Fantascienza 1993
a cura di Mario Leoncini-FANTASCIENZA
"Diesel extra" n. 8, '93; 341 pagg., 7.000 £ (3,62 €)
Altra iniziativa editoriale di Alberto Henriet di "Diesel", che ne ha accumulate di estremamente importanti per la Sf italiana. Dopo lo speciale sulla "Fantasia eroica italiana", ed altre, sempre gradevoli, ecco questa splendida antologia, che era nata un pò in sordina, ma a cui hanno poi aderito molti autori, e per lo più tra i migliori nomi dei nostri narratori. La
sua edizione è stata più volte rimandata per il sopraggiungere di nuovi materiali, fino ad arrivare alla notevole consistenza che la contraddistingue;
ben poche sono le fanzines di più di trecento pagine! Il curatore, visto il successo aveva espresso l'intenzione di renderla annuale: "...per farne anche un vero e proprio strumento di consultazione per gli addetti ai lavori." (pag. 6), cosa che poi non si è mai fatta. Il corredo critico comprende un'introduzione, "A Barbara per il suo sorriso", dell'Henriet (pagg. 5-6), un articolo, "Breve elogio della narrativa scientifica", di Roberto Magari (pagg. 7-8), fisico e redattore di "Oltre...", dell'associazione culturale "Il borghetto" di
Montepulciano, e una breve presentazione ad ogni racconto, ed autore.
-"Terrore sotto la città", di Donato Altomare (pagg. 12-27)-decisamente mediocre, è il tipico racconto sui mostri generati da esperimenti, in questo caso chimici
("...un nuovo prodotto chimico sperimentale." (pag. 17)), che seminano il terrore.
-"Tecniche di sopravvivenza", di Gildo Bàrberi (pagg. 29-39)-davvero divertente, non è strutturato a racconto, non ha una trama, ma è uno pseudo manuale in cui si descrivono, appunto, le tecniche di sopravvivenza in territorio alieno ostile. Evidente l'intento antimilitarista dell'autore.
-"Le viscere del diavolo", di Gloria Bàrberi (pagg. 40-96)-molto intenso, tutto tenuto su di un tono onirico davvero notevole. Fino al nono dei dieci capitoli
non vi è alcuna indicazione sulla natura del luogo in cui si svolge la scena; questa vede muoversi una moltitudine di artisti più o meno famosi, da Percy Shelly a Verlaine, da Merylin Monroe a Mozart, da Freddie Mercury a Byron, da
Jimmy Hendrix a Leonardo da Vinci, da Jim Morrison a Michelangelo, personaggi di epoche diverse che convergono e vivono in un'unica linea temporale: "Io
appartengo a un tempo che non è il tuo, e tu lo sai." (pag. 56). Nel nono capitolo si scopre la natura
ontologica di quel mondo: "Voi fate parte di un progetto di realtà virtuale. Siete programmi inseriti nella memoria di un computer." (pag. 86). Ed è a quel punto che subentrano le crisi esistenziali dei protagonisti, di colpo
trovatisi in bilico tra l'essere e l'essere semplici simulacri: "...siamo soltanto ombre, simulacri.... No, no, ...Io ricordo il sapore delle lacrime che ho pianto nel lasciarti, l'odore della laguna di Missolunghi sotto la
pioggia, e l'argento della luna d'agosto sul Canal Grande. Queste non sono cose che puoi catalogare e trascrivere per i posteti." (pag. 87). Tra le altre notevoli cose che vi si trovano, anche un'enunciazione di uno dei capisaldi
della favolistica e del fantasy: "Conoscere il nome di una cosa o di una persona in qualsiasi incantesimo, significa possederla." (pag. 61).
-"Il Dio in scatola", di Sergio Bissoli (pagg. 99-101)-è la storia di un uomo che incontra il tipico scienziato pazzo, che gli dice di avere inventato:
"...un Dio logico, un Dio razionale." (pag. 99). Questi lo segue, prova a sperimentale la macchina, ma si spaventa, e perde l'occasione di vedere esauditi i suoi desideri.
-"Giosafat", di Tullio Bologna (pagg. 103-12)-racconto di Sf classica, del filone religioso. Non è che ci sia gran che, a livello contenutistico, e
stilisticamente è una ricalcatura della Sf degli anni '50-'60.
