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Il silenzio tace


di Daniele Cerchi


Dissacrare, se fatto con gusto, è il primo passo di una verifica e di una ricostruzione.

Siamo molto tesi di questi tempi ed i problemi sembrano insolubili. Il problema della crisi del presente tecnologico alla ricerca di una sua identità ma timoroso anche di raggiungerla rappresenta una classica dicotomia della fantascienza.

Per ora dissacriamo questi grossi problemi.

In futuro non ci accontenteremo di ridarci su.


"Morire su un pavimento di cucina alle sette del mattino mentre gli altri friggevano le uova non è poi così brutto se non capita a te."

C. Bukowski


Lui era lì, immobile in un deserto senza fine

era vivo?

Si, il suo cuore batteva, gli occhi vedevano, il cervello funzionava, ma bastava tutto questo per definirlo vivo?

Lei non c’era

ma forse sarebbe venuta.


Era una sera qualunque di un giorno qualunque, il mondo procedeva nel suo solito tran tran. Tutto era normale; due o tre rivoluzioni in America Latina, la Juventus vinceva l’ennesimo scudetto, quaranta milioni di persone soffrivano la fame, Mario Pastore sorrideva al TG2, un polacco vinceva il festival di Cannes, insomma tutto andava bene. Ma…

Prendete un generale, che abbia fatto il Vietnam (dalla parte sbagliata) un po' fanatico (ma non troppo) mescolate con del nazionalismo, condite con della burocrazia, spruzzate il tutto un ascesso, aggiungete a questo che la moglie lo tradiva con il suo attendente, e che la figlia era scappata con un puzzolente guru di ottantacinque anni e avrete un individuo talmente incazzato da premere il tasto rosso e far scoppiare la III guerra mondiale. E così fu.

Lui non era né uno scienziato, né un eroico soldato, non era neanche bello (un pessimo protagonista per un racconto). Correva i cento metri in un minuto e tredici secondi, non sapeva l'inglese, non conosceva a memoria la formazione della nazionale, odiava Mike Bongiorno (come dargli torto?).

Bè il nostro eroe (si fa per dire) non sapeva come passare il sabato sera. I suoi amici erano andati alla ricerca dell’ennesimo locale alternativo per poi finire la serata in una rockteca.

"Che fare?" si domandò come il buon vecchio Lenin, ma visto che non aveva mai letto Il capitale e non era nella Russia del diciassette, non trovò di meglio che prendere due cassette di Guccini, un giornaletto pornografico, l'ultimo libro di Enzo Biagi e due pacchetti di cheving-gum gusto lungo, salire in machina, e ogni bivio prendere la strada più piccola fino ad arrivare in cima ad un monte.

Lei era particolarmente attiva (non nel senso che intendete), partecipava a cinquantasette riunioni settimanali che andavano da quella del condominio al consiglio regionale. Era presidentessa del Movimento per l’avanzamento politico della casalinga, nonché tesoriera del fondo per ministri disoccupati, era iscritta al partito dei lavoratori che lavorano veramente, in più faceva parte d'una ventina di associazioni, enti, club che variavano da Italia Vostra al Lions Club.

La sua esistenza era calcolata al secondo per non perdere nessuna riunione, e poi c’erano le manifestazioni ed i sit-in, gli espropri proletari e le gite parrocchiali. Il tutto con brevi intervalli per adempiere alle sue necessità fisiologiche e sessuali.

Ma quel sabato sera successe che…

Nella sua agendo era restato uno spazio bianco. Non c'era niente da fare! Niente riunioni, neanche una visita all'ospizio!

Per la povera donna fu troppo. Cadde in uno stato di shock e cominciò a vagare senza meta.


La guerra mondiale scoppiò, migliaia di bombe nucleari, al neutrone, al protone, raggi gamma, dischi di Bobby Solo resero il mondo un deserto radioattivo.

Naturalmente i politici, gli industriali, gli iscritti al sindacato, i calciatori di serie A, B, C, i vincitori del festival di Sanremo ecc. ecc. erano corsi ai ripari in tempo, nascondendosi nei loro rifugi atomici.

Gli unici che ci restarono secchi furono gli zingari, i vagabondi, gli anarchici e Julio Iglesias più Panella che fu buttato fuori dal rifugio perché voleva proporre l’ennesimo referendum.

Ovviamente i nostri due eroi (si fa per dire) s'incontrarono, discussero degli elementi socioculturali nella poetica foscoliana e poi entrarono nel vivo dell’argomento.

Quasi fine

A questo punto, trattandosi di fantascienza, i finali possono variare da più infinito a meno infinito, nella mia modestia ho scelto i tre più interessanti.


1) I due vissero felici e contenti, mentre tutto tornò normale.

2) Dopo una notte rovente e appassionata ognuno ritornò alla propria (squallida) vita.

3) Nel mezzo della notte un'armata di piccoli marziani verdi e grossi venusiani arancioni invasero la terra, facendo fuori tutti, non risparmiando neanche Woytila, Pertini e il sottoscritto.

fine (Finalmente)

"Della morte siamo certi; perché non essere di buon umore?"


F. Nietzche.






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