È sempre tempo di eroi
"Fàntasia", ed. Il cerchio, ‘98, 20.000 £, 12.00 €, 160 pagg.
Antologia nella quale sono raccolti i racconti finalisti alla seconda edizione del premio "Repubblica di San Marino".
Come vedremo, vi si spazia fra generi differenti, dalla fantascienza al fantasy all’horror, anche se non classico, al racconto metafsico.
Vi è un’introduzione, "I mille volti dell’eroe", di Adolfo Morganti (pagg. 5-6), nella quale ci si sofferma su quello che è indubbiamente il comune denominatore di un pò tutti i racconti, l’Eroe, da un punto di vista decisamente "di destra", quale è quello dell’editore, dicendo di "remore di natura pale-ideologica…" (pag. 5) a riguardo della tradizione marxista della critica letteraria italiana, che, vi si dice, è rimasta sospettosa nei riguardi delle tematiche del fantasy, archetipiche. Cosa peraltro vera. Fino ad una lunga tirata sull’incoerenza di un Bertold Brecht che da una parte dice "beati quei popoli che non hanno bisogno di eroi" e dall’altra glorifica l’… eroismo del popolo sovietico.
-"L'età del vento", di Gloria Bàrberi (pagg. 7-23)-vincitore; uno degli ultimi piloti prima che il volo diventi "…una banalità quotidiana… privo del proprio fascino e scopo." (pag. 21), si lascia andare ai ricordi.
Ricorda di quando, bambino, aveva parlato con un Grande Eroe, che gli si era rivelato per l’essere umano pieno di difetti come chiunque altro che era.
E, nel racconto nel racconto, ve ne è un altro ancora, che è quello realmente fantastico. Della comparsa di un fantasma ad avvisare di un destino nefasto.
Il pilota non tornerà, resterà a volare fra le sue nuvole per sempre.
-"La terza aquila", di Alvaro Gradella (pagg. 25-42)-secondo; in cui si narra della nascita della spada più leggendaria, Excalibur.
Forgiata dall’acquila che, rubata dai barbari alle legioni romane poco prima della nascita del Cristo, venne poi recuperata quattro secoli dopo nel mezzo delle lotte intestine all’Impero per la scissione fra Occidentale e Orientale.
Di cui qui si racconta.
Narrazione che stenta alquanto a decollare, ma che poi diventa abbastanza intrigante.
-"Notte sul campo", di Paola Cartoceti (pagg. 43-47)-terzo; un incontro mitico, fra il duca inglese che lo sconfisse e Napoleone. A Waterloo.
Un incontro che, però, non si svolge nel Tempo e nello Spazio normali, ma solamente nel mito, appunto.
Napoleone è, in realtà, in un qualche luogo nel quale non c’è, pace.
Mentre il duca, e Waterloo, si.
-"M.O.O.D.-Molecular Operator for Organic Diseare", di Andrea Montalbò (pagg. 49-63)-quarto; fantascienza, nel quale si immagina che un videogame risulti lesivo per la psiche fino al punto da portare chi vi gioca a volerlo giocare… dal vero.
In una totale scissione schizofrenica.
Il racconto scorre velocissimo, con una tecnica di contiguità fra i vari livelli sui quali si svolge, quello della schizofrenia, quello del Mondo sconcertato dagli "attacchi" inspiegabili di… giocatori, e vari altri, che lo rende decisamente interessante.
E c’è una possibile lettura di tutto ciò come di un reale intervento alieno sul nostro pianeta, per motivi ecologistici, che ne rende incerta l’interpretazione, in una sospensione del giudizio che rimane fino alla fine.
-"Il tempo degli eroi", di Anna Maria Bonavoglia (pagg. 65-88)-quinto; fantasy, racconta di un Mondo che, dopo aver respinto un attacco di esseri immondi, da secoli vigila alle Porte con il loro, Mondo, pronto a respingerli nuovamente.
Alle Porte vi sono Custodi semi-immortali, le anime degli Eroi originari, nei corpi rubati di giovani così condannati.
La narrazione dice di uno di questi, nel corpo di un uomo dall’"…anima di fango…" (pag. 81), che, per chi la sa vedere, vibra scura con la sua, di luce. Della nuova battaglia contro il Male. E dell’estremo atto di eroismo, del Custode, che muore per salvare la vita al musico nel quale aveva riconosciuto un suo fratello d’anima. Che diventerà il suo successore.
Da qui in poi i racconti sono risultati sesto/decimo ex equo
-"La battaglia di Forcella Barbon", di Franco Tauceri (pagg. 89-95)-tre amici vanno, come al solito, in montagna.
Ma, questa volta, accade qualcosa di molto particolare. La vetta che volevano conquistare è sopra una forcella nella quale il nonno di loro rimase ferito in una battaglia insensata, nella quale morirono inutilmente, stupidamente, centinaia di alpini.