-"Dec-17", di Silvio Canavese (pagg. 114-22)-buon racconto sulle intelligenze artificiali,
che ripropone il problema dell'umanità dei cyborg.
-"Megalopoli", di Cristiano Cascioli (pagg. 124-32)-decisamente forte, racconta di una storia
d'amore in una New York del secolo venturo in cui dilagano violenza e perversione.
-"Il dono", di Mariangela Cerrino (anche e in "Schegge di Mondi incantati", "RiLL-Mondi incantati", ed. Nexus, 2007; pagg. 134-42)-più fantasy che Sf, è la storia di alcuni ragazzi che sfidano un'antico tabù del loro popolo, portando la distruzione e la morte.
-"Iperstimolazione", di Franco Clun (pagg. 144-50)-veramente buono, racconta di una postazione
militare umana su di un pianeta arido, o, meglio, dei soldati che vi vivono, con ottime caratterizzazioni psicologiche, soprattutto della protagonista.
-"La storia del suonatore di clarino che fece fermare l'universo", di Giuseppe De Rosa (pagg. 152-58)-molto poetico, racconta una storia straziante di un
bambino prodigio, in un futuro in cui: "...gli esseri umani e le Intelligenze si dividono lo stesso universo, da amici." (pag. 154). Le Intelligenze sono macchine: "...costruite da noi..." e "...diventate come noi..." (pag. 154).
-"Sciopero", di Valter Di Dio (pagg. 160-1)-è una magistrale, tipica short story col finale
a sorpresa, e non è semplice riuscire ancora a stupire con la tecnica del ribaltamento del significato nelle ultime righe. Qui il tema è quello, sociologico, del lavoro portato via dai robot agli uomini..., sembra...,
ma.... Stimolante.
-"Una boccata d'aria", di Marco Fornari (pagg. 163-67)-che il Fornari sia un attivista del WWF, come si dice nella presentazione, risulta molto evidente
dalla trama. Si ipotizza, infatti, un futuro in cui, addirittura, l'umanità viene costretta ad auto modificarsi geneticamente per riuscire a sopravvivere in una Terra ormai invivibile: "Esseri umani perfettamente adattati a
vivere immersi in un'atmosfera composta essenzialmente di anidride carbonica e in clima desertico caratterizzato da temperature elevatissime. (...) ...la mutazione genetica dell'uomo è diventata irreversibile..." (pagg. 164-5).
-"Gli orizzonti del cerchio", di Franco Forte (pagg. 169-85)-ambientato in un tipico mondo post atomico, è caratterizzato da un'uso dei temi della realtà
virtuale molto dickiano. In quel mondo ormai completamente privo di qualsiasi cosa bella e piacevole, gli uomini divengono schiavi della realtà virtuale come di una droga, poichè è l'unica cosa che possa dare loro ancora un pò di gioia: "...un altro universo in cui non c'erano i topi ma l'aria e l'acqua pulita..." (pag. 176). Dicevo che è dickiano perchè, in questo scenario di disperazione, la speranza viene dall'empatia, dall'amore, e la figura della
donna è molto simile a quella di Dick, e cioè salvifica: ""Facemmo l'amore, io e la ragazza... il suo profumo m'inebriò a tal punto che credetti di
essere entrato in una simulazione, non c'era altra spiegazione, soltanto le realtà virtuali possono concedere quegli spazzi di colore all'atona monotonia della distruzione." (pag. 181).
-"Prede", di Bruno Garavini (pagg. 186-89)-decisamente sperimentale, racconta di un futuro impazzito alla "Ragazzi selvaggi" di Burroughs con un linguaggio che tenta di esprimere il malessere e la violenza assurda delle
generazioni a vanire, con un uso molto particolare della punteggiatura, e un vocabolario molto forte.
-"Dimensione ignota", di Gustavo Gasparini (pagg. 191-99)-chi ha già letto altro del Gasparini sa che sono tutte molte intrise di paranormale. Anche in questo
racconto c'è uno dei topoi più classici del racconto dell'orrore e del paranormale, e cioè quello del ritrovamento, a distanza di anni, di un personaggio
misterioso in un dipinto. Il racconto è abbastanza originale, anche se, e non è cosa facile, ha alla base il tema classico degli universi paralleli. Ha un
grosso difetto, quello di essere decisamente troppo sdolcinato; anche se è, prevalentemente, una storia d'amore, poteva esserlo meno.
