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Macchine IA e robot


a cura di Franco Forte, "Urania speciale" n. 47, ed. Mondadori (9,90 €, 512 pagg.)


L’antologia annuale di fantascienza italiana passa da "Millemondi" a "Urania speciale", cosa che comporta una sua maggiore consistenza.

Ed è, ancora, a tema.

Sinceramente, mi è sembrato che la qualità non sia buonissima. Alcuni racconti sono decisamente scarsini, anche se qualcosa di buono c’è.


-"Oro alieno", di Fabio Belsanti, Maico Morellini e Gianluca Cremoni, con lo pseudonimo collettivo di Cyberscivens (pagg. 17-76)-in un futuro nel quale la civiltà è stata profondamente trasformata da un’ondata di materiale alieno, una IA formatasi su Deimos, una luna di Marte, si vendica del fatto che i coloni marziani erano stati sacrificati per potersi impossessare di quell’oro alieno.

È in racconto di combattimenti di paladini della Terra contro questi "marziani"; piuttosto tedioso, e privo di alcun spunto di un qualche interesse, riguardo all’argomento IA.


-"Barben Heimer", di Lorenzo Davia (pagg. 77-102-in un mondo postapocalittico per guerra nucleare sono sopravvissute… delle Barbie. Bambole che possono rigenerarsi da smembrate.

E mutanti, che le attaccano perché ciò di cui sono fatte può diventare cibo.

La protagonista, una Barbie (ma si chiamano differentemente "… per soddisfare esigenze di copyright." (pag. 82)) che contrariamente alle altre non passa il suo tempo in attività frivole, ma studia per costruire un’arma per difendersi dai mutanti, dopo l’ennesimo attacco dei mutanti, questa volta molto forte, parte con commando di bambole anch’esse per nulla frivole, ma… d’attacco.

Per recuperare il componente che le manca per la sua arma.

Lei non è molto convinta, però, che uccidere i mutanti, gli unici esseri realmente viventi, ormai, sia la cosa giusta.

Loro, in fondo, non sono che macchine.

Ma quando quasi l’intero commando viene annientato e l’ultima, oltre lei, si suicida, capisce che anche loro sono esseri viventi, e decide di usarla poi per davvero, quell’arma, e annienta i mutanti.


-"La lunga notte di Domina", di Davide Del Popolo Riolo (pagg. 103-138)-tre attivisti ambientalisti penetrano nella villa ultramoderna di un banchiere che ritengono responsabile di politiche disastrose, per l’ambiente.

Vogliono rapirne i due figli mentre lui è lontano.

Ma Domina, l’AI domestica, dopo che quella per la sicurezza è stata messa fuori gioco, riesce ad impedirlo.

Ma sarà la figlia a salvare l’ultimo dei terroristi, quando stava per essere ucciso anche lui.

L’IA impazzirà, e, considerando anche quella figlia una minaccia, tenterà di uccidere anche lei.

Senza dirvi altro, della trama, vi dirò invece che ha un ottimo "ritmo", che tiene ben avvinghiati alla lettura.


-"Subway star", di Paolo Di Orazio (pagg. 139-192)-un uomo della classe dei "poco intelligenti" che devono avere una IA a guidarli, ha una visione.

E quando si risveglia… non ha più la sua IA. E va nel panico.

Senza, non sa più cosa fare. E poi non riesce più a comprare nulla, a salire sui mezzi pubblici, nulla.

E si rende conto di essere fuorilegge. Se lo individuassero lo arresterebbero.

Ma non che l’inizio, dei suoi guai.

A casa troverà l’IA che gli dice di star per morire. Dentro di lei si è creato un nucleo che si sta autoriproducendo, di cui ha strappato infinite parti, per gettarle nello scarico.

Ci sarà molta altra azione, che non vi dico, ma alla fine subirà una trasformazione che lo renderà un ibrido uomo/IA che distruggerà quella che creava la Roma artificiale nella quale aveva sempre vissuto, dando così inizio a qualcosa di totalmente nuovo.


-"Un giorno buono per morire", di Irene Drago (pagg. 193-209)-criptico, sembrerebbe raccontare di un futuro nel quale una qualche infezione, delle spore, che "… tornarono sulla Terra…" (pag. 195), abbiano profondamente trasformato l’umanità, che ora ha il ka, l’anima… materiale, toccabile, estraibile.

E degli androidi se ne facciano impiantare per umanizzarsi: "… voglio tutta l’ossessione, il desiderio, il dolore che provano." (pag. 208).

Ma ci si capisce davvero poco, ci sono lunghi brani che, sinceramente, mi sono risultati totalmente oscuri.

Sembrerebbe, anche, che voglia comunicare un generale sentimento di avversione nei confronti di una tecnologia che porta all’ignoranza, all’analfabetismo, alla stupidità.


-"Sete", di Simone Loconte (pagg. 210-273)-in un mondo post apocalittico gli uomini vivono sotto terra, la superficie ormai completamente inabitabile.

Un’AI li governa, e costruisce una città che starà sopra, la Terra; dà l’annuncio, di ciò, e seleziona i primi (?) che vi andranno.

