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Gli orsi


di Silvia Ballestra-FANTASTICO

"I Canguri", "Universale economica" n. 1388, ed. Feltrinelli, '94, '96, 153 pagg., 11.000 £ (5,68 €, 2° ed., da cui le citazioni); © by Giangiacomo Feltrinelli Editore


Altri contributi critici

-recensione di Giangiacomo Gandolfi, "Il paradiso degli orchi" n. 8, '94/'95, pag. 69


Come vedremo, i racconti raccolti in questa antologia sfiorano solamente, per così dire, il nostro genere; la Ballestra mostra di essere, senza ombra di dubbio, almeno, un'amante di esso, e, in alcuni di essi, dice delle cose che, sicuramente, ve ne hanno delle attinenze non da poco.

Ma prima di dire altro, andiamo a vedere i racconti.


-"Gli orsi (63-93)" (pagg. 9-29)-una sorta di presentazione, in forma assolutamente non saggistica; una specie di presa per i fondelli, bonaria, ma decisamente tale, del così detto establishment culturale italiano.

E il suo essere "introduzione" viene da una sola frase, verso il finale, in cui si dice, sicuramente, di che tipo saranno i racconti dell'antologia: "...si rifanno... alla quotidianità più parlata, meno costruita e mediata che si possa immaginare." (pag. 28).


-"Cozze marroni, non fatelo!" (pagg. 31-58)-divertente trasposizione della lotta di classe in chiave umoristico/fantascientifica, in cui, nelle prime tre delle quattro parti di cui è composto, si dice di due adolescenti umane proletarie che decidono di fare un'azione di rappresaglia contro certi alieni alto-borghesi, in un modo che non può che ricordare la serie "Visitors", in una narrazione tutta infarcita di neologismi evidentemente rimandanti alla Sf, ma che sono, altrettanto evidentemente, solamente tali: "...mostri: alieni..."; "...alieni e zombie..."; "cozze dall'ultraspazio..."; "...delatore dei mostri (sic!)..."; "...bagni penali alieni di Altair IV..." (pagg. 33-5); "scialuppe aliene e navette..."; "...lucertoloni...(sic!)" (pagg. 42-3).

Ma, nell'ultimo, quei "...bagni penali alieni di Altair IV...", che erano stati, solamente, la trasposizione di una paventata "...base nel maceratese..." (pag. 35), diventa un vero e proprio luogo disperso nell'Universo: "...cento miliardi di anni luce fuori dalla Via Lattea" (pag. 55), sferzato da tremende trombe d'aria, ed infestato da temibili belve aliene: "I rork sono dei volatili, diciamo così. Lunghi non più di trenta centimetri. Hanno ali tozze, sono completamente privi di becco. Hanno una blanda tendenza ad attaccare l'uomo." (pag. 56).

Vi sono, anche un paio di riferimenti, filmici; alla Sf: "Ricordate le tecniche di occupazione messe in atto dagli invasori dell'ultraspazio ne Il dominio dei mondi" (pag.33), e all'horror: "...gli piacevano le pellicole con le vergini per Dracula, le indemoniate contro Papà Vudù, le spose del lupo mannaro." (pag.36).


-"Cari, ci siete o no?" (pagg. 59-72)-in cui si dice del divario generazionale, che è venuto ad essere, oggi come forse mai nella storia dell'Uomo, fattore di massima importanza.

E lo si fa con una narrazione davvero divertente di una nonna, del suo essere fagocitata dai vari Media: "Nonna F., come certi eroi del Cyberspazio, crede di poter fruire di più realtà contemporaneamente, livelli di comunicazione e coscienza paralleli, bit, database, simstim... (ma)... essendo tutt'altro che un computer ma soltanto e fortunatamente una nonna, subito si perde." (pag. 67); "...vostra nonna, pur non essendo affatto un cow-boy della consolle, sta tuttavia... inoltrandosi anche lei in un mondo di ologrammi: al contrario di certi personaggi cyberpunk non vuole piratare niente, anzi. Il fatto è che tutto sta per piratare lei."; "...gli americani si stanno prendendo pure nonna vostra; loro riescono ad interfacciarla e voi no. E una volta interfacciata... la spediranno in qualche mare gassoso di Giove, la faranno fluttuare fra i fotoni gelidi dello spazio, oppure ve la confonderanno definitivamente, e alla fine lei preferirà allearsi con... le megalitiche compagnie commerciali giapponesi che tanto preoccupano i cow-boy della consolle amici di William Gibson..." (pagg. 67-8).

Vi si dice anche della questione dei linguaggi personali, privati: "...lessico parlato solo da mamma mia e nonna..." (pag. 72); che, evidentemente, và di pari passo col discorso sulla comunicazione, che, quindi, è ciò di cui vi si dice.

