Mus utopicus
E altre storie di animali prodigiosi, di Mariano Bergellini-FANTASTICO
"Poeti e scrittori d'oggi" n. 3, ed. Gallino, '99, 195 pagg., 25.000 £ (12,91 €)
Altri contributi critici: "Bargellini, storie di uomini (pochi) e animali (tanti)", di Giuliano Gramigna, "Corriere della sera" del 13/1/2000
Vincitore del Premio Bagutta-opera prima 2000, è caratterizzato, innanzitutto, dal linguaggio che vi si usa: un linguaggio assolutamente suo, non affatto del
quotidiano, ma neanche dello scrivere comune, ed una costruzione della frase anch'essa decisamente difficile da trovarsi, oggidì, spesso molto composta, ai limiti dell'intricato ("Aderendo col petto al granito, rivolti
pateticamente alla parete, o di profilo, ratratta la cervice tra le spalle, con una loro istintiva teatralità s'erano estraniati dal soggetto, dal succo, dal senso della vita colombesca." (pag. 47)); il Gramigna parla di:
"...mescolanza di forme fintonobili, gerghi tecnici, latinismi, macheronea di italiano e milanese; costruttivamente, una sintassi vuoi tacitiana, vuoi
ingrovigliata."; e di manierismo; che penso vada senz'altro bene.
Lettura, dunque, certo non facile; ma che, se ci si vuol mettere, assorbe tutta l'attenzione, fino a costringere alla comprensione; e che si riesce a seguire
meglio nei racconti corti.
-"Falconeria da camera" (pagg. 5-100)-racconta una storia davvero smilza, e non ne è un racconto lineare, ma un riferire una storia, frammentaria, da fatti, per dire, a volte, riferiti da una mosca, uno dei personaggi del racconto: "...la mosca... succiava colla sua tromba sudicia e appiccaticcia, volandogli d'attorno e posandoglisi addosso quando il babbuino enobarbo meno se
l'aspettava..." (pag. 81).
Storia che è incentrata sull'arrivo, nella vita di un Isidoro, "...Isidoro, dono di Iside." (pag. 41), niente di più che di... un piccione: "...un piccione appestato... il lebbroso della piccionaia, segregatosi dai compagni di
dormitorio, era venuto a morirgli in casa, in camera sua." (pag. 26); "...una somma di magagne necrotiche e dettagli figurali da incubo tenuti insieme... da una personalità piccionesca inconfondibile e inobliabile." (pag. 27); "...zoppo e mutilato..." (pag. 28), sulla cui
significanza, quegli, e l'omonimo narratore, si interrogano.
Dapprincipio è: "...un piccione viaggiatore (con) una lettera speditami chissà da chi.... (ma) trovato sprovvisto di messaggio. Angelo plumbeo, gli ho detto, la
tua missione tu l'hai compiuta e fallita." (pag. 18).
Poi è pensato come: "Un fatto sincronico... ma con degli aspetti oscuri.", perché "La sua prima comparsa, e il suo primo tentativo d'invasione, conclusosi con la sua cacciata, temporanea e inutile, risale alla notte che fu
uccisa una mia amica, la Lippa." (pag. 28).
E uno spettro: "Isidoro si precipitò sul balconcino: quasi per accertarsi che l'uccello di malaugurio, o messo ferale chissà mai, non fosse uno spettro. (Ed)
ecco, della misera larva, in un attimo, si erano perse le tracce." (pag. 31); "Era stata veramente... un'energia aliena, un'energia paranormale, quella che aveva animato un relitto del genere, anzi più misero e orrendo..."
(pagg. 47-8); "Nemmeno per un istante congetturò un'allucinazione, la piena sobrietà del fatto portentoso, la sua normalità, benchè sia un gioco di parole, e una freddura, pensarlo e dirlo, trattandosi di un evento
paranormale... non si meravigliò che il piccione, a sua volta, lo avesse riconosciuto e lo fissasse con cieca insistenza.... Lo scrutava col suo occhio scialbo e acuto: l'acuità vuota di uno sguardo proveniente da un altrove
impensabile: dardeggiato dal Nulla." (pag. 49).
E, in ultimo, come: "...un test attitudinale e selettivo, in forma di quiz e di rebus olografico, a cui egli veniva sottoposto, a domicilio, senza preavviso né
istruzioni, dalla cupola del sistema dell'"immagine": i creativi occulti." (pag. 57).
