La notte dei pitagorici
di Claudio Asciuti-FANTASCIENZA
"Urania" n. 1375, ed. Mondadori, '99; 331 pagg., 5.900 £ (3,05 €); © by Arnoldo Mondadori Editore S.p.a.
Romanzo vincitore del Premio "Urania" 1999, è, prevalentemente, un romanzo filosofico.
Vi si dice, infatti, dell'essere venuto meno del concetto di Dio, nel divenire dell'essere, che è oggi in essere.
Niente di meno; ma l'Asciuti ci dice ciò in una maniera decisamente molto più accessibile, più fruibile, di quanto l'abbia fatto Nietzsche nel suo "La volontà di potenza".
Si arriva, infatti, a ciò, tramite una narrazione decisamente accattivante, densa di atmosfere belle, di accadimenti che, inevitabilmente, attanagliano l'attenzione
del lettore.
Anche, o, forse, prevalentemente, per il loro essere eccessivamente assurde; basti dire che l'accadimento su cui ruota la trama è il ritrovamento del Nautilus, proprio
quello di Julius Verne.
La prosa dell'Asciuti, di cui molti di voi sicuramente avranno letto qualche racconto, riesce abbastanza bene a tenere anche sulla lunghezza del romanzo; rari, infatti, i momenti in cui la tensione subisce dei cali sensibili.
E, alla fine, il protagonista, che, significativamente, si... chiama, Senzanome, và ad incontrare una figura che ha molte delle caratteristiche della divinità, senza,
però, esserlo; che gli dice, al suo interrogarlo sulla Morte: "Tu non hai paura del nulla. Hai paura del qualcosa... hai paura che quest'inferno, il tuo personale inferno, continui anche dopo la morte e sia peggio." (pag. 301), della sua paura, che poi riconoscerà, in sé, che: "...la vita di tutti i giorni potesse trascorrere ancora dopo la morte." (pag. 305).
Ambientato in una Terra della metà del XXI° secolo, in cui la Scienza ha trovato un modo per togliere, dalla psiche dell'Uomo, ogni aspetto creativo, immaginativo; per
mezzo dell'ablazione della cuspide: "Un'ablazione della cuspide, con conseguente estinzione di ogni desiderio insaziabile, e quindi di ogni comportamento anomalo." (pag. 49).
Ma in cui, ciò, non è obbligatorio; ci sono, infatti, anche coloro che hanno scelto di non farsi operare, gli Svitati: "...solitudine, malinconia, estraneità sono i
termini che ci costringono a suonare, a dipingere, a scrivere, a recitare, a dirigere film o commedie, a salire sul palcoscenico per recitare una vita diversa dalla nostra...", e in cui gli: "...Strutturati (quelli che
hanno scelto di farsi ablare la cuspide)... sentirono sempre più forte il bisogno di leggere i romanzi e le poesie, di ascoltare la musica creata dai
primi." (pag. 50).
Ed è proprio questo feeling quello che regge tutta quanta la narrazione; Senzanome, il protagonista, è, proprio, uno Svitato che, in tarda età, decide di farsi
ablare la cuspide, ma al quale, per un motivo che si capirà solo verso la fine, ciò non porterà gli effetti che ha portato a tutti gli altri.
È, anche, caratterizzato da molte citazioni di scrittori di fantascienza; da Ellison ("...scrittore di fantascienza del secondo millennio e perpetuo incazzato contro i benpensanti di ogni credo e illusione" (pag. 49), a Ballard, a Zelazny ("...alcuni romanzi di uno scrittore del secondo millennio, Roger Zelazny, i cui protagonisti traslavano da un luogo all'altro del mondo di Amber
servendosi degli Arcani Maggiori." (pag. 90), a Dick ("Conosco un Philip Kindred Dick... che abita in un castello, neppure troppo malandato, sulle alture. È uno scrittore di fantascienza. Ha preso il nome in onore di
"questo" Dick?" (pag. 256); di quest'ultimo, vi sono, oltre ad una rappresentazione teatrale, o, meglio, di body art, ispirata al suo "Ubik", la droga PKD, e quelle, citate dal suo "Le tre stigmate di Palmer Eldritch", Chew-Z e Can-D.
E, ancora, vi è un personaggio, detto Mente Microfilmica, che non può non ricordare il Mente di "1997, fuga da New York" di Carpenter, vi si cita
"...Stormbringer: la "Tempestosa"..." (pag. 172), dai
romanzi di Moorcock di Elric di Melniboné; e, anche, nel lungo colloquio finale fra Senzanome e Il Re del Mondo (così viene infatti chiamata quella figura semidivina che abbiamo detto), si dice: "Inventammo la fantascienza New
Wave e lui (il Nemico Bellissimo, una trasposizione del concetto di Demonio) rispose con l'avventura spaziale e il cyberpunk." (pag. 291), in cui quell'aver messo il cyberpunk fra, per così dire, i cattivi, mi suona decisamente male.
Un ruolo importante, che non vi stò a dire, nell'economia della narrazione, ha un manoscritto di Vaslav Nijinsky, un famoso ballerino russo di inizi secolo; i
suoi "Diari" sono stati stampati presso la Adelphi, 2000.
Nel finale, c'è una bella ripresa del concetto base che dicevamo, nel dire di un simbolico riincontrarsi con dei trapassati: "...c'erano tutti... benchè non esistesse una vita nell'Aldilà, non esistesse sopravvivenza, vita oltremondana, meno che mai salvezza... ma riflessi di me stesso che prendevano vita per non sentire quell'assoluta solitudine che accompagna, tutti noi, in ogni momento
della nostra crociera nel mare dell'essere." (pag. 326).
Per concludere, dunque, ancora un esempio di come la Sf sia in grado di veicolare concetti altrimenti difficilmente comprensibili ai più, in un modo, cioè, da istruire divertendo.
E, con questo romanzo, l'Asciuti vi è riuscito decisamente appieno.
In appendice, c'è una nota autobiografica, direi, quasi, romanzata, dell'autore.
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