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Ugo Malaguti


di Andrea Jarok


"Mala" tempora currunt

I primi successi (1960-1965)

Ugo Malaguti nasce a Bologna il 21 luglio 1945. Comincia a leggere e scrivere fantascienza giovanissimo; il suo primo racconto, Sonno di millenni, viene pubblicato sulla rivista "Oltre il Cielo", diretta da Cesare Falessi, nel dicembre del 1960. Un vero enfant prodige, che a 16 anni si era già visto pubblicare tre romanzi e una decina di racconti. Pochi autori, e non solo di fantascienza, possono vantare un esordio così brillante. Sonno di millenni trattava dei misteri dell'isola di Pasqua e faceva parte, come la maggior parte della prima produzione di Malaguti, del filone della fantascienza "archeologica", che in Italia trovava uno dei suoi maggiori autori in Luigi Rapuzzi, alias L.R. Johannis. Malaguti, che all'epoca aveva ritmi di scrittura ben diversi da quelli attuali, invia alla rivista di Falessi diversi, racconti e il romanzo La città segreta, che viene pubblicato sempre durante quell'incredibile 1961. Ma le opere di Malaguti non incontrano solo i gusti di Falessi e dei suoi lettori; sempre lo stesso anno infatti Malaguti invia il romanzo Gli eredi del cielo alla redazione della Ponzoni, che pubblicava la collana "I Romanzi del Cosmo", una delle poche alternative dell'epoca alla rivista "Urania". Il romanzo viene accettato e pubblicato lo stesso anno a puntate ("I Romanzi del Cosmo" 78-83); diversamente per quanto avvenne su "Oltre il Cielo", qui Malaguti appare con lo pseudonimo di Hugh Maylon. Nel 1962 vengono pubblicati altri suoi otto racconti. Fantascienza archeologica e space-opera erano la sua specialità come dimostrano i titoli stessi delle sue opere (Le reti di Vega, Speranza da Proxima, I demoni di Urano, per citarne solo alcuni), ma ben presto l'attenzione si sposta su tematiche differenti. Il giovane Malaguti suscita l'attenzione anche di Roberta Rambelli, all'epoca curatrice delle collane di fantascienza per l'editrice La Tribuna. Su suo suggerimento, comincia a orientarsi verso la fantascienza sociologica. Nel 1963 escono i primi racconti su "Galassia", tra cui Toreador, primo, e ottimo, impegno rivolto alla fantascienza sociologica e grottesca, con il protagonista Ramon Espada in continua lotta con gli Stranieri, dispotica razza dominante, e Chi ha ucciso il pettirosso?, in cui si assiste alla progressiva emancipazione sociale dei robot, dal diritto di voto, alla presa del potere; le tendenze sociologiche imposte dalla Rambelli, qui si uniscono ai temi tecnologici, cari a Malaguti. Lo stesso anno il racconto Ministero istruzione viene pubblicato nell'antologia Esperimenti con l'ignoto (Roma, 1963), in cui appaiono diversi autori tra cui Lino Aldani, Roberta Rambelli, Gustavo Gasparini, Gilda Musa, Inísero Cremaschi, Anna Rinonapoli e molti altri. Con questi racconti si apre la strada a quello che sarà uno dei romanzi più discussi di fantascienza italiana, manifesto della fantascienza sociologica, Il Sistema del benessere.


Il sistema del benessere e gli anni della CELT (1965-1968)

Nel marzo del 1965, a soli diciannove anni, pubblica il romanzo Il sistema del benessere ("Galassia" 51), che viene salutato come il romanzo della nuova fantascienza sociologica italiana. Il sistema del benessere presenta una società ridotta in uno stato quasi di idiozia permanente, dove emergono tre classi sociali ben distinte, i Più, gli In e i Meno: il protagonista del romanzo, Marco Denni, si propone di scoprire chi siano i misteriosi Più, ovvero la classe dirigente, che esercita un controllo assoluto sugli In (classe di cui fanno parte i Borghesi, i Perdigiorno e i Falliti) e sui Meno (ovvero gli Operai, ridotti a bestie senza valore). Il romanzo presenta spesso situazioni molto forti e crude, in particolare la descrizione dello Sciopero che avviene tra gli Operai: è una sorta di rituale che viene consumato una volta all'anno. Gli Operai, il cui ritmo di riproduzione è altissimo, vengono obbligati a uccidersi tra loro; uno sterminio collettivo, con tanto di esecuzione per chi non abbia compiuto almeno quattro omicidi durante lo Sciopero.

Il sociale è ormai irrimediabilmente compromesso e gli unici spiragli si possono trovare nella sfera del privato, espresso dal rapporto sentimentale tra il protagonista e la ragazza Romy. Il sistema del benessere non passa certo inosservato e suscita grande interesse e molte polemiche, portando Malaguti tra gli autori più importanti del panorama fantascientifico europeo. Intanto i rapporti con la Rambelli s'intensificano, tanto che gli viene offerta la direzione di "Galassia". La rivista attraversava un periodo non felicissimo; con Malaguti fanno la loro ricomparsa autori come Hamilton, Williamson o Farmer, rappresentanti di una fantascienza più avventurosa, e le vendite cominciano pian piano a risalire. Con la nuova gestione veniva dato maggior spazio anche al colloquio con i lettori, in particolare attraverso la rubrica Accademia.

