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x 1952-2002: 50 anni di riviste di fantascienza in Italia 2


Rivista di Isaac Asimov. Avventure Spaziali e Fantasy, SIAD Edizioni, Milano (4 numeri, autunno 1979 - estate 1980).

Dopo la chiusura di "Robot" gli sforzi della casa editrice Armenia per continuare la pubblicazione di riviste di fantascienza si concretizzano in due testate, tra loro molto dissimili: "Aliens" che esce nel novembre 1979 e la "Rivista di Isaac Asimov. Avventure Spaziali e Fantasy". Come già annunciato dal titolo, l'argomento è la fantascienza avventurosa.

Diversamente da "Aliens", questa rivista ha il compito di riconquistare il pubblico attraverso il fascino dell'avventura e dell'azione. È inoltre bandita completamente la saggistica: le 128 pagine sono tutte dedicate alla narrativa. Il formato è abbastanza atipico: 24x17 cm; la copertina del primo numero è opera di Giuseppe Festino, mentre le successive riprendono illustrazioni non originali. Le traduzioni sono invece affidate a Giuseppe Lippi, anch'esso reduce dall'esperienza di "Robot".

Tutti i racconti sono tratti non dalla coeva "Isaac Asimov's Science Fiction Magazine" (all’epoca appannaggio della Mondadori), ma dall'"Asimov's Adventures", la rivista americana dedicata alla fantascienza d'azione e d'avventura. Il ritorno alla fantascienza come letteratura d'evasione, lontana dalle problematiche della new wave inglese, approdata in quegli ultimi anni anche in Italia. La qualità del materiale presentato non è nel complesso eccelsa, tra pochi alti e molte prove mediocri, così che anche l'appassionato di fantascienza avventurosa finisce per rimanerne deluso, l'assenza di una presentazione esauriente degli autori, a cui aveva abituato "Robot" è un altro elemento fortemente penalizzante per il lettore. Infine la qualità della carta e della stampa sono anch'esse piuttosto inferiori agli standard. In definitiva il prodotto presentato risulta abbastanza mediocre e la rivista chiude mestamente dopo soli quattro numeri.


Aliens. Rivista di fantascienza, Armenia Editore, Milano (novembre 1979 - luglio/agosto 1980).

L'editoriale del primo numero di "Aliens" recita: "Da Robot a Aliens". È chiaro quindi l'intento dl proseguire il discorso nato con l'illustre precedente della casa editrice Armenia. Come abbiamo visto, però, "Robot" negli ultimi numeri aveva in parte modificato la sua formula, Vittorio Curtoni aveva abbandonato la direzione, e la rivista si era sempre più avvicinata a un'antologia piegandosi alle esigenze del mercato.

Curtoni non è più l'editorialista, ma è ben presente dietro ad "Aliens". Assieme ai suoi più stretti collaboratori: da Giuseppe Lippi a Danilo Arona, da Piergiorgio Nicolazzini ad Angelo De Ceglie. Il primo numero giunge nelle edicole nel novembre del 1979 al prezzo di 2.000 lire. Ha la copertina plastificata disegnata da Giuseppe Festino, un'ottima impostazione e impaginazione, tante fotografie, di cui alcune a colori, i numeri successivi sono illustrati in copertina da diversi artisti, tra cui, in quattro casi, Tim White, la veste grafica è molto allettante e il prodotto risulta molto professionale nel coprire le tante tematiche del fantastico. Le sezioni sono ben otto, oltre all'angolo della posta, lo spazio dedicato alla critica, al cinema, alla fantasy, alla scienza, all'editoria, al fandom, alla narrativa e alle recensioni. In "Aliens" si parla di fantastico sotto tutti i punti di vista, senza trascurarne nessuno. Lo spazio dedicato al cinema, molto ampie e approfondito, è curato da Danilo Arona che presenta tutte le novità del grande schermo che attendono l'appassionato. Molto spazio è dedicato anche alla fantasy e al mondo del fandom, a cura di Giuseppe Caimmi. Ben strutturato è anche l'angolo della scienza, affidato a Fabio Pagan.

Altri due spazi molto validi sono quello curato da Nicolazzini, che si allarga a tutta l'editoria internazionale e la rubrica "Come, dove e quando" di Curtoni.

Le recensioni sono invece affidate a Laura Serra. Per la narrativa presenta racconti e romanzi brevi di Anderson, Sturgeon, Silverberg, Leiber, Wyndham. Nell'angolo della posta del prima numero, appaiono pareri di alcuni personaggi della fantascienza italiana che erano stati contattati prima di andare in stampa.

Gli articoli italiani sono ben integrati da interventi dall'estero, Ma, ancora una volta, l’esperimento fallisce, in quanto nel mese di luglio del 1980 "Aliens" esce con il doppio numero 9/10 salutando per sempre il suo pubblico con "L'avviso importante per i necrofili", un vero e proprio sfogo del direttore e dell'editore verso quei lettori assenti che decretarono la prematura fine della rivista. "Aliens" rimane una delle poche vere riviste di fantascienza italiane con ottimi e ricchi contenuti e molti appassionati l’hanno rimpianta per molto tempo.


Star, EPIERRE, Milano (4 numeri -aprile/giugno 1980 - dicembre 1979/febbraio 1980).

"Star" è una sorta di seguita di "Verso le stelle".

Dietro alla rivista c’è ancora Luigi Naviglio, che firma gli editoriali e lo spazio dedicato alla saggistica e all'informativa è decisamente preponderante.

