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Verso le stelle... intervista a Luigi Naviglio


di Andrea Jarok


Andrea Jarok: Lei è stato uno dei principali protagonisti della nascita del fandom. Ci parli un po' di quegli anni.

Luigi Naviglio: All'epoca il fandom era costituito solo da brevi notiziari, come "Nuovi Orizzonti" di Ciccone, che veniva fatto a Napoli. Con Ciccone collaborava un giovane Vittorio Curtoni, con cui entrai presto in contatto. Mi appassiono l'idea di fare una pubblicazione in cui venisse data a tutti la possibilità di pubblicare, una sorta di palestra dove potersi confrontare e migliorare. Io già pubblicavo per diversi editori, Ponzoni in particolare, per lo più con lo pseudonimo Louis Navire. All'epoca per essere pubblicati non sotto pseudonimo, bisognava appartenere a una stretta cerchia di amici, per cui si erano venuti a creare dei gruppi tutto sommato chiusi. La mia idea era quella di aprire le porte ai giovani autori con una rivista ciclostilata ma con le caratteristiche di una pubblicazione quasi editoriale. Volevo creare un qualcosa dove i ragazzi avrebbero avuto un incentivo per tentare di pubblicare; su cento racconti forse uno solo sarebbe stato buono, ma così facendo quell'autore avrebbe trovato la strada per migliorarsi ancora. Due tre numeri e si fu subito imitati da altri e così la cosa fiorì. Lo scopo fu ottenuto e così nacque il primo fandom. Ecco perché sono nati i "Numeri Unici", che curai appunto insieme a Curtoni, e "Verso le Stelle".

AJ: Mi parli dei "Numeri Unici".

LN: I "Numeri Unici" sono andati avanti con una visuale di pubblicazione a tema monografico. Affidavo agli esperti del settore la cura dei numeri, io non ho nessun merito se non quello di aver avuto l'idea e di aver affidato la cosa ai singoli esperti.

AJ: Tra i "Numeri Unici" uscì Fantapolitica. Vi furono dei problemi anche in questo caso, come avvenne successivamente con l'antologia di "Galassia" Fanta-Italia?

LN: Causa problemi tra diverse persone che vi espressero liberamente la loro ideologia. Io fui colpevole di aver voluto dare la voce a tutti, pubblicando, per esempio, sia Cremaschi che de Turris. Io non misi mai lingua su quanto scrissero, ma sulla polemica che ne conseguì sì. Si scatenarono un gran numero di lettere da una parte e dall'altra, che io dovevo pubblicare; a un certo punto mi stufai di queste cose che disgregavano una certa armonia che si era creata e scelsi di smettere di pubblicare le lettere. Tutti chiaramente trovarono l'occasione per lamentarsi, ma se non avessi fatto così, saremmo ancora qui a discutere.

AJ: Invece l'esperienza con "Verse le Stelle" come fu?

LN: "Verso le Stelle" era un fanzine, ma doveva essere fatta come rivista. C'erano altri fanzine come "Micromega", "L'Aspidistra" o "Interplot", e allora si tentò di collegarsi, con un incontro a Milano, cui parteciparono tra gli altri Fossati, Cersosimo, Bellomi, Curtoni, Bordoni, oltre naturalmente al sottoscritto. Si tentò di costruire le basi di un accordo tra i fanzine che erano nati, collaborando in vario modo, in particolare con la costituzione di un concorso aperto a tutti per il miglior racconto di fantascienza pubblicato su fanzine. C'erano delle schede di gradimento su ogni fanzine, che avrebbe fatto votare i propri lettori; in seguito alla votazione ogni testata portava in finale un racconto e alla fine si faceva una votazione generale. E fu qui che nacquero i primi contrasti accesi. Bisognava inserire solo gli autori italiani o anche quelli stranieri? Io dissi anche stranieri, perché se ci misuriamo solo tra di noi non sappiamo quanto valiamo. Molti invece dissero che non era giusto e vennero fuori due premi, uno con e uno senza autori stranieri. Così l'intento di quel progetto, ovvero creare una vera unione fra i vari gruppi fallì. Quelli furono gli anni di grandi amicizie e inimicizie per sciocchezze.

