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I mondi di Delos


a cura di Franco Forte e Ubik, "Nuovo millennio" n. 1, ed. Garden, ’99, 8.900 £, 288 pagg.


Antologia che raccoglie il meglio della narrativa pubblicato on-line da "Delos" al ‘99, è di decisamente buona qualità.

Vi è un pò di tutto, dalla fantascienza classica all’horror al fantastico, fino a racconti sperimentali un pò difficili, come quello del Perillo.


-"Beethoven blues", di Pier Luigi Ubezio (originariamente in "Delos" n. 36, '98, poi anche in "Sette anni alieni. Il meglio del Premio Alien 1994-2000", a cura di Franco Forte e Franco Clun, "Palmarès" n. 1, ed. Solid, 2002-premio "Alien"; pagg. 9-20)-cyberpunk, vede due haker, uno arrivato, ormai praticamente intoccabile ed inarrivabile, l’altro giovane, che chiama il primo. Perché stà per essere ucciso.

Ne ha fatta una troppo grossa, e…

Ma l’arconte, quello potente, decide di vendicarlo, e libera sua madre, sognante telenovelas: "… mentre metà del suo cervello è infestato dalle nanosonde." (pag. 18), venduto alla multinazionale che ne ha acquistato la vita, e la malattia.

Buono il ritmo, che vi si riesce a tenere, e anche l’atmosfera; la narrazione inizia in uno scenario, virtuale, con l’arconte che, sulla Luna, ascolta, unico spettatore, un concerto diretto da… Beethoven.


-"Libero come un uccello", di Federico Gattini (originariamente in "Delos" n. 28, '97, poi anche in "Sette anni alieni-Il meglio del Premio Alien 1994-2000", a cura di Franco Forte e Franco Clun, "Palmarès" n. 1, ed. Solid, 2002-3° al premio "Alien" '97; pagg, 21-32)-un giovane fa soldi a palate con una sua invenzione, ma comincia ad avere manie di grandezza che gli incasinano la vita, e, allora, va in India a meditare.

Là, in compagnia dei Beatles, fra gli altri, incontra un cantantucolo in cerca di ispirazione, visto che, la musica che suona, fa davvero schifo.

Ovviamente, l’invenzione del giovane è perfetta per la bisogna, e, clonato il cervello di John Lennon, avrà, almeno, un modesto successo.

Un pò scarsa l’idea che sviluppa, è però abbastanza divertente il modo con cui lo fa.


-"Il cimitero degli elefanti", di Mauro Franzin (originariamente in "7° inchiostro" n. 12, ’98, poi "Delos" n. 42, '98, '99-2° al premio "Cristalli sognanti" '97, '98; pagg. 33-56)-molto buono, stilisticamente, non ha, però, una vera, propria identità fantastica. Dei ragazzini giocano in ciò che rimane di un’immensa fonderia in disuso, trovandovi prima un vecchio che vi ha piantato un proprio orticello, e poi una qualche creatura che divora il medesimo.

La narrazione procede seguendo parallelamente le loro vicende e quelle di due di loro, ormai vecchi, che vi si ritrovano anni dopo.

Ma non vi si riannoda nulla; i ragazzini fuggono, quando erano decisi a scoprire la creatura (che non si vede affatto, la si sente solamente masticare sinistramente), lasciando ad una probabile morte il loro capo. E i vecchi, alla fine, forse non si sono mai incontrati; quello che, all’inizio, aspettava l’altro, che era poi sembrato arrivare davvero, se ne andrà.


-"Lacio drom", di Francesco Grasso (originariamente in "7° inchiostro" n. 12, ’98, poi "Delos" n. 36, '98-finalista (2°), premio "Italia" '99, premio "Cristalli sognanti" '97, '98; pagg. 57-85)-bel racconto sui poteri extrasensoriali, nel quale è una bambina rom handicappata ad averne. Probabilmente propria a causa di quella sua condizione, che l’ha portata a dover accumulare, dentro di sé, un’enorme quantità di risentimento.

Ha il potere di levitare, e di scagliare, contro chi la aggredisce, una carica fortemente… distruttiva.

