Recensione di Eletta Bianchi a "La mano sinistra delle tenebre"
Quando la più importante casa editrice americana, la Ace Books, pubblicò nel 1969 il romanzo della scrittrice Ursula K. Le Guin La mano sinistra delle tenebre, il panorama della science fiction risentiva dell'impatto di due fatti fondamentali per la società occidentale: uno tecnico-scientifico rappresentato dallo sbarco dell'uomo sulla luna, avvenuto in quello stesso anno ma lungamente preparato e previsto, e l'altro del protrarsi della cosiddetta guerra fredda tra Usa e Urss. Fino ad allora la produzione di libri, racconti e films sebbene vasta e articolata in diversi settori era stata incentrata sui temi tradizionali riguardanti le anticipazioni sui pericoli delle future realizzazioni tecniche, la costruzione di robots in grado di sostituire l'uomo, il catastrofismo planetario, l'alienazione a causa di una società impositiva e frenetica.
Erano ancora da venire i problemi legati alla deriva dei sentimenti religiosi e umanistici, anche se si cominciava ad avvertirne il presagio, specialmente da parte dei giovani, che scoprivano il fanatismo musicale e aggregazionista (movimento beat, figli dei fiori ecc.) e il rifiuto sempre più deciso dell'autorità famigliare e scolastica a favore di una pseudolibertà dal colore sicuramente anarcoide. Nessuno tuttavia prevedeva il rapido insorgere di intere popolazioni che in ogni parte del mondo chiedevano con proteste violente di partecipare al benessere delle società più evolute, ne era possibile pensare ad una riscossa di nazionalismi fondamentalisti che mettesse in atto guerriglie e terrorismo per affermare lo strapotere ideologico già sconfitto dalla storia. Si paventava la guerra atomica e gli uomini di governo maggiormente responsabili, i maestri di pensiero, gli esponenti delle gerarchie religiose indagavano sulle cause che avevano seminato tanto odio nel mondo, per poter ristabilire un clima di equilibrio e di collaborazione internazionale che allontanasse la possibilità di un devastante conflitto mondiale.
Intorno agli Anni Sessanta, sulla spinta di ideologie cosiddette "di avanguardia" e della loro dichiarata opposizione ai valori tradizionali, la produzione della fantascienza si polarizzò intorno ad una corrente di scrittori inglesi chiamata New Wave propagandata e sostenuta dalla rivista New Worlds. La linea editoriale di tale pubblicazione consisteva nel tentativo di introdurre nuove forme di fantascienza avvicinandosi alla Nouvelle Vague francese e perciò alle forme del surrealismo più legate all'esistenzialismo di matrice marxista di Sartre, al dramma psicologico e al mainstream. Come capita spesso ai movimenti di pensiero che diffondono idee ribellistiche soprattutto tra i giovani la New Wave si diffuse ben presto e il suo sbarco più naturale fu nella fantascienza americana che ben l'accolse attraverso l'antologia Dangerous Visions curata da Harlan Ellison; in essa si accostavano racconti di autori americani e inglesi aventi tematiche che fino ad allora erano rimaste ai bordi delle trattazioni, ossia la sessualità, l'ateismo, l'antimilitarismo, il superamento del patriottismo e la contestazione dell'imperialismo e della società occidentale in generale, nonché le questioni politiche ·contemporanee. Fu tanto notevole l'influenza della N. W che convinse Isaac Asimov a trovarsi di fronte ad una "seconda rivoluzione", come ebbe a dire.
Così, quasi per la prima volta, entrò nella letteratura della fantascienza l'attenzione ai problemi della sessualità e alle sue manifestazioni. Scrittori già affermati si adeguarono alle nuove teorie sostenendo un'inevitabile trasformazione dei costumi dovuta al fondamento storicistico dei valori morali. Tra di essi emersero Norman Spinrad, Samuel R. Delany, Theodore Sturgeon e Ursula K. Le Guin. Nella produzione di questo periodo si possono citare in quanto a contenuto erotico i testi di Robert A. Heinlein Straniero in terra straniera (1961) e La Luna è una severa maestra (1965).
