Cristalli neri di rocca
di Sergio Bissoli-FANTASTICO
"la Lampada di Alhazred" n. 8, ed. Solfanelli, '91, 51 pagg., 4.000 £ (2,07 €); © by Marino Solfanelli Editore
Altri contributi critici
-recensione di Mariella Bernacchi, "Diesel" n. 21, '91
-recensione di Errico Passaro, "L'eternauta" n. 108, ed. Comic art, '92, pag. 21
Sergio Bissoli (Verona, '46): "Ho studiato occultismo per moltissimi anni, è iscritto alla Spiritualist Association of Great Britain ed ha avuto molte
esperienze paranormali" ("L'autore", pag. 51). Di questa
antologia, Roberto Genovesi, il curatore, dice: "Sergio Bissoli è sicuramente un d'annunziuano. L'aspetto estetico dei suoi racconti è indubbiamente elevato e sicuramente predominante su ogni altro elemento del narrato." (pag. 6); "Cristalli attraverso i quali si possono leggere
i toni del macabro, dell'orrorifico e più semplicemente quelli caliginosi del fantastico e dell'inconsueto." (pag. 7). E mi trova sostanzialmente concorde.
Certo, in alcuni racconti, il fattore estetico, d'atmosfera, viene ad occupare tutto il racconto, come ad esempio, per "La cosa del diavolo" (pagg. 21-4), in
cui si narra solo di una gallina diabolica e per "Ondine e salamandre" (pagg. 25-7), in cui in un negozio di specialità gastronomiche c'è un vecchietto decrepito che: "Saltellava letteralmente da un punto all'altro fra i cibi e il camino" (pag. 26), e che: "Era eccessivamente svelto per la sua età, e molto, troppo sorridente." (idem).
Anche per "L'uomo negativo" (pagg. 34-6), avviene ciò, anche se c'è più racconto, più vera narrazione di fatti; narra infatti della morte e sepoltura di un uomo: "...piccolo, grasso, zoppo e calvo." (pag. 34), sordo,
semi-cieco e balbuziente.
Altri racconti sono più propriamente fantastici, vedi il primo, "La casa stregata" (pagg. 11-16), in cui due studiosi vi arrivano, constatano e sentono raccontare innumerevoli fenomeni paranormali dalla donna che tenta di abitarla, finchè lei non muore, tipico topos fantastico.
Anche il secondo, "Vicolo cieco" (pagg. 17-20), anche se velatamente, fa uso di un tema classico: un vicolo nauseabondo, una festa di carnevale, ed una donna misteriosa, conosciuta, ma non riconosciuta, e, alla fine, un sospetto: sotto la casa della festa vengono ritrovati degli scheletri: "Credevamo di essere soli... e invece eravamo in compagnia." (pag. 20).
"Sera d'autunno" (pagg. 28-9), in cui un uomo fa visita ad un villaggio che cosce: "Da queste parti si diceva che una volta si davano convegno i satanisti." (pag. 28), trovandolo, però, deserto: "Tutto appare in sfacelo, abbandonato da lunghissimo tempo." (pag. 29). Sia prima di
giungervi, che dopo averlo abbandonato, incontra una donna.
"La strega" (pagg. 30-3), poi, è esplicito; vari fenomeni paranormali prima, durante e dopo il funerale di una strega.
Gli ultimi tre racconti sono senz'altro i migliori, mescolando visionarietà stilistica e spunti fantastici.
"Gioco infinito" (pagg. 37-40); un paese di campagna, una notte d'estate: una giostra, con luci e musica, e una ragazza: "...eccitante e pericolosa."
(pag. 39), con un gioco, seducente e terrificante al contempo; ma poi, quando questo si sta facendo interessante, un urlo, basta luci, basta musica e:
"Sull'erba calpestata... solo alcune tracce nere di bruciato." (pag. 40).
"Danza macabra" (pagg. 41-5); tutto incentrato sul riaffiorare di ricordi di "...un'altra esistenza" (pag. 41), vede un uomo che nota una stradina che gli "...sembrava di conoscerla da sempre, di averla percorsa per un'intera esistenza..." (idem); la segue e, ad un bivio fa "...una scelta quasi consapevole." (pag. 42) e "Quasi (si) aspett(a) il nuovo bivio..." (idem). E dopo che "Si intravede una congrega di streghe con i larghi cappelli a cono radunate in aperta campagna." (pag. 43), vede una ragazza: "Anche se è la prima volta che la vedo, oscuramente mi sembra di conoscerla già, di conoscerla da sempre..." (idem), e "Sent(e) di ricordar(si) di doverle dire qualcosa di importante, da tanto tempo..." (pag. 44); mentre le streghe danzano, si accoppiano estaticamente.
"Giochi nel vento" (pagg. 46-50); due amici d'infanzia a passeggio in aprile, persone conosciute, ma indaffarate, e poi un luogo, una casa, in cui pare che
il tempo si sia fermato: "Il tempo qui si è fermato" (pag. 48) e quiete: "C'è una strana quiete qui dentro. C'è troppa quiete e nessun segno di vita." (pag. 49) e "...profumo di cose care." (idem); una stanza, come se qualcuno, una donna, dovesse tornarvi da un momento all'altro. Ma fuggono via, e quel momento di memoria "...si è pers(o) nel vento." (pag. 50), in cui mi sembra di poter ravvisare, in quella visione, una concretizzazione di un ricordo d'infanzia, che poi fugge via.
Ad ogni modo, questo volumetto si legge veramente d'un fiato, e lascia sicuramente traccia di sè, sempre che il lettore non sia nè uno scettico assoluto nè totalmente privo di poesia.
originariamente in "Algenib notizie" n. 15, settembre '91
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