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Le case che abbiamo perso e altri racconti


"Mondi incantati" n. 21, ed. Acheron, 2023 (10,00 €, 168 pagg.)


Antologia che raccoglie i racconti vincitori del 29° premio RiLL, e, come siamo ormai abituati a sapere, dei racconti di alcuni premi esteri, coi quali il premio è affiliato, e dello SFIDA, riservato ai partecipanti delle precedenti edizioni.

Anche quest’anno la qualità è molto buona. Ma andiamo a vedere i racconti.


-"Le case che abbiamo perso", di Francesco Corigliano, (pagg. 11-19)-il vincitore; in una steppa una tribù è in balia della possibilità che arrivi, o meno… una mandria di case.

Sono le uniche abitazioni che possono ripararli dalle asperità del clima di quel luogo, perché le loro pietre, quelle che staccano da quelle case, da sole, si sgretolano.

Non sapremo nulla di dove sia, quella steppa, né del perché di quelle case nomadi, ma il racconto, che è un ricordo del protagonista ormai vecchio, sarà commuovente, e denso di umanità.

E il linguaggio col quale è scritto è davvero buono, con notevoli spunti poetici.


-"Tutt'apposto", di Giorgio Cappello (pagg. 20-32)-il secondo classificato; un uomo sta aspettando l’arrivo di un mafioso che verrà a reclamare la restituzione di un prestito. E non ha un soldo.

Tornato a casa dall’aver ennesimamente chiesto inutilmente soldi a un conoscente, trova la moglie in bagno… trasformata in una sorta di grosso ragno.

Penserà di ucciderla, ma poi sarà lei a farlo al mafioso.

Tutto ciò è raccontato con un divertente tono di soffuso umorismo, e, anche se è molto prevedibile come andrà a finire, è ben congegnato.

Vi si usa anche il dialetto, cosa che lo appesantisce un po', anche se nella maggior parte risulta abbastanza facilmente comprensibile.


-"I colori del campo santo", di Giorgio Smojver (pagg. 33-43)-il terzo classificato; a due pittori un pellegrino offre dei colori a un prezzo enorme, ma che dice avere qualità straordinarie.

I due non gli credono, ma glieli comprano ugualmente, ma con dei fiorini falsi.

Siamo infatti in una Toscana del Rinascimento.

I due troveranno che quei colori hanno davvero delle proprietà straordinarie, ma dopo aver dipinto con estrema facilità degli ottimi affreschi… vi si ritroveranno dentro.

E avevano dipinto il Trionfo della Morte!! Si troveranno quindi alle prese con diavoli e mille altre visioni orripilanti.

Riusciranno ad uscirne, e riincontreranno il pellegrino, che li aveva avvertiti che, se comprati con l’inganno, quei colori sarebbero stati nefasti.

La cosa migliore, di questo racconto, è il passaggio repentino dalla normalità al ritrovarsi dei protagonisti nel dipinto; viene fatto un in modo che sorprende, e poi la narrazione ha come un’accelerata, che trascina il lettore.

Certo, l’idea di una maledizione a seguito di una mala azione non è nuovissima.


-"Un ragazzo", di Valentina Schiaffini (pagg. 44-53)-il quarto classificato; un uomo vive da solo in una casa sui monti sopra una città. Un inverno incontra un ragazzo che non parla la sua lingua, ferito.

Lo cura, ma dopo un po' si rende conto che, mentre in valle i raccolti sono scarsi, da lui, da loro, c’è prosperità. E lo notano anche i paesani.

Chiederà, al ragazzo, se può fare qualcosa per i raccolti della valle, e questi… farà piovere!

Ma la paura del diverso prevarrà ugualmente, e gli bruceranno la casa e uccideranno il bestiame.

Ma il ragazzo magico farà della città un mattatoio.

Il finale è una catarsi mistica di notevole impatto.

Tutto ciò è raccontato in un’ottima prosa, lenta e misurata.


-"È stata la palude", di Francesco Pone (pagg. 54-63)-il quinto classificato; in un paese su una palude, dalla locanda, dove di solito si cucinano cose al limite del mangiabile, un giorno arriva un odore delizioso.