Nel 1966 esce il romanzo Satana dei miracoli ("Galassia" 69), definito "un'opera nuova non solo della fantascienza italiana, ma anche di quella angloamericana" (Vittorio Curtoni in Le frontiere dell'ignoto, Milano, 1977). Ancora una volta protagonisti sono i robot che, in pieno controllo della società, compiono vere e proprie persecuzioni in nome di Dio, sul modello dell'Inquisizione, mentre gli umani si rivolgono a Satana, assunta quindi a figura di contrapposizione, in lotta con il Dio dei robot.

Siamo di fronte ad una sorta di rappresentazione di una lotta tra Bene (Satana) e Male (Dio), nella quale s'inserisce l'emblematica figura dei Lontani, una sorta di vagabondi, unici ad aver conquistato veramente la libertà, affrancati da paure, angosce e costrizioni sociali. Diversi elementi riconducono l'atmosfera al mondo medievale, dai Lontani stessi, una sorta di girovaghi musicisti, ai roghi subiti dai Lontani stessi, fino alla partita a scacchi di uno dei protagonisti, Astaroth, col demonio (e la memoria corre immediatamente al capolavoro di Ingmar Bergman, Il Settimo Sigillo). In Satana dei miracoli l'elemento sociologico, quello tecnologico e quello esistenziale si combinano in maniera egregia, facendone un'opera matura e di grande fascino, scritta da un Malaguti poco più che ventenne. Con i successivi romanzi La ballata di Alain Hardy e L'odissea di Alain Hardy, Malaguti si conferma tra i pochi autori italiani in grado di scrivere romanzi di qualità e, allo stesso tempo, di successo.

La ballata di Alain Hardy (Galassia" 85) è un ottimo romanzo di social fiction, con protagonista, Alain Hardy, un immortale in continua ricerca del vero significato dell'esistenza. Lo sfondo questa volta è la Terra, di cui vengono presentati due modelli: il primo è la Francia, la cui classe dirigente è salita al potere grazie anche a una droga che li rende immortali ~ li disumanizza completamente, lasciandoli privi di una vera spinta evolutiva, e riducendoli a macchine di carne; l'altro modello è l'America, ridotta a un'allucinante e crudele macchina lavorativa, in cui il cittadino è regredito allo stato larvale di lavoratore e consumatore di televisione e la parte più bassa, composta dai Negri, è relegata in una sorta di zona riservata alla caccia da parte della classe dirigente. Il problema del razzismo viene affrontato con grande decisione da parte di Malaguti, il quale dimostra ancora una volta come la fantascienza non sia una semplice esplorazione dell’ignoto, bensì un'attenta e accurata indagine sul presente. Gli spiragli verso una soluzione sono sempre più stretti e affidati al nomadismo (come in Satana dei miracoli) o alla sfera privata. I due modelli, quello francese di apparente democrazia (ma che invece si rivela una totale massificazione e apartecipazione dell'individuo) e quello americano, di lampante totalitarismo, sono altrettanto terribili per quanto riguarda il tema del rapporto amoroso: in Francia l'amore è forzatamente libero, teso a impedire il consolidamento di legami forti, possibili elementi destabilizzanti; in America una sorta di visita settimanale è concessa all'uomo per incontrarsi con una donna. In questo contesto si muove Alain Hardy, personaggio vero, a tutto tondo, che fa emergere la capacità di Malaguti di creare personaggi complessi e trame coinvolgenti, non rinunciando né alla profondità dei contenuti né al lato più propriamente avventuroso.

Il successivo L'odissea di Alain Hardy ("Galassia" 88), opera meno problematica delle precedenti e dal carattere prevalentemente avventuroso, riscuote anch'esso un buon successo. Sempre nel 1968 appare il racconto Di alcuni delitti a Londra, in cui appare ancora una volta una razza immortale e un singolare protagonista, Dair, un bibliofilo assassino che scatena un curatissimo gioco di intrigo e mistero, plasmato e guidato da un annoiato esploratore che si trova inspiegabilmente intrappolato nei suoi stessi schemi; una situazione paradossale in cui Robin Hood, Sherlock Holmes e Shakespeare si ritrovano insieme per risolvere un caso di omicidio multiplo del quale sono burattini inconsapevoli. Di alcuni delitti a Londra è uno dei racconti più belli e riusciti non solo di Malaguti, ma dell'intero panorama fantascientifico italiano (tradotto in diversi paesi, è stato anche protagonista di une versione teatrale e di una radiofonica). La sua importanza non si esaurisce nei suoi contenuti, due altri elementi entrano in gioco prepotentemente: Di alcuni delitti a Londra fu l'ultimo racconto scritto da Malaguti prima di ritornare alla letteratura breve dieci anni più tardi con La Fenice ("Nova Sf*" 37, 1978), e fu la sua prima opera ad apparire sulla allora giovane rivista "Nova Sf*".