Appaiono diversi articoli sul cinema, o i ritratti di autori italiani del passato. Gli autori sono tutti italiani, soltanto a volte nomi conosciuti come Luigi Cozzi, Antonio Bellomi e anche Ugo Malaguti, spesso invece autori che non risentiremo più nell’ambito letterario.

La qualità è molto buona, ma risente di quella certa amatorialità che aveva caratterizzato anche "Verso le stelle" anche se l’impressione è che si cerchi di limitare gli articoli di pseucescienza e ufoloqia. Purtroppo anche questa avventura editoriale è destinata alla chiusura in breve tempo, cui contribuiscono il carattere poco professionale e, da non sottovalutare, il prezzo di 1.000 lire per esattamente 100 paginette di un formato tascabile.


Asimov. Rivista di Fantascienza, SIAD Edizioni, Milano (11 numeri; settembre 1981 – luglio 1982).

Dopo l'insuccesso della "Rivista di Isaac Asimov" Mondadori tocca ora ad Armenia il compito di presentare al pubblico la versione italiana della rivista di Asimov. Armenia, che è stato l'editore italiano con al suo attivo il maggior numero di riviste, dopo "Robot", "Aliens" e "La rivista di Isaac Asimov", si ripropone con questo mensile, edizione italiana della "Isaac Asimov's Science Fiction Magazine". Curatore e traduttore della rivista è Vittorio Curtoni, in veste però più anonima rispetto ai tempi di "Robot" e "Aliens". La struttura è simile a quella presentata dalla versione Mondadori, ma diverse differenze si notano fin dal primo numero. Innanzitutto la veste grafica è decisamente migliorata, così come le copertine, disegnate da Franco Storchi e altri artisti italiani. L'editoriale rimane per forza di cose quello di Asimov, ma l’apporto della redazione italiana è questa volta sensibile. Già nel primo numero appare un articolo di Vittorio Curtoni dedicato al festival di Trieste, a dimostrazione del fatto che, se la strada è preclusa per i racconti italiani (tutto il materiale narrativo doveva provenire dalla testata originale), non lo è per la saggistica. La rubrica "Panorama Sf", a cura di Gian Filippo Pizzo, riprende quella di "Robot" con informazioni sul mondo della fantascienza statunitense, italiana ed europea. Oltre a questa, la rubrica della posta e le recensioni sono le rubriche fisse della rivista, a cui si aggiungono articoli di vario genere, alcuni tradotti direttamente dalla rivista americana, altri contributi originali italiani. I nomi di richiamo non mancano, dallo stesso Asimov a Niven, Silverberg, Pohl, Aldiss e altri. Inoltre la maggior parte dei racconti sono illustrati riprendendo le tavole originali americane, mentre la saggistica è spesso corredata da fotografie e immagini di grande interesse. Malgrado le restrizioni imposte dall'essere l'edizione italiana di un'altra rivista, la crisi della fantascienza dei primi anni '80 e la precarietà dell'editore stesso, la rivista non riesce a compiere il primo anno di vita e dopo undici numeri, è costretta a chiudere. Gli sforzi compiuti rimangono molti, mantenendo un'alta qualità. Per vedere di nuovo nelle edicole un'edizione italiana della "Isaac Asimov's Sf Magazine" dovranno passare una decina d'anni, quando s'imporra sul nuovo mercato, anche se parzialmente, la rivista diretta da Daniele Brolli.


Omni, Alberto Peruzzo Editore, Sesto San Giovanni (20 numeri - dicembre 1981- agosto 1983)

"Omni" appartiene a quel novero di riviste non esclusivamente di fantascienza, ma che hanno ospitato in maniera costante racconti o articoli di genere. La rivista è un mensile edito dalla Peruzzo ed è la versione italiana dell'omonima rivista americana apparsa nel 1978. È diretta dal professor Giorgio Tecce, ma è ben lungi dal presentarsi come una rivista scientifica vera e propria. Se non gli argomenti, l'atmosfera richiama più riviste tipo "Playboy" o "Penthouse", indirizzate a un pubblico prevalentemente maschile. Gli articoli scientifici sono di qualità disomogenea, a volte di buon livello, spesso piuttosto sensazionalistici e tesi semplicemente ad attirare l’attenzione del lettore. Rubriche fisse sono infatti riservate agli ufo o alla tecnologia bizzarra (come la rubrica "Continuum"). La parte riservata alla fantascienza letteraria non è molto ampia, con un paio di racconti per numero. In ogni caso la qualità della parte narrativa è più che buona (è bene ricordare che tra i curatori americani si sono alternati Ben Bova, Robert Sheckley ed Ellen Datlow), Appaiono sulle pagine della rivista Ellison, Lem, Silverberg, Pohl, Bradbury, Sheckley Knight e altri noti autori. A partire dal numero 9 viene presentato un racconto di autore italiano: si comincia con Renato Pestriniero, a cui fanno seguito Antonio Bellomi, Vittorio Curtoni, Gianni Montanari, Roberto Vacca e altri. La veste grafica è ben curata, però le 98 pagine della rivista (scese poi a 90) al costo di 3.000-3.500 lire non possono certo dirsi un buon affare per il lettore dell'epoca. Dopo venti numeri la rivista è costretta a chiudere i battenti, destino che qualche anno più tardi toccherà anche alla sua controparte d'Oltreoceano, che passerà on line.