Ma, evidentemente, proprio questa serie di interpretazioni dicono che è da qualche altra parte, che ve ne va ricercato il significato; infatti, in seguito,
leggiamo: "...ad una allegoria, o a un'allucinazione, di necessità non poteva corrispondere se non un piccione allegorico, e dunque un bel niente: una bufala." (pag. 22); "...quel che s'afferma da nuovi fisici e cosmologi a proposito dell'incomunicabilità, intrinseca e assoluta, fra le intelligenze del nostro universo e quelle di un altro parallelo al nostro, ma la cui freccia del tempo per avventura fosse opposta alla nostra, dobbiamo
confessare, ex necessitate sequitur, che il nostro interrogarci intorno al suo presunto messaggio, è vano." (pagg. 51-2), in cui, anche, c'è già qualcosa del fantascientifico che vedremo, e: "...era inutile fuorviante dispersivo e ozioso ragionare al lume di candela della logica e nello stato di veglia, ossia chiacchierare come cavillosi cicaloni, blaterarne come babbei. Un sogno gli avrèbbe dettato la risposta... la sua sindèresi avrèbbe ricevuto la dritta." (pag. 59), forse il più significativo; da non cogitarsi, ma da
sentire.
Dunque, sembrerebbe un racconto ermetico, il significato del quale non sia facilmente decodificabile; ma, quando si dice di quel test attitudinale, si dice anche
che: "...la società d'apparenza, cioè la nostra, si fonda sul potere d'"immagine".," (pag. 57), e, la storia di quell'Isidoro, finisce con una, forse solamente fantasticata, vittoria di esso: "Cooptato nella cupola! Il test del piccione, superato alla grande, da vincente nato, m'è valso la promozione e l'investitura a creativo occulto." (pag. 74).
E, poi, ci si scaglia contro la cultura del consumo, e/o il consumo della Cultura: "...narrativa in classifica: scrittori o bottegai? Bottegai!" (pag. 89).
E, forse, dunque, l'aver voluto scrivere un racconto così assolutamente non-commerciale, è stata la sfida dell'autore: il suo messaggio.
Abbiamo detto che vi ci sono degli elementi fantascientifici; all'inizio della "quaestio piccionis" si dice, fra l'altro: "Ho il cervello frugato, controllato, monitorato, spiato.... Ornitologia fantastica?
Fantascienza?... Un corvo, venuto dall'aldilà, dall'altra dimensione, come in un film dell'orrore?... per suo mezzo, per mezzo degli aggeggi futuribili e fantascientifici che porta su di sé... tu venga spiato, almeno in sua presenza,
da una televisione a circuito chiuso." (pagg. 10-11).
Poi, v'è una breve scena, un po' a se stante, che si svolge in un mondo fantastico: "...Milano evidentissimamente irreale: una Milano di sintesi inventata al computer. La città è morta: disabitata perfino dalle ombre che solitamente si aggirano nei sogni." (pag. 42).
E, più di ogni, una esplicita citazione del grande di Chicago, e dei suoi mondi impregnati di spaventosa paranoia: "Dio è Colui che sarà: la Causa dell'universo, non già la sua Causa agente... quadri immaginosi, inquadrature fantascientifiche... da romanzo di Philip Dick... mi dà i brividi l'ipotesi dell'ingegnere cosmico... Mente cosmogonica, cibernetica, me la immagino
ornata, più che di attributi demoniaci, di qualità meschine e di gusti mediocri." (pagg. 54-5).
Per quanto riguarda lo stile, che abbiamo detto essere, assolutamente, l'elemento che maggiormente lo caratterizza, bisogna anche dire, importante, che, fra quel
dire così colto, impregnato di parole di uso non comune, l'autore inserisce, abbastanza frequentemente, delle parti, per così dire, volgari, nelle quali,
nonostante non si rinunci alla costruzione della frase decisamente inusuale anch'essa, si passa ad un dire decisamente, appunto, più quotidiano; cosa che fa, in maniera palesemente voluta, contrasto, ed evidenziamento, di quelle altre.
Così, il lettore, fatto prendere da un "impeto metaforico": "...getta... passerelle e ponti da pontefice paranoico tra l'una e l'altra..." (pag. 35) delle interpretazioni, ma, alla fine, capisce cosa gli si è voluto dire.
-"La merlotta" (pagg. 101-16)-nel quale si racconta di un fatto minimo: dell'incontro del narratore con, appunto, una merlotta.
Ma sono, evidentemente, tutte le invenzioni, più o meno poetiche, che l'autore vi innesta, a renderlo abbastanza piacevole; oltre al fatto che una scrittura pesante come questa, rende decisamente meglio sulla prova corta, più fruibile: si riesce a leggerlo, addirittura, senza riuscire a stancarsene troppo.
C'è, anche qui, qualche elemento fantascientifico: un dire poi non ripreso: "Ma di ciò più avanti, se riterrò utile propalare certi segreti.", di qualcosa fra, appunto, l'immagine poetica e qualcosa di tale: "...una navetta
psicoide, di un veicolo per i viaggi in astrale." (pag. 102).
E, di più, degli, addirittura, universi paralleli: "...io mi ero scisso ed era nato un altro universo... la teoria del fisico Hugh Everett sulla creazione continua (anche mentale!) di universi biforcati e paralleli." (pag. 113).
