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Terra!


di Stefano Benni-FANTASCIENZA

"L'avventura" n. 3, "Universale economica", ed. Feltrinelli, '83, '85, 317 pagg., 15.000 £ (7,75 €); © by Giangiacomo Feltrinelli Editore


Altri contributi critici:

-"Toccare Terra" di Goffredo Fofi, praticamente un'intervista all'autore, "Linus" n. 1/'84, ed. Milano Libri

-Antonio Caronia, in "Mondo impossibile!", "Linus" n. 4/'84, ed. Milano Libri, scrive: "...tutte le opere riconducibili al filone dell'utopia negativa, da "I viaggi di Gulliver" a "Terra!" di Benni si caratterizzano proprio per fatto che, facendo la vista di parlare del futuro o di paesi immaginari, parlano in realtà del nostro qui e ora." (pag. 100)


Con questo lavoro, Benni esordì come romanziere dopo aver pubblicato quattro libri consistenti per lo più di divagazioni umoristiche o polemiche di discreto successo, come il più recente "Spettacoloso" pubblicato da Mondadori nell''81, e aver collaborato "Il manifesto" e "Panorama".

Nello stesso anno,la casa editrice di questo romanzo pubblicò di lui anche una raccolta di poesie, "Prima o poi l'amore arriva".

Un "Guerre stellari" di sinistra, è, per l'appunto, un romanzo ad amplissimo respiro, nel quale, innestati ai due grandi fili conduttori della trama, si trovano una infinità di episodi il più delle volte estremamente divertenti, quasi sempre interessanti: "...dalla finestra della sala segreta del bunker, apparve la testina di un topo. L'animale cercò di scivolare dentro lungo il muro, ma precipitò e il suo corpicino schiacciò il tasto 15, allarme rosso, che faceva uscire i missili dalle postazioni sotterrane... Il tecnico si accorse subito dell'accaduto e lanciò un grido d'allarme, cercando il tasto AD, Annullamento Decisionale. Ma il topo, spaventato, lo precedette saltando dal tasto 15 proprio al tasto 12. Il tasto 12 era il tasto irreversibile dell'attacco diretto all'Unione Sovietica... La terza guerra mondiale cominciò così, e poi ce ne furono altre tre." (pagg. 10-11).

Dopo questo prologo, l'azione si sposta definitivamente nel futuro ultra-post-atomico di una Terra coperta dai ghiacci con un problema urgentissimo da risolvere, quello dell'energia, praticamente quasi del tutto esaurita nelle sue risorse classiche.

Dicevamo di due fili conduttori; due missioni, una nello spazio siderale e una sul nostro pianeta.

Ad unirle, il motivo scatenante di tutta la vicenda, ovvero il ritrovamento di un "vettore di rivendicazione di proprietà" nei pressi di Cuzco, Perù. Questo aggeggio sarebbe un ritrovato della tecnologia astronautica, usato dagli esploratori siderali per segnalare, appunto, il ritrovamento di un qualche importante giacimento minerario, o altro, in una qualche parte del cosmo.

Il primo è, infatti, la triplice missione alla ricerca di Van Cram, il mittente del vettore, da parte dei tre superstati in cui si divide la Terra: la Federazione Sineuropea, l'Impero Amerorusso, e l'Impero Sam, col al suo centro il Giappone. Infatti nessun computer riesce a stabilire da dove provenga tale oggetto, in cui si trova la registrazione di un ritrovamento eccezionale, "Terra due", un pianeta come era la Terra prima del molteplice disastro nucleare.

Il secondo filo consiste anch'esso di una ricerca, una quest, come dicevamo, sul nostro pianeta; ciò che si cerca è che cosa sia a produrre quell'immensa quantità di energia che i rilevatori segnalano proprio nei pressi di Cuzco; un qualcosa che gli indios chiamano "Il cuore della Terra".

In effetti la quest vera e propria attraverso la quale lo scrittore conduce il lettore è quella del nesso tra queste due storie parallele, che sarà svelato solo nel finale, con, direi, poche approssimazioni precedenti.

Senza, chiaramente, dirvi nulla di ciò, mi sembra interessante segnalare alcune delle caratteristiche che rendono questo romanzo avvincente, divertente: vi sono parecchie storie narrate da vari personaggi, dei veri e propri racconti a sè stanti, nella maggior parte dei casi; una di queste è una favola di Nonno Doc: Cappuccetto Nero (pagg. 211-13), in cui viene utilizzato un linguaggio molto triviale, costruendo una variante colorita della favola popolare, avendo come unico pretesto contestuale per il suo inserimento di essere la spiegazione di come siano diametralmente opposti i mondi culturali in cui sono cresciuti due personaggi, in una lettera d'amore di un lui a una lei.

Un altro di questi racconti è "La storia del capitano Quijote Patchwork" (pagg. 51-59), in cui si utilizza un linguaggio mitologico, facendo quindi rispuntare, appieno, quanto dicevo altrove sulla poetica dell'insorgere di nuovi miti in uno scenario in cui molti non sono del tutto scomparsi; per il pathos che vi si respira mi ha ricordato molto da vicino un racconto di Poul Anderson forse non molto conosciuto, ma che consiglio a tutti, "Joelle".

