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Il turista


di Andrea Aroldi


George Shadwell si guardò intorno affascinato.

Firenze, una città meravigliosa nella Toscana così ricca d'arte e di cultura. L’aria della serata estiva lo colmava di un piacere quasi sensuale. Aveva voglia di chiudere gli occhi e di lasciarsi trasportare dalla città verso i suoi piaceri. nascosti, verso le gemme che sapeva mostrare solo a coloro che si mettevano in sintonia con essa. I suoi occhi erano monopolizzati da quella bellissima basilica che è S. Maria del Fiore.

La luce artificiale delle lampade stradali rendevano tutto ancora più caldo e piacevole, stranamente. Era al centro della piazza, fermo, rapito da quello che i suoi sensi increduli gli inviavano al cervello. La splendida torre di Giotto non lo attirava come faceva la basilica così splendidamente affrescata.

L’urto di un passante lo riportò alla realtà. A passi lenti, si accinse a percorrere tutto il perimetro della chiesa. All’improvviso i suoi piedi gli ricordarono la lunga passeggiata del pomeriggio, ma non poteva perdere quella occasione. Quanto avrebbe pagato per poter entrare all’interno di essa quella sera per potersene restare seduto, gli occhi chiusi, al buio su qualche panca. Ben sapeva però che era impossibile, la perla della città doveva restare chiusa.

- Peccato - mormorò e continuò quella specie di pellegrinaggio attorno alla cattedrale. La strada era deserta e George se ne stupì.

Un'occhiata all’orologio gli rivelò che erano le due, un orario insolito per quel silenzio, in una notte estiva. Forse fu il pensiero del silenzio che gli fece percepire quel cigolio. Immediatamente si bloccò e voltò il capo in cerca della sorgente. Era venuto da una di quelle porte laterali della chiesa. Ora che ci faceva caso, poteva percepire una leggera fessura tra lo stipite e la porta. Esultante si avvicinò. Aveva ragione, era aperta. Entrò e se la chiuse alle spalle.

- Grazie - Mormorò e s'incamminò verso le panche vicino all’altare. Non c'era un buio assoluto, come si era aspettato, ma una leggera penombra rosata dovuta ai fari stradali dell'esterno. Anche le poche candele accese spezzavano la tenebra. Verso quelle luci si diresse e trovato un banco al limite della zona più illuminata si sedette. Come si era immaginato provò pace e dopo aver poggiato il capo all’indietro, chiuse gli occhi.

Non si era addormentato, ma si accorse di non essere più solo. Aprì gli occhi ed alla luce incerta scorse una figura vicino a lui. Non ne fu irritato, anzi, ne fu felice. La figura forse se ne accorse e gli si avvicinò. Era una ragazza bionda, con i fluenti capelli raccolti in una coda. Il viso candido era illuminato da due pozze marroni, quasi nere. Si, illuminato, perché i bagliori delle candele si riflettevano in quelle due gemme. Ed improvvisamente si ricordò di averla già vista. Ricordarsi un viso visto per la prima volta nella bolgia di Firenze assediata dai turisti era un vero enigma., ma quella ragazza lui l’aveva già incontrata la mattina e proprio in quel luogo affollato che è ponte vecchio. Se ne stava in un gruppo di figli del sole, vicino ad un hippy che stava suonando una chitarra.

Il ragazzo era rapito dalla musica che stava componendo, mentre la ragazza aveva fissato le sue perle scure sul viso di George quando era passato. Il suo sguardo l'aveva seguito fino a quando era oltre la sua visuale. Quello sguardo silenzioso era penetrato nel cuore del giovane turista americano, tanto che si era fermato e si era voltato per ritornare da lei. Mentre il suo viso emergeva nell'incerta luce delle candele, ricordò la faccia stupita ed affranta del giovane chitarrista che guardava la ragazza allontanarsi nella folla.

- Salve - sussurrò.

Il dito di lei si posò sulle sue labbra, zittendolo amorevolmente, senza parlare si appoggiò a lui ed egli le cinse la vita con un braccio. La bionda testa di lei si abbandonò sulla spalla del turista, stregato dalla sua vicinanza. Il suo capo si poggiò al suo, in un tenero contatto. A questo punto Shadwell si stupì di tanta audacia, della sua audacia. Se ne stava solo in una chiesa meravigliosa stringendo a sé una ragazza bellissima, che non conosceva. Quel contatto ampliò la sua serenità e sempre stringendosi a lei chiuse gli occhi.