-"Lo scorpione d'oro", di Alberto Henriet (pagg. 201-3)-meno cruento di quanto
siamo soliti leggere dell'Henriet. Da notare, cosa anomala in un raccontino di due pagine e qualche riga, l'abbondanza delle descrizioni.
-"La spiegazione", di Mario Leoncini (pagg. 206-7)-è tutto incentrato su di un futuro in cui viene proiettata quella teoria odierna della fine della Storia:
"Tutti i traguardi erano stati raggiunti, tutte le vette erano stato scalate e non c'era nemmeno più il tempo sufficiente perchè un'altra vita venisse vissuta per intero.... Con la Spiegazione anche l'ultima domanda era
soddisfatta e gli uomini ripresero le loro astronavi per andarsene, stavolta per sempre." (pagg. 206-7).
-"Vincitori e vinti", di Paolo Lombardi (pagg. 209-11)-un non ben riuscito racconto antimilitarista. Troppo demagogico.
-"Natale al Diorama", di Giuseppe O. Longo (pagg. 213-5)-un pò uno science-fantasy, avendo elementi fantasy inseriti in un fondale Sf. Buono, è la narrazione di una parodia del Natale su di un pianeta riarso.
-"La sonda", di Fabio Losacco (pagg. 217-8)-è, come "Sciopero", la tipica short story con ribaltone finale. Quell'altro era meglio strutturato.
-"Il segno di Proteo", di Giuseppe Magnarapa (pagg. 220-32)-la struttura dei racconti del Magnarapa risente sempre troppo di influenze giallistiche, ma
questo è tuttavia apprezzabile per l'idea che vuole comunicare. È infatti basato su quell'interpretazione del tema degli alieni che a me più è congeniale, e cioè usato per affrontare quello del diverso in senso lato. Qui,
il protagonista, un serial killer psicopatico, incontra un alieno ("...tentacolo... una specie di speudopodo traslucido... testa deforme di una impossibile tartaruga e almeno cento volte più grande... La testa della
tartaruga si allungava ai due lati, con altrettante appendici mobile alle cui estremità ruotavano freneticamente bulbi oculari grossi come palle da tennis.
No, non una tartaruga, piuttosto, una... lumaca, gigantesca... le antenne occhiute della lumaca si volsero nella sua direzione rivelarono sclere gialle a tutto tondo interrotte solo da oblique pupille di rettile." (pag. 223)), e lo uccide perchè terrorizzato dalla sua diversità. Ma gli alieni lo individuano e lo processano, ed è qui che viene in ballo la tematica del diverso: "Tu
credevi in pericolo, perchè Drak (l'alieno) era diverso da te. Voi vi sentirete sempre in pericolo in casi del genere? Dunque Drak è morto per errore, mentre
l'altro (un gay) è stato ucciso a ragion veduta; eppure essi sono stati privati della vita per lo stesso motivo: erano diversi da te. Voi terrestri agite tutti così? Uccidete quello che non rientra in uno schema mentale precostituito?" (pag. 229). Una pecca che mi sembra di individuare in questo racconto è, però, l'aver reso del tutto esplicito il messaggio, non permettendo un'elaborazione personale dello stesso da parte del lettore.
-"Antiwegener", di Antonio e Giuseppe Monaco (pagg. 235-41)-divertente racconto che, tramite un'assurda trovata, i continenti che si avvicinano in un tempo incredibilmente breve, vuole parlare dell'avvicinamento fra i popoli, dell'amore universale.
-"Situazione di massima emergenza", di Renato Pestriniero (pagg. 243-4)-racconta una storia di Sf classica, spaziale, a cui vengono associati un forte sentimento d'amore, e un'altrettanto forte sensazione di adrenalinica paura.
-"Lhangri", di Miriam Poloniato (pagg. 246-56)-buon racconto sulla colonizzazione di pianeti alieni, il sentimento che sembra prevalere, a fine lettura, è quello
della rassegnazione, di un popolo saggio e colto, alla violenza e alla sopraffazione di uno forte e violento.
-"Tutta colpa di Einstein", di Francesco Pomponio (pagg. 258-9)-sull'effetto della velocità della luce, della relatività, nei viaggi nel tempo.