Ma l'opera che segnò la massima diffusione nel genere fantascientifico negli anni sessanta fu il romanzo Dune (1965) di Frank Herbert, estesa narrazione che include argomenti diversi in una complessità di rapporti non sempre accettabili sul piano etico. L'elemento mistico s'intreccia con gli intrighi politici che avvengono in una galassia collocata nel futuro, e strane teorie religiose s'inseriscono in un ecosistema che ha luogo nel deserto del pianeta Arrakis.
Sullo stesso terreno narrativo si muove lo scrittore, Roger Zelazny, che nello stesso anno 1967 mette sul mercato editoriale il romanzo Signore della luce e il ciclo, Cronache di Ambra, destinato a raggiungere subito un grosso successo di pubblico e di critica con i suoi contenuti assimilabili alla fantascienza vera e propria, al fantasy, al misticismo indefinito di una non ben identificata religione, e che contiene analisi sociali e l'atteggiamento critico del politicamente corretto che si fa strada sempre di più e che sembra garantire la diffusione dell'opera e la sua fondatezza culturale.
Tutto sommato si può concludere che la produzione della fantascienza di questo periodo a metà del secolo XX va decisamente incontro ai temi fino ad allora considerati intoccabili, estranei alle tradizionali ideazioni riguardanti il tempo, le realizzazioni tecnico-scientifico, il mistero dell'universo e altri interrogativi umanistici. La New Wave ha avuto come conseguenza l'introduzione di tematiche che erano state quasi del tutto assenti, in specie quelle sociali e politiche e la trasformazione degli stili di scrittura, la comparsa di nuovi autori che cercavano, col loro talento letterario, d'inserire le idee contestatrici nel consolidato e rispettato mondo della science fiction. A dimostrazione dell'avvenuta evoluzione del genere, basti pensare che in tale periodo appaiono scrittori neri diventati famosi come Delany, le donne scrittrici Russ e Le Guin, e uomini che rivelano chiaramente la loro omosessualità come Thomas Disch e Delany, antesignani del filone science-fiction hard
È in questo contesto che va inserita l'opera La mano sinistra delle tenebre di Ursula K. Le Guin per comprenderne a fondo il vero significato, aldilà dell'immediato favore di pubblico e di critica che l'accolse al suo apparire. Il successo riscontrato dal romanzo, infatti, fu enorme sia tra il pubblico sia tra la critica più allineata alle nuove idee; addirittura fu definito "planetario" considerando che gli furono assegnati nello stesso anno, 1969, i due più importanti premi della letteratura fantascientifica: il Premio Hugo e il Premio Nebula che mai, né prima né dopo, vennero attribuiti ad una stessa opera e ad una stessa Autrice. Tra i critici che sostennero la scrittura di Le Guin, e che sono annoverati tra i più feroci e intransigenti in rapporto alle opere rispettose della tradizione, devono essere citati Damon Knight, Brian W. Aldiss, Michael Moorcock, il più importante esponente degli "arrabbiati" della New Wave, e Ted White, che definirono la sua prosa "virtuosismo letterario" e che ammirarono della scrittrice le straordinarie e indubbie capacita d'inventiva e di descrizione senza soffermarsi ad impostare una critica contenutistica e valoriale.
La vicenda narrata ne La mano sinistra delle tenebre è ambientata al tempo di Re Argaven XV regnante sul pianeta Gethen, eternamente ghiacciato e popolato da esseri ermafroditi, che il protagonista del romanzo Genly Ai deve visitare per conto dell'Ecumene dei Mondi Conosciuti. Nelle varie situazioni che i protagonisti devono affrontare, s'illuminano volta per volta, attraverso le metafore ineliminabili tipiche del genere letterario, quelle che per la mentalità "progressista" della Le Guin sono problematiche concrete di tutto l'Occidente, venute in luce durante la seconda metà del secolo XX, ma già in nuce nel secolo XIX con la rivoluzione industriale e con il rapido sviluppo della tecnologia. Così il gelo perenne in cui l'America di allora sarebbe stata pronta a rinchiudersi, potrebbe rimandare al concetto di guerra fredda che divise ideologicamente i due blocchi ovest-est, e rappresenterebbe al tempo stesso l'incapacità di aperture solidali, il mancato superamento di egoismi individualistici, le rigidità sociali, legali, economiche e religiose di cui i contestatori avevano accusato anche i tempi maccartiani. Ma sono evidenti anche segni anticipatori di un futuro allora imprevedibile come ad esempio l'ermafroditismo degli abitanti di Gethen che, accostati all'attuale teoria del gender, sembrano precorrerla, anche se l'idea dell'Autrice era impostata sul clima di nascente pansessualismo che troverà espansione sociologica alcuni decenni più tardi.
