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Rivedere l'alba


di Donato Altomare


"E tu eri lì.

Anche quando si diffuse il panico.

E rimanesti fermo mentre tutti cercavano una via di scampo nell'inutile fuga.

C'era stato quasi un urlo, sussurrato con terrore, rabbia e forse rassegnazione: ARRIVANO. Le fotocellule erano spente da molto tempo.

Faceva freddo e la notte senza luna col suo buio fitto incuteva paura.

Tu non cercasti di fuggire."


Il pesante cargo si posò lentamente bruciando tutto in un ampio raggio. Le luci ferirono il buio come lame di fuoco mentre centinaia di occhi si sforzavano di guardare. Il pianeta pareva molto tranquillo.

- Cosa ne pensa, Comandante? –

- Promette bene. Ma non facciamoci illusioni. Se è adatto a noi può darsi che ci siano anche LORO. –

Un brivido fece fremere tutti.

- Usciamo subito? –

-No. È meglio aspettare l'alba. –

- Ammesso che ci sia … -

- Già, nonostante i due soli questa parte del pianeta piò restare sempre al buio. –

L'alba c'era e scoppiò meravigliosa.

I raggi del sole rosso furono deviati e scomposti in migliaia di frammenti dalla densa atmosfera che circondava quel pianeta.

Una pioggia di scintille di luce avvolse il paesaggio e bagnò di assurdi colori la terra e le rocce.

Un enorme… Fiore?

Spalancò i suoi… Petali? Ed emise una nuvola di… Spore? Candide che si librarono nell'aria ed ognuna si diresse verso un luogo differente quasi avesse un proprio intelletto e si tuffarono nel bagno di colori.

Improvvisamente il sole azzurro, gemello del primo, si sovrappose a quello rosso riversando una strana iridescenza. Tra i due ci fu una breve lotta. A volte i colori avevano il sopravvento, a volte morivano miseramente entro una cortina di veli azzurri che scendevano a onde. Infine il cielo divenne roseo molto chiaro e tutto l'ambiente subì quel colore.

Erano rimasti muti davanti a tanto splendore.

- A chi tocca? - chiese il comandante.

Senza una parola un macchinista si fece avanti. Rivolse uno sguardo di addio ai suoi cari e entrò nel comparto stagno senza tuta.

In un cargo per voli interni non potevano esserci tute.

Sibilando l'aria esterna entrò.

"Fuggire? Ancora?

Sorridesti amaramente.

A che serve fuggire se l'intero Universo appartiene a LORO?

Le scorte di cibo erano quasi finite.

Nessuno sapeva se su quel pianeta ci fosse stato qualcosa da mangiare.

Tu continuavi a stringere i comandi della tua piccola arma. Quanti altri sarebbero morti prima della nuova alba?

No! Non dovevi fuggire. "

Qualcuno e sclamò: - È vivo. - Ancora pochi istanti d'attesa poi tutti corsero fuori dal cargo e subito furono sopraffatti dall'agorafobia.

Erano rimasti troppo tempo rinchiusi nei cubicoli per le merci adattati a minuscole cabine per quell'insolito trasporto. Per quella fuga dal pianeta natale.

Poi quando i più si furono ripresi: - E ora? –

Il Comandante sapeva che quello era il momento chiave per la riuscita dell'esodo. Non perse tempo e con voce chiara e decisa impartì gli ordini:

- Cercate un punto per accamparci. Occorre trovare qualcosa che sia commestibile. Non abbiamo l'occorrente per effettuare le dovute analisi. Fate attenzione. –

Presto tre o quattro morti avrebbero sostituito quelle analisi tanto necessarie. Tutti lo sapevano, ma non c'era scelta.

- Il cargo rimarrà sempre aperto per permettere un veloce rientro in caso di pericolo. -

Se fossero giunti LORO… i nemici, non ci sarebbe stato il tempo necessario alla fuga. Quando erano stati attaccati nessuno se l'aspettava. Erano "amici". Non c'era nulla da temere.

