Stefany... oltre la vita
di Concetta Di Pietro, "Carta da visita" n. 51, ed. Tabula fati, 2003, 11,00 €, 272 pagg.
Una ghost story sentimentale, scritta in un linguaggio semplice, diretto.
1956: due giovani (lei violinista sedicenne, lui siciliano a naia nel suo paese) si innamorano perdutamente l’uno dell’altra, ma lei morirà proprio per la fretta di ricongiungersi al suo amore, che aveva lasciato per una breve visita a dei parenti.
Ma era talmente forte, il loro amore, che lei gli appare in continuazione, per portarlo dove ormai è: "…quando appaiono i morti nella vita reale è segno che vogliono portar via le persone che li vedono." (pag. 257); "Tu dovrai rimanere con me in questo giardino meraviglioso: qui non si sente nè bene nè male, né gioie né dolore, ma solo pace e amore, quel celeste amore divino che solo in un luogo eterno come questo si può trovare…" (pag. 155).
Lui per lungo tempo non viene a conoscenza del fatto della morte di lei, così che, tutte le apparizioni, le vive con la confusione di non sapere. Col dubbio di chissà quale destino sia realmente capitato alla sua amata.
Ma quando lei indirizza le sue ricerche al cimitero, e scopre la terribile verità, si lascia andare al desiderio di morire, e lo fa. Muore, letteralmente, d’amore: "…non desidero altro che stare sempre con te, anche se dovessi andare al di là della vita pur di restarti vicino…" (pag. 207).
Come ho detto il linguaggio che vi si usa è molto semplice, e anche le situazioni che vi si descrivono sono sempre molto standardizzate, tanto che le si leggono praticamente già sapendo, di sicuro, come andranno a finire.
E, le apparizioni del fantasma sono davvero molto, frequenti: "Ho l’intensa sensazione che Stefany sia sempre presso di me e avverto la sua vicinanza… a volte mi pare perfino di vederla." (pag. 119); "… Daniele ebbe la strana sensazione di udire dei leggerissimi passi vicino a sé, tanto vicino che ebbe perfino l’impressione di essere sfiorato da qualcosa d’invisibile…. Il solenne suono di un violino che si avvicinava sempre di più…. A una ventina di metri da lui, vide una giovanissima fanciulla vestita di un lungo abito bianco. Era in piedi, appoggiata con la schiena al tronco di un albero e suonava con sentimento il violino." (pagg. 124-125); "…una flebile voce di donna che come un soffio lontano la chiamava per nome: "Daniele… Daniele…"" (pag. 127); "…era qui vicino a me, che mi sorrideva e mi tendeva le braccia perché le prendessi le mani. Il suo dolce sorriso m’invitava ad andare da lei…" (pag. 128); "Ad un tratto, nel silenzio della notte, la figura di una ragazza si accostò ai vetri e chiamò sottovoce "Daniele! Daniele…"…. Teneva il capo chino in avanti, come se fosse in preda ad un’angoscia profonda, fra le braccia aveva il violino e suonava una musica dolce e sommessa.." (pag. 130); "…si avviò deciso dove lo spettro di Stefany pareva attirarlo con un richiamo megnetico al quale non si può sfuggire e che rende come incoscienti." (pag. 132).
Per poi diventare sempre più intense e prolungate; ma sempre molto, frequenti. Forse un po’ troppo.
Quando lei era ancora in vita c’erano state come delle premonizioni del destino che li aspettava, nelle frasi che si erano scambiati: "Il mio amore per te è infinito… Non credevo che si potesse amare al di là di agni confine. Ti amo più della mia stessa vita, non ti permetterei mai, per nessuna ragione al mondo, di separarti da me…" (pag. 41); "…l’amore che nutro per te va al di là dei confini della vita…" (pag. 48).
Insomma, un bel romanzo d’amore con l’aggiunta, un po’ shakespeariana, della morte; e dei fantasmi.
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