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N - Xenolinguistica?


I due dentepiatto sedevano ora l'uno davanti all'alto, l'alto Gondas a gambe incrociate, il braccio sinistro appeso alla spalla e fasciato con due spessi lembi color azzurrino. La mano destra, addentata da Fjjk durante il viaggio, era già notevolmente migliorata, e così Gudlaj aveva rimosso la medicazione.

Fjjk guardava il sacerdote mentre questi indicava con le sue piatte dita lo schermo verdino del navigatore. L'unico contatto che al momento avevano con l’ignoto, il carapace di Gē, alieno oltre ogni immaginazione. Guai se l'apparecchio si fosse spento. Fjjk non sapeva molto di elettronica, ma era certo che se la batteria si fosse esaurita avrebbero potuto perdere tutti i dati e ogni orientamento. Occorreva perciò mantenere funzionanti sia la slitta, sia il navigatore a essa integrato. E speriamo che il database sia stato aggiornato!

- Il caldo, il tipo di vegetazione, e anche la bestia che ci ha aggrediti - disse Fjjk. - ci fanno capire che siamo in una zona calda di Gē. Ma c'e' modo di saperne di più?

- Vedi questi comandi qui, in basso, e qui? - illustrò Gudlaj. - Se li attiviamo secondo sequenza logica ci dovrebbero dare delle altre informazioni.

- Dammi qua un momento, Gudlaj... aspetta... ora... così!

La schermata del navigatore cambiò ingrandendosi. Fjjk comprese che poteva aumentare l'ingrandimento con la pressione del suo dito, e fece qualche tentativo, toccando accidentalmente anche un tasto sulla destra. Con orrore, l'immagine cambiò del tutto, mostrando un'area rozzamente squadrata attraversata da quello che sembrava un lungo corso d'acqua.

- L’ho perso! - singhiozzò Fjjk. - Non so più dove siamo... Aspetta... Ecco!

Destra- sinistra-sinistra, dal generale al particolare, al globale, dunque! A destra, la regione dove si trovavano, un rettangolo con un bordo arrotondato e tagliato, in cima lo sbocco del... fiume? Un delta immenso…Più a sinistra, l'area ristretta dove dovevano essere atterrati, a giudicare dal suolo e dagli odori di muschio, non lontano dall'acqua, misericordia di Hassa. Ancora più a sinistra, eccola lì, bentornata! La proiezione globale mostrava chiaramente che il fiume… Potente Homm, è immenso! - scorreva da occidente a oriente gettandosi infine in un enorme oceano, dopo avere attraversato la parte superiore di una lunghissima penisola allungata a forma di cono. A ovest e a est di questo cono di terra rovesciato…oceani… A Fjjk girò la testa per l’emozione e la sorpresa. Si sferrò qualche schiaffo sul muso, allontanando le piccole petulanti creature che sembravano gradire oltre ogni misura tutta l’umidità che il suo corpo surriscaldato produceva.

Dunque questo era il Di Sopra. Non il deserto e l’aridità, ma una terra ricca, calda e umida, costeggiata ovunque dal mare! Grandi Homm e Hassa, ripeté tra sé lo scienziato, spostando freneticamente lo zoom sul navigatore. Al di là del continente attraversato dal grande fiume, al di là dell’oceano orientale, c’era altra terra, ancora più grande e più frastagliata, con mari interni, e laghi, e ancora fiumi… E poi, andando sempre verso destra, ancora l’oceano… No, non era un altro oceano, si accorse, era quello di prima, stava dunque tornando indietro, si disse, quando l’occhio gli ricadde sull’ormai familiare continente a cono rovesciato. Ma solo allora si accorse che sopra di esso, collegato da un’apparentemente stretta striscia di terra, c’era un’altra ampia porzione di mondo, più tozza e squadrata, anch’essa ricca di fiumi, laghi e insenature. All’estremo nord e all’estremo sud…isole…giù in basso, un altro enorme pezzo di terra…

- Che mondo è questo, Gudlaj?

- Ne so quanto te, onorato anatomista… Non sono tornati in molti, della nostra Razza, dalla Superficie, per descriverla adeguatamente, e tutti avevano gravi lesioni agli occhi…Ma, per quanto ne so, nessuno era arrivato a conoscerne alcuni segreti, come la fiera che hai abbattuto.

Fjjk ebbe un brivido nel rievocare la selvaggia esperienza, poi tornò a guardare nel navigatore. All’improvviso guardò verso l’alto, schermandosi gli occhi con entrambe le mani. Se quel chiarore è il riflesso dell’astro che illumina la superficie di e la luce proietta al suolo un’ombra così corta, vuol dire non solo che siamo in prossimità di latitudini molto calde, ma che la giornata è circa alla sua metà.

