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Universo privato ed altre storie


"I calicanti" n. 2, ed. Keltia, '92, © by Keltia Editrice; 273 pagg., 25.000 £ (12,91 €)

FANTASCIENZA


Altri contributi critici: "L'universo privato dei narratori italiani di fantascienza", di Franco Forte, "Space opera-fancon '93", pag. 8


Antologia in cui si raccolgono vari racconti che hanno partecipato alle III° e IV° edizione del Premio Nazionale di Letteratura Fantastica Comune di Courmayeur, segnalati e finalisti.


-"Esilio", di Elena Agostini (segnalato alla 4° edizione; pagg. 13-27)-in cui, su di uno sfondo di Sf classica, si costruisce una storia piena d'atmosfera, incentrata sulle amorevoli cure portate da una donna di un'altra razza, una donna aliena, ad un guerriero gravemente ferito in una battaglia spaziale. Davvero molto bella la parte, preponderante, in cui si descrive ciò, il dolore dell'uomo e l'amore della donna, alieni.

-"Egli", di Nicola Verde (10° classificato alla 3° edizione; pagg. 29-43)-racconta di un, presumibilmente, alieno umanoide, ad un livello preistorico, che si imbatte in una squadra di ricognizione aliena che conosce l'uso del fuoco. Dico "presumibilmente" proprio perchè i contorni non sono assolutamente definiti, e lasciano lo spazio ad infinite interpretazioni. Ciò su cui è incentrato rimane l'ambientazione preistorica, di caccie animalesche e paure ancestrali; la trama in sè rimane irrilevante.

-"La consapevolezza di Ibrahim Abdullah", di Domenico Gallo (segnalato alla 3° edizione; pagg. 45-59)-è una specie di apologo contro il potere dei mass media; in una futura società vi è un personaggio televisivo, Jesus Christ Mister Star, che, dopo il passaggio di alcune scene con sempre gli stessi personaggi, chiede agli ascoltatori di digitare quale dei due protagonisti: "...chi dei due è stato invasato da Gamma Roth, l'Alchemico, il nostro nemico comune, colui che si oppone all'organicità?" (pag. 46), quisito evidentemente privo di significato. Il protagonista del racconto comincia a farsi delle domande, un pò dickianamente, e a formulare un'ipotesi, appunto, si un pò paranoica ma non poi così tanto: "...tutto l'apparato legato a J.C.M.S., diffuso in ogni abitazione, doveva avere una ragione pratica, altrimenti non sarebbe esistito." (pag. 56), e, alla fine, decide si trasgredire: non digita la risposta richiesta, non digita proprio nulla.

-"Seconda giustificazione: la macchina", di Enrica Zunic (anche in "Delos" n. 42, in "I mondi di Delos", a cura di Franco Forte e Ubik, "Nuovo millennio" n. 1, ed. Garden, '99, e in "Italia dal'Italia", a cura di Roberto Sturm, in questo sito, 2004; segnalato alla 4° edizione, finalista (4°), Premio "Italia" '99; pagg. 61-73)-è strutturato in quindici brevi capitoletti, ed è un racconto, per così dire, di fanta-medicina, in cui si narra dei tentativi di curare un malato del morbo di Gerecht, che lo ha immobilizzato da due anni, da parte del padre, medico rinomato.

-"Trisomia 21", di Giuseppe Marino (finalista alla 3° edizione; pagg. 75-9)-è incentrato su di un ragazzo malato della malattia del titolo, che sogna di non essere malato, ma di essere un alieno, e che presto quelli del suo pianeta lo verranno a prendere; racconta proprio dell'avverarsi di questo sogno.

-"L'occhio del silenzio", di Milena De Benedetti (finalista alla 4° edizione; pagg. 81-97)-è una bellissima favola, una specie di trasposizione mitica dell'attrazione fra i due sessi.

-"Viaggio al tropico, via foto", di Giorgio Ginelli (6° alla 3° edizione; pagg. 99-113)-parte come un giallo, per poi diventare fantastico quando si scopre cos'è che fa del commissario di turno un uomo capace: "...di risolvere casi che scoraggerebbero chiunque, per il loro intrico o anche perchè, a prima vista, sembravano banali." (pag. 102). Egli ha, infatti, la capacità di spostarsi in una dimensione atemporale, che lui chiama il Tropico, in cui trova suo padre, e in cui vivono anche degli alieni, e da quella dimensione è in grado di districare le matasse anche dei casi più intricati.

-"Il mio amico Belthen", di Mirna Juras Marchetti (segnalato alla 4° edizione; pagg. 115-27)-è il divertente racconto del processo al pilota di un caccia per aver distrutto due delle tre astronavi aliene che si stavano avvicinando alla Terra, perchè sapeva che erano venuti per conquistarla. Viene condannato a morte, ma il finale riserva una sorpresa.

-"Sangue di drago", di Enzo Conti (segnalato alla 4° edizione; pagg. 129-33)-è un racconto prettamente fantasy, in cui un fanciulla compie un viaggio iniziatico alla grotta di un drago piuttosto particolare: "Non sono creature terrestri... Il nostro Ordine nè evocò imprudentemente Uno, quasi quaranta anni fa, durante un esperimento di Ricerca Mistica tra i Mondi del Quizar... Uno dei più potenti e micidiali... Le sue capacità di controllo mentale a distanza erano devastanti, ce ne accorgemmo subito, ma ormai era troppo tardi per rimediare. Si asserragliò sulla Roccia Spina e obbligò il Consiglio della Valle alle offerte..." (pag. 131).

