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Non avrai altra città


di Silvano Barbesti-HORROR

"Maniac" n. 3, ed. Eden, '91; 222 pagg., 6.000 £; prezzo dei remainders: 10,33 €



Splatter, scritto sotto lo pseudonimo di Basil Ashby, nel quale si racconta dello spirito di una città che: "...si è materializzato per vendicare la (sua) dignità offesa... ridotta a una pattumiera di inquinamento e di vita corrotta." (pag. 219).

Le, svariate, scene di omicidio sono descritte molto dettagliatamente, come in ogni buon splatter, appunto.

Il tutto è inquadrato non nella solita cornice gialla, ma in un racconto fantastico, al cui centro, invece del solito commissario di polizia, c'è uno psichiatra, ed il suo gruppo di terapia.

All'inizio, infatti, gli omicidi sono solamente i sogni di uno di questi pazienti.

Sogni che, poi, però, diventano premonitori di stragi che accadono realmente; il passaggio a questa seconda fase è forse il momento più terrorizzante del romanzo, ed è, come d'altronde tutto il resto, descritto veramente molto bene.

Quello che era stato pensato fino ad allora come una psicosi, si materializza; ed emergono, con questo, tutte le ansie che l'irrazionale, l'irrazionalizzabile, porta con se: "...quella di poter razionalizzare e capire tutto è una pia illusione.... L'ordine che avevo sempre dato alla percezione del mondo mi era sembrato un castello di carte patetico e pronto per essere spazzato via dal sospetto di realtà mai neanche immaginate.... il lato oscuro della vita... fatto di violenza e mistero." (pag. 82-3).

E, così, lo psichiatra cerca aiuto da un suo amico impegnato in ricerche nel campo del paranormale per conto del governo; e, l'incertezza, le sabbie mobili dell'irrazionale, continuano ad avvolgerli: "...la parascienza è insidiosa... la soluzione è a un palmo dal naso e non riesci a vederla perché ci sono mille possibilità ma nessuna è più vera di una favola." (pag. 139).

L'unica soluzione che i due amici riescono a darsi è talmente improbabile che, appunto, la dice lunga su quanto poco ci riescano a capire: "...il barbone è la proiezione dei sentimenti soffocati e liberati di Clearmountain.... materializzazioni dell'inconscio." (pag. 141).

Si, perché, a commettere quegli scempi efferati, sempre, è un barbone dallo sguardo vuoto.

Ma, quando, poi, la sua furia omicida continui anche dopo che egli stesso ha massacrato anche quel Clearmountain, il "sognatore d'incubi", devono ricredersi; ed arrivano alla conclusione che abbiamo detto.

Dunque, è la città, che si ribella, e incarnatasi in questo barbone, figura che, indubbiamente, bene rappresenta il suo aspetto meno d'immagine, si vendica, prendendo di mira: "...le piaghe di ogni metropoli: droga, corruzione, prostituzione, criminalità, inquinamento, traffico convulso, ritmi e morali di vita che trasformano la città in un luogo invivibile." (pag. 219).

Verso l'inizio, in un contesto totalmente differente, si dice: "...la società che non risparmiava niente e nessuno, costruiva e distruggeva miti, consumava prodotti a velocità folle, si cibava della vita stessa." (pag. 48); che, poi, risulta decisamente pertinente.

Per quanto riguarda lo stile, oltre alle descrizioni splatter che, indubbiamente, lo caratterizzano, c'è da dire che riesce quasi sempre a mantenere una coerenza interna ed una credibilità accettabili; solamente in una scena d'omicidio vi ho ravvisato una decisamente evidente inverosimiglianza; a pag. 178 si descrive una donna che, talmente affamata di sesso, continua a succhiare il cazzo del suo patner anche quando si rende conto che, questi, è stato ucciso ad asciate lì, davanti a lei; poche righe dopo questa descrizione, c'è un "assurda", che suona molto di lapsus freudiano.






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