"Nova Sf*" e la nascita della Libra (1967-1969)

A poco più di vent'anni si è già rivelato oltre che tra i maggiori autori italiani ed europei, anche ottimo curatore, come ha dimostrato l'esperienza con "Galassia". Grazie a questo bagaglio, Malaguti, pieno di energia e nuove idee, compie il passo successivo, ovvero quello delle edizioni in proprio. Verso la fine della collaborazione con Vitali e La Tribuna (separazione che avverrà definitivamente nel 1969), Malaguti avrebbe cambiato completamente l'assetto di "Galassia", trasformandola da collana a rivista pura, basata su articoli e una parte cospicua di saggistica. Questo sarebbe stato uno stravolgimento completo, che si realizzò con l'arrivo di "Nova Sf*", una rivista dal titolo quanto mai esplicito. "Fantascienza nuova" non tanto per i contenuti, quanto per il modo in cui viene presentata. Oltre a una vasta parte di narrativa (con racconti e romanzi brevi), per la prima volta gli autori vengono presentati con esaurienti bibliografie e biografie e la saggistica ricopre un ruolo non più secondario. Viene dato spazio alla fantascienza non solo da un punto di vista letterario, ma anche da quello cinematografico, artistico e teatrale. Insomma una fantascienza a 360 gradi. Per avere un'idea della varietà della rivista basta dare un'occhiata al sommario del quinto numero, dell'aprile 1968, che annovera sei racconti e altrettante presentazioni degli autori, e una decina di altri articoli di vario genere, dalla sociologia, al teatro, agli effetti speciali. Attorno a "Nova Sf*" nasce, a Bologna, la prima casa editrice specializzata in fantascienza, la Libra Editrice. Abbandonata La Tribuna, Malaguti comincia l'attività di editor, e nel giro di un anno vedono la luce due nuove collane, questa volta di romanzi, da affiancare a "Nova Sf*": gli "Slan" e "I Classici della Fantascienza". Ugo Malaguti è anche traduttore (attività che già aveva intrapreso ai tempi di "Galassia") oltre che curatore della maggior parte dei volumi della Libra. Nella collana "I Classici della Fantascienza" vengono riproposti in versione integrale testi già editi in versione rimaneggiata, mentre negli "Slan" vengono invece proposte opere nuove o non ancora tradotte. Entrambe le collane rispecchiano chiaramente i gusti dell'editore, pur in una varietà notevole di generi e scrittori. Vengono privilegiati i grandi autori dell'epoca d'oro della fantascienza, in particolare Williamson, Van Vogt e Simak, e molti autori di fantascienza avventurosa quali Hamilton, la Brackett, Tanith Lee (introdotta in Italia proprio da Malaguti), con qualche incursione di autori come Brunner, Sheckley, Dick o Zelazny. Nel 1977 esce una nuova collana economica, "Saturno", dedicata alla fantascienza avventurosa, in cui vengono pubblicati autori quali Vargo Statten o i francesi Guieu e Vandel. Per tutti questi anni le copertine della Libra vengono realizzate dalla moglie di Malaguti stesso, Allison, pseudonimo di Mariella Anderlini. Grazie alla Libra per la prima volta si possono leggere edizioni integrali di capolavori quali Cristalli Sognanti di Sturgeon o City di Simak, anche se è "Nova Sf*", distribuita principalmente per via postale, a rimanere il cuore della casa editrice e di buona parte della fantascienza nostrana. L'attività di editore, curatore e traduttore fu una delle principali motivazioni del silenzio di Malaguti scrittore, che perdurò dal 1968 al 1978, con due eccezioni, non di poco conto: i due romanzi Il palazzo nel cielo e La macchina dei sogni.


Il palazzo nel cielo, il premio Hugo Italia e gli ultimi anni Libra (1970-1983)

Nel novembre del 1970 esce il romanzo Il palazzo nel cielo, opera che riassume le diverse tematiche malagutiane, in particolare la ricerca di un senso dell'esistenza sempre più disperata, con un protagonista che si ritrova beffardamente a essere altro da sé, rievocando il tema dell'alienazione dell'uomo già presente nelle precedenti opere. Il rapporto con la tecnologia si fa ancora più negativo, con un dio-computer e un abbandono ormai totale dell'unicità dell'essere umano (e quindi della sua possibilità di trovare un significato nell'esistenza), riproducibile attraverso matrici dei singoli sistemi neurali. Il palazzo nel cielo è un romanzo caratterizzato da un linguaggio altamente elaborato, che rivela il lirismo della prosa di Malaguti, e la sua attenzione verso la ricerca di una musicalità della lingua e della parola scritta. Il romanzo fu molto apprezzato non solo in Italia ma anche all'estero, tanto che la stessa Ursula Le Guin (di cui Ugo aveva portato in Italia il bellissimo La mano sinistra delle tenebre) elogiò il romanzo, ne tradusse diverse parti e le fece pubblicare in inglese.

Il palazzo nel cielo fu il romanzo più venduto e importante di Malaguti, una sorta di congedo personale dal mondo degli scrittori di fantascienza.

E, se si esclude il successivo La macchina dei sogni ("Nova Sf*" 21, 1973), che ebbe scarso impatto sia sul pubblico che sulla critica, Il palazzo nel cielo fu il suo ultimo romanzo.