Per tornare al discorso principale, direi molto significativa questa frase: "...essendo nata quando ancora c'era lo zar, vostra nonna possiede alcune chiavi di decodifica del chiamiamolo "reale", assolutamente esclusive rispetto alle vostre miserabili 10.000 unità d'informazione." (pag. 68).

Divertenti alcune trovate: "...non per niente si (il padre dell'Io narrante) chiama Norman Bates, nonostante in vita sua non abbia mai gestito un motel ma un garage sì, una volta, a Reggio Emilia..." (pag. 62); "...nonna F.... Fonte Monumentale per le storie di fantascienza, gotico rurale, e specialmente un genere nuovissimo che credo di mia invenzione, il gerontothriller..." (pag. 64); e, a proposito dei lessici privati, e dell'influenza della vecchiaia, sul linguaggio, la definizione che dà di sua madre: "Un personaggio di Eraserhead... La mente che cancella...." (pag. 72).


-"Lettere a Polonio (Paraguay)" (pagg. 73-113)-racconta di un'amicizia letteraria, e vi è quello che è, praticamente, l'unico brano di narrazione vera e propria dell'intera antologia, che è, anche, un racconto horror, concluso in sé, ambientato in quel Paraguay del titolo.

Anche qua, troviamo i numerosi riferimenti alla letteratura fantastica che abbiamo visto: "...come certi antichi tomi del conte Dracula." (pag. 83); "...un vampiro del Mine..." (pag. 102); "...richiami demoniaci dell'orribile Cthulhu..." (pag. 196); "...Lovecraft-Poe..." (pag. 113).

Il racconto è intriso di metafore sessuali neanche tanto larvate, decisamente hard.

Vi è, anche, un'ipotesi di futuro: "...nel 3015, con gli Stati Uniti cancellati dalla faccia della Terra e i tedeschi padroni dell'Asia..." (pag. 103), che, però, ha più i connotati, anche più decisamente confacenti al senso, del racconto, di un qualche mondo ucronico.


-"Intervistare Bret Ellis (F.P.)" (pagg. 115-23)-racconto che inizia con una tipica frase da horror: "...l'heure bleue, quel nastro di tenebre fra la falsa alba e la vera, allorquando, secondo antichi manoscritti, sagome innaturali e oscene cominciano a profilarsi sui tetti dormienti delle case." (pag. 117), che è, come si dice subito dopo uno "...scopiazza(re) Woolrich...".

Poi, però prende subito tutt'altra direzione, per dire, ancora, di intrallazzi politico-editoriali, e, poi, sfociare in un giochetto che, in una "...festa in onore dello scrittore statunitense Bret Easton Ellis... minimalista..." (pag. 119), ci si mette a giocare, sul riuscire a dire più nomi possibili con le stesse iniziali (F.P., ovviamente!); vi sono, così, un paio di pagine (scarse, per fortuna), di tali nomi, che contengono qualche svarione divertente: "Folco Pquilici, Furio Polombo... Falter Pedullà, Fadriano Panatta..." (pag. 121), forse a voler dire qualcosa, con contrasto, del minimalismo.


-"1974" (pagg. 125-35)-in cui si dice del sentire della generazione che, il '68, l'ha vissuto si, ma solo di striscio, perché, all'epoca, era ancora troppo giovane.


-"La fidanzata di Hendrix da piccolo" (pagg. 137-53)-in cui si racconta dell'incontro, su di un treno, in cui c'è un caldo tremendo, di una donna con un gruppo di adolescenti, con, anche, l'intervento di un uomo.

Anche qua, due riferimenti alla Sf: "Faceva caldo come su Marte..." (pag. 139), e "Come in certi sfondi riarsi delle Cronache marziane..." (pag. 143).


E, quindi, ecco che, oltre a tutti i tributi (innumerevoli), dei quali ha voluto cospargere i suoi racconti, al nostro genere, prevalentemente, in "Cari, ci siete o no?", dice di quello che, sicuramente, è fra i dati di maggiore rilevanza del nostro tempo, del divario incredibile che è, oggi, fra le generazioni, che è, poi, una delle motivazioni più rilevanti dell'essere, di esso.

E, poi, quel finale, totalmente fantascientifico, di "Cozze marroni, non fatelo!", senza contare quel "racconto nel racconto", in Paraguay, in "Lettere a Polonio" di un'oniricità allucinata al limite.

Se, come parrebbe, la Ballestra ama tanto il nostro genere, sarebbe davvero una gran bella cosa se pensasse di poterci regalare un suo romanzo, una sua antologia, che si potessero realmente dire appartenervi.






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