Poi all’improvviso avevano colpito, senza preavviso, senza pietà.

Il gruppo si era salvato solo grazie al fatto che la nave era pronta alla partenza. Erano rimasti in pochi, con poche armi. Un solo nemico ben armato avrebbe fatto una strage.

"Perché sorridi?

LORO stanno arrivando. Loro, semplicemente LORO.

Il nome dei nemici avrebbe fatto tremare il più esperto dei guerrieri.

Ridi di fronte alla morte come un pazzo od un temerario. Ridi perché avevi inconsciamente sperato che quel pianeta lontanissimo sperduto nel sacco dell'universo sarebbe divenuto la tua nuova patria. Un giorno…"

Poco distante lo stesso "fiore" visto all'alba si aprì emettendo una nuvola di leggerissime sfere violette che si diressero tutte verso il più vicino di loro e l’avvolsero. Le sue grida di dolore si spensero velocemente.

- Torniamo nel cargo - Suggerì qualcuno - E quando il "fiore" si aprirà di nuovo basterà seguire le sfere. Certo ci porteranno verso qualcosa di commestibile. –

Qualcun altro annuì, ma quando piccoli fiori cominciarono a crescere sul corpo martoriato del loro compagno un raggio di energia spaccò in due la "cosa" assassina.

- Ne troveremo un altro. –

Si cercò di assaggiare le sue parti. Aveva un sapore strano, non cattivo e non risultò velenoso. Forse la fortuna non li aveva abbandonati del tutto.

Eppure non ebbero i1 tempo di gioire.

Un rombo lontano segnò la loro fine.

"La tua arma era pronta.

All'orizzonte due navi nemiche segnavano

minacciosamente il cielo.

In quel momento pensavi al tuo pianeta

natale, alle sue città. brulicanti di vita.

Pensavi al tuo pianeta esploso, distrutto

senza pietà per un motivo che ancora i

pochi sopravvissuti si chiedevano.

Vedesti tutti i tuoi amici inermi cadere

sotto i colpi vili delle loro armi micidiali.

E infine rimanesti solo.

Il cargo ridotto ad un ammasso fumante di

metallo contorto non si sarebbe mai più risollevato.

E prima di morire, scioccamente tra le mille

case che potevi desiderare una sola rimase

stampata nella tua mente:

rivedere l'alba."


Quartier generale delle forze alleate umane.

Settore 3 - Chioma di Berenice.

Da una lettera del Comandante in capo alla sua amante:

- Cara micina,

stanotte ha sognato…

Un'altra cosa.

Ricordi quegli esseri orribili simili a grossi topi del pianeta Xeton che tanto ti spaventavano?

Bene. Desideravo farti un regalo speciale per il tuo compleanno. Pensa… non indovini? Ora non esistono più, neanche una di quelle bestiacce.

Sono state cancellate dall'universo

Erano "pericolose" per le forze alleate e sono stato "costretto" a farli uccidere tutti. Erano bestie, non è stata una gran perdita.

Non mi chiedere come abbia fatto. Ottenere i permessi è stato veramente difficile, ma qualche amico nelle alte sfere mi ha dato una mano.

Pensa che il colmo di tutto è stato che per colpa della burocrazia a momenti non facevo in tempo per il tuo compleanno.

Tutto questo l'ho fatto per te, come mi hai chiesto tante volte, per dimostrarti quanto ti amo.

Pensa, l'ultimo sparuto gruppo si era rifugiato su Binar, si, su quel bellissimo pianeta con i due soli…

Ma credo che tu non ci sia mai stata. Ti prometto che al più presto ti ci porto. C'è uno spettacolo che almeno una volta nella vita si deve vedere la sua alba stupenda.

Poi si può anche morire.

Vorrei averti con me per…

Bacioni dal tuo

Orsacchiotto.






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