Gli anni '70 e '80 furono impegnati quasi esclusivamente nel progetto Libra, con convegni, raduni, tra cui l'allestimento del premio Hugo Italia, inaugurato nel 1974 e che vide svolgersi due edizioni. Insieme all'amico Luigi Cozzi, esperto di cinema, cura una serie di rassegne cinematografiche a Roma, Firenze, Milano, presentando diverse pellicole e assegnando i premi Hugo Italia, dimostrando di riuscire a coinvolgere il grande pubblico anche come organizzatore di eventi. L'avventura della Libra dura per oltre quindici anni, dal 1967 al 1982, con oltre 200 volumi all'attivo. Nel frattempo qualche sprazzo di tempo viene dedicato alla ripresa dell'attività letteraria che riprende nel 1978 con La fenice, che, ancora una volta, vede per protagonista un essere immortale: cosa fare quando si è visto tutto? Cosa fare quando l'umanità si è evoluta talmente da arrivare all'immortalità di corpi meccanici perfetti? Come affrontare il sorgere del sole di ogni giorno sapendo che tutto continuerà senza sosta, dolore, felicità, luce ed ombra? Gli artisti della galassia, gli abitanti del pianeta Terra, possono ora solo offrire alle altre razze la loro arte e abilità, uniche vestigia di un popolo che si è guadagnato l’immortalità distruggendo il proprio mondo. La prospettiva di Malaguti cambia sensibilmente, spostandosi sempre più sul lato artistico, intimista, in un racconto che segna il suo ritorno alla scrittura in maniera più che egregia.


Arriva la Perseo! (dal 1984)

Se il progetto Libra chiuse fu a causa non tanto di un improvviso calo delle vendite, quanto per i problemi sempre più pressanti relativi alla distribuzione. Nel 1984 la Libra, ovvero Malaguti, convoglia in una piccola casa editrice e nasce così la Perseo Libri, compiendo ancora una volta un'operazione unica per quanto riguarda il mondo della fantascienza, ovvero fondando la prima casa editrice di vendita esclusivamente per corrispondenza. L’idea funziona, grazie anche alla buona fetta di pubblico conquistata con la Libra, e la Perseo comincia dalla pubblicazione di quella che era stata la motrice di tutto, cioè "Nova Sf*", di cui esce il numero 1 (ma in realtà si tratta del numero 43) nel marzo del 1985. Alla nuova redazione si aggiungono vari collaboratori, tra cui Lino Aldani, insieme al quale viene progettata una nuova rivista, "Futuro Europa", la prima pubblicazione dai tempi di "Futuro" dello stesso Aldani, esclusivamente dedicata agli autori italiani ed europei. "Futuro Europa" è sicuramente uno dei progetti editoriali più importanti e coraggiosi di tutta la fantascienza nostrana: per la prima volta viene impostato un discorso critico a lungo termine sulla fantascienza italiana ed europea e la rivista diventa il maggiore, se non l'unico, punto di riferimento per tutti gli autori italiani. Tra ristampe di classici e nuove leve, la maggior parte degli autori italiani ha trovato spazio su "Nova Sf*" o su "Futuro Europa".

Accanto alle due riviste vengono col tempo affiancate altre collane: la "Storia della Fantascienza", dedicata alle storie di questo genere nei vari Paesi del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti; la "Biblioteca di Nova Sf*", collana che ospita le grandi opere della fantascienza internazionale; "Narratori Europei di science Fiction" con romanzi e antologie personali dedicati agli autori italiani, europei e, in generale, non angloamericani. A queste si affianca il progetto di riedizione dell'opera omnia di Simak, autore da sempre amato da Malaguti.

Nel frattempo Ugo Malaguti riprende a scrivere racconti e nel 1989 esce la sua prima antologia personale, Storie d'ordinario infinito, nella quale sono raccolti, tra materiale edito, inedito e rivisitato, quindici racconti, che ricoprono un arco di ben venticinque anni. Il libro è la migliore occasione per conoscere il Malaguti autore di racconti e apprezzarne le qualità. Oltre a classici quali Toreador, Festa di primavera o Di alcuni delitti a Londra, vengono proposti diversi racconti relativi agli anni '80.

Scritto appositamente per l'antologia è il brevissimo e bellissimo Ritorno a casa, originale parabola di un eroe dello spazio sospeso tra la vita e la morte. Con Il giullare viene riproposto il tema tanto caro del buffone e del saltimbanco, unione perfetta del binomio libertà / espressione artistica: l'universo intero si sta spegnendo stella dopo stella, e un uomo senza pace intraprende un viaggio di mondo in mondo alla ricerca di colui che può rispondere alla sua domanda, sua e di tutta la società: perché le migliori menti scientifiche della galassia, poste di fronte alla fine di tutto, hanno deciso di scomparire per andare a creare un mondo di solo divertimento, fantasia e felicità?

Ancora una volta il razionale viene sconfitto, così come nel racconto La Pagoda, dove uno scienziato lontano dal suo mondo e dai suoi affetti a causa delle strette leggi di una società che privilegia l'efficienza e la logica per un supposto bene comune ai sentimenti del singolo, si trova a vivere una storia d'amore molto particolare con un'aliena sconosciuta, una passione che lo porterà alla morte per rinascere e ritrovare finalmente sé stesso. L'antologia si conclude con il racconto Elegia, nel quale il Papa, il Gran rabbino e il Guru s'incontrano sulle rive del Gange, tra sogni, speranze e ricerca del più profondo significato dell'esistenza.

