La sindrome lunare
di Vittorio Curtoni-FANTASCIENZA
"Robot speciale" n. 6, ed. Armenia, '78, 175 pagg., 1.000 £, prezzo remainders: 4,65 €; © by Vittorio Curtoni, '77
Altri contributi critici: "La droga e il metadone", di Vittorio Curtoni, "La collina" n. 4,
ed. Nord, '83, pag. 41
Di questa antologia tratteremo, solamente, del racconto "La sindrome lunare" (pagg. 6-30), scritto nel '77.
Sua caratteristica essenziale è quella di rivelarsi poco alla volta, nel senso che il piano oggettivo in cui si svolge l'azione traspare poco alla volta.
La gran parte della narrazione, infatti, si svolge senza che il lettore abbia a disposizione nessun elemento che lo aiuti a capire chi stia parlando e dove e
quali siano i retroscena.
Ci si trova, infatti, nel tipico luogo chiuso, una casa isolata, e la narrazione, anche se il termine, qui, non è forse dei più adeguati, procede per mezzo dei monologhi dei quattro protagonisti, intervistati da un quinto personaggio
ombra, che interviene in prima persona a racconto già parecchio inoltrato.
È successo qualcosa, questo è subito chiaro, qualcosa che ha determinato una catastrofe a livello planetario.
I protagonisti farneticano, e anche questo è immediatamente recepibile; ma si avverte anche, fra le righe delle loro farneticazioni, uno sfondo di verità, e
l'attenzione del lettore è prevalentemente rivolta a estrapolare, passo dopo passo, questi brandelli di reale che sembra cogliere.
Vi è Angela, che dice: "...ci sono le doppie immagini, i fantasmi, i corpi astrali, chiamali come vuoi.", da cui dice di essere continuamente violentata.
C'è Claretta, che dice di avere, e probabilmente ha, un cancro all'utero, e che allucina l'intervistatore come suo padre.
C'è Antonio, il più sempliciotto, che va a caccia di volpi verdi; spiega che una volta ha visto un documentario su di esse, e che da allora... ma anche questa
spiegazione è fantasmagorica.
C'è Renato...
Le spiegazioni si intrecciano, quale assolutamente e chiaramente fasulla, quale verosimile, ed è dall'intersecarsi di esse che man mano si arriva a capire
che... qualcuno, russi, americani, cinesi: "...sono andati lassù solo per distruggerci e ci sono riusciti"; lassù è... la faccia notturna della luna!!!
"...i bambini le bambine le donne gli uomini che si gettano sulle strade perchè hanno paura, perchè quella cosa lassù li spaventa, e non c'è altra via d'uscita."
Una specie di suicidio collettivo, e una pioggia strana.
Il primo intervento dell'intervistatore, chiamato "Notte", non è assolutamente chiarificatore, o per lo meno non molto.
Il disvelamento prorompe nelle ultime pagine, come nella migliore tradizione; vi è un effetto di suspance a preludio dello stesso; Claretta dice: "Ma io ho un sospetto, anche se non ne ho mai parlato con nessuno, anche se l'ho sempre conservato come un prezioso segreto.
Vuoi saperlo?..."
Tra questa esca gettata lì e il momento in cui chi l'ha pronunciata la esplicita, Curtoni fa trascorrere un lungo intervallo narrativo, in cui è inclusa la seconda
apparizione di "Notte"; estremamente chiarificatrice: "...i gas allucinogeni, che mi avevano assicurato, stanno per volatilizzarsi. Una settimana, forse due, e l'atmosfera sarà di nuovo respirabile, noi potremo scendere, riprendere possesso del pianeta... Luna Uno, mi senti? ...consentitemi
di rivolgervi una domanda: non esisteva davvero una strada diversa? Non era possibile curarli in un modo che non implicasse la distruzione totale?"
E infine Claretta esprime il suo sospetto, che, in definitiva è il vero messaggio dell'intero racconto, ovvero un'accusa piena di rabbia e di risentimento contro il potere, un sospetto sorto in lei, maturatele lentamente dentro; i gas allucinogeni, era sembrato capire, erano una specie di aiuto per i superstiti al suicidio collettivo; e se invece...
In conclusione, un gran bel racconto, soprattutto per la sua originalità strutturale.
Originariamente in "Algenib notizie" n. 9/10, aprile '91
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