-"Universo privato", di Giuseppe Marino (8° alla 4° edizione; pagg. 135-43)-è un raccontino che non riesce assolutamente ad intrigare, incentrato sulla scoperta del fatidico campo antigravitazionale.

-"Phylla", di Danilo Brignoli (10° alla 4° edizione; pagg. 145-61)-è il divertente racconto del tipico scienziato pazzo che, alle prese con un'invenzione delle sue, crea per errore un blob, un ammasso di clorofilla ambulante che va in giro per la sua città ad uccidere la brava gente.

-"Apparenze", di Milena De Benedetti (6° alla 4° edizione; pagg. 163-75)-quest'altro racconto della De Benedetti è anch'esso abbastanza buono, e racconta dell'incontro di due diversi sessuali ai due opposti limiti, un ermafrodita dalle apparenze femminili, e un asessuato totale. Il loro amore risulta, chiaramente, impossibile, ed è proprio su ciò che il feeling del racconto si incentra.

-"Kroma", di Davide De Vita (finalista alla 3° edizione; pagg. 177-89)-è un racconto prettamente di Sf, in cui si narra di una cupola all'interno della quale vengono condotti degli esperimenti su mutanti ed umani.

-"Dopo il grande fuoco", di Daniele Dafichi (segnalato alla 4° edizione; pagg. 191-201)-è un racconto decisamente anticlericale, ambientato in un medioevo che non si riesce bene a capire se più storico o più fantastico.

-"L'ultimo testimone", di Giuseppe Muscià (segnalato alla 4° edizione; pagg. 203-9)-è una tipica anti-utopia, in cui si descrive una società futura che dovrebbe esse il migliore dei mondi possibili, ma che è diventata un inferno per chi ci vive, con l'aggiunta, altrettanto tipica, del raggiungimento della vita eterna da parte del genere umano.

-"Labirinto", di Antonio Intra (segnalato alla 4° edizione; pagg. 211-23)-è un buon racconto d'azione, in cui si narra del tentativo di un'uomo di espiare una vecchia colpa, rischiando la vita in un gioco a premi teletrasmesso; vi è, quindi, anche la tematica dei giochi del futuro, immaginati cruenti ed addirittura mortali, spettacolarizzati.

-"Un buco nell'acqua", di Luciano Pini (segnalato alla 4° edizione; pagg. 225-31)-è un racconto umoristico, incentrato sulla figura di una vecchietta inventrice che inventa, appunto, una macchina che fa i buchi nell'acqua: "...un convogliatore eristemico..." che servirebbe per: "... recuperare quanto quei maledetti sporcaccioni... le potenti multinazionali... gettano da secoli a mare." (pagg. 225-6).

-"Pianeta di depressione", di Mauro Riccardo Mendolia (segnalato alla 4° edizione; pagg. 233-41)-è un racconto prettamente di Sf, in cui si racconta di uno dei forse più classici stilemi di essa, il contatto umani/alieni, con i soliti alieni ostili. È il modo in cui gli alieni si difendono dall'invasione terrestre quanto di originale ci riserva questo racconto, anche se, in altre forme, già utilizzato altrove.

-"La sirena", di Rudy Salvagnini (5° alla 3° edizione; pagg. 243-55)-è decisamente il migliore di tutta l'antologia, sia per l'idea su cui si regge che per lo stile, davvero ottimo. Molto buone le descrizioni, ad un livello di liricità notevole: "Arcobaleni magici si aprivano in quel cielo rossastro dai riflessi dorati e sentiva di volare attraverso gli incantevoli diagrammi delle montagne ferocemente scolpite dall'infuriare perpetuo degli elementi." (pag. 247). Vi si racconta di un lontano pianeta in cui i lavoratori terrestri sentono, di tanto in tanto, il canto di una sirena lontana; uno nuovo si incuriosisce, fà domande, ma in risposta ha solamente leggende vaghe. Decide di andare a vedere, e scopre una realtà molto meno leggendaria, ma forse più realmente significativa: sono gli alieni di quel pianeta che si vendicano dei terrestri, attirando e poi uccidendoli, per la caccia fuorilegge delle loro pellicce.

-"Del blu profondo e delle stelle", di Bruno Codan (9° alla 4° edizione; pagg. 257-73)-è un racconto di space opera classica, con davvero poche emozioni; per di più la struttura è quella del giallo, a detection.


Se decisamente questa iniziativa della Keltia è lodevole, ci si domanda perchè non siano stati editi dei volumi con i racconti vincitori e tutti i piazzati, così come è stato per il "Città di Montepulciano" e per il "Tolkien", ai suoi tempi. Alcuni sono stati sì pubblicati in quei volumetti distribuiti alle Italcon, i "Space opera-fancon", ma sarebbe certo una buona cosa se la Keltia, od altri, si assumessero l'onere di pubblicare in volume quei racconti. Comunque, il livello di questi racconti, non è che sia poi eccelso, tranne il paio di eccezioni che abbiamo visto, ma non vi sono, e ci sarebbe mancato, racconti spregevoli. Il tutto è ottimamente introdotto dal Nicolazzini, che fà addirittura un inquadramento del volume a partire dalla storia della Sf, il tutto in quattro pagine!! Rimane un documento interessante per chi volesse conoscere le potenzialità dei narratori nostrani del nostro settore.






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