-"In vita come in morte", di Pierfrancesco Prosperi (pagg. 261-3)-sull'eticità della pena di morte.
-"Assenza", di Franco Ricciadiello (anche in "Follow my dream" n. 4, '89, qui completamente riscritto; pagg. 265-75)-bellissimo, è tutto tenuto su di un tono
di melanconico esistenzialismo, cosa che, chi ha letto altre opere del Nostro, non si stupirà di notare.
-"Sciolte e scomparse sono ormai le nevi", di Enrico Rulli (pagg. 277-84)-questo racconto, dal mitico titolo di uno della Tiptree, è, come il precedente, praticamente del tutto privo di spunti fantascientifici, se non per particolari di nessuna rilevanza, ma è ugualmente un buon racconto sul '68, sulla nostalgia per quei meravigliosi anni di voglia di cambiare i mondo.
-"Il lettore", di Giorgio Sangiorgi (pagg. 286-91)-buon racconto sul rapporto uomo-computer, contenente un divertente spunto sulle possibili pazzie dei
computer: "Solar I... dopo essersi stabilito su Europa, il satellite di Giove, non ha ancora permesso a nessuno di atterrare. Dato che adesso considera il pianeta, forse legittimamente, come territorio di sua proprietà." (pag.
288). E un ammonimento a quello che potrebbe accadere se si affidassero troppe responsabilità a dei sistemi computerizzati, anche questo in chiave umoristica:
"...fu deciso di affidare ai computers della settima generazione, la cura delle relazioni diplomatiche fra le federazioni mondiali.... Vac 300D, lo stimato console elettronico... ha dichiarato...: "L'umanità non sa ancora
che cosa fare di se stessa. In assenza di direttive precise in questo senso la nostra programmazione non ci consente di rilevare l'incarico." (pagg. 286-7). Del tutto scentrata, mi sembra, la breve introduzione del curatore.
-"Tu non scriverai", di Mauro Scarpelli (pagg. 294-326)-una strana storia paranoica, con protagonista lo stesso Scarpelli, e Pestriniero e Aldani personaggi secondari. Una misteriosa organizzazione offre agli scrittori di Sf cinquanta milioni all'anno per smettere di scrivere, subendo un'operazione: "Esiste una società segreta, molto segreta, i cui componenti sono tutti
dotati di poteri Psi, di veri poteri Psi, non di buffoni televisivi, che detiene il potere su questo pianeta... (una) società segreta che manovra cinque miliardi di persone come burattini." (pag. 312); "Esiste una società
segreta, vorrei dire segretissima, che detiene il potere sul pianeta. Quando dico potere intendo dire tutto il potere reale, anche quando non è palesemente manifesto. Questa società segreta non interferisce sul quotidiano: piccole guerre, spaccio di droga, delinquenza comune, politica spicciola. No, questa società cura l'evoluzione della società in termini di secoli e millenni." (pag. 324). Il racconto è tutto il travaglio esistenziale di questo Scarpelli, scrittore in crisi di coscienza. Praticamente, qui, il tipico diverso della Sf è lo scrittore di Sf stesso: "Una forma di razzismo certamente che andava oltre il colore della pelle, un razzismo atavico verso colui che è diverso, straniero, alieno. La paura del lupo mannaro, la paura del vampiro, la paura di
chi è talmente diverso da poter apparire uguale." (pag. 315).
-"Isolazione", di Claudio Tinivella (pagg. 328-9)-un divertente apologo su quello che potrebbe
succedere se si esasperassero eccessivamente le prerogative degli uomini del mondo dello spettacolo. Mi viene da pensare a "Rollerball", bel film sul tema dello spettacolo come valvola di sfogo per gli istinti violenti in una società senza più guerre ne crimini, in cui, lateralmente, si dice anche di questo tema.
-"Il juke-box di Borumbo", di Paolo Viglione (5° al V° premio "Comune di Courmayeur", '92, anche in "Space opera-Fancon" n. 5 , '93; pagg. 331-41)-spassoso racconto umoristico molto ben riuscito.
La qualità dei testi è, in media, davvero buona, e le cadute di tono sono pur sempre nei limiti di racconti più che accettabili. Non pochi i racconti decisamente buoni.
Una pecca che mi sembra di poter rilevare è la scarsità delle illustrazioni; se ne potevano commissionare di più, al buon Gordini; la copertina non è un gran che.
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