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Il pianeta di Bachman


di Giuseppe De Felice, "Fantascienza.com" n. 13, ed. DelosBooks, 2007, 16,00 €, 256 pagg.


In un lontano futuro nel quale l’umanità si è espansa nello spazio, un pilota, mentre combatte una guerra nella quale tutti impazziscono, scivola. E si ritrova in un universo parallelo.

Nel quale quasi tutto è uguale a quello dal quale proviene, tranne… la sua vita. Là non c’è più sua madre, e molte delle persone che conosceva, non lo conoscono affatto.

Così, quando un miliardario gli offre la possibilità di tentare di andare al Pianeta di Bachman, "L’ultimo grande enigma. Il posto proibito, il punto focale del flusso, la favola che le madri raccontano ai propri bambini per farli dormire o tenere buoni." (pag. 51), accetta. Perché là sente che potrebbe trovare qualche risposta, se non addirittura la strada per tornare a casa.

All’inizio, il lettore si aspetta che la situazione che gli si presenta vada velocemente verso un’azione movimentata, di astronavi che attraversano luoghi impossibili per arrivare a questo posto così strano, ma presto si deve ricredere.

Il racconto, infatti, è tutto sul rapporto di questo pilota con una giornalista che il miliardario ha assoldato per poi dare risonanza alla sua impresa. Rapporto che si svolge su Thule³, "…l’ultimo rifugio della trascendenza." (pag. 184), un pianeta incredibilmente abitabile ad un passo, per quanto impossibile, dal Pianeta di Bachman, che è diventato "Un punto di riferimento qualsiasi per gli sbandati, i disadattati, gli originali. Il buco nero e l’impraticabilità di questo posto erano già un motivo sufficiente perché della gente alla ricerca di un rifugio vi si traferisse. Un rifugio in senso psicologico, ovviamente." (pag. 127).

Questo Pianeta di Bachman è, insomma, un’anomalia astronomica, situato in un sistema stellare doppio, e proprio accanto ad un buco nero, cosicchè lo spazio-tempo, nelle sue vicinanze, è incredibilmente distorto: "…gli schemi di flusso sono i più pazzeschi che siano mai stati registrati. Lo spazio-tempo è contorto e aggrovigliato come una matassa di lana che ha litigato con un gatto isterico." (pagg. 21-2).

Gli schemi di flusso sono ciò che l’Uomo riesce a cavar fuori, di comprensibile, da quel qualcosa nel quale i piloti si immergono per pilotare le astronavi; e cavalcando i quali il protagonista è appunto scivolato.

Ed è nichilistico il punto di vista dal quale si osserva tutto ciò; il protagonista, infatti, non crede più a nulla: "La crudeltà della vita non poteva arrivare fino a quel punto, le leggi che governavano l’universo non potevano essere tanto perfide da permettere che simili cose accadessero…. La vita non le era mai parsa tanto assurda, priva di qualsivoglia senso. Come si poteva avere fede in qualcosa, credere che esistesse un disegno, un ordine, un significasto, quando potevano accadere cose come quella capitata a Ramón?" (pag. 218), arriva a pensare la giornalista, quando appunto capisce il perché di quel suo sentire.

I fanatici che trovano rifugio su Thule³, seguaci delle più svariate, e bislacche, credenze, Ramón, il protagonista, li vede per quello che sono: "Si sono lasciati dietro le spalle il mondo reale e sono venuti qui credendo che l’Eden fosse quel sasso che si muove indifferente fra una stella moribonda e il Buco del Culo dell’Universo." (pag. 185).

Il nichilismo viene detto, anche, dicendo di coloro che vogliono credere a qualcosa: "…chi vuole a tutti i costi vedere qualcosa di più che qualche chilo di carne e ossa in perenne rotta di collisione con la morte in un essere umano." (pag. 186). Ma, se Dio è morto, una soluzione c’è, per l’Uomo, ed è riuscire a dir di si; accettare le cose per quelle che sono: "Arrendersi alla vita, ai suoi orrori e alle sue bellezze…. Rassegnarsi al fatto che non c’è nient’altro che questo." (pag. 186).

Infondo, penso che il flusso, che "…è l’universo intero… assoluta indifferenza, un rumore bianco, il moto perpetuo." (pag. 90), sia un altro modo di dire, più divulgativo, il concetto di Eterno Ritorno dell’Uguale, ancora di Nietzsche. L’accettazione del quale, assieme appunto a riuscire a dire di si, alla vita, è la via indicata per il superamento, del nichilismo.

Lo stile, poi, nel quale questo racconto è narrato, è davvero buono, con un linguaggio vero, pieno di "parolacce", e della disillusione che è nel sentire di oggi.

Il sesso non vi latita, anzi, e le invenzioni fantascientifiche sono tante, disseminate ad ogni piè sospinto, e ben pensate.

Il romanzo ha vinto il premio Fantascienza.com 2005.






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