AJ: Nacque allora "Interfandom", una delle prime antologie di soli autori italiani?

LN: Non precisamente, "Interfandom" fu un tentativo di riabbracciare quelli che appartenevano al fandom tra quelli che volevano gli stranieri e quelli che non li volevano.

Il problema era che allora il fandom era composto al novanta per cento da scrittori, anche affermati. C'erano Aldani, Cremaschi, Gilda Musa, Sandrelli, all'epoca già noti e pubblicati; avevano i loro lettori ma, stando nel fandom, potevano pescarne di nuovi per le loro antologie. Certi agivano tramite un fanzine per convogliare i lettori su pubblicazioni più importanti, sulle proprie antologie. Gli attriti non cessarono, anzi si fecero spesso più accesi. Si cercò di rimettere in sesto le cose col meeting di Carrara, ma fu anche lì un fallimento.

AJ: Che successe esattamente a Carrara?

LN: A Carrara venne fuori la proposta di fare una fanzine-rivista comune a tutto il fandom, una pubblicazione che doveva essere la riesumazione di "Futuro", frutto degli sforzi uniti di circa duecento persone, presenti al meeting. Il problema era che su cento lettori novanta erano anche scrittori. Ognuno avrebbe pagato una quota per far nascere la rivista, ma alla fine quelli pubblicati sarebbero stati i soliti dieci o venti. Si ebbe la sensazione di voler fare pagare agli altri centottanta una rivista di pochi. Il brutto fu che il problema non venne neanche affrontato, e tutto cadde. In quel periodo mancò sempre qualcosa, colpa anche mia. Il più grande rammarico è stato quello di non essere riuscito a fare quel qualcosa in più che avrebbe dato vita a quella rivista.

AJ: È mancata la volontà di collaborazione.

LN: La risposta fu semplice: "Ve la fate per conto vostro!". Qualche anno dopo feci io la rivista, chiamata sempre, "Verso le Stelle", che durò poco. In quel caso dovetti arrangiarmi completamente per conto mio. Uscì per circa un anno poi fu costretta a chiudere.

AJ: Fu molto diversa come esperienza rispetto a "Verso le Stelle" fanzine?

LN: No, nel senso che io tentai la stessa esperienza: speditemi i vostri racconti: se proprio non è terribile, io il primo racconto della vostra vita ve lo pubblico. È sempre stato inviso questo mio atteggiamento tra i professionisti della fantascienza. Io volevo veramente dare la possibilità ai giovani scrittori di essere pubblicati e poter crescere. Dopo quell'esperienza feci "Star", anch'essa da edicola, tutta a spese mie, con lavori più accurati. Vi apparvero autori come Zuddas, Temporini, Cersosimo. Ne uscirono quattro numeri, a fondo perduto. Dopo di che, nel 1981, sono uscito da tutto.

AJ: Nel 1968 a un certo punto tutto si fermò. Che successe?

LN: Tra il 1966 e il 1968 diedi molto della mia vita al fandom. A un certo punto non me la sono più sentita.

Costituii il M.F.A. (Movimento Fandom Attivo), un tentativo d'incanalare il fandom personalmente. In ogni città dei rappresentanti avrebbero dovuto cercare lettori e appassionati, per poi creare una grande rete. Gettai le basi ma non ce la feci più, anche per diversi problemi familiari. Ero moralmente distrutto.

Venuto via io, quel movimento si fermò.

Verso la metà degli anni '70 le cose ripresero, ma con nuovi protagonisti e in maniera sostanzialmente differente; infatti la seconda ondata ha avuto come punto di riferimento riviste di edicola, mentre la prima faceva riferimento a una rivista del fandom.

AJ: Si sente quello che ha dato in un certo modo via al fandom?

LN: In un certo senso si, soprattutto per aver dato la possibilità a qualcuno di cominciare a pubblicare i propri racconti. Alcuni di questi poi sono diventati autori affermati, e se anche loro non LO pensano, questo mi ha fatto veramente un enorme piacere.






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