Quell'estate di sangue e di luna
di Eraldo Baldini e Alessandro Fabbri, "Stile libero big", ed. Einaudi, 2008, 15,00 €, 262 pagg.
Ottimo soft horror, nel quale sono l’atmosfera inquietante e, soprattutto, l’incertezza che perdura fino a dopo, la lettura, ha fare paura.
Nella settimana della missione lunare del primo sbarco, in un paesino accadono fatti inspiegabili e, appunto, inquietanti.
Dove il tempo era da sempre scandito solamente dai lenti rituali della civiltà contadina, improvvisamente accelera, e succede tutto: "…storditi dalla velocità con cui è cambiato il mondo." (pag. 222).
L’impatto del progresso sulla civiltà contadina.
Gli accadimenti sono, basilarmente, di due tipi; uno naturale, l’altro umano.
Naturali sono l’arrivo di una tempesta come non la si era mai vista, che distrugge in poche ore il lavoro di anni, l’impazzimento dei cani, di tutti, i cani, che latrano ininterrottamente, e, poi, attaccano i loro padroni, una donna incinta e suo marito travolti dal grano esploso dal silos e l’aggressione ad una donna da parte di vespe impazzite.
Umani, sono il rapimento e l’imprigionamento fino alla morte di due bambini.
Il nonno del protagonista, che ancora ricorda gli antichi riti dei contadini, capisce; quell’anno, per l’ictus che ha colpito chi lo faceva, non si è fatto il sacrificio allo Spirito del Grano. Che ha scatenato la sua vendetta.
E, questo, spiegherebbe gli accadimenti naturali.
Ma, certo, sgozzare un gallo per ingraziarsi il favore di uno spirito…
Così come, uno spirito, non avrebbe mai potuto rapire, e legare a morte, due bambini.
Rimane un’oscillazione senza possibilità di soluzione, tra la spiegazione razionale e quella fantastica.
Il protagonista, che racconta la storia a suo figlio affinchè possa succedergli nel compito di sacrificare annualmente un gallo alla terra, ad un certo punto non ha, per la prima volta, una risposta ferma e precisa, da suo padre, a riguardo di quanto domanda.
E, più in generale, "Gli adulti non erano pronti… a ciò che stava succedendo." (pag. 222). L’accavallarsi di avvenimenti troppo inusuali, porta ad un punto nel quale, la capacità di rendersi, e rendere, rassicurante ciò che ci circonda, finisce.
"L’epopea dell’Apollo 11 era durata… il tempo che Lancimago (il paesino) aveva vissuto nell’incubo di eventi oscuri, imputabili, secondo qualcuno, al mancato rispetto di un arcaico giuramento, di un patto di sangue che legava gli uomini alla terra e alle forze della natura che, madre e matrigna, sapeva portare il cibo e l’abbondanza, ma anche lo scatenarsi delle forze più ostili. Niente, più di quella fattoria immersa nella campagna e nelle sue regole antiche, pareva lontano dal trionfo della tecnologia che si celebrava in quel momento…" (pagg. 247-8). L’accelerare del progresso, il moltiplicarsi di fatti nuovi, a cui l’animo dovrebbe potersi adattare, ma non ne ha il tempo, fa impazzire, rende non più in grado di spiegare e rassicurare.
La Natura è l’Uomo, che si ribella ad una condizione psicologica che gli è invivibile.
Altri contributi critici: "Quella breve estate di sangue e paura sotto una luna nuova", di Cristina Taglietti, "Corriere della sera" del 3/6/2008; "Un'estate di sangue per lo sbarco sulla Luna", di Claudio Asciuti, "If. Insolito & fantastico" n. 1, ed. Tabula fati, 2009, pag. 120
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