- Gudlaj, hai notato come queste ombre si siano mosse? Nel Di Sopra deve dunque esserci un giorno e una… notte! E deve essere anche possibile orientarsi grazie al movimento dell’astro!

- Stimato Fjjk - disse improvviso il Gondas - muoversi di qui vuol dire esporsi a ogni genere di pericolo. Io sento la mia determinazione… venire meno… - Sopraffatto dagli eventi, Gudlaj si sedette, prendendosi il capo tra le mani.

Una mano artigliata a quattro dita non opponibili si posò sul braccio sano del sacerdote. Fjjk si rizzò sulle punte delle zampe posteriori per fissare il Gondas negli occhi dorati. La membrana nittitante andava su e giù.

- Adesso ascoltami bene, Gudlaj. Mi hai trascinato fin qui, sbattuto in giro in quella slitta infernale, costretto a salvarti la vita da una fiera aliena solo per dirmi che la tua determinazione sta venendo meno? Cosa ne è della tua devozione ad Hassa la misericordiosa? - Fjjk abbassò il tono e si rivolse quasi con affetto al Gondas. - Non ne vedi la dolcezza tutto intorno?

- Stimato scienziato, io ho paura!

Quell'essere assurdo! Fjjk montò di nuovo in collera. Era inconcepibile che il Gondas crollasse proprio ora, dopo averli portati in un luogo dal quale, senza le sue cognizioni di pilotaggio, non sarebbero potuti tornare. Così l'anatomista capo di Bavel tentò la strada della provocazione.

- Sacerdote Gondas, sono molto deluso. Avevi una sposa molto più coraggiosa di te!

- Cosa ne sai tu di coraggio! - gridò all’improvviso il Gondas, scattando in piedi. Fjjk barcollò per lo stupore e i condizionamenti sociali. Non era mai accaduto che un marsupiale usasse quel tono con un Figlio e…

- Già, già… - continuò Gudlaj. - Te lo vedo negli occhi. Tutto quello che importa ora è l’insolenza dello schiavo, vero? Tu non hai mai smesso di considerarmi tale!

- Gudlaj… - cominciò Fjjk guardando il Gondas da sotto in su.

- Cosa ne sa del coraggio il tuo Popolo, o scienziato? Cosa ne sa di coraggio una Schiera che si è rintanata sotto terra, mantenendo scrupolosamente nascosta ogni informazione che potesse riportarci al Di Sopra? Rifiutando perfino di vedere quanto aveva a portata di sguardo, se solo avesse voluto alzarlo? Perché i tuoi Anziani sanno! Perché credi fossero così interessati ai tuoi studi a Datasentr?

Gli occhi del Gondas scintillavano di rabbia, gocce di sudore correvano lungo il volto piatto. Emozioni, sempre più difficili da dissimulare. Ma c’era un fatto nuovo, gli Anziani sapevano della superficie di Gē. Strano che questo termine, superficie, rifletté Fjjk avesse già sostituito nella sua mente quello cerimoniale di “carapace”. Ma c’era un’altra cosa da considerare. Gondas e il suo Popolo sapevano che gli Anziani erano al corrente della vera natura del Di Sopra. Come mai i Figli, e soprattutto gli scienziati come Fjjk venivano lasciati invece nell’ignoranza?

- So cosa ti stai chiedendo, anatomista… - disse Gudlaj. - Perché non te l’hanno detto, come mai un Figlio prediletto della Schiera debba essere lasciato ignaro e un marsupiale invece debba sapere! Ma la nostra coscienza si basa sia sulla profezia, sia sull’esperienza! Se avessimo dovuto rassegnarci alla nostra vita di schiavi, a disposizione della brama di Seff, saremmo nulla. Quel nulla che tu, a quanto pare, ancora sembri considerare come nostra essenza.

- Non è possibile che gli Anziani celino ai funzionari più importanti notizie di questo tenore…- azzardò Fjjk dubbioso.

- Ma allora tu non capisci cosa c’e’ in gioco, anatomista!

- Io…

- Stimato Fjjk... - Gudlaj, Fjjk lo percepì, si stava calmando. - Tu stesso hai intuito quale tensione alberghi nella Teca di Kà-dingirra, se i Sacerdoti di Datasentr sono così preoccupati, immagina quelli del Consiglio! Il vero mondo è qui, in superficie! E qui deve celarsi qualcosa di inimmaginabile, qualcosa che, se la tua Schiera dovesse scoprirlo, la metterebbe faccia a faccia coi suoi peggiori timori!