La narrazione è composta da spezzoni di vario tipo, da lettere dell’assistente sociale che la seguiva ad inchieste giornalistiche a verbali d’inchiesta, e vi si arriva ad ipotizzare l’esistenza di: "… un accordo a livello NATO… (il cui) scopo… sia la sorveglianza e il controllo dei mutanti psichici…" (pag. 82).

Stiliticamente è piuttosto buono, e, in conclusione, dice: "Il mondo dei Rom è un universo oscuro, una cultura aliena, che non vive su altri pianeti, ma accanto a noi, appena oltre la soglia delle nostre case…. Come potremo accogliere la comunità marginale… che è in procinto di formarsi, quella dei mutanti psichici… se non siamo neppure in grado di rispondere al "Lacio drom" (saluto all’ospite rom) dei nostri vicini?" (pagg. 84-5).


-"Fiori di cartapesta", di Remo Guerrini (originariamente in "Universo e dintorni", a cura di Inìsero Cremaschi, "I Garzanti" n. 716, ed. Garzanti, ’78, pagg. 161-173, col titolo "...ho ancora da quell'ultimo carnevale", poi "Delos" n. 40, '98; pagg. 86-100)-bellissimo, poetico, racconta di un uomo che torna dall’essere stato su di un altro pianeta. Dove, forse, ha rivisto suo padre.

Del suo riincontrare la donna con la quale era stato, del suo sentirsi così cambiato, forse perché, il suo corpo, è stato disassemblato e riassemblato cellula per cellula; un capolavoro.


-"Seconda giustificazione: la macchina", di Enrica Zunic (originariamente in "Universo privato, ed altre storie", "I calicanti" n. 2, ed. Keltia, '92, poi "Delos" n. 42, '98-'99 e in "Italia dal'Italia", a cura di Roberto Sturm, in questo sito, 2004, e "Nessuna giustificazione", dell’autrice, "Fantascienza.com" n. 1, ed. Solid, 2002-finalista (4°), premio "Italia" '99, segnalato al Premio "Courmayeur" '91; pagg. 101-120)-ne abbiamo parlato trattando di "Universo privato, ed altre storie".


-"Splatter", di Roberto Beccalli (originariamente in "Delos" n. 39, '98; pagg. 121-136);-horror che mantiene quanto detto dal titolo, vede l’umanità regredita a zombi per aver contrato un germe dalla… televisione: "Persone normali che guardavano troppa televisione e che correvano nei supermarket a comprare prodotti superflui… che piano piano perdevano la propria identità trasformandosi in creature capaci di esprimersi solamente con gli slogan pubblicitari." (pag. 122).

Insomma, quanto detto per metafora nel capolavoro di Romero, qui viene detto esplicitamente.

La narrazione, come abbiamo detto, procede fra squartamenti e schizzi di sangue, e la prosa non è purtroppo priva di qualche strafalcione.


-"Come si può uccidere così un amore?", di Lanfranco Fabriani (originariamente, col titolo di "Ma come si può uccidere un amore?", in "The Time Machine" n. 3/'82 (42), poi "Delos" n. 31, '97; pagg. 137-148)-in un futuro, il problema dell’occupazione, già drammatico oggi, è arrivato a degli apici paurosi. Il racconto segue un uomo nel suo vano cercarlo, dopo aver fatto otto anni di militare. La parlata romanesca di un personaggio lo rende, però, un po’ difficile, da leggere.


-"Povero angelo", di Luca Masali (originariamente in "7° inchiostro" n. 13, '98, poi "Delos" n. 33, '98, e qui; pagg. 149-156)-un aviatore libico diventa il bersaglio di un’esercitazione con un nuovo aereo pilotato automaticamente; e viene scaraventato nel passato. Là, capirà di essere niente di meno che… Maometto.


-"Yogurt trip girl", di Giovanni Polesello (originariamente in "Delos" n. 35, '98-finalista premio "Alien"; pagg. 157-167)-buono, piuttosto forte, racconta di giovani che sperimentano una nuova tecnologia che permette di vivere le esperienze altrui direttamente, un pò come nel film "Strange days".

Sono drogati strafatti, che passano il tempo a guardare snuff movies, farsi e scopare.

Lo stile, è buono, quasi poetico.