S&F, Editrice Italy Press, Milano (3 numeri, marzo 1983 - estate 1984).

"S&F" (ovvero "Scienza e Fantasia", come reca il sottotitolo) ha rappresentato forse il punto più armonioso degli anni '80 nel campo delle riviste, dal punto di vista sia dei contenuti sia della grafica, che riunisce alcuni tra i nomi più importanti del fandom e dei professionisti dell'epoca. Il progetto viene curato da Sergio Giuffrida e Sergio Garlani, e tra i col laboratori figurano Giuseppe Lippi, Giuseppe Festino, Franco Fossati, Mario Sumiraschi, Alex Voglino, Giuseppe Caimmi e molti altri. L'obiettivo è quello di occuparsi di fantascienza a 360 gradi, dando spazio in egual misura a cinema, letteratura, fumetto, illustrazione, giochi, insieme con una parte riservata alla scienza astronomica. La grafica è molto curata, con ottime copertine (disegni di Dino Marsan e Marco Patrito), il corredo fotografico e illustrativo interno è molto ricco e di qualità. Un prodotto eccellente, non c'è che dire, però le cose non hanno comunque funzionato. A una prima analisi si potrebbe dire the "S&F" rappresenti quanto di meglio il mondo italiano della fantascienza possa produrre: la parte informativa è ottima, così come alcuni saggi (spiccano sui primi due numeri gli articoli di Giuseppe Festino dedicati a Thole e Caesar). Tuttavia una grave pecca risultava presto evidente: la mancanza di una sezione narrativa di un certo peso. Lo spazio dedicato alla narrativa è troppo ristretto e i racconti presentati, seppur di qualità, finiscono per perdersi e passare inosservati. Le riviste da edicola che hanno avuto un certo successo come "Gamma" e "Robot", avevano posto le loro fondamenta sulla narrativa cui poi accompagnare una parte saggistica di estrema qualità. Così "S&F" si trova in estrema difficoltà già dal secondo numero tanto the il terzo, pubblicato a sei mesi circa di distanza dal precedente, esce con un rincaro del prezzo del 50% (4.500 lire, rispetto alle 3.000 del precedente). L'avventura finisce, e con essa probabilmente la speranza di poter realizzare in Italia una rivista di saggistica sulla fantascienza.


Pulp, Edizioni Pulp, Torino (15 numeri, marzo/aprile 1983 – maggio/dicembre 1986).

A metà strada tra fanzine semiprofessionale e rivista, "Pulp" ha un formato A4 ed è autoprodotta e distribuita parzialmente nelle edicole. Si distingue per la scelta del materiale pubblicato inizialmente, abbastanza atipico rispetto alla produzione degli anni '80.

Come desumibile dal titolo stesso la fantascienza che viene privilegiata è quella avventurosa, tipica appunto dei pulp americani anni '30 e '40. Nei quindici numeri della rivista vengono pubblicati ben dieci racconti di Gianfranco Briatore, meglio noto come John Bree, già apparso sulle pagine dei "Romanzi del Cosmo" e autore di un famoso romanzo per ragazzi, S.O.S. Galassia, edito dalla casa editrice AMZ. La produzione presentata è tutta italiana e la tipologia del racconto avventuroso viene continuata da altri autori tra cui Mariangela Cerrino, che qui presenta il suo ciclo delle storie dell'epoca di Mu. La rivista è occupata quasi esclusivamente dai racconti, poco, se non del tutto assente, lo spazio riservato all'informazione e alla saggistica. Dopo i primi nove numeri, sotto la direzione di Beni Giansiracusa, la cura della rivista passa a Mauro Maltoni. Il primo numero della nuova direzione è Dimensione Italia/l, antologia di racconti italiani, che ha un seguito nel quindicesimo e ultimo numero Dimensione Italia/2. La rivista ha presentato copertine di Giuseppe Festino (numeri 3 e 6) e di Marco Patrito. A partire dal numero 4 le pagine passano da 64 a 52 e il prezzo da 3.000 a 5.000. Il rapporto prezzo/quantità non è certo dei più convenienti e spesso anche quello con la qualità lascia a desiderare, "Pulp" tuttavia riesce a sopravvivere per più di tre anni, fungendo da ottima palestra per autori italiani emergenti.


Futura, Peruzzo Periodici, Sesto San Giovanni (20 numeri, settembre 1983 - luglio 1985).

Anche "Futura" appartiene a quelle riviste di scienza che dedicano regolarmente una piccola parte delle loro pagine alla fantascienza. La rivista ha come sottotitolo "Rivista di scienza e fantascienza", tuttavia la parte scientifica occupa la quasi totalità, mentre alla fantascienza letteraria è riservata una parte veramente esigua. "Futura" è pubblicata dalla Peruzzo e si propone come una sorta di seguito della precedente "Omni".

Escono complessivamente venti numeri; nei primi nove una rubrica di news viene regolarmente curata da Laura Serra, cui si accompagnano altri brevi articoli e racconti italiani. Il materiale pubblicato è comunque interessante, e non mancano raccanti di autori importanti come Roberto Vacca, Inísero Cremaschi a Gilda Musa. A partire dal decimo numero le news scompaiono e viene pubblicato solamente un racconto; inoltre ben presto ai racconti di autori italiani si sostituiscono quelli stranieri, di nome spesso di richiamo come Asimov o Pohl, tratti per lo più dall'"Isaac Asimov's Science Fiction Magazine". La formula del racconto italiano e il tentativo di un discorso critico sulla fantascienza nostrana non piace al pubblico della rivista, sempre più orientato verso articoli di scienza e astronomia, spesso a carattere sensazionalistico. La chiusura di "Futura" segna la fine del tentativo di associare l’interesse per la scienza con la letteratura fantascientifica, inaugurato nei primi anni ‘80 con "Omni".