- L’Estinzione, Gudlaj? Fjjk proferì la parola proibita tutta d’un fiato, meravigliandosi che Homm non lo maledicesse e Seff non provvedesse a fulminarlo all’istante. Era tabù a Bavel parlare anche solo in teoria della Fine della Schiera, l’Evento Luttuoso che sarebbe inevitabilmente accaduto, ma solo dopo megacicli e megacicli. Solo il mantenimento della tradizione e il compimento degli obblighi dei Figli ne avrebbero allungato la civiltà e…

- L’Estinzione non è tutto. - sbottò Gudlaj. - Voi Figli non siete soli su Gē, te ne rendi conto? Quella fiera è soltanto la prima sorpresa che ci è capitata. Accettare il diverso vi salverà la vita. E se sarete così aperti da rendervene conto, capirete che salverà anche la nostra!

- Gudlaj… Non volevo offenderti…

- Offendermi? E come potrebbe un Figlio offendere uno schiavo? Come può un marsupiale ottenere rispetto da un dentepiatto della Schiera? - Il tono del Gondas salì di nuovo, poi, improvvisamente, Gudlaj tacque sbarrando gli occhi. A sua volta Fjjk sentì una stranissima sensazione alla base del cranio, e si voltò.

Davanti a lui, oggetto dell’attonita meraviglia di Gudlaj, si parava una folla di… Cos’erano, anzi chi erano? A tutti gli effetti parevano far parte di una Schiera organizzata di qualche tipo, erano una ventina di individui di aspetto strano, privi di pelliccia, seminudi, solo un gonnellino di fibre intorno ai fianchi e una bandoliera della stessa sostanza a tracolla a reggere una strana canna ricurva e unita alle due estremità da una corda elastica. La pelle era scura, lucente, forse per via di unguenti che servivano a proteggersi da caldo, luce, e da quelle bestie volanti che, in superficie, non davano tregua. Ma la cosa più sbalorditiva era l’anatomia di quei… selvaggi? Erano bipedi, poco più bassi del Gondas, la schiena però ben dritta e gli arti gonfi di muscoli, gli occhi chiari protetti solo da palpebre, un imponente naso nel mezzo del muso che dava un aspetto truce ai loro cipigli, sovrastati sul capo da… ciuffi di peli, neri, bruni e anche color oro. Dolce Hassa, il fossile alieno!! Fjjk ebbe solo il tempo di notare una mano dal pollice opponibile correre verso una strana canna e puntarla contro di lui. Un sibilo, l’ombra di un dardo che si conficcava sotto la pelle grassa del collo, poi fu il nulla.

Quando Fjjk rinvenne, si trovò all’interno di una strana capanna troncoconica. Al centro, un focolare, con una colonna di fumo che si alzava verso un’apertura situata al vertice. Un raggio di luce disegnava un cerchio netto nella penombra di fronte a Fjjk, che alzò lo sguardo, ma dovette subito riabbassarlo gemente e lacrimante. Gli avevano tolto le lenti polarizzate! Abbassò il capo e, riabituandosi alla penombra della capanna, mise a fuoco le sagome davanti a sé. Seduti in circolo, di fronte ai due dentepiatto, i bipedi incontrati nella foresta. Ridacchiavano tra sé ignorandoli completamente, intenti in gruppi di quattro a una stranissima attività. Guardavano con attenzione i disegni colorati impressi su una serie di losanghe di fibra vegetale che tenevano in mano. A turno, ciascun bipede calava una losanga a terra. Un… gioco? Bah, incomprensibile.

Solo allora Fjjk si accorse che braccia e gambe gli erano state strettamente legate con delle strane fibre elastiche dalla presa inesorabile. Gudlaj era bloccato nello stesso modo, e sembrava ancora addormentato.

- Mius toak?

- Cosa?

- Mius toak lai me? - la frase, urlata in tono perentorio e insieme, sembrava quasi, spaventato, veniva da un bipede di aspetto sconosciuto, eppure insieme familiare, seduto al centro della sua piccola Schiera. Non appena ebbe parlato, gli altri gettarono a terra le losanghe colorate e smisero immediatamente di giocare. Chiaramente erano al cospetto di un capo di qualche genere, si disse Fjjk. E il capo dei bipedi aveva in mano le lenti polarizzate dello scienziato.

- Non ti capisco, straniero… - rispose infine l'anatomista.

Il capo dei bipedi si alzò improvvisamente in piedi, evidenziando una lunga cicatrice sul volto, e sferrò un calcio dritto nelle reni di Fjjk, che rimase senza fiato a contorcersi. Un profluvio di parole aliene, pronunciate in tono concitato, tutti i selvaggi adesso stavano confabulando insieme, impossibile capire cosa stesse succedendo. l'anatomista si azzardò a scoccare uno sguardo verso il gruppo. Poi, con orrore, capì. Il capo bipede stava mostrando al gruppo una pelliccia, in tutto simile alla sua. Quei selvaggi avevano predato un Figlio e lo avevano ucciso, solo per utilizzare il suo manto come… ornamento? Pazzi barbari!