-"Elmo superotto autovox", di Giovanni Burgio (originariamente in "Delos" n. 37, '98, poi in "Sette anni oscuri. Il meglio del Premio Lovecraft 1994-2000", a cura di Franco Forte, "Palmarès" n. 2, ed. Solid, 2002-premio "Lovecraft" '97; pagg. 168-179)-fantastico, ha a protagonista/narratore un bambino. Che, con un suo amico, va ad esplorare un posto "proibito": "Cosa c’è di tanto emozionante… nello scavalcare quei quattro sassi mezzi rotti e catapultarci di là? Mah, forse la consapevolezza di aver fatto qualcosa di vietato." (pag. 172).

Vanno in dei sotterranei, dei cunicoli, e arrivano ad una cantina; nella quale c’è un proiettore, un Elmo superotto autovox. Che proietta, anche se: "Niente cavi, niente corrente, niente di niente" (pag. 177); e proietta... le loro vite. Almeno apparentemente risucchiandogliele: "E se mi avvicinassi a te, Mattia, giusto un pò per sentire come stai, per capire perchè non parli più, tu che non stai mai zitto e fermo?" (pag. 176).

Non si danno spiegazioni, e, evidentemente, è metaforico; del tempo che passa e logora, e svanisce anche dalla memoria: "E quello (il tempo) fugge in silenzio a nostra insaputa, intanto, è bastardo come un serpente…. Certe cose che erano nella mia testa, non so più dove siano andate: spero di ritrovarle, prima o poi." (pagg. 178-9).


-"Violet blu", di Alberto Cola (originariamente in "Delos" n. 39, '98, e col titolo di "…blue", "Imagica", "Speciale 2000"-finalista (3°), premio "Italia" 2000; pagg. 180-188)-un empatico viene contattato da una donna. Ella lo tocca, e, per lui, inizia un viaggio nella vita della persona che le interessa. Dal quale riporterà l’amara notizia della sua morte.

Il viaggio consisterà in uno negli spazi virtuali, nel quale la sorta di hacker che è l’uomo del quale si stanno provando le emozioni visita il sito del Vaticano. "Lascia che ti racconti, di quando lui ha visto il colore di Dio." (pag. 188).


-"Giuro", di Andrea G. Colombo (originariamente in "Delos" n. 40, '98, poi anche in "Sette anni oscuri-Il meglio del Premio Lovecraft 1994-2000", a cura di Franco Forte, "Palmarès" n. 2, ed. Solid, 2002; pagg. 189-200)-buon horror che inizia con una banale rapina in villa, per poi trasformarsi in un’incredibile orgia di sangue, con supplemento di bambino assassino.

Il pathos è tutto giocato proprio sul contrasto fra la banalità di un bambino che chiede un gelato, e l’agghiacciante di morti tanto sanguinolente quanto… impossibili: "Quel poveraccio era stato scaraventato contro la parete, poi era scivolato a terra, lentamente, allungando e deformando l’impronta di sangue che aveva lasciato sul muro." (pag. 193).


-"Nelson, nel bianco", di Enrico Fovanna (originariamente in "Delos" n. 43, '99, poi anche in "Luoghi comuni", ed. Comedit, 2000; pagg. 201-214)-"… galleggia in quella terra di mezzo di difficile connotazione su cui hanno camminato autori come Borges, Calvino e Buzzati." (Ubik, presentazione, pag. 201); un malvivente evaso dal braccio della morte, mentre è in fuga verso la frontiera, decide, irrazionalmente, di far visita al suo vecchio paese.

Là, andrà alla bottega del parrucchiere, irricinosciuto. E sarà là che incontrerà una sorta di sua nemesi positiva, un altro sé stesso consapevole, almeno, di quanto commesso; lui, non prova, ormai, più nulla. Che si farà arrestare al suo posto.


-"Una rotta per Asintote", di Antonio Piras (originariamente in "Delos" n. 38, '98, poi anche in "Sette anni alieni. Il meglio del Premio Alien 1994-2000", a cura di Franco Forte e Franco Clun, "Palmarès" n. 1, ed. Solid, 2002; pagg. 215-226)-in una Terra di un lontano futuro quasi tutta l’umanità è ormai andata ad abitare sull’oceano, in quanto la terraferma è in preda a grandi sconvolgimenti geologici.