Accorrono tutti, perfino la strega che difficilmente si mischia ai paesani, e il Cavaliere, un prepotente col vizio di uccidere.

Il cibo, quel cibo, è buonissimo, e quando quasi tutti se ne saranno andati il Cavaliere chiederà al locandiere cosa vi fosse stato.

E quegli, pensandosi a ragione in pericolo di vita, glielo dirà: un uomo-pesce trovato morto nella laguna.

Dalla quale arriverà una moltitudine, di quelli, che si mangeranno il Cavaliere.

Ed è raccontato molto bene, con molte puntatine umoristiche che non possono non far sorridere.


RiLL world tour (presentazione: pagg. 64-65)/

/"I fiori che sbocciano nel deserto" (As flores que nascem no deserto, trad. Emiliano Marchetti), di Guillherme Pires Correia (pagg. 66-78)-vincitore del Prémio Ataegina, Portogallo, 2022; in un futuro nel quale i robot hanno sottratto totalmente il lavoro agli Uomini, l’unica possibilità di lavorare, e non vivere nell’inedia e nella fame, è farsi impiantare parti meccaniche; praticamente diventare, dei robot.

Il protagonista è uno di questi uomini trasformati, che ormai non ha neppure più memoria del suo essere stato umano.

Troverà un fiore, che gli darà la nostalgia, di essi; ne cercherà e troverà altri, ma la sua datrice di lavoro, ormai solamente un’enorme macchina che pensa solamente al profitto… glieli brucerà; erano controproduttivi.

Lui se ne andrà, ma quando avrà creduto di aver trovato una soluzione per il suo desiderio di tenere dei fiori, verrà catturato e riprogrammato.

Ottimo, dickiano bel suo contrapporre umano e artificiale, è scritto, e tradotto, ottimamente.


/"La pinza storica" (La pinza histórica, trad. Serena Valentini), di Talita Isla (pagg. 79-92)-vincitore del Premio Visiones, Spagna, 2023, è un cyberpunk apocalittico.

Racconta infatti di sei amici che, quando la Terra ha smesso di ruotare e l’umanità sta per cui per finire, decidono di connettersi in una realtà virtuale all’interno di una capsula sparata nello spazio.

Là verranno contattate da un messaggero di… un milione di esseri umani morti, ma la cui mente è stata codificata; vorrebbero entrare anche loro nella Pinza, quella realtà virtuale.

Capiranno che non possono certo rifiutare…

L’idea, originale, è ben sviluppata, anche se non si capisce bene come abbiano fatto a contattarli lì, in una capsula sparata nello spazio, e come sia possibile che, quindi, tutti quegli altri vi possano entrare.


/"Substrato" (Substrate, trad. Gianfranca Gastaldi), di Philip Machanick (pagg. 93-107)-vincitore del Nova short-story competition, Sudafrica, 2022, racconta di un’IA che tenta di migliorare le cose, ma che ha poco potere.

Ma che poi viene inglobata in una unione di tutte (erano molte), che è stata contatta da degli alieni che, simulata un’esplosione solare, hanno fermato tutto quanto tranne, appunto, questa mega AI.

Lo hanno fatto perché ritengono che l’umanità sia una minaccia per il resto delle intelligenze del cosmo; l’AI, invece, è stata considerata degna di sopravvivere. Così come il protagonista, un informatico di Taiwan.

Che, alla fine, sarà l’unico umano superstite.

Ma tutto ciò, a parte che l‘idea degli alieni che considerano l’umanità una minaccia è stra ritrita, è raccontato in maniera poco appassionante.


SFIDA. Il concorso parallelo al trofeo RiLL (introduzione, pagg. 108-109)-come saprete, questo concorso ha la caratteristica di avere dei vincoli ai quali gli autori sono tenuti a rispettare.

Quest’anno, per il fatto che RiLL è stata contattata da KumonIKON, "… un’associazione internazionale che unisce linguisti, sviluppatori, grafici e che ha creato una lingua totalmente virtuale per la comunicazione interpersonale… basata su icone (immagini).” (pag. 108), la sfida "… consisteva nello scrivere un racconto fantastico in cui

1) La comunicazione avvenisse almeno parzialmente attraverso una lingua visuale

2) La comunicazione visuale (i.e. basata su immagini/icone) fosse al centro della storia." (pag.. 109)/

/"Dove i morti viaggiano veloci", di Alessandro Izzi (pagg. 110-121)-in un mondo di cui non sappiamo nulla, dei pellegrini che vogliono raggiungere il tempio di una dea chiedono ad una guida di accompagnarli.