- Non fiatare, stimato Fjjk…- disse piano al suo fianco la voce di Gudlaj, che nel fracasso della capanna nessun altro aveva ancora udito. Il Gondas giaceva su un fianco, le lunghe gambe legate alle braccia con spessi nodi che passavano dietro la schiena curva.

- Se insisti nel farti accettare come una creatura senziente, potresti farti uccidere!

- Gudlaj, potrebbe essere la sola nostra possibilità! - disse ansioso lo scienziato.

- Guarda quella sostanza che ricopre lo scheletro della capanna… - indicò il sacerdote con il mento sfuggente. - Sono pelli di dentepiatto! Queste creature cacciano i nostri simili, li uccidono per cibarsene o per farsene vestiti o utensili!

- Ma ormai è troppo tardi - squittì Fjjk. - ci hanno sentiti parlare, e quello lì - farfugliò indicando il capo predone - si sta chiedendo come mai due dentepiatto fossero lì a litigare in mezzo alla foresta, urlando l’uno contro l’altro e portando entrambi lenti polarizzate sul muso!

In quel mentre il selvaggio si girò verso di loro, negli occhi stranamente azzurrini un lampo di… intelligenza? Si chinò sopra Fjjk, tirandolo su per uno dei grandi padiglioni auricolari. Impossibilitato a muoversi, le stringhe vegetali che gli straziavano la delicata pelle sotto il manto, lo scienziato gridò di dolore, un suono che fece scoppiare in grasse risate l’intera combriccola dei bipedi seminudi. Mantenendo saldamente con una mano la dolorosa presa, il selvaggio costrinse Fjjk a rimanere in punta di zampe, il muso affilato che, steso verso l’alto, gli arrivava a malapena all’altezza dell’addome.

Un mormorio di tono diverso, ora. Il muso di Fjjk venne girato bruscamente a destra e a sinistra. Con aria accigliata, il predone gli studiò i tatuaggi di casta, passandoci sopra la mano sudicia. Gli studiò le vibrisse, prendendone una tra due dita dalle unghie nere. Una di esse era l’alieno pollice opponibile. Un dolore tanto acuto quanto breve, la vibrissa gli fu strappata e il predone se ne adornò il ciuffo di capelli color oro spento. Si preparava a sacrificarlo dunque?

Un altro rapido movimento e fu la volta della piatta coda che Fjjk istintivamente aveva portato contro l’addome, per riparare i genitali. Il selvaggio se la rigirò bruscamente tra le mani. Qualcosa non tornava al capo predone, che per un momento mollò la sua preda per tornare alla pelliccia di Figlio che aveva mostrato prima ai suoi sudditi. Fjjk ricadde pesantemente sulle quattro zampe, ma non poté fare a meno di notare, al pari del suo tormentatore, che la carcassa pelosa aveva una coda di sagoma cilindrica e non piatta, segmentata e lunga, che terminava in una punta aguzza, anche se ormai incartapecorita dal tempo.

Non si trattava dunque di un Figlio, misericordia di Hassa, ma di qualcos’altro. Il capo predone tornò quindi da Fjjk e lo rialzò, tenendolo sempre per l’orecchio. Stavolta il muso dall’enorme naso sembrava… divertito? Cosa mai, in nome di Seff, poteva volere quel mostro da lui?

- Parla, anatomista, ti prego, parlagli ancora! - riecheggiò, stavolta udibile da tutti, la voce di Gudlaj. In un istante i barbari tirarono fuori dalle loro bandoliere i loro misteriosi bastoni dalle estremità curve e collegate da una fibra elastica, e vi inforcarono dei dardi molto più lunghi di quelli che prima erano stati sparati contro di loro, puntandoli stavolta tutti contro il Gondas.

- Spirito misericordioso di Hassa, la pace e la prosperità siano sempre con la Schiera… Che Homm vigili sui Figli e dia loro il privilegio di vedere le meraviglie del domani… e metta loro in guardia dalla tentazione di Seff il retrogrado…

Nel tono più devoto che poté Fjjk recitò la prima sura della Salmodia della Schiera… Con aria ancora accigliata, ma con una nuova e strana delicatezza nella mano nodosa, il capo dei predoni afferrò di nuovo l’orecchio di Fjjk portandoselo all’altezza della bocca dalle strane labbra carnose.

O-o-omm-ee hommrr-hassaan… Zef! - sibilò con una strana luce negli occhi azzurri.

Poi si girò verso i suoi sudditi, berciò alcune rapide sillabe di richiamo e, trascinandosi dietro Fjjk, fece segno a tutti di uscire fuori dalla capanna.






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Figlio della schiera

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