-"I passeri e il falco" (pagg. 117-24)-sul "birdwatching esoterico", è, meno dei precedenti, un racconto vero e proprio; infatti dice del, appunto,
guardare, di due amici, uno il narratore, l'altro presenta muta, degli uccelli.
E del conseguente suo elucubrare; pensando, fra gli altri pensieri un po' a briglia sciolta che vi si trovano, del pensiero di alcuni antichi sulla possibilità del
materializzarsi del sogno, del pensiero: "...lo spiritus phantasticus ha il potere, o meglio la potenza, la potenzialità, di uscir fuori dal corpo, fuori dalla cineteca della nostra zucca, durante i sogni... pronto ad assumere sostanza, nonché sembianza, di corpo efferato: si travasa (una sorta di transfert oggettivo demoniaco) in una bestia malefica."; "Le emanazioni fluidiche provocate dai nostri pensieri connessi ad azioni malvagie...
diventano alcunchè d'autonomo e attivo nella realtà: addirittura assumono un corpo."; "...il fantasticòn pnèuma, abbandonato il corpo, attiri... una figura, un fantasma, a lui congeniale....il corpo sottile dei dèmoni sia un fantasma perfettamente omogeneo col nostro corpo siderale o astrale... cioè di sogno." (pagg. 120-1).
E, lo stile, è molto più moderno, anche se non trascura certo alcune espressioni decisamente inusuali.
-"Bambinagatto" (pagg. 125-40)-unico racconto di quest'antologia a non avere, a protagonista, un essere umano, vi vede, infatti, agire, una cavalletta creata da una
"...boria bioingegnaresca..." (pag. 127), un "...inviato...
nell'Ade..." (pag. 140) dalle caratteristiche... fantascientifiche: "...cellula fotoelettrica impiantatami nella capsula cranica..." (pag. 127); "...un'audiovideoteca... miniaturizzata in un ganglio cerebroibe." (pag. 129), che, colà, incontra, in una "...bolla di spaziotempo sintetico..." (pag. 130), il fantasma di una bambina, col suo gatto; o, forse, di una bambinagatto.
E penso che il riferimento al racconto di Dick, che abbiamo visto essere conosciuto, dal Nostro, "La formica elettrica", sia indubitabile; dove una formica elettrica, appunto, decide di voler vedere la Realtà, e, tagliato il
nastro perforato che la fa esistere, si ritrova nel Nulla; qui, alla fine, la cavalletta si ritrova in un Oltre simile, anche se non con quella terrificanza; "Al di là della vetrata c'è il nulla; o per lo meno, il vuoto
interplanetario, interstellare." (pag. 140); e, di dickiano, c'è anche un riferimento evidente a "Blade runner": "...m'hanno messo in memoria 'sto vissuto apocrifo e vezzoso..." (pag. 132).
La cavalletta, quando la incontra: "...vèntilo delle ipotesi, attribuendole a lei, sulla mia identità." (pag. 130), dandoci degli indizi: "Un essere alieno da film di fantascienza?... L'extraterrestre da film disegnato al
computer..." (pagg. 129-30).
All'inizio l'autore da come le regole del gioco che va a fare: "...avrai notato... contandole, cento citazioni... (i suoi programmatori) si sono compiaciuti di arredare i gangli cerebroidi... esclusivamente... di vocaboli
letterari... a detrimento... d'ogni altra nozione: compresa la capacità di contare, cioè di riferire, poniamo, la voce "sette" o "tre" o "dieci", o magari "cento"..." (pag. 125).
-"Blatta blaterans" (pagg. 141-50)-requisitoria contro l'impoverimento, e decadimento, dell'italiano scritto, in forma di metafora; infatti si paragonano
tutti coloro che usano, nel loro scrivere odierno, quel tipo di linguaggio, alle blatte, appunto; gli scarafaggi.
Scarafaggi che vi sono detti "...la cartolina piena di deliranti motteggi e di impotente malaugurio indirizzata all'umanità da qualche vecchio barbogio dio dei boschi... Già nume onorato... a cui si offrivano delle torte di miele e di mosto e di cacio... decaduto... imbarbonito." (pagg. 141-2).
Il protagonista, se così lo si può chiamare, scopre che ci sono degli scarafaggi parlanti; ma, chiarito subito che non si va a dire di "...nessuna catastrofe da film di fantascienza." (pag. 142), ecco che, in un lento
crescendo, si comincia a dire, cosa che si capisce non subito, ma che si allarga: "...italiano barbaro, assassinato dall'inglese, che oggi va di moda." (pag. 145); "...le sordide blatte dicono quelle cose medesime
che dite anche voi, ripetono le vostre stesse giugulatorie." (pagg. 145-6); "...abbaiamenti da corteo, graffiti da latrina, ragli di cantautori, ilari idiozie da spot. Un tesoro... per chi rovista nelle cassette
dei rifiuti..." (pag. 146), decisamente il più chiarificante; "...voci ventose e inanimate, sprovviste della scala armonica, aride e sottili, come di carta stropicciata, e si aggiunga disturbate, come di
microfono scoppiettante." (pag. 148).