Dimensione Cosmica, Marino Solfanelli Editore, Chieti (15 numeri, gennaio/febbraio 1985 - estate/autunno 1989)

"Dimensione cosmica", la nuova rivista di Solfanelli diretta dalla scrittrice Anna Rinonapoli, si presenta come il seguito dell'omonima fanzine usci tra il 1977 e il 1982, curata da Alex Voglino. Il formate è il classico A4 per 32 pagine, poi passate a 40, la cadenza è bimestrale. La grafica tuttavia lascia un po' a desiderare, con copertine affidate di volta in volta ad, artisti differenti, dal tratto molto amatoriale. Le uscite alternano narrativa e articoli, con una certa predilezione per la saggistica, tutta di marca italiana. Nei primi dieci numeri compare un numero incredibile di autori di talento: Sandro Sandrelli, Renato Pestrimero, Gianfranco de Turris, Franco fossati, Dario Tonani, Claudio Asciuti, Nicoletta Vallorani, Piero Prosperi, Marzio Tosello, Franco Forte, Riccardo Leveghi. Vengono esplorati un po' tutti i campi del fantastico, in maniera quasi sempre convincente. Purtroppo un evento tragico colpisce le sorti della rivista dei suoi collaboratori: la prematura scomparsa di Anna Rinonapoli. Il numero 11 esce dopo sei mesi di silenzio con uno Speciale dedicato al fantastico al femminile, mentre il 12 è interamente dedicato alla scrittrice e amica scomparsa. Con il 13 "Dimensione cosmica" passa nelle mani di Pestriniero; un rinnovamento appare sia nella veste grafica, più curata e professionale, con le copertine di Michelangelo Miani, sia nel numero di pagine, variabile dalle 64 alle 84. L’impostazione rimane la medesima, ma la sensazione è che l’entusiasmo sia in gran parte smarito. Anche la qualità del materiale pubblicato comincia a risentirne e la periodicità si perde completamente: nel 1988 esce solo un numero e l'anno successivo due. Per i primi dieci numeri ci si trova davanti a un prodotto molto interessante, vario e di qualità, con ottime premesse per essere in tutto e per tutto un’ottima rivista, anche se in realtà non lo era mai stata, almeno come distribuzione e impatto sul pubblico; si ero trattato infatti di una fanzine professionale, ancora incapace di rivolgersi al grande pubblico delle edicole.


Ucronia, Ucronia Editrice, San Giuliano Milanese (3 numeri, luglio 1985 – estate 1986; 4 numeri estate 1987- estate/autunno 1988).

"Ucronia" trova le proprie origini nel fandom milanese degli anni '80, che dopo diverse esperienze tra cui "City" e "La Spada Spezzata", passa all'edicola con questa rivista dalla qualità elevata sia dei testi, sia dell'impostazione grafica. Il direttore responsabile è Claudio Bruneri Fusi, mentre quello editoriale è Marco Crespiatico. "Ucronia" esce circa un anno dopo "S&F", e ripropone lo stesso formato 24x17 cm. Dopo un primo numero prevalentemente dedicato a interviste, saggi e recensioni, a partire dal secondo l'attenzione si rivolge principalmente alla narrativa, con racconti e romanzi brevi di autori italiani di ottimo livello. Vengono pubblicati autori come Donate Altomare, Stefano Tuvo, Dario Tonani e Stefano Bon, già curatore dl fanzine quali "Phase IV" e "Millenlum". collaboratrice fissa è Nicoletta Vallorani, che presenta sui primi due numeri un interessante articolo sulla funzione del labirinto all’interno della letteratura fantastica. Non manca lo spazio per il fumetto, le recensioni, la posta e le interviste. Dopo tre numeri "Ucronia" cambia radicalmente sia la veste grafica che le scelte editoriali. La numerazione riprende dal numero 1, a indicare la volontà di prendere le distanze dalla precedente edizione, vista più come una fanzine distribuita in edicola che come una rivista vera e propria. Il formato passa al più tradizionale A4, le copertine, illustrate da artisti stranieri, presentano una cornice grigia alquanto seriosa, mentre i disegni interni sono affidati alla mano di Giuseppe Festino.

Il materiale narrativo contempla ora anche autori stranieri, con classici quali Asimov, Silverberg, e nuovi autori emergenti come Shepard, Robinson e soprattutto Gibson, pubblicato per la prima volta dopo l’uscita di Neuromante.

Continua la pubblicazione di autori italiani: appaiono nomi già noti e nomi nuovi per la rivista come Lino Aldani, Renato Pestriniero, Sergio Giuffrida, Franco Ricciardiello e Silvio Sosio, per citarne solo alcuni. Purtroppo i soliti problemi di distribuzione, il costo elevato (4,500 lire) e la progressiva diminuzione generale dell'interesse del pubblico verso la fantascienza, costrinsero "Ucronia" a chiudere dopo i quattro numeri della seconda serie. Con sette numeri complessivi pubblicati tra l'estate del 1985 e quella del 1988, è stata forse l'unica vera rivista italiana nella seconda metà degli anni '80 distribuita in edicola e quindi accessibile a un pubblico più vasto e in grado di presentare autori italiani e. stranieri di indubbia qualità.


