Fango
di Niccolò Ammaniti-HORROR
"VoltaPagina", "Piccola biblioteca Oscar" n. 199, ed. Mondadori, '96, '99; 322 pagg., 6,71 €
Altri contributi critici
-recensione di Roberto Nistri, "Il paradiso degli orchi" n. 14, '95, pag. 53
-"Ehi Ammaniti, hai letto Ballard?", di Mariarosa Mancuso, "Sette" del 26/3/'98
Il cannibale Ammaniti ci dà, qui, un gustoso misto splatter, nel quale usa un linguaggio scarno, estremamente quotidiano, odierno; in "Ferro", per dire, troviamo praticamente un'intera pagina di frasi di una sola riga (pagg. 308-9).
Forse, il gusto dell'orrido, a volte, è portato un pò all'eccesso, e può risultare fin fastidioso, ma è, indubbiamente, il marchio di fabbrica dell'antologia.
-"L'ultimo capodanno dell'umanità" (pagg. 7-136)-nel quale la violenza che cova sotto la nostra società trova come una sua esplosione catartica, che, a volte,
raggiunge punti di parossismo davvero incredibili, nei quali una violenza che non dovrebbe essere, dove è, ce la si fa vivere come, praticamente, possibile.
Una donna tradita che uccide il traditore con un arpione da pesca, durante la festa di capodanno.
Una vera e propria battaglia a colpi di fuochi d'artificio, con morti e feriti, fra due feste.
E due sballoni che, talmente fatti da non riuscire assolutamente più a distinguere la realtà dalle allucinazioni, fanno saltare per aria il comprensorio residenziale che ne è scenario, con un'esplosione per nulla simbolica.
"Il capodanno ce l'abbiamo dentro. Non è fuori. È un fottuto esame e non ci sono strategie per affrontarlo, lui ti frega sempre.... Puoi stare in un atollo indonesiano, in un monastero nepalese a meditare, in un megastore esagerato... a un certo punto della serata ti chiedi: Allora che hai fatto quest'anno?" (pag. 79), vi si dice, e penso sia un pò il succo di quello che si vuole dire;
la possibilità stà dentro di noi, nella nostra capacità di ascoltare, ed ascoltarci; non certo nella violenza, la violenza che, comunque, può esplodere da un momento all'altro.
A brevissimi capitoletti, segue varie storie, che si svolgono in questo capodanno (che non è quello del 2000!), in questo comprensorio residenziale, e, fra le trovate che mi sono sembrate più azzeccate direi ci sono quella della coppia che, mentre stà provando gli orgasmi cosmici dell'erotismo tantrico, viene colpita da un razzo della battaglia fra feste, e quella che, a sopravvivere al
rogo conclusivo sia una donna che... aveva tentato di morire.
Ad un certo punto dello sballo fatale, le allucinazioni di uno di questi ha una virata sul fantascientifico: "...aveva l'impressione di essere Daitan 3, il robot giapponese. Si sentiva le ossa di cromovanadio, i pugni di titanio, e se ne stava lì pronto al combattimento contro alieni provenienti da chissà
dove." (pag. 117).
Da questo, il film "L'ultimo capodanno" di Marco Risi.
-"Rispetto" (pagg. 137-47)-in cui lo splatter/horror raggiunge un culmine davvero
incredibile; vi si racconta, minimalisticamente, infatti, niente di meno che di uno stupro di gruppo da parte di un branco di sballati su tre ragazzine ingenue; decisamente troppo ingenue.
Quello che risalta è la rozza brutalità, nella quale non è rimasto, ormai, più alcun rispetto, appunto, per la donna, sentita e vissuta solamente come qualcosa sulla quale riversare senza alcuna remora la propria violenza atavica, senza controllo, senza niente.
-"Ti sogno, con terrore" (pagg. 149-97)-thriller psicologico ad altissima tensione, con finale a rovesciamento, nel quale si viene a sapere che il senso
di tutto quello che si era fino ad allora letto è completamente diverso da quello che si era creduto.
Come in ogni buon giallo, ci sono degli indizi, psicologici, che possono fare insospettire, dai quali, anche se non facilmente, si può desumere la realtà.
Thriller psicologico, ho detto, ma c'è, ovviamente, anche la sua brava dose di splatter.
-"Lo zoologo" (pagg. 199-230)-divertisment basato sul tema classico dello zombi, nel quale, però, si dicono un paio di cose; del dilemma etico-morale se sia più giusto... farsi i cazzi propri, per sopravvivere nel mondo moderno, o dare aiuto a chi ne avesse bisogno, anche, magari, appunto, in una situazione non conveniente.
E, nel racconto "di cornice" che racchiude quello vero e proprio, un dire dell'Università italiana, che dà, anche, appunto, un senso a quello zombi protagonista: "Nel mondo di quei morti viventi dei professori universitari solo Andrea (lo zombi) gli (agli studenti) sembrava vivo." (pag.230).
La trama, dopo l'inizio un pò incasinato, moralmente, va avanti benissimo, fra una trovata più divertente dell'altra, fino ad un finale assolutamente imprevedibile, e, appunto, divertente.
-"Fango (vivere e morire al Prenestino)" (pagg. 231-87)-storia di mafia e spacciatori, con la sua buona dose di splatter; l'insensatezza del rischio del guadagno facile, che attrae vite, peraltro, semplici.
-"Carta e Ferro" (pag. 289-317)-due mini racconti che hanno, a protagonisti, appunto, la carta ed il ferro, visti, per così dire, da angolazioni... particolari.
Il primo, "Carta" (pagg. 291-301), racconta di una vecchia che, persa tutta la famiglia in un incidente, impazzisce, e si mette a riempire la casa di carta
vecchia, e ad uccidervi gatti, centinaia di gatti, e ad appenderne le budella come fossero il bucato.
E che, quando le si spara addosso la fiamma di un lanciafiamme, brucia come se, appunto, fosse carta; aveva, ormai, la pelle coperta dall'inchiostro dei giornali che, da tempo, si mangiava.
L'altro, "Ferro" (pagg. 302-17), invece, di un normalissimo maschio represso, che, deciso a fare del sesso, si imbatte in una prostituta che sarà, però, per
lui, come lo spalancarsi di un universo parallelo; un mondo di miseria e squallore, e violenza; ma nel quale troverà, anche, la fiaba, una fiaba un pò grottesca, nella quale si innamorerà e convolerà a felici nozze con una ragazza...
cyborg: "Al posto delle braccia e delle gambe ha delle protesi di metallo. Grossi ingranaggi di cromo vanadio. Lunghe stecche di fibra di carbonio. Microchip. Un terminator. Un cyborg." (pagg. 314-5).
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