E, quella notte, ancora il 31 ottobre, come tanti anni prima, due dei tre amici rivivono quell’esperienza come avrebbe dovuta essere, come quel nonno aveva tentato di suggerire, in un’allucinazione che poi difficilmente ci si riuscirà a spiegare: "Devo proprio credere che quella notte, la notte dell’anno nella quale il mondo dei vivi e quello dei morti sono più vicini, i fantasmi di giovani alpini, morti inutilmente nell’assalto alla Forcella Barbon, siano tornati per combattere… contro spettri, nati dalle pieghe più misteriose ed orribili della nostra anima, solo per guadagnare quella vittoria negatagli dal destino settanta anni prima?" (pag. 94).
-"Non bisogna avere paura…", di Luca Alessandrini (pagg. 97-111)-metafisico, racconta di una tentata rapina finita in tragedia.
E della fuga di uno dei rapinatori. Che pensa di aver trovato rifugio in una libreria, che, però, ha subito qualcosa di strano: "…l’odore di chiuso. Come se nessuno fosse entrato là dentro da anni. Quasi che quell’aria non fosse mai stata respirata da anima viva." (pag. 100).
Il vecchissimo libraio gli da corda, gli fa fare la tessera, e, chiestogli che tipo di libri preferisce, gliene da uno, da leggere. Che risulterà essere il racconto della vita del commesso ucciso, nella rapina, e della sua, del lettore, morte.
Era all’inferno, e no, quell’aria non l’aveva respirata nessun… vivo.
-"Glen Moriston", di Paolo Gulisano (pagg. 113-124)-fantasy, è il racconto che un nonno fa al proprio nipote di come, quando era giovane, durante una guerra fraticida in Inghilterra, un folletto contattò lui ed un altro ragazzo, e, con le sue arti magiche, fece salvare loro la vita del Principe per il quale combattevano, il ritorno del quale, ancora, si stà attendendo.
-"La mano sinistra di San Gennaro", di Maurizio Bascià (pagg. 125-133)-nel quale si racconta di un hacker nostrano, che, in pensione, entra a proprio piacimento in ogni archivio, e modifica ogni bolletta, per coloro che glielo chiedono.
Una sorta di Robin Hood moderno, che fa ciò solamente per chi ne ha veramente bisogno, e non per i ricchi che vorrebbero non pagare quello che potrebbero benissimo.
In tutto ciò, risalta la possibilità che chiunque, con un minimo di abilità, possa venire a conoscenza dei fatti privati di chicchessia: "Tutto quello che su di me, da qualsiasi parte, era stato registrato era lì a sua disposizione, sul suo video, senza alcun segreto, e come per me era possibile per chiunque altro a Napoli." (pag. 130). Che dice di questa paura contemporanea, un pò di tutti, di avere la sensazione, e forse non solamente, di poter essere visto in ogni modo, da chiunque.
-"Il luogo più lontano", di Fabio Calabrese (pagg. 135-158)-altro fantasy, davvero buono, nel quale si racconta dell’umano nel quale si reincarna lo spirito di un elfo che, quando il suo popolo se ne era andato nel Mondo Accanto, era rimasto ucciso.
Egli cerca il Luogo più lontano per un tempo infinito, diventando, a sua insaputa, una leggenda, fino a raggiungerlo, e a risvegliare, in un tophos classicissimo, la moglie che era rimasto ad attenderlo per secoli, millenni.
Ma, tutto ciò, lo fa inconsapevolmente, pensando di star facendo tutt’altro. E, quando alfine trova il luogo che ha cercato per tutta la vita, e pensa che, però, sia ormai inutile, perché la donna per la quale aveva intrapreso quella ricerca vive ormai solamente nella sua leggenda, pensa di non poter far altro che rivelare al mondo l’ubicazione di quel mito.
E si dice: "…con l’ignoto si ritirano anche i sogni e i miti, e il mondo diventa ogni volta un poco più povero, un poco più squallido." (pag. 154).
A lettura ultimata, abbiamo dunque visto, come avevamo detto in apertura, che i racconti sono molto vari, per genere; ma anche per qualità.
Se "La terza aquila" è di davvero difficile digeribilità e "Notte sul campo" e "La mano sinistra di San Gennaro" vivono su un’idea un po’ fiacca, racconti come "Non bisogna avere paura…" e l’ultimo "Il luogo più lontano" sono davvero buoni, sia come idea che come stesura, e "M.O.O.D." è quasi sperimentale, e dagli esiti positivi.
Gli autori sono tutti, tranne il Calabrese, dei semplici dilettanti che hanno pubblicato quasi esclusivamente su fanzine, la Bàrberi qualcosa di più, ma comunque si sente che, spesso, ci sarebbe bisogno di una limatina ulteriore.
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