Futuro Europa. Perseo Libri, Bologna (32 numeri da dicembre 1988).

È il 1988 quando viene annunciata dalla Perseo la rinascita di "Futuro", la rivista curata da Lino Aldani e Massimo Lo Jacono tra il 1963 e 1964, che, in un periodo dominato dalla fantascienza anglofona, ha il merito di mostrare al pubblico come sia possibile trovare una letteratura fantascientifica indipendente europea con una propria identità. Lo stesso spirito e lo stesso intento animano la nuova "Futuro Europa", curata dallo stesso Aldani e da Malaguti; di cui vengono ripresi il piccolo formato e la grafica del vecchio "Futuro" scarna ma curata. La periodicità inizialmente è trimestrale. Siamo di frante, dopo "Nova Sf*", a un'altra di quelle così definite dallo stesso Malaguti riviste-libro, ovvero pubblicazioni con lo spirito e gli intenti della rivista, ma con le dimensioni e la ricchezza di un libro. La pubblicazione di racconti di autori europei è legata sempre a un discorso più ampio, come mostrano i frequenti articoli sulla fantascienza nelle diverse nazioni. Il primo numero presenta racconti di autori italiani, francesi e tedeschi, un articolo sulla fantascienza in Cecoslovacchia, con due racconti di Ludvik Soucek e Ludmila Freiovà, e molto altro ancora. Successivamente si presentano articoli e saggi sulla fantascienza tedesca, rumena, jugoslava, polacca, bulgara, danese e spagnola, affiancandoli regolarmente con racconti degli autori più rappresentativi. Le vendite dei primi numeri sono incoraggianti e la periodicità trimestrale viene rispettata per tutto il 1989, con l'uscita di ben cinque numeri. Ci si rende però conto subito che questa frequenza rischia di affossare definitivamente la rivista, e si passa perciò a pubblicare due numeri all’anno. Il 1992 è un anno critico per "Futuro Europe", a tal punto che si pensò a una sua chiusura, ma nel dicembre del 1995, dopo quasi tre anni di silenzio, riprendano le pubblicazioni con un numero doppio di 224 pagine. Entra a far parte della redazione anche Claudio Dal Maso e pian piano la rivista comincia a riprendersi, e nel 1997 si torna a pubblicare ben cinque numeri. Abbandonata l'idea di una periodicità regolare (da uno a quattro numeri ogni dodici mesi negli ultimi cinque anni), "Futuro Europa" arriva al suo quindicesimo anno di vita e al numero 32, quota invidiabile per qualsiasi rivista di fantascienza in Italia, e a maggior ragione di fantascienza europea. La distribuzione per corrispondenza e l'assenza dalle edicole o librerie è in parte penalizzante, ma ha consentito alla rivista di rimanere in vita. La qualità del materiale proposto è molto alta, passata al vaglio di due tra i più importanti esponenti ed esperti della fantascienza italiana. Col tempo è diventata il punto di riferimento per chiunque si voglia affacciare alla fantascienza europea con occhio critico o anche da semplice lettore. "Futuro Europa" cerea di fare ciò che dovrebbe essere connaturato al genere stesso della fantascienza, ma che invece ormai sembra essere una caratteristica perduta, ovvero allargare i confini. La scommessa di riuscire a presentare una letteratura fantascientifica europea con una propria identità è stata sicuramente vinta, mentre lontano dall'essere completato è il passo successivo, quello di mostrare questa letteratura al grande pubblico. Purtroppo le sorti delle riviste in Italia non fanno certo ben sperare, ma se c’è una rivista che meriterebbe tale espansione, questa è sicuramente "Futuro Europa".


Fanta-Story, Tattilo Editrice, Roma (4 numeri, giugno 1989 - marzo 1980).

"Fanta-Story" è una rivista dedicata al fantastico, con racconti di fantascienza, fantasy e horror, e articoli di vario genere sulla letteratura, sulla scienza e sul cinema. Tra gli autori presenti nel primo numero troviamo Asimov, Lovecraft, Brown e Sandro Sandrelli. I racconti sono per lo più brevi e già editi e, sebbene i nomi siano spesso importanti, la totale mancanza di unità e la confusione generale disorientano il lettore, che stenta a trovare un filo logico all'interno della rivista. Il motivo esiste, anche se non è evidente: "Fanta-Story" è edita dalla Tattilo Editrice, casa editrice che già aveva pubblicato alcuni racconti sulla rivista "Scienza 2000 Test". La quasi totalità dei racconti provengono da questa rivista o, in caso contrario, si tratta di racconti già editi in altre riviste: solo raramente si trova qualche raccontino inedito di minor livello. La rivista continua in questo modo per quattro numeri, dopo i quali cade giustamente nell'oblio.


Oltre…, Edizioni Sanesi, Montepulciano (6 numeri [13], dicembre 1990 - luglio/dicembre 1993, [marzo 1997]).

"Oltre…" è una pubblicazione un po' anomala. Nata infatti come "Rivista italiana di letteratura di genere Fantastico", come recita in copertina, presentando racconti di autori italiani, tra cui Lino Aldani, Vittorio Curtoni, Mauro Scarpelli, Vittorio Catani, Renato Pestriniero e molti altri già conosciuti. Ma con il crescere delle uscite i nomi si fanno sempre meno noti e, infine si abbandona la formula dei racconti e si cominciano a pubblicare soltanto romanzi (dal numero 5), e addirittura si abbandona la fantascienza. I numeri dedicati a questo genere sono soltanto sei, fine al numero del 1993.