Questa tecnica di utilizzare svariati tipi di linguaggio, dal diaristico all'epistolare, dalla narrazione scorrevole a un tipo cappa e spada, dal racconto mitologico a uno tipico dell'hard Sf spaziale, mi ha ricordato invece più volte quel capolavoro della Sf sociologica che è "Stand on Zanzibar" di John Brunner.

Per esemplificare uno dei tanti passi in cui sembra di leggere un classico della nostra letteratura, mi pare non ci sia niente di meglio che questo, in cui si discute sull'eterna questione degli alieni; nel futuro descritto: "...vi sono allo studio solo tre casi di possibile organismo intelligente superiore", nei mondi fino ad allora esplorati; e, più interessante ancora, riguardante l'annoso dibattito sul perchè della rappresentazione quasi sempre ostile di eventuali alieni: "...perchè devi pensare che se c'è una forma di vita su quel pianeta, deve esserci per forza nemica?" (pag. 85), in cui rispunta quindi la psicopatia tipicamente borghese per tutto ciò che è diverso, strano, non rientrante negli schemi logici del potere, costruiti da esso e per mezzo di essi dominante; nella pagina successiva c'è una lunga tirata militarista su come reagirebbe un eroe heinleniano in una situazione simile, che si rivela poi un'ironizzazione su tale modo di pensare.

Per poi passare alla questione della relatività di ciò che è la vita; saremmo davvero in grado di riconoscere una forma di vita che si discostasse troppo dalla concezione che ne abbiamo noi?: "Quella che noi chiamiamo vita, sia che la crediamo creata dal carbonio, o da un Ente Supremo, è poi così facile da riconoscere?" (pag. 86).

C'è poi una pagina e mezza di stream of consciousness alla James Joyce (pagg. 80-1), che mi sembra perlomeno doveroso rivelare; ci vuol un bel coraggio a tentare questa tecnica, che, con un eufemismo, oserei dire complessa; incomincia, guarda caso, con una frase estremamente simile a quella dell'ouverture dell'"Ulisse" joyciano: Kook salì le scale della torretta-osservatorio dell'astronave. Portava in mano un bacile di schiuma, uno specchio ed un rasoio." (Benni); "Solenne e paffuto, Buck Mulligan comparve dall'alto delle scale, portando un bacile di schiuma su cui erano posati in croce uno specchio e un rasoio." (Joyce).

Altro riferimento a Ulisse, la presenza di un personaggio-Pintecaboru-gigante monocolo: "...c'ho un occhio solo, ma so riconoscere un furbone!" (pag. 349), in cui non è difficile scorgere l'omerico Polifemo.

In conclusione, qualcosa che veramente merita lo sforzo delle più di trecento pagine, un divertissment di qualità, dai molteplici ingredienti che, nell'insieme, danno un risultato gradevole e stimolante, in cui in pacifismo che lo sorregge non diviene retorica ma, contestualizzato, diviene espressione di sofferenza per il disastro nucleare che non si è saputo evitare: "Sarebbe ora che tu la finissi di pensare al passato, Dylaniev.... Abbiamo cantato delle belle canzoni, e manifestato, e messo bombe nei computer, e fatto un gran casino, e il risultato è stato: tre guerre, una dopo l'altra, due miliardi di morti!" (pag. 92), dal dialogo fra due ex-pacifisti, di cui uno verrà suicidato poche pagine dopo, rabbia e rivolta per, alfine, trionfare sul cieco e insensato militarismo, sconfitto dalla sua esasperata dimostrazione di forza, dalla verità profonda, dall'amore e dalla costanza di chi invece di distruggere, vuole capire.

Dicevo che non avrei rivelato nulla del finale, e così farò, ma un indizio, una traccia che potrà sembrarvi irrilevante ma che si rivelerà essenziale, ve la voglio dare; a pag. 143: "...alcuni ragazzini giocavano saltando su un disegno di linee intere e spezzate... una giovane pellerossa, un eschimese e due piccoli indios"...vai per il lago il fuoco il vento

vai per lago fuoco e vento

e forse arriverai.""-destando la pensierosità di uno dei protagonisti; ma si dovrà giungere fino a pag. 281, per sentire da una strega spaziale di trecento anni pronunciare queste parole: "Una alla porta che stai cercando, e conduce attraverso il lago il fuoco e il vento" sono tra le poche parole recepite telepaticamente da un telepate a Terra di quella conversazione da una delle tre missioni, proprio quel personaggio che le aveva sentite originariamente pronunciare dai bambini.

Può voler dir tutto, e niente, ma in un certo senso il mistero del "Cuore della Terra..." per chi di voi volesse, a questo punto, andarsi a leggere il libro, o per chi l'avesse già fatto... è tutto qui.

Questo romanzo è stato tradotto in francese, inglese e tedesco. E in americano, e pubblicato dalla Pantam nell'ottobre '85.

Ne è stato tratto il film "Topo Galileo", Italia, '88, di Francesco Laudadio, con Beppe Grillo, Jerry Hall, Paolo Bonacelli e Eros Pagni.


Originariamente in "The Dark Side" n. 2, anno 5°, '86, poi in "Intercom" n. 138/139, '94






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