I romanzi di Malaguti, i suoi racconti, le sue traduzioni, "Galassia", la Libra, la Perseo, "Nova Sf*", "Futuro Europa": basterebbe una di queste cose per farlo rientrare nella storia della fantascienza italiana, invece in quarant'anni di carriera è riuscito a offrircele tutte... e non è ancora finita.



"La città era vicina. Il domani era vicino. Le stelle brillavano in alto. Ma erano lontane. No, quel mondo non sarebbe stato difficile da conquistare."* (Intervista a Ugo Malaguti, a cura di Andrea Jarok, 2000)

*Da Ritorno a casa, 1986.


Andrea Jarok ("Avatar"): Come è nato il progetto Perseo?

Ugo Malaguti: Durante gli anni '80 fallirono le principali case di distribuzione e questo portò a uno sconvolgimento generale, i costi relativi alla distribuzione divennero insostenibili e la Libra fu costretta a chiudere. Altri editori, come la Nord, trovarono nuovi distributori, noi invece pensammo a qualcosa di differente. Così una piccola casa editrice, la futura Perseo Libri, ci diede ospitalità e tutto ricominciò. La Perseo, con la sua distribuzione unicamente via posta, ha potuto continuare a vivere, superando i problemi legati alle ingenti spese per la distribuzione libraria.

AJ: Quale fu la prima testata con cui la Perseo riprese le pubblicazioni?

UM: "Nova Sf*", naturalmente: da lei era partita la Libra, e con lei è ripartita la Perseo.

AJ: A partire dal 1970 la tua attività di scrittore subì una brusca interruzione; quali ne furono i motivi?

UM: Essenzialmente fu il tempo a venir meno, più che le idee o la voglia di scrivere; non fu una vera crisi creativa, semplicemente gli impegni della Libra non me ne diedero più la possibilità.

AJ: Dal 1978 si sono rivisti nuovi racconti; e romanzi?

UM: Romanzi ne avevo in cantiere, le idee non mancano mai, ma se già ho difficoltà a trovare tempo per un racconto, figuriamoci per un romanzo. Non potrei mai scrivere prima tre capitoli, poi altri tre sei mesi più tardi e gli ultimi dopo due anni; per me il romanzo è qualcosa di compatto, che deve essere scritto di getto, in una sola volta. Ma poiché non bisogna mai dire mai, devo anche annunciare che ho appena ultimato il mio primo romanzo breve dal 1972, si chiama Una storia tra i monti, è stato scritto in pochi giorni, tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio del 2001.

AJ: Come sono stati i tuoi inizi da scrittore?

UM: Cominciai con la pararcheologia e fantarcheologia, sullo stile del grande Johannis (Luigi Rapuzzi, n.d.r.), di cui ricordo ancora benissimo Quando era "aborigeno", un "Urania" che acquistai in edicola appena uscì, nel lontano 1955. I miei primi racconti seguirono quelle orme, poi arrivò Roberta Rambelli e mi "suggerì" di provare con la fantascienza sociologica.

AJ: Che rapporto hai con la musica?

UM: La musica ricopre per me un ruolo fondamentale, sia come scrittore che come uomo; la ricerca sul linguaggio e la capacità di comunicare sensazioni passa attraverso il rapporto imprescindibile tra musicalità e parola. I miei romanzi sono stati scritti al 90% ascoltando la stessa cassetta ossessivamente.

AJ: E in musica dove vanno le tue preferenze?

UM: In molte direzioni, i cantautori prima di tutto, De Andre, Branduardi, poi c'è stato il periodo francese, con Fraçoise Hardy soprattutto, i Rolling Stones, e molti, molti altri.

AJ: A quali dei tuoi romanzi senti maggiormente legato?

UM: Penso proprio a Il palazzo nel cielo, che riassume un po' tutto quanto avevo sviluppato nei romanzi precedenti e mi ha dato le maggiori soddisfazioni; tra i racconti direi Entropia e La Pagoda. Ora molto di quello che scrissi negli anni '60 sarebbe da riscrivere, tra i romanzi soprattutto, tranne Satana dei miracoli, che lascerei inalterato. Lo stesso Il sistema del benessere, che ebbe un'eco incredibile, ora sarebbe da riscrivere.

AJ: Cosa ne pensi del fenomeno cyberpunk e della realtà virtuale?

UM: La formula della realtà virtuale usata nella fantascienza odierna è uno schema un po' ripetitivo che oggi tende ormai a esaurirsi; forse ci vorrebbe meno realtà virtuale e un po' più di satira sociale. Non sono un grande amante del cyberpunk.

AJ: Hai pubblicato però Sterling (Oceano, "Biblioteca di Nova Sf*" 6, 1991, or. Involution Ocean, 1977), come mai?