"Oltre... " proseguirà per qualche altro anno, senza mai più presentare racconti fantastici. Le note positive rimangono appunto i pochi bei racconti dei primi numeri e alcune copertine tratte da quadri di Dino Buzzati, davvero molto suggestivi.


Isaac Asimov Science Fiction Magazine Telemaco, Bologna/Phoenix Enterprise Publishing Company, Bologna (6 numeri, gennaio 1993 - settembre 1993; 18 numeri, maggio 1994 - novembre 1995).

L’"Isaac Asimov Science Fiction Magazine" è stata senza ombra di dubbio una delle più significative e importanti riviste degli anni '90, anche se purtroppo, come già spesso accaduto, il successo a livello di pubblico non è stato quello sperato. Dopo i tentativi di Armenia e Mondadori, è ora la volta di un piccolo editore, la Telemaco di Bologna, a tentare di importare in Italia la rivista del buon Dottore.

Il formato è il classico paperback 19x13 cm, con copertina e rilegatura ben curate e disegni discreti. Corposa nel numero di pagine (quasi 200), la pubblicazione si propone fin dal primo numero come una rivista completa, ricca di materiale narrativo e saggistico. È stata la prima rivista a diffondere in maniera massiccia il fenomeno de cyberpunk, presentando autori come Bruce Sterling, John Shirley, Marc Laidlaw, Walter Jon Williams e Michael Swanwick. Un aspetto interessante della rivista è la presenza di una parte saggistica notevole, legata alle tematiche che permeano i racconti presentati sul numero. L'intento di creare un discorso sulla fantascienza, partendo dalla sua essenza, ovvero i racconti e la narrativa in generale, rivelando il proprio interesse verso nuovi autori e nuove tematiche sono sue caratteristiche. Fabio Gadducci e Mirko Tavosanis sono gli autori della maggior parte dei saggi, mentre la copertina è affidata (tranne che nei numeri 1 e 6) a Mauro De Luca. Dopo sei numeri usciti tra il gennaio e il settembre 1993, la rivista si ferma, anche per i problemi legati alla casa editrice. Nel maggio del 1994 riprende sotto la bandiera della Phoenix Edizioni, ma nulla è cambiato nella struttura e nella redazione. Si riparte da un nuovo numero 1, in cui viene presentato il romanzo vincitore del premio Nebula, Stazioni delle maree di Michael Swanwick. Il cyberpunk rimane il suo punto di riferimento, come dimostra chiaramente il secondo numero, uno speciale dedicato a Bruce Sterling, con sette racconti di cui ben cinque inediti. La rivista si presenta comunque varia nella scelta degli autori, presentando sulle sue pagine nomi quali Ursula Le Guin, Brunner; Silverberg, Gene Wolfe e autori italiani come Valerio Evangelisti, Franco Forte, Giampaolo Proni e in particolare Vittorio Curtoni, di cui vengono pubblicati racconti come Le consultazioni e Dal Rabbino. Le copertine (tranne il primo numero) sono tutte di Davide Fabbri, mentre le illustrazioni interne sono a cura di Giuseppe Palumbo. Per la saggistica spicca invece il nome di Antonio Caronia.

Questa seconda edizione ha più fortuna della prima e riesce a uscire in edicola, sempre con la periodicità mensile, per un anno e mezzo, fino al novembre 1995, con il diciottesimo numero. Dopo ventiquattro numeri complessivi, quasi tre anni di permanenza nelle edicole e oltre un centinaio di racconti pubblicati, la rivista di Daniele Brolli chiude i battenti. Questa longevità (paragonabile >per le riviste da edicola sol tanto a "Robot") non può essere certo dovuta al caso o alla forza editoriale delle piccole case editrici; il motivo piuttosto è da cercarsi nella giusta miscela tra narrativa e saggistica e nella presenza di un progetto ben preciso, in grado di fornire al lettore materiale nuovo e di qualità.


Analog Fantascienza, Phoenix Enterprise Publishing Company, Bologna (5 numeri, estate 1995 - estate 1996).

Con "Analog Fantascienza" si è di fronte all'ennesimo tentativo dl importare una rivista americana di successo nel nostro Paese, soluzione che per molto tempo è stata l’unica ad avere un certo riscontro sul pubblico italiano. La collana, a cadenza trimestrale, è affidata sempre a Daniele Brolli, curatore anche della "Isaac Asimov SF Magazine" della stessa Phoenix. "Analog" non è tuttavia la semplice traduzione delle uscite dell'edizione americana, bensì una scelta del migliore materiale apparso. Ogni numero è una sorta del meglio di..., con narrativa proveniente dagli ultimi cinque anni. Colpisce subito il gran numero di pagine, 256, insolito per una rivista che consente a Brolli di presentare anche un intero romanzo, laddove sull’"Analog" americana esce in quattro o cinque puntate (per esempio il bel romanzo Costruttori di infinito di Kevin J. Anderson e Doug Beason, apparso sul numero 2). I racconti che appaiono su "Analog" sono di stampo più tradizionale rispetto a quelli presentati sull'altra rivista di Brolli, con una buona miscela di nomi affermati, quali Anderson, Bova, Brunner, Lois McMaster Bojold, o di voci nuove, come Nancy Kress, Charles Sheffield e Harry Turtledove.