Sognò quella volta.

Un sogno strano in cui era solo uno spettatore.

Non sulla terra ma su di un altro pianeta. Gli abitanti erano violenti e sanguinari. Era in atto una rivoluzione e le stragi erano immense ed il sangue riempiva le strade. Un uomo avanzava nell’immenso caos senza esserne toccato senza partecipare agli omicidi in atto. Dal fondo di una strada ecco sopraggiungere una donna con in braccio un bimbo di pochi mesi. L’uomo le si avvicinò ed insieme percorsero la strada. Le loro vesti bianche non venivano contaminate dal sangue sparso, ma una gocciolina rossa comparve sul bordo inferiore della veste della donna. La coppia si fermò di fronte a lui mentre la gocciolina andava via via ingrandendo. L'uomo la vide e gridò; anche la donna gridò e con la mano cercò di togliere quel segno di morte. Ma anche la mano si imbrattò di sangue. Il bambino pianse e l'uomo lo tolse dalle mani della compagna, ormai ricoperte di rosso. Anche la veste dell'uomo cominciò ad essere contaminata, allora si avvicinò allo sconosciuto e gli tese il bambino. Appena le mani lasciarono il piccolo il viso si contorse in una fitta di dolore e come un pupazzo di neve esposto al sole estivo si sciolse in una pozzanghera rossa.

Con uno scatto George si svegliò.

Gli occhi della ragazza lo fissavano attentamente.

- Ma è mostruoso - mormorò.

- Te ne stupisci? - disse la sua voce musicale.

- Ma che significa? –

- Non lo capisci? –

George s'era levato in piedi: - Non sono quel bambino –

- Tu lo credi perché ti hanno insegnato a crederlo, ma ormai il dubbio ti attanaglia e tu non puoi sfuggire alla sua presa –

Tornò a sedersi e si strinse ancora alla ragazza.

- Hai ragione, l'ho sempre saputo. Non sono di questo pianeta e questa mia estraneità mi ha fatto quasi diventare pazzo. Grazie per essere tornata amore mio. Dovessi sapere le notti sole che ho passato sentendomi diventare pazzo. –

- Oh, amore mio, ricordi finalmente. Anche per me è stato difficile, ma ora siamo insieme e faremo quello che deve essere fatto. –

- Certo, il piano non deve essere fermato e sono fiero di farne parte. - I loro visi erano di fronte, a pochi centimetri tra loro.

Gli occhi di George erano fissi sui suoi. Lentamente e teneramente le loro labbra s'incontrarono. Un lungo e tenero bacio; il suggello di un patto eterno che niente poteva dividere.

La sua mano scattò sulla gola della ragazza senza smettere di baciarla. Teneramente, la strangolò. Nemmeno la ragazza smise di baciarlo, la forza dell'amore trascende l'uomo.

Anche se privo di vita il corpo della ragazza era morbido ed ancora caldo di quella vita che l’aveva lasciato.

Gentilmente lo sistemò sulla panca.

I suoi occhi incontrarono quelli della giovane. Allora capì come aveva fatto suo fratello ad esserne tanto affascinato da fuggire dal suo pianeta natale per seguirla sul pianeta terra, per portare un po' di pace. Quella pace che nemmeno sul loro pianeta avevano potuto avere. Con la sua dolcezza aveva affrontato la morte di croce, dolcemente, forte di quell'amore che la bionda ragazza sapeva instillare nel cuore umano. Senza affrettarsi uscì dalla basilica e si diresse verso la sua lancia presa a nolo.

Mentre si voltava per dare un ultimo saluto alla basilica, mormorò ironicamente: - Padre mio, per poter riconquistare il tuo ultimo figlio dovrai pensare a qualche cosa d’altro. Ho avuto quasi duemila anni di tempo per pensare alla scelta fatta da mio fratello. –

Senza affrettarsi mise in moto e silenziosamente si allontanò dalla città.






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