UM: Il primo Sterling a me piaceva molto (mi ricordava Cordwainer Smith), prima che Gibson lo rovinasse. Quello che più mi dà fastidio del cyberpunk, come della new wave e di tutti i nuovi movimenti, è l'atteggiamento, mi dà fastidio che la gente dica: tutto quello fatto prima è merda! Una delle cose di cui vado più orgoglioso è la pubblicazione su "Futuro Europa" del Manifesto del Futurismo di Marinetti. Non tanto perché io straveda per Marinetti, quanto perché leggendolo si dimostra che le avanguardie hanno ripetuto nel tempo sempre lo stesso discorso. Che poi quello del Futurismo sia oggi da molti ignorato o quasi, è dovuto anche al fatto che il Futurismo venne associato a un regime inviso. Alla fine i grandi concetti rimangono, e molto spesso quelle che cambiano sono solo le apparenze. Dick è il migliore allievo di Van Vogt moderno; Dick è stato ed è un grande, era valido nel '65 e lo è ancora; invece metà della new wave degli anni '60 è datata, come nel cinema film osannati come 2001 o Sugarland Express appaiono ora superati. La new wave per la fantascienza non ha fatto molto se non una rimasticazione di temi classici del mainstream. L'unica eccezione fu Ballard, che scrive bene sempre, ma non era la new wave era Ballard!

AJ: Cosa ne pensi della situazione attuale della fantascienza americana?

UM: La fantascienza americana ormai è omologata al massimo e rischia di diventare letteratura di genere invece di fagocitare tutto come dovrebbe e come ha invece fatto nel cinema. La letteratura può essere di consumo o di ricerca e in America ora sembra esserci solo quella di consumo: sulla rivista di Asimov i racconti sembrano scritti tutti allo stesso modo, le differenze di stile si vedono meglio in Europa, tra i tedeschi, gli spagnoli, i bulgari.

AJ: E di quella italiana che ne pensi?

UM: Credo che sia la seconda del mondo dopo quella americana, prima di quella inglese e francese, se si considera dall'800 a oggi. Il vero problema è che le sono mancati i punti di riferimento, come Lem in Polonia, o Clarke, Russel e Wyndham in Inghilterra; noi di punte grosse non ne abbiamo avute, tranne Salgari, poi ci sono stati ottimi scrittori, come Johannis, che impose la fantascienza archeologica quando non la faceva nessuno, facendo il giro dell'Europa. Nei primi anni '50 c'era una buona tradizione italiana, poi a partire dagli anni '60 si è persa una certa identità, non esisteva più una tipologia di fantascienza italiana, e si ricorreva spesso alle diverse tradizioni straniere. Gli anni '70 sono stati bui per tutti, con un inevitabile riflusso nel privato dopo l'esplosività degli anni '60. Negli anni '80-'90 si è assistito a una sorta di tentativo di ricostruzione, ma siamo di fronte a un grande rischio, quello dell'omologazione, forse a causa delle scuole di scrittura o degli editori che impongono certi criteri. La mia impressione è che, mentre negli anni '50 si tentavano strade nuove, ora tutto ha poca originalità, molta pulizia formale, ma un impatto molto minore.

AJ: Il ruolo della fantascienza è cambiato?

UM: Direi che la fantascienza ha rinunciato al suo ruolo di guida per accodarsi, forse per timore, al resto del panorama culturale; la vedo come un essere all'avanguardia che ha preso sempre pesci in faccia, e quando i suoi concetti sono stati assorbiti dalla sensibilità comune, ha cominciato a seguire il flusso come per autolegittimarsi.

AJ: Parliamo di "Nova Sf*". Con quale criterio viene compiuta la scelta dei racconti all'interno di un singolo numero?

UM: Ho sempre pensato che una rivista di racconti dovrebbe leggersi come un romanzo, con collegamenti tematici, come se i singoli racconti fossero capitoli di un romanzo corale. È importante fornire sempre un'immagine diversificata, dare un'idea di letteratura alternativa e non di genere. La fantascienza non è altro se non la letteratura che tiene conto del progresso tecnologico, e in questo senso appare come l'unica veramente realista del XX secolo. Mi piace poi l'idea di riproporre testi perduti o dispersi. Credo che l'importante in una rivista sia proporre idee sempre diverse, tenendo in conto però la parte emotiva. Informazioni, valutazioni ed emozioni, ecco cosa deve contenere una rivista.

AJ: Della tua attività di traduttore cosa ci dici?

UM: Che all'epoca tradurre era l'unico modo per essere pagati, in editoria.

Poi è diventata una passione. Mi piace, ma se posse sfuggirne, bè, meglio!

Alcuni autori però amo tradurli; nella seconda metà degli anni '60 e nei '70 ho tradotto molto, potevo scegliere e traducevo quello che mi piaceva, Williamson, la Brackett, la Le Guin (che rimase molto soddisfatta della mia traduzione di The Left Hand of Darkness). Gli autori erano molto disponibili.

Rispondevano alle mie domande, si ricostruivano i testi delle scelleratezze anche degli editori americani. Per esempio, in Descalation di Aldiss ("Galassia" 96, 1968) fu lo stesso Brian a inviare, dietro mia richiesta, delle parti aggiuntive per renderlo più fantascientifico. L'edizione italiana è quindi l'unica che contiene quell'aggiunta dell'autore. Con altri era più semplice, come con Brunner, che ti mandava il manoscritto e così non c'erano problemi di editor. Quando si traduce bisogna fare una ricerca sulla lingua e sul linguaggio impiegato dall'autore; l'inglese è una lingua sintetica, un termine spesso riassume diverse parole italiane, bisogna capire come si direbbe in italiano una certa cosa senza stravolgerne i concetti.

AJ: Il tuo rapporto col mondo della fantascienza italiana?