Sulle sue pagine è apparso anche Georgia on my mind di Charles Sheffield, racconto che vinse nel 1994 sia il premio Hugo sia il Nebula. Tuttavia "Analog" più che una vera e propria rivista è semplicemente un'antologia; infatti la saggistica, così come le recensioni e le rubriche tradizionali come la posta, sono del tutto assenti: una scelta ben precisa, visto che l'edizione americana invece vi dedica diverse pagine. Questa scelta appare in un certo senso un po' "fredda" per una rivista, il cui primo compito è in definitiva una sorta di dialogo con il lettore. Il formato, ripreso dall'edizione americana, se è ben curata per la scelta del materiale, lascia invece molto a desiderare per la grafica, soprattutto per quanto riguarda le illustrazioni interne; migliore la copertina, pur sempre poco evocativa, di Davide Fabbri. "Analog" chiude dopo oltre un anno di pubblicazioni con cinque numeri al suo attivo, senza aver tuttavia fatto breccia nel pubblico. Infine una piccola curiosità, riportata su "Delos" da Ernesto Vegetti: l’"Analog" della Phoenix non fu la prima a vedere la luce, in quanto agli inizi degli anni '80 l'idea era gjà stata avviata da un altro editore specializzato di fantascienza, ma il progetto si arenò prima ancora di arrivare in edicola; rimane soltanto la bozza dl copertina.


Strane Storie, Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino/Lo Stregatto Editore, Torino (10 numeri, da gennaio 1998).

"Strane Stone" nasce nel 1998, edito dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Torino, con un breve numero di una trentina di pagine, con racconti e un'intervista a Valerio Evangelisti. "Narrative macabra e fantastica" reca il sottotitolo, chiarendo le intenzioni della rivista, tesa a pubblicare "storie in grado di eccitare il senso del meraviglioso e il puro piacere di leggere senza secondi fini" (dall'editoriale del numero 1). Il fantastico quindi più che la fantascienza è il protagonista della sezione narrativa, preponderante nella rivista. Dopo quattro numeri usciti tra il 1998 e il 1999, con una distribuzione più da fanzine che da rivista professionale, la testata passa allo Stregatto Editore, che a partire dal gennaio 2000 riprende le pubblicazioni con un nuovo e più ricco numero 1; viene così ripreso e arricchito il materiale pubblicato nei primi quattro numeri. "Strane Storie" è un'ottima rivista, che riesce ha mettere insieme sapientemente stili e opere anche abbastanza eterogenee, dal fiabesco alla fantascienza, dal fantasy all'horror, spesso permeati da un sottile e piacevole sense of humor. La sezione narrativa è sempre molto ricca; da segnalare in particolare il numero 8, lo Speciale Altroquando, in cui sono stati pubblicati i migliori racconti finalisti dei più prestigiosi premi di narrativa macabra e fantastica in Italia. Anche la veste grafica non delude, le copertine sono di artisti ogni volta nuovi e diversi, e colpiscono sempre nel segno. Ottime anche la cura nell’impaginazione e le illustrazioni interne, che accompagnano quasi ogni pagina della rivista. "Strane Storie" e l’unica rivista che negli ultimi anni ha saputo imporsi ed è riuscita a essere distribuita in edicole, fumetterie e librerie specializzate, raggiungendo così una buona fetta di pubblico, che ha risposto con grande interesse. Di periodicità trimestrale, ha subito una brusca interruzione nelle pubblicazioni nel 2002, con l’uscita di soli due numeri.


Carmilla/mirCalla Phoenix Enterprise Publishing Company, Bologna/ R & D, Modena (5 numeri, da novembre 1998).

Dopo una prima esperienza di quattro numeri con la fanzine omonima, compare nel novembre del 1998 come rivista vera e propria, curata da Valerio Evangelisti. Insieme a "Futuro Europa", "Carmilla" è l'unica rivista in Italia a occuparsi di letteratura europea dell'immaginario. "In difesa della sottoletteratura" è il titolo dell'editoriale apparso sul primo numero, esemplificativo delle intenzioni della rivista, la quale - dice Evangelisiti -"Vuole essere la voce di chi oggi si muove nel campo della narrativa fantastica, a prescindere dall'età e dalle attività trascorse. Vuole scoprire nuovi autori e imporsi all'attenzione delle nostre sonnolente case editrici. Vuole, soprattutto, indagare a fondo sul tema della narrativa 'di genere' quale cultura di opposizione" Una dichiarazione d'intenti ben precisa, forse anche un po' pretenziosa, ma sicuramente chiara e importante. Il fantastico e l’immaginario come chiavi di lettura della realtà, questa è la base da cui parte "Carmilla" e l'attenzione è rivolta, come detto, anche all'Europa. Da segnalare in tal senso soprattutto il primo numero, in cui ci si occupa della nuova fantascienza francese con interviste a Daniel Riche e Jean-Claude Dunyach, e il quarto, dove si parla di fantascienza spagnola. Accanto alla narrativa, è molto consistente la parte saggistica con articoli, recensioni e interventi di vario genere. Tra i collaboratori spiccano i nomi di Vittorio Curtoni, Vittorio Catani, Danilo Arona, Claudio Asciuti, Franco Clun, Roberto Sturm, Domenico Gallo e Riccardo Valla.