Il protagonista del romanzo, Genly Ai, affronta un numero grande di avventure e disavventure, si confronta con ogni genere di personaggi, dai fedeli amici ai traditori, soffre fisicamente il gelido clima del pianeta e moralmente la chiusura dei suoi abitanti a sentimenti di tenerezza e di affetto. Si legge chiaramente in questi aspetti la volontà dell'Autrice di voler rappresentare il grande scenario dell'umanità e le si riconosce una vera tensione verso l'aspettativa di comporre un'opera che presentasse autentici valori letterari. Rimanendo però impigliata nello spessore invalicabile dell'ideologia, il suo anelito non si è potuto realizzare compiutamente.
Il pensiero americano, che riveste soprattutto una dimensione sociologica, è per sua natura affascinato dall'attività (che spesso diventa un attivismo nel quale annegano le grandi domande esistenziali) e dall'aspirazione alla concretezza e al fattibile. Ci pare questo il tono di fondo di tutto il romanzo nel quale riscontriamo il legame profondo della Le Guin con l'ambiente americano, sebbene la stessa possedesse una cultura che aveva spaziato nel pensiero filosofico greco e latino. Il pragmatismo, figlio del positivismo, nel Nuovo Continente sarà generoso di innovazioni e successi in campo economico-sociale come nel settore della tecnologia, che saranno senz'altro utili elementi alla risoluzione di importanti problemi umani, basti pensare alle realizzazioni in campo medico-scientifico, che sono le più evidenti.
Tuttavia, a distanza di parecchi decenni, non è possibile non rilevare il profondo stravolgimento che l'esasperazione del positivismo-pragmatistico ha causato in tutto il mondo occidentale. Innanzitutto, la sfiducia nella speculazione filosofica ha portato all'eclissi del pensiero che dapprima si è fatto debole, poi unico e infine non pensiero, con tutte le conseguenze che sono sotto i nostri occhi. La scienza si è snaturalizzata in scientismo, affossando la domanda "è lecito farlo?" nella protervia dell'affermazione "si può fare, dunque si faccia"; la medicina sostiene di avere il diritto di fornire la morte anziché lottare per la vita; il relativismo accompagna la menzogna con la pretesa che la Verità non esista in unicità ma presenti "diversi aspetti" secondo la stessa Le Guin.
Rimanendo nell'ambito della critica a La mano sinistra delle tenebre ", lo iato tra il mondo fisico e quello metafisico è molto evidente e impregna di sé personaggi e situazioni. Nessuna domanda che provenga da una coscienza in ricerca di sé stessa, nessuno stupore di fronte a un mondo tanto diverso dal proprio che rimandi all'idea di un Creatore (ma ad un Mito), nessun concetto etico di cui si senta l'esigenza di stabilità, e la Verità annegata nel novero di mille altre verità tutte dello stesso valore ontologico. Nel confronto tra immanenza e trascendenza, nel libro in esame sta vincendo l'immanenza nella misura in cui sempre più si chiede aiuto al reale per mettere a tacere le insopprimibili esigenze spirituali dell'uomo, connaturate alla sua anima. Anche alla morte non è prestata la dovuta attenzione in senso umanistico, collocata come in un gelido e indistinto panorama eternamente innevato.
Le immense e solitarie distese ghiacciate (nel Cocito dantesco luogo di punizione) diventano simbolo della regione inospitale in cui si radunano i morti, senza neppure la necessita di un giudizio finale. Un luogo nella tormenta, dove gelo si aggiunge a gelo, inverno a inverno in una situazione inamovibile, fissità assoluta dopo gli attivismi erosivi e inutili che sono stati alla base di un'intera vita. Pur compensato da aspetti positivi quali la fiducia nell'intelligenza, il coraggio di combattere per un obiettivo, l'accettazione di una comune umanità tuttavia il pensiero della Le Guin conclude nel pessimismo e sfiora l'amarezza del nichilismo se, alla fine del romanzo, il protagonista Genly Ai può affermare che la sua è stata "un'inutile impresa".
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