UM: Fino ai tempi del festival di Trieste partecipavo molto attivamente, poi avrò fatto al massimo tre convention. Ritengo che le convention fatte in questa maniera siano un punto d'incontro per divertirsi, vedere amici e fare pettegolezzo su cos'è successo durante l'anno. Poi, quando ci sono, mi diverto, però ormai le convention danno un’immagine della fantascienza non veritiera.

Sono manifestazioni non orientate verso l'esterno, sono chiuse in sé stesse.

AJ: Qual è la tiratura media delle vostre pubblicazioni?

UM: Sulle 2000 copie, con un venduto di 1400. Sono cifre che possiamo permetterci proprio per il tipo di distribuzione che abbiamo; i costi di una rivista in edicola sono altissimi e non si può scendere sulle 3000-3500 di venduto al prezzo di 10 mila. Se invece si impiegano canali alternativi, come librerie specializzate o centri culturali, non si esce dalle 5-600 copie. Gli editori indipendenti sono destinati a sparire.

AJ: Cosa ne pensi del tuo concittadino Valerio Evangelisti?

UM: Non l'ho ancora letto, tutti i miei collaboratori ne sono entusiasti. Appena troverò il tempo lo leggerò.

AJ: Cosa mi dice del sito della Perseo?

UM: Il sito è nato nel 1999, finalizzato a far conoscere i libri e comprarli. Stiamo lavorando per farne qualcosa di più completo e complesso.

AJ: Progetti futuri tuoi e della Perseo?

UM: Vorrei realizzare una collana di saggistica e informazione. Credo che potrebbe funzionare, penso a una rivista molto "aperta", con articoli sul cinema, video, giochi di ruolo. Una rivista a 360 gradi insomma. La Perseo continuerà con le sue pubblicazioni, ci sarà la Storia della fantascienza in Italia, con Cozzi, poi continuerà la pubblicazione di Simak e tutto il resto. Come scrittore, invece, a fine marzo uscirà Millennium. I quarant'anni di fantascienza di Lino Aldani e Ugo Malaguti (1960-2001), dove verranno pubblicati diversi racconti miei e di Aldani, alcuni anche inediti. Ci sarà anche Sonno di Millenni, il mio primo racconto di fantascienza pubblicato.



Bibliografia essenziale

Volumi:

Orgia di sangue, (come Raul Kinson), "I Romanzi del Terrore" 16 - P. E. N.,1961.

I figli dl Lar, (come Mark H. Maylon), "I Gialli dell'Ossessione"- P. E. N., 1962.

I giganti immortali, (come Hugh Maylon), "I Romanzi del Cosmo" 126 - Ponzoni Editore, 1963.

Il sistema del benessere, "Galassia" 51 - Casa Editrice La Tribuna, 1965.

I figli del grande nulla (come Hugh Maylon), "I Romanzi del Cosmo" 169 - Ponzoni Editore,1965.

S.0.S. per la galassia (come Hugh Maylon), "I Romanzi del Cosmo" 182 - Ponzoni Editore, 1965.

Satana dei miracoli, "Galassia" 69 - Casa Editrice La Tribuna 1966.

La ballata dl Alain Hardy, "Galassia" 85 - Casa Editrice La Tribuna, 1968.

L'odissea di Alain Hardy, "Galassia" 88 - casa Editrice La Tribuna, 1968.

Il palazzo nel cielo, "Slan. Il Meglio della Fantascienza" 4 - Libra Editrice, 1970.

Storie d'ordinario Infinito, (antologia), "Biblioteca dl Nova Sf*" 1 - Perseo Libri, 1989.

Millenium. I quarant'anni di fantascienza di Lino Aldani e Ugo Malaguti (1960-2001), (antologia) - Perseo Libri, 2001.


Racconti e romanzi a puntate:

Sonno di millenni, "Oltre il Cielo" 74 - Edizioni "Esse", 1960.

Sulle tracce degli dei, "Oltre il Cielo" 78 - Edizioni "Esse", 1961.

Un uomo verso Venere, "Oltre il Cielo" 80 - Edizioni "Esse", 1961.

La città segreta (romanzo in 5 puntate), "Oltre il Cielo" 81, 83/86 - Edizioni "Esse", 1961.

Gli eredi del cielo (romanzi in 6 puntate come Hugh Maylon), "I Romanzi del Cosmo" 78/83 - Ponzoni E., 1961.

Il disperso di Oberon, "Oltre il Cielo" 87 - Edizioni "Esse", 1961.

Le reti di Vega, "Oltre il Cielo" 89 - Edizioni "Esse", 1961.

Il ribelle di Alfanar, "Oltre il Cielo" 91 - Edizioni "Esse" 1961.

Speranza da "Proxima", "Oltre il Cielo" 92 - Edizioni "Esse", 1961.

I demoni di Urano. "Oltre il Cielo" 95 - Edizioni "Esse', 1961.

I figli del sole, "Oltre il Cielo" 96 - Edizioni "Esse" 1902.

Il circolo del tempo, "Oltre il Cielo" 97 - Edizioni "'Esse", 1962.

Il giardino di Dialphar, "I Romanzi del Cosmo" 98 - Ponzoni Editore, 1962.

Maglia gialla "I Romanzi del Cosmo" 99 - Ponzoni Editore, 1962.