Accanto a questi si è formato poi un gruppo di nuovi personaggi legati alla fantascienza e al fantastico che completano la redazione della nuova "Carmilla". La grafica è molto curata e la qualità della stampa alta, molto belle anche le copertine, mentre le illustrazioni interne spesso non soddisfano pienamente. Tra le rubriche spiccano "Occhio elettronico", a cura di Domenico Gallo, e "Kineo", dedicata al cinema, curata da Danilo Arona. Nota molto negativa è la periodicità della rivista, che in cinque anni ha visto al suo attivo solo cinque numeri; altra problematica è anche la distribuzione della rivista, presente solo in alcune librerie specializzate e nel circuito delle librerie Feltrinelli. L'analisi della realtà attraverso l’immaginario è il punto di forza di "Carmilla", volta verso il presente, tesa a eliminare un equivoco purtroppo molto diffuso nel mondo della fantascienza: la dicotomia tra fantastico e realtà. Nella storia della fantascienza italiana si può dire la stessa cosa solo di poche riviste, "Gamma", "Robot" e "Futuro Europa". La strada intrapresa è quella giusta anche perché, come sempre in questi casi, dietro alla rivista si cela una forte personalità; la speranza è che la fortuna arrida a "Carmjlla" non meno di quanto abbia fatto con le illustri riviste che l'hanno preceduta.


Fictionaire, Pluricom, Roma (1 numero, ottobre 1999).

"Fictionaire" è stata una delle riviste più brevi in assoluto: una meteora caduta sul pianeta fantascienza. pubblicata alla fine del 1999 dalla casa editrice La Pluricom (specializzata in informatica) e curata da Sebastiano Fusco. "Fictionaire" chiude quasi prima ancora di nascere: mensile nelle intenzioni, la sua cadenza non è verificabile in quanta non è mai uscito il secondo numero. Il formato è A4, classico per le riviste di informatica, con carta in parte patinata, un prezzo più che abbordabile, e una varietà di argomenti trattati impressionante: racconti di Lovecraft, Aldiss, Bloch, Howard, Ashton Smith, Winston Churchill, Renato Pestriniero e Massimo Mongai si accompagnano ad articoli su come aprire un internet cafè in franchising e a un'intervista a George Lucas. A tale disomogeneità di materiale, che finiva pe accontentare tutti, si affiancava però una qualità intrinseca del prodotto abbastanza insoddisfacente. La scarsissima distribuzione, insieme al particolare formato e alla copertina, aveva portato gli edicolanti a collocare la rivista tra le pubblicazioni di ufologia e mistero, e la rivista morì senza neanche essere stata notata dal pubblico.


Mystero, Mondo Ignoto, Roma (24 numeri, da giugno 2000).

Il mensile "Mystero" appartiene a quella schiera di riviste non propriamente di fantascienza, ma che comprendono una costante e consistente parte riservata a essa. Il formato è quello tipico delta rivista di divulgazione scientifica, rivelatosi invece esiziale per la fantascienza. Come altre volte nel passato, la fantascienza è costretta a essere pubblicata da riviste di altri settori: in passato è toccato all'astronautica ("Oltre il Cielo") e alla scienza "Omni", "Futura"), ora tocca alla parascienza, all'ufologia e agli argomenti misteriosi. Il caso di "Mystero", diretta da Sebastiano Fusco con la collaborazione di Luigi Cozzi, è comunque atipico: in questo caso la fantascienza e il fantastico a volte occupano quasi l'intera rivista e si ha come la sensazione che siano l'argomento principale della testata (e non c'è neanche molto da stupirsi, vista la provenienza dei due curatori). La parte "mystetiosa" a volte è assai scarsa e sembra una sorta di necessità a cui sottomettersi per essere meglio distribuiti in edicola e quindi conosciuti dal lettore. Ogni numero contiene un breve inserto chiamato "Dossier Fantascienza" nel quale si abbozza la storia del genere. Sono presenti racconti e articoli di vario argomento, dal cinema alla letteratura, al fumetto. Per la parte narrativa è una presenza quasi fissa quella di Nicola Lombardi (venticinque volte su trenta numeri); con racconti tendenti all'horror e al fantastico. Antonio Bellomi si dedica, nei primi diciannove numeri, alla serie di avventure Martin Mystere: Club Pi Greco, che ha per protagonista il famoso eroe dei fumetti di Alfredo Castelli. Saltuariamente appare qualche altro racconto italiano, ma la quasi totalità della rivista è occupata da articoli, interviste e brevi saggi. Molto interessante la ricostruzione del periodo della prima fantascienza italiana ai tempi di Urania, attraverso testimonianze di Giorgio Monicelli e di altri protagonisti dell'epoca.

Molto spazio viene poi dedicato al cinema, con articoli di Cozzi e di altri esperti del settore, tra cui il regista Gianni Amelio. Un’iniziativa simpatica riguarda la quarta di copertina, in cui spesso appaiono delle ipotetiche copertine di Urania, mai pubblicate.

Questo giocare sull'informazione e sulla sua "flessibilità", sulla ricostruzione di cose ormai perdute (e a volte mai venute alla luce) è un po' la caratteristica della rivista.

Dopo trenta numeri e oltre due anni di pubblicazioni regolari, l'avventura di Mystero prosegue con un prodotto che, se non è immediatamente identificabile con la fantascienza, ha l'indubbio merito di portare nelle edicole (e quindi al grande pubblico) un rinnovato interesse nel genere.






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