È in questo scenario che assistiamo a gesta che risultano fortemente aliene, lontanissime dal nostro odierno sentire. Di uno di questi nostri lontani pronipoti, che hanno sviluppato moltissimo le falcoltà extrasensoriali, che deve sostituire l’Avvertitore appena morto. Per evitare che, la civiltà, sia spazzata via da qualche maremoto. Che, immersosi con la psiche, vedrà orribili segni, premonitori di distruzione.

A parte la bella prosa, evidente ciò che vuol dire; anche senza capacità psi è possibile vedere, per l’umanità, nuvoloni neri, sulla propria sopravvivenza.


-"Dove muore l'astrogalo", di Livio Horrakh (originariamente in "Amore a quattro dimensioni", a cura di Vittorio Curtoni, Gianfranco de Turris e Gianni Montanari, "Galassia" n. 137, "Bigalassia" n. 15, ed. La tribuna, '71, '72, poi in "Delos" n. 33, '98-premio "Italia" e "Europa Sf" '72; pagg. 227-240)-ne abbiamo parlato trattando di "Amore a quattro dimensioni".


-"Monoguerra", di Milena Debenedetti (originariamente in "Delos" n. 31, '97; pagg. 241-258)-sf classica, nel quale degli alieni che "Erano ciò che di più estraneo e alieno alla vita biolgica si potesse immaginare." (pag. 253) attaccano i terrestri. La narrazione segue una clone che, sotto l’effetto di potenti droghe, e con tecnologie sofisticatissime, combatte queste forme di vita, che sono "… lampi guizzanti di energia…".

Isolata da ogni altro contatto umano, solo un sergente virtuale col quale parlare, incontrerà un altro monoguerra, di cui, inevitabilmente, si invaghirà.

Ciò le darà la forza di dare un duro colpo, al nemico; ma, poi, scoprirà che era solamente un trucco degli istruttori, proprio per ottenere quell’effetto. E si incazzerà… un pò.


-"L'apocalisse può attendere", di Vittorio Curtoni (originariamente in "Delos" nn. 24, '97, n. 95, 2004, e anche in "Ciao futuro", dell’autore, "Urania" n. 1406, ed. Mondadori, 2001, pagg. 166-173-finalista (2°) premio "Italia" '98; pagg. 259-266)-umoristico, vede il tipico "uomo qualunque" telefonare niente di meno che… in Paradiso. Gli hanno dato un bigliettino sull’autobus…. L’apocalisse sarà di lì a poco, gli dicono (siamo a settembre 2000), e lui vuole sapere se pagare o no i vari rinnovi che dovrebbe. Va a finire che l’apocalisse viene rimandata, e lui finisce sul lastrico.

Battutine divertenti ad ogni piè sospinto, come quella della Bestia scritturata per "Alien 5".


-"Le ultime notti di Joe Smalto allo specchio", di Salvatore Perillo (originariamente in "Delos" n. 41, '98, poi, col titolo di "Le...", anche in "Sette anni oscuri. Il meglio del Premio Lovecraft 1994-2000", a cura di Franco Forte, "Palmarès" n. 2, ed. Solid, 2002; pagg. 267-278)-criptico, dice di un contadino, e di due giovani morte ammazzate. Ma lo dice con un linguaggio che non ha ormai più nulla a che fare, con quello del quotidiano. Un pò stream of consciousness, un pò sperimentalismo direi poetico, vi vede le parole fare acrobazie quasi sempre piuttosto belle, anche se, magari, un pò difficili.

Quale sia, in realtà, la condizione ontologica, del protagonista, rimane un mistero; non sembrerebbe proprio una persona normale, comunque. Potrebbe essere una sorta di fantasma (alcuni indizi ci sono). Ma altri lo smentiscono. Non è, ovviamente, importante.


Il volume è corredato criticamente da un’"Introduzione", di Ubik (pagg. 5-8) e da "La storia di Delos Science Fiction", di Silvio Sosio e Luigi Pachì (pagg. 279-287).

Il meglio dei racconti di "Delos" di questi ultimi anni lo si può trovare in "I nuovi mondi di Delos", a cura sempre di Franco Forte e Silvio Sosio, "Fantascienza.com" n. 6, ed. Delosbook, 2004.


Altri contributi critici: recensione di Marco Mocchi, "E-Intercom" n. 4, '99






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