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Alchimie d'amore e di morte


di Giovanni Buzi, "Carta da visita" n. 87, ed. Tabula fati, 2007, 5,00 €, 64 pagg.


Ottima antologia di brevi racconti nei quali, come vedremo, prevale un sentire denso, una tensione fra l’eros ed il thanatos suggeriti dal titolo, la quotidianità ed il fantastico, che spesso vengono risolti, dai protagonisti con un precipitarsi, apparentemente insensato, inumano, nel secondo.


-"Suor Maria degli angeli" (pagg. 11-24)-l’amore carnale represso di una suora si materializza, la trasforma, nelle notti di luna piena, in un mostro che và, prima, a trovare la sorella dalla quale è stata separata, e poi alla ricerca di un uomo a cui succhiare il sangue.

Fino alla catarsi finale nella quale, nella prima notte di nozze della sorella, irrompe in quella forma nella camera nuziale.

Davvero molto buono, fa sentire vividamente quell’agitarsi di sensi nell’animo della suora, che solo gradualmente riesce a rendersi conto che, quell’immagine che le si presenta nelle notti di luna piena, a terrorizzarla, non è che lei stessa, l’esteriorizzazione di quella sua libido così innaturalmente repressa.


-"Vetro" (pagg. 25-33)-raccontato in prima persona da una bambina autistica, ha, di fantastico, proprio questa percezione differente della realtà. Basti ricordare il Manfred di "Noi marziani" di Dick!!

Anche qui il linguaggio è usato davvero molto bene, riuscendo a rendere appunto bene questa visione.


-"Blu zaffiro" (pagg. 34-42)-una donna alla quale non interessano, gli esseri umani, è, invece, interessatissima agli zaffiri.

Ne è innamorata. Vi guarda tramontare il sole, e, così "Cessava in lei ogni timore verso l’ignoto… Il mondo intero diventava un immenso acquario calmo, atemporale." (pag. 39).

E, un giorno, scopre che, ad una certa ora della notte, i suoi zaffiri emanano un bagliore e, poi, lei si ritrova… al loro interno!! Nel "Regno della Perfetta Armonia…", in un "perfetto abbandono… navigare vellutato nell’infinito blu." (pag. 41).

Capisce che, là, poi, può decidere di tornare nel mondo quando vuole. Ma, il racconto, narra proprio del suo arrivare a casa con lo zaffiro perfetto, dal quale decide di non, tornare.


-"Sotterranei" (anche in "Tributo a H.P. Lovecraft", "I tributi", ed. Magnetica, 2006; pagg. 43-50)-un uomo vorrebbe fare all’amore con la sua fidanzata, ma non può per un suo impegno del giorno dopo.

In una magica piazza Navona, girovagando, vede una figura enigmatica, donna, demone, e sente un impulso irrefrenabile a seguirla.

E si troverà, in un momento, in un mondo altro "Allungo un braccio e… attraverso la parete!" (pag. 49); un mondo acquatico, colmo di simboli più o meno criptici, nel quale troverà l’appagamento in una catarsi di eros/thanatos.

Anche qui il linguaggio è usato in maniera particolare; frasi brevissime, spesso di una sola parola, in rapida successione, che danno un senso ritmico notevole.


-"Ghiaccio" (pagg. 51-59)-un uomo che dovrebbe sposarsi a breve sente una voce. Una voce che lo chiama.

E lascia tutto, moglie, matrimonio, e và ai ghiacci del polo. Da dove sente che la voce lo chiama.

Là, incontrerà un mostro alato e disfatto nelle carni che, però, ridiventerà integro al bere il suo sangue.

"Un colpo d’ali, e lui e il mostro s’innalzarono in aria e sparirono nel turchese limpido del cielo." (pag. 59).

Notevole la descrizione dello stato d’animo dell’uomo mentre vaga farneticando nel biancore dei ghiacci.


-"Io, Icaro" (pagg. 60-62)-trasposizione del celebre mito, dice dell’umana incertezza di sé, del dubbio su cosa in realtà si desideri, di che cosa si tema.


Oltre a quanto detto, mi pare di dover sottolineare come sempre, l’autore, connoti l’elemento fantastico, destabilizzatore, con un qualcosa di freddo, vuoi realmente vuoi metaforicamente: il vetro, il ghiaccio, gli zaffiri.

Del linguaggio abbiamo detto già molto, ma aggiungerei che, spesso, arriva a dei toni più poetici che prosaici, anche, e forse di più, nel primo racconto, il più consistente.

Il volume è presentato da Gianfranco Nerozzi (pagg. 5-7).






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