Amore e guerra nel 1999
di Enrico Franceschini, "I canguri", ed. Feltrinelli, '96, 25.000 £, 224 pagg.
Franceschini è giornalista, e, all’epoca della pubblicazione di questo libro era corrispondente per "la Repubblica" da Mosca. Ora lo è da Londra, dopo esserlo stato da New York.
E, qui, si vede riflesso il suo amore per la Russia, e per, anche se diversamente, l’America.
Vi si racconta, infatti, niente di meno che di una seconda guerra civile americana, che porta allo smembramento, degli States.
Guerra civile che ha inizio a causa di una campagna anti-negri promossa da un presidente che lo diventa solamente per la morte accidentale di quello di cui era vice.
La vampata iniziale, infatti, è data dagli afro-americani, che si rivoltano violentemente, e dilagano nel territorio.
Poi, i vari altri popoli che… popolano l’America si affrancano l’uno dopo l’altro da un già non più esistente stato, dichiarando la propria indipendenza.
Tutto ciò è raccontato tramite la voce di un cronista della Pravda, giunto per raccontare quella rivoluzione che gli ricorda quella del suo, di popolo.
Ed è un racconto nel quale, basilarmente, si mescolano un umorismo che lo rende piacevole, e un serissimo dire dell’America, e dei suoi difetti.
C’è anche una storia d’amore, che ne è un po’ il trat d’union, proprio fra questo cronista e la sua donna, che ha lasciato in Russia.
Evidentemente, è il razzismo, il suo tema basilare. Quel razzismo così ancora latente, negli States, nonostante tutte le belle parole. Per il quale, i negri, non saranno mai veramente uguali, ai bianchi.
E, fra una battuta e l’altra, Franceschini trova il modo di raccontarci molte cose estremamente interessanti, degli States, cose che probabilmente altrimenti non leggeremmo in un articolo serioso su una qualche Rivista Importate.
Altri contributi critici: trafiletto di Mario Picchi, "L'espresso" del 18/7/'96
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