodan" 2 - Edinational, 1976.

Di qua e di là del rifugio, "Perry Rhodan" 4 - Edinational, 1976.

Le regole del gioco, "Perry Rhodan" 6 - Edinational, 1976.

La sindrome lunare, "Robot speciale" 6 - Armenia Editore, 1978.

La notte delle dolci seduzioni, "Robot speciale" 6 - Armenia Editore, 1978.

L’infanzia del mostro, "Robot speciale" 6 - Armenia Editore, 1978.

Vento dal mare, "Robot speciale" 6 - Armenia Editore, 1978.

La luce, [versione revisionata del racconto Ipotesi su un inconscio lunare], "Robot speciale" 6 - Armenia Editore, 1978.

Buona notte, dolce notte, "Robot speciale" 6 - Armenia Editore, 1978.

Volo simulato, "Robot speciale" 6 - Armenia Editore, 1978.

Non ho bocca e voglio bere, [con Giuseppe Lippi], "Robot speciale" 6 - Armenia Editore, 1978.

La volpe stupita, in: Universo e dintorni, Inísero Cremaschi (a cura di), "I Garzanti" 716 - Garzanti, 1978.

Spettri stellari, [come Louis Navire] "Verso le stelle" 7 - Solaris Editrice, 1979.

Verso la terza Terra, "Omni" 14 - Alberto Peruzzo Editore, 1983.

1982. Domani, molto presto, '''Enciclopedia della Fantascienza" 10 - Fanucci Editore, 1983.

Quando avrò sessantaquattro anni, "Musica" - Gammalibri, 1984.

Fronte del tempo, "Millemondi" [32] - Arnoldo Mondadori Editore, 1987.

Gli idraulici sono buoni, "Il giornale del Termoidraulico" a. III n. 11 - Casa Editrice Tecniche Nuove, 1988.

I meccanici sono buoni, Il giornale della Trasmissione di potenza" a. I n, 5 - Casa Editrice Tecniche Nuove, 1988.

L'uomo dei ricordi, "Oltre…" 1 - Edizioni Sanesi, 1991.

Le consultazioni, "Isaac Asimov Science Fiction Magazine" 4.ns - Phoenix Enterprise Publishing Company, 1994.

Prima del buio, "Raccolta Millelire" 5 - Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri, 1995.

Dal rebbino, "Isaac Asimov Science Fiction Magazine" 12.ns - Phoenix Enterprise Publishing Company, 1995.

L'apocalisse può attendere, "Mattina", - SEER Editrice, 1997.

Tre parabole didattiche sulla devianza, con relativa morale Parabola - 1: Pisciando il mio vino, "Città in controluce" 5 - Vicolo del pavone, 1997.

Tre parabole didattiche sulla devianza, con relativa morale Parabola - 2: Pulizia delle strade, "Città in controluce" 5 - Vicolo del Pavone, 1997.

Tre parabole didattiche sulla devianza, con relativa morale Parabola - 3: morte di una torta, "Città in controluce" 5 - Vicolo del Pavone, 1997.

Morte di una torta, "Pulp" 7, Edizioni Apache, 1997.

Comune Theodore Sturgeon, "A. Rivista anarchica" 245 - Editrice A, 1998.

Nel bunker, [edizione revisionata], "Cyberpunkline" 12 - Shake Edizioni Underground,1999.

Ti vedo, "Cyberpunkline" 12 - Shake Edizioni Underground, 1999.

Ciao baldracca, "Città in controluce" 7 - Vicolo del Pavone, 1999.

Viaggi, "Urania" 1406 - Arnoldo Mondadori Editore, 2001.

La scansione dell’incubo, "Urania" 1406 - Arnoldo Mondadori Editore, 2001.

Prigionieri, "Urania" 1406 - Arnoldo Mondadori Editore, 2001.

Nuove tragedie in due battute, "Urania" 1406 - Arnoldo Mondadori Editore, 2001.






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