Questi non vorrebbe, perché da quando sua moglie è morta mentre ne stava accompagnando altri, non è più "uscito”.

Ma poi li vede fuori da casa sua, e si decide; è come se quella sua moglie glielo dicesse.

Ma quando il viaggio sarà ben inoltrato, i sogni che i morti (che abitano le lande desolate che stanno percorrendo), e che li guidano, non arrivano più. O meglio arrivano al figlio che una di questi sta aspettando.

Il viaggio avrà dunque fine, così come i pellegrini, e la guida.

Non sapremo dove si è svolta l’azione, né perché vi siano dei morti cha mandano sogni, né nulla della dea.

Ma l’atmosfera che vi si respira è carica di sentimento, e il linguaggio col quale è scritto (i sogni arrivano per immagini…), buono, con buoni spunti poetici.


/"Segni di pista", di Nicola Catellani (pagg. 122-134)-degli scout che stanno facendo un Grande gioco ad un campo estivo… si ritrovano sbalzati nel passato.

E vedono dei segni di pista che li conducono da un altro scout; ma che sta nella Resistenza, e che sta tentando di portare degli ebrei oltre il confine svizzero.

Lo aiuteranno, e le loro torce moderne e gli starlight, braccialetti luminosi, che avevano per il Grande gioco li salveranno.

Tornati al loro tempo, capiranno che l’avventura che avevano vissuto era stata reale.

I segni di pista vi sono disegnati.

Non vi si dice nulla del come e del perché di questo viaggio nel tempo, né di come riescano poi a tornare, ma vabbè…


/"Petricore", di Marta Bonaventura (pagg. 135-145)-nel mondo si è diffuso un virus che distrugge la mente degli anziani. Come l’Alzhaimer, solamente più devastante; e che progredisce rapidamente.

La protagonista è una figlia che segue la madre nella discesa di questa malattia.

Non vi sono altri elementi fantastici, solo questo virus.

Ed è un racconto molto intenso, denso d’emozioni, che porta sulla soglia del pianto. E molto ben scritto, con un linguaggio altamente poetico.

Il linguaggio per immagini è usato per comunicare dal telefonino quando la verbalizzazione se n’è andata.


/"Assuntina e la Luna", di Laura Silvestri (pagg. 146-156)-ambientato nel 1094, racconta di come una ragazzina debba sottostare al matrimonio combinato con un vecchio molto ricco.

Della sua furbizia nel riuscire a ritardarne la consumazione, e… di come la mammana del paese le dica come poter fare, in quella situazione tanto incomoda.

In un luogo sacro antico, farà dei gesti, disegnerà delle figure, e si trasformerà in una creatura zannuta che farà morire di crepacuore il vecchio, ma permarrà anche quando riincontrerà il suo amore. Che, però, la riconoscerà comunque; l’amore va oltre le apparenze.

L’idea non è certo nuova, ma è svolta in maniera originale, e il contatto con quel sacro antico è detto molto bene.

Vi si una anche il dialetto ciociaro, che lo appesantisce un po', ma che risulta abbastanza comprensibile, e con qualche parola e frase tradotti.



Come abbiamo visto, ed avevo premesso, la qualità è davvero buona; tranne il racconto sudafricano, quello del Catellani, troppo senza spiegazioni di come e perché, e nemmeno troppo buono come linguaggio, gli altri sono tutti buoni.

Forse quello dello Smojver è un po' troppo… esagerato. Tutti quei demoni…

Su tutti, direi quelli della Schiaffini, della Correia, e della Bonaventura.


Il volume è completato da "Insieme da quasi trent'anni", del Comitato promotore (pagg. 7-8), "Insieme alla fantasia", di Nicola Lucchesi (pagg. 9-10), "XXIX trofeo RiLL. Comitato di lettura e giuria nazionale" (pagg. 157-164), e "XXX trofeo RiLL. Il miglior racconto fantastico" (pagg. 165-166).






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