Trittico del tempo
di Michele Branchi-FANTASTICO
"I tascabili" n. 47, ed. Fratelli Frilli, 2004; 396 pagg., 12,00 €
Giallo fantastico nel quale, ad essere cercato, non è il solito assassino, ma una verità che è rimasta celata nel tempo per secoli e generazioni.
Il protagonista è un critico d’arte milanese, ma di origini genovesi, che viene richiamato alla sua città natale da una lettera di quella che era stata una figura psicologicamente molto importante della sua infanzia, "la donna delle caramelle", nella compagnia della quale aveva passato lunghi pomeriggi ascoltandola declamare poesie.
Lei, morta, avendone predetto esattamente il giorno, gli ha lasciato un’altra, lettera, nella quale gli prefigura un enigma che, mano a mano, si impossesserà del suo animo, spingendolo appunto sulle tracce di questo antico mistero: "Cogli adesso misteri più antichi…" (pag. 25).
La trama è lenta, descrive minuziosamente questa sua ricerca, che presto si orienta verso un delitto, o fatale incidente, avvenuto nel 1640.
E comprende una storia d’amore, del protagonista cinquantenne, con una studentessa venticinquenne che stà preparando una tesi su Dino Campana, che è il primo indizio che l’improvvisato detective dell’occulto trova.
E, al suo centro, stanno quelle latenti capacità che sfuggono al raziocinio che ognuno di noi ha, in minore o maggiore quantità; a partire da quei messaggi che il nostro corpo, il nostro es, ci lancia, lui, sottratto appunto alla luce della Ragione, ma immerso in un Mondo nel quale la causalità è ben differente.
E sarà proprio questa capacità di preveggenza, nel pittore vittima di quel delitto (?), ciò che si scoprirà; così come quella del protagonista, discendente dell’assassino che, forse, era stato spinto al gesto dal presentimento dell’amico.
Ma, appunto, le cause e gli effetti divengono incerti: "…i misteriosi flussi e riflussi del tempo, le arcane tessiture che esso ordisce, a dispregio degli uomini che sanno tutto e ai quali nulla sfugge, ma che in realtà non sanno nulla." (pag. 366).
Il tutto è scritto, come ho detto, in una prosa lenta, attenta al dettaglio, ed infarcita di espressioni decisamente desuete, ma che, nel contesto, non stonano affatto, anzi, contribuiscono in gran parte alla creazione dell’atmosfera che vi si respira.
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