Il "sequestro" dei sogni tra paillette (e stereotipi)
I sogni son desideri... cantava Cenerentola nel 1950, ed ancora oggi, nel nostalgico ritorno alle origini, Wish, il nuovo cartoon Disney diretto dal premio Oscar Chris Buck (Tarzan, Frozen) con Fawn Veerasunthorn, fa del refrain della colf Cinderella, il manifesto stereotipato della speranza che non muore.
Asha, teenager un po' smorfiosa ma finalmente poco principessa, si butta in politica con l'aiuto di animali già sfruttati dalla fantasia disneyana, complice un palloncino giallo, stella magica d'energia: sfida il Re Magnifico, tiranno piacione con gran mantello del regno di Rosas. La storiella, giocata nei tempi di un musical molto vintage, parte da una velata premessa psico freudiana ma soprattutto dal fatto che i sogni sono la forza delle persone, esprimono i loro desideri-bisogni e perciò vengono sequestrati e non esauditi, perché il potere è tiranno. Ma l'impianto esile, le canzoncine melense, le gag e i caratteri stereotipati (ma nel trionfo di computer graphic riappare qualche matita), le faccine dell'eroina non reggono il peso del messaggino onirico-democratico che svanisce in fretta.
La scrittura di Jennifer Lee, subentrata al geniale Lassiter, ha stoppato il nuovo corso con deludenti risultati al box office in patria, un po' migliori in Italia, facendo elegantemente rimbalzare il luccicante film nel citazionismo «carino» con un previsto sfarzo di luci, colori, stelline anche psicologiche, la solita capretta e magici effetti paillettes dalla parte delle bambine.
Voto: 6,5
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