E si conclude con un appello dire alla "Acculturati di tutto il mondo, unitevi": "...siamo così pochi, ahimè, buoni e belli rimasti! Cerchiamoci al buio, oh noi veri Illuminati, noi congiurati della Luce! Che la nostra setta si organizzi! Che la lega degli onesti faccia quadrato!"
(pag. 150).
-"Mus utopicus" (pagg. 151-94)-che è un vero e proprio racconto di fantascienza, utopico, appunto.
Che racconta, perciò, di... topi; topi "...dotati di virtù mimiche inspiegabili, enigmatiche..." (pag. 175), e cannibali; dalla qual cosa si deduce, ovviamente, che: "...conosce per istinto la categoria del sacro... che le sue smorfie allusive e frenetiche sconfinano nella religiosità (e che) verosimilmente, indagherà i riti degli uomini e s'interrogherà sul loro senso del sacro." (pagg. 178-9).
Topi che arrivano in un'Italia del quarto millennio, nella quale non vi è più necessità di lavorare, e la Morte stessa è stata sconfitta: "...errore correggibilissimo,
destino rimediabilissimo dall'ingegneria genetica..." (pag. 181), che rimane solamente celebrata in un Trionfo della Morte, "...tomb(a) trasparent(e) (che) ha... l'aria... di empi(a) invenzion(e) stile pop-art." (pag. 180).
E un'utopia comunista, con tanto di polizia popolare, e i cui "...principali numi tutelari..." (pag. 161), sono Stalin e... Marylin Monroe; si, perché, vi si dice, il bisogno del sacro che è dell'Uomo è stato occupato dalla
mitizzazione del sogno americano: "Gli antichi fotomodelli americani, persasi la memoria del marchio da loro testimoniato, da testimonials di prodotto etichettato e riconoscibile, quali essi erano, nella estimazione
degl'italiani d'Utopia si sono trasformati in figure mitiche." (pagg. 184-5).
Tutto ciò è detto raccontando una storia; di come questi topi, accolti benevolmente in Utopia, avendo dissacrato i suoi numi tutelari, nei sembianti di maxi
cartelloni raffiguranteli ("...la Diva e...(i)l Padre dei popoli... son stati ricomposti e incollati... raccozzati a caso, peggio, a grottesco. E il risultato è un'infame caricatura." (pag. 162)), mutino (come sono... mutati), nella considerazione: "...il cervello del mus utopicus è stato programmato in qualche laboratorio spaziale con nessun altro scopo se non quello, volgere in burletta, nonché, possibilmente, sabotare la lunga marcia
d'avvicinamento all'utopia intrapresa dai rivoluzionari, qui sulla Terra." (pagg. 164-5).
E, quindi, perseguitati fino alla loro, presunta, estinzione; presunta perché vi sopravvive, e, nuovamente mutato nel sentire, torni ad essere accettato;
riabilitato, nuovamente political correct.
È un futuro, come vedete, nel quale, anche, lo spazio è stato conquistato; e pieno di meraviglie fantascientifiche: "...giudicati non idonei a migrare nelle
colonie spaziali..." (gli italiani; pag. 153); "Negli ecosistemi rigidamente programmati delle colonie spaziali... un'equipe di bioingegneri... (ha) realizza(to)... l'unicorno (e) la fenice." (pag. 156);
"...spettacoli... trasmessi in cosmovisione dagli abissi galattici (deflagare di supernovae, concerti di musica siderale nelle verande-telescopio... servitù di automi, il servidorame robotico." (pag. 157); "...non sarete mica topi uranici, inviatici dai réfugiés del cosmo a
bordo di una navetta spaziale!" (pag. 158); "...argentei sigari volanti, alle colonia spaziali... colonie a forma di cilindro orbitanti un po' ovunque nel campo gravitazionale della nostra piccola stella..." (pag.
182).
Il quarto capitolo è quasi interamente composto da un sermone di un santo-profeta di questo lontano futuro, capo di una delle poche sette rimaste, scritto in un
incredibile latino/milanese, del quale si riesce a capire: invettive moraleggianti, ed esecrazione della strage dei topi; a pagina 191 vi è un apposito glossario.
Dunque esercizi di stile, giochi di metafore, e di comprensione, col lettore; e certo non pensando di arrivare nella hit delle vendite; ma...
Oltre al glossario che abbiamo detto, a pag. 195 vi è una "Nota sulla datazione approssimativa e congetturale dei testi qui presentati".
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