Frammenti di cristallo, "I Romanzi del Cosmo" 103 - Ponzoni Editore, 1962.

La pineta del tramonto, "I Romanzi del Cosmo" 107 - Ponzoni Editore, 1962.

Il crepuscolo degli dei, (come Ricky Geki)., "Oltre il Cielo" 109 - Edizioni "Esse", 1962.

Diritto di voto, "I Romanzi del Cosmo" 109 - Ponzoni Editore 1962.

Chi ha ucciso il pettirosso? "Galassia" 26 - casa Editrice La tribuna, 1963.

L'agguato, (come Ricky Geld), "Galassia" 27 - Casa Editrice La Tribuna, 1963.

I sette nomi dell'infinito, (come Ricky Geki), "Oltre il Cielo" 115 - Edizioni "Esse", 1963.

Ministero istruzione, In: Esperimenti con l'ignoto (Giulio Raiola, Inísero Cremaschi e Lino Aldani, a cura di) - Editoriale Futuro, 1963.

Toreador, "Galassia" 34 - Casa Editrice La Tribuna 1963.

L'ultimo nemico (come Ricky Geki) "Oltre il Cielo" 121 - Edizioni "Esse", 1964.

Il terrore delle bolle di fuoco, (come Ricky Geki), "Oltre il Cielo" 122 - Edizioni "Esse", 1964.

Tiro al piccione, (con Luigi Cozzi), "Galassia" 39 - casa Editrice La Tribuna, 1964.

"Ai figli di Atlas" "Oltre il Cielo" - Edizioni "Esse", 1964.

Qui radio Sirio, "Oltre il Cielo" 126 - Edizioni "Esse", 1964.

Gli uomini delle stelle, (racconto in 3 puntate), "Oltre il Cielo" 128/130 - Edizioni "Esse" 1964/5.

L'apprendista stregone, (con Luigi Cozzi), "Galassia" 48 - Casa Editrice La Tribuna, 1964.

Addio alle stelle (come Ricky Geki), "Oltre il Cielo" 131 - Edizioni "Esse" 1965.

Quando verrà Maitreya, (con Alberto Bolognesi), "Oltre il Cielo" 131 - Edizioni "Esse", 1965.

Tris spaziale. Sulla Terra, Verso lo spazio, Dopo la fine, "Galassia" 51 - C. E. La Tribuna, 1965.

Il sogno di Lihn, (come Umal), "Oltre il Cielo' 133 - Edizioni "Esse" 1965.

Il ghetto di Milano, [con Luigi Cozzi), "Galassia" 53 - casa Editrice la Tribuna, 1965.

Sei diventata nera, (con Luigi Cozzi), "Galassia" 54 - Casa Editrice La Tribuna, 1965.

Gelida notte, "Galassia" 56 - casa Editrice La Tribuna 1965.

Festa di primavera "Galassia" 57 - casa Editrice La Tribuna, 1965.

Soluzione critica, "Galassia" 58 - Casa Editrice La Tribuna, 1965.

Il trabiccolo atomico, "I Libri dell'Automobile" - L'editrice dell'automobile, 1965.

Silenzioso messaggio, "Oltre il Cielo" 138 - Edizioni "Esse", 1966.

Fino all'ultima generazione, "Galassia" 68 - casa Editrice La Tribuna, 1966.

Dieci problemi e uno scrittore, "Galassia" 81 - casa Editrice La Tribuna, 1967.

Di alcuni delitti, a Londra, "Nova Sf*" 6 - Libra Editrice, 1968.

La macchina dei sogni (romanzo), "Nova Sf*" 21 - Libra Editrice, 1973.

La Fenice, "Nova Sf*' 37 - Libra Editrice, 1978.

Il confine, "Nova Sf*" 41 - Libra Editrice, 1980.

Di ghiaccio e di stelle, "Nova Sf*" 1 (43) - Perseo Libri, 1985.

Cinque favole Immorali, "Nova Sf*" 2 (44) - Perseo Libri, 1985.

La pagoda, "Biblioteca di Nova Sf*" 1 - Perseo Libri, 1989.

La gemma di Nazca, "Biblioteca di Nova Sf*" 1 - Perseo Libri, 1989.

Il giullare, "Biblioteca di Nova Sf*" 1 - Perseo Libri, 1989.

Toreador, (revisionato), "Biblioteca di Nova Sf*" 1 - Perseo Libri, 1989.

La giornata d! un pover'uomo, "Biblioteca di Nova Sf*" 1 - Perseo Libri, 1989.

Decadenza, "Biblioteca dl Nova Sf*" 1 - Perseo Libri 1989.

A un passo di distanza, "Biblioteca di Nova Sf*" 1 - Perseo Libri, 1989.

Ritorno a casa, "Biblioteca dl Nova Sf*" 1 - Perseo Libri, 1989.

Elegia "Biblioteca di Nova Sf*" 1 – Perseo Libri 1989.

Probabilità zero, "Narratori Europei di Science Fiction" 3 - Perseo Libri, 1996.

Entropia, "Futuro Europa" 21 - Perseo Libri, 1998.

Dialogo, "Nova Sf*" 32 (74) - Perseo Libri, 1998.

Una storia tra i monti - Perseo Libri, 2001.






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