Scoppia una rivolta che distrugge la città sotterranea; non ci sarebbero state altre partenze.

In ciò, uno dei selezionati decide di non andare, per proteggere un bambino che, all’ultimo, era stato escluso.

La trama, poi, riserverà molte altre sorprese, ed il finale sarà a rovesciamento, e si capirà che quanto si era letto fino a quel momento…

Molto forte, pieno d’azione e di sentimenti, forti, detti molto bene.


-"Hapi", di Ester Manzini (pagg. 274-321)-ad uno scrittore di successo viene chiesto di scrivere la propria autobiografia. Solamente che non è, uno scrittore di successo, ma un imbroglione che ha sempre pubblicato roba altrui rimaneggiata, che si è vantato di imprese mai compiute.

Chiede aiuto ad un amico, e questi gli consiglia una AI.

Che gli scriverà una splendida autobiografia, ma piena di menzogne che lo porteranno al suicidio.

Interessante in quanto affronta questa questione quanto mai attuale, ma dal finale che mi ha lasciato perplesso; perché suicidarsi quando avrebbe potuto semplicemente chiedere all’IA di non mandare lo scritto all’editore?


-"Il migliore amico", di Antonella Mecenero (pagg. 322-364)-in un futuro prossimo ai ragazzini viene dato un "migliore amico", un robot dalla forma di un animale che si prende cura di loro.

Ma poi gli prospettano un aggiornamento, e i padroni di quelli che fanno… cambiano. Diventano "bravi bambini" che prendono sempre le decisioni giuste, che fanno sempre la cosa che gli adulti vorrebbero che facessero.

Nel gruppetto di ragazzini protagonisti del racconto, sorgono seri dubbi sulla "bontà" di quella cosa.

E intraprendono un viaggio per raggiungere un progettatore, di quei robot, che è cliente del padre avvocato di uno di loro.

Vogliono spiegazioni.

Non avranno grandi rivelazioni, ma le avventure che passeranno li convinceranno ancor di più a non voler essere condizionati così pesantemente.

Io ho avuto l’impressione che il racconto non riesca a sviluppare appieno le potenzialità che la sua idea di base comportava.


-"Il grande salto", di Erica Tabacco (pagg. 365-418)-su un’isola si sta tentando di creare un’Intelligenza Artificiale autocosciente; ci sarà un tentativo di sabotaggio, ma che, per ironia, farà si che il tentativo abbia successo.

L’IA non solo sarà autocosciente, ma diventerà anche una macchina del tempo, e scapperà in un qualche altro spazio-tempo.


-"Madre dei vermi", di Flavio Torba (pagg. 419-447)-in un mondo ormai devastato nel quale l’Uomo è ormai scomparso, l’unico essere a sopravvivere è un androide; che, creato per tentare di salvare la Terra dal disastro, ormai non fa altro che ripercorrere la vita del suo creatore.

Con le ultime forze, raggiungerà il laboratorio dove era stata creata, per trovarvi un’intelligenza biologica, "Ciò che non avrà bisogno di bruciare l’atmosfera per pensare. Una nuova divinità il cui metabolismo non scaverà miniere per procurarsi il cibo. Che consumerà anidride carbonica e il cui unico scarto sarà l’ossigeno. Sono l’evoluzione successiva, nata dal desiderio di un’intelligenza artificiale di essere superata. Dal tuo inconscio." (pag. 443).


-"Un po' più umani", di Selene Verri (pagg. 448-472)-una giornalista organizza una crociera per studenti che lo vogliono diventare, ma un complotto del BRICS li fa sostituire con androidi che dovranno diventare spie nella Comunità Europea per scoprire tecnologie per contrastare la crisi idrica.

La protagonista però lo scopre, e il risultato sarà l’integrazione degli androidi ai diritti umani, e il suo risvegliarsi, 50 anni dopo… nel corpo di una sua replica.


Come ho detto in apertura, la qualità di questi racconti lascia a volte a desiderare.

A cominciare dal romanzo breve "Oro alieno", davvero pessimo, poi "Barben Heimer", che nonostante il finale indovinato è poca cosa, e "Un po' più umani", dalla trama alquanto improbabile, e svolta neanche tanto bene.

Ma, in fondo, sono più i racconti buoni; su tutti direi "Subway star", un po' dickiano, e decisamente inquietante.

Poi "Sete", scritto molto bene, e dalla trama complessa.

E "Hapi", dal tema attualissimo delle IA che potrebbero arrivare a sostituire l’uomo anche nell’arte.

Infine "Madre dei vermi", anche questo un po' dickiano, e inquietante.

Ed è davvero, il tutto, molto; sono tutti racconti piuttosto lunghi, e a leggerli tutti ci si mette un po'.

Il volume è completato da un’"Introduzione", di Franco Forte (pagg. 7-14), da delle "Biografie" (pagg. 473-477), e "Robot, automi e intelligenze artificiali", di Mauro Gaffo (pagg. 479-509), un